C’è un ateismo che può dirsi nuovo? Così sembrerebbe dopo la
fase della cosiddetta indifferenza religiosa, clima che ha caratterizzato gli
ultimi decenni. Pare infatti si sia affacciato sulla scena, almeno qui in
Occidente, un fenomeno marcatamente antireligioso che, attraverso un mercato di
produzione letteraria, rivelato molto prospero, cerca di liquidare con
argomenti per niente nuovi le varie fedi religiose, nonché di dimostrarne la
loro intrinseca scelleratezza, origine di tutti i mali dell’umanità.
Questo scagliarsi contro Dio e le religioni, confondendo i vari
integralismi e fondamentalismi con l’autentica fede ed escludendo ogni volontà
di dialogo, mostra tutta la debolezza del loro impianto accusatorio.
L’ipotesi
di Dio
Una tesi che accomuna questi autori è negare l’esistenza di Dio
perché Dio è una ipotesi che non si può provare attraverso il metodo
scientifico. C’è qui una evidente polemica con il creazionismo fondamentalista
e con la sua versione più raffinata, la cosiddetta teoria del “disegno
intelligente”, elaborata negli Stati Uniti verso la fine degli anni ’80 da
parte di ambienti evangelici conservatori e presenta come una ipotesi scientifica
da contrapporre a quella evoluzionista di Darwin.
Osserviamo che se i “nuovi atei” enfatizzano la scienza al punto
da considerarla l’unica sorgente della verità, i teorici del “disegno
intelligente” finiscono per cadere nel medesimo errore, quello di pretendere di
rilevare o meno l’esistenza di Dio a partire da categorie scientifiche.
L’idea del disegno intelligente potrà, certo, essere presentata
come una – legittima ed eventualmente discutibile – posizione filosofica o religiosa,
ma non appare dotata della corroborazione empirica necessaria per definirla
come teoria scientifica. Ma come ben argomenta John F. Haught nel suo libro
intitolato “Dio e il nuovo ateismo”, Dio non è affatto una ipotesi scientifica
da dimostrare. La teologia sostiene che non si può pensare il mistero di Dio
come una ipotesi, lo si ridurrebbe “ad una causa scientifica finita, e rendere
oggetto di culto qualcosa di finito corrisponde all’idolatria”.
Non avendo voluto prendere in considerazione le importanti
acquisizioni della riflessione teologica del secolo scorso, costoro hanno
finito per demolire una divinità a cui nessuno più crede da tempo. Inoltre è da
notare come ai nuovi atei occorra una grande fede per sostenere che ogni
conoscenza si raggiunge solo tramite i metodi della ricerca scientifica poiché
a supporto di ciò non forniscono alcuna prova.
Evoluzionismo
e fede cristiana
Ogni polemica antireligiosa nata per contrastare posizioni
antievoluzioniste non trova più, al giorno d’oggi, alcun valido motivo. Le
resistenze e le tensioni esercitate in passato dai credenti nei confronti della
teoria evoluzionistica che ha avuto in Darwin l’interprete più determinante,
sono ormai superate da tempo. Oggi la riflessione teologica ha acquisito la consapevolezza
che l’azione creatrice di Dio non si pone sullo stesso piano dell’evoluzione
dell’universo né vi si inserisce per modificarne la traiettoria ma bensì ne
costituisce il costante fondamento che permette alla creazione di esistere e svilupparsi. Ma non si tratta di un’idea nuova.
A suo tempo Tommaso d’Aquino aveva sostenuto che le creature
esistono in quanto sono in continua relazione con Dio. La tesi tomista, oggi
pienamente recuperata, afferma, infatti, che l’esistenza dell’universo dipende
da Dio e che tale dipendenza permane attraverso i tempi.
A coloro che negano Dio perché se esistesse avrebbe dovuto
creare un mondo perfetto, senza la fatica della lotta, senza errori e senza
sofferenze, Haught risponde che un mondo perfetto non darebbe spazio a nessuna
libertà e creatività. E aggiunge “Qualsiasi ultimo dettaglio sarebbe congelato
nella posizione destinatagli sin dall’inizio; gli esseri umani sarebbero
burattini e statue”.
Certo un universo imperfetto è aperto all’imperversare del male
ed anche a trasformazioni dagli esiti sorprendenti. L’evoluzione così intesa è
la storia dell’emergere graduale dal caos verso modi di essere più complessi. A
questa avventura – la creazione continua dell’universo – le creature sono
invitate a parteciparvi creativamente e responsabilmente. Il Dio cristiano non è uno che vive separato
in uno splendido isolamento ma un Dio Amore che si è svelato “umilmente e
nascostamente ai membri della nostra specie” e fatto presente in Gesù Cristo.
“L’invito benevolo a condividere la creazione dell’universo è coerente con la
convinzione cristiana basilare che il fondamento dell’universo e della nostra vita è la generosità di Dio,
amorevole, vulnerabile, indifesa e che svuota se stessa”.
Renza Guglielmetti
(da “Foglio di collegamento” n. 2-2009)