Storia

Sant' Ippolito

Bardonecchia, situata all'estremità occidentale di una delle due biforcazioni dell'Alta Valle di Susa che da Oulx raggiungono rispettivamente il Monginevro e il Fréjus, è stata esclusa dai percorsi stradali maggiormente frequentati nell'antichità. Malgrado questo apparente isolamento, gli studi archeologici ed epigrafici hanno consentito di appurare che le sue origini risalgono ad un'epoca precedente alla conquista romana. La prima citazione documentaria di Bardonecchia e della sua valle è, tuttavia, molto posteriore, essendo contenuta in un diploma dell'imperatore Lotario, datato 845, che ne conferma il possesso novalicense insieme con il castello detto Diobia.

Nel corso del secolo XI il governo della marca torinese, cui apparteneva il territorio valsusino, passò al successore di Arduino, Olderico Manfredi, e alla figlia di questi, Adelaide. A questa dinastia si deve la fondazione di nuovi ed importanti enti monastici, tra i quali San Giusto di Susa nel 1029. La valle di Bardonecchia fu compresa inizialmente nel patrimonio donato all'ente segusino, consistente in un terzo della valle di Susa, ma nel 1065 essa rientrò nella dotazione della prevostura di San Lorenzo d'Oulx, cui furono assegnate le terre dell'alta Valle. Nei medesimi anni fecero anche la loro comparsa in valle di Susa anche i conti di Albon, futuri Delfini di Francia. Con una presenza costante e concreta sul territorio compreso fra il Monginevro e Chiomonte riuscirono a crearsi una solida rete clientelare, strettamente legata alla prevostura d'Oulx, che tra la fine del XII secolo e l'inizio del XIII li portò ad assoggettare tutta l'alta valle di Susa.
La chiesa primitiva, edificata in quegli anni, era probabilmente dedicata a Sancta Maria ad lacum. Secondo il Bartolomasi il luogo su cui essa fu eretta forse era precedentemente utilizzato per riti pagani dedicati alla dea madre, testimonianza dell'evoluzione in senso cristiano di precedenti riti ancestrali.

In una relazione relativa ai lavori di ricostruzione della chiesa, avviati nel 18061, si legge che l'edificio primitivo era ad una sola navata e si estendeva fino all'antico campanile, ancora esistente a quell'epoca. Durante gli scavi si rinvennero tracce di una volta addossata al campanile, eretto probabilmente sulle fondamenta della prima fondazione e su quelle di una torre rotonda. La fabbrica primitiva fu poi ampliata con l'aggiunta di una seconda navata e delle cappelle laterali,. Sempre secondo la relazione sopra citata, le navate avevano un tetto intonacato "lavorato artisticamente".
La parrocchia di Bardonecchia estendeva la sua giurisdizione su tutta la conca omonima: solo nel Quattrocento, superate le crisi demografiche del secolo precedente, si assistette alla fondazione di nuove chiese. Nel 1477 fu istituita quella di Millaures, dieci anni dopo quella di Melezet, mentre la chiesa parrocchiale di Rochemolles, già esistente nel XIII secolo, fu riedificata nel 1456. La fondazione delle nuove parrocchie si inseriva in un più ampio processo di ridefinizione della circoscrizione territoriale che, a livello politico, comportò la nascita di comunità autonome: dalle carte dell'Archivio Comunale si deduce che a Bardonecchia e a Rochemolles vigevano statuti già dalla metà del Trecento.
Il secolo XV fu funestato dall'inasprimento del conflitto fra i cattolici e i riformati, che sconfinavano in valle di Susa. dalla vicina valle di Pragelato. In quest'ultima l'insediamento valdese risaliva ad epoca ben più remota, probabilmente coeva al fondatore stesso del movimento (sec. XIII), e nei secoli successivi aveva coinvolto pressoché la totalità della popolazione. Nel 1514 furono pubblicati a Bardonecchia gli statuti relativi ai sospetti di eresia, dovuti ad Antoine d'Estaing, vescovo di Angoulème, e a Guillaume Coste, vicario della prevostura d'Oulx. Nel 1574, anno in cui scoppiò il quinto conflitto bellico, Bardonecchia fu nuovamente coinvolta nelle vicende di guerra, insieme con Champlas du Col e Cesana: quest'ultima, occupata nel novembre di quell'anno dai riformati, fu successivamente liberata, mentre Bardonecchia subì un rovinoso incendio; il 26 giugno 1584 gli eretici diedero alle fiamme la chiesa di Santa Maria, che causò anche la perdita dei documenti più antichi della parrocchia. Di questo incendio erano ancora visibili le tracce nel 1806, quando, come si è detto, fu decisa la ricostruzione della parrocchiale.
I conflitti che interessarono tutta l'area dell'antico Delfinato e la valle di Bardonecchia dal tardo Cinquecento al pieno Seicento - contro i Valdesi prima, contro i Francesi poi - comportarono per le popolazioni locali gravi disagi per l'obbligo di approvvigionare e acquartierare le truppe: nel 1628-1629, ad esempio, la comunità di Bardonecchia fu gravata di tasse straordinare a seguito del passaggio della cavalleria di Luigi XIII2. A tali imposizioni si aggiunsero le numerose epidemie, favorite dai continui spostamenti dei soldati e da una congiuntura climatica e, conseguentemente, economica sfavorevole. L'intera valle di Bardonecchia fu interessata da ondate epidemiche: la peste del 1630 colpì mortalmente i 3/4 della popolazione, nel capoluogo i morti furono 793, i sopravvissuti 311, inoltre furono dichiarate inabitabili 89 case. La situazione fu talmente critica da costringere la comunità a richiedere, nel 1632, l'esenzione dalle tasse3.
Nel XVIII secolo le vicende della Guerra di Successione Spagnola portarono ad un nuovo conflitto tra il Ducato Sabaudo e il Regno di Francia, al termine del quale fu firmato, nel 1713, il Trattato di Utrecht, che assegnò definitivamente al duca sabaudo, divenuto re di Sicilia, le valli del Delfinato di qua dai monti, In questo contesto avvenne anche un importante cambiamento istituzionale in ambito religioso: dopo la morte del prevosto di Oulx Gabriel Viala (1715), il re procedette alla nomina del suo successore solo nel 1743, quando fu eletto Jean Baptiste d'Orlié de St. Innocent. A questi fu sostanzialmente affidato l'incarico di liquidare l'ente, i cui territori al di qua dei monti, comprendenti la valle Chisone e l'alta valle di Susa, sarebbero dovuti confluire nell'erigenda diocesi di Pinerolo. Alla nascita di quest'ultima, nel 1748, il d'Orlié ne fu nominato primo vescovo; tuttavia, in previsione dell'istituzione della diocesi di Susa, si stabilì che alla sua morte i territori valsusini sarebbero stati riuniti. Tali previsioni si avverarono: nel 1772 nacque la diocesi segusina, che, nel 1798, arrivò a comprendere anche i territori dell'Alta Valle.

La Rivoluzione Francese, che caratterizzò le vicende politiche dell'ultimo scorcio del secolo XVIII, ebbe anch'essa le sue ripercussioni su territori molto lontani, come quelli alpini. Bardonecchia subì incursioni e rastrellamenti, raccontati in tutta la loro durezza da una cronaca dell'epoca4. In essa si legge di ripetute incursioni compiute fra il 1793 e il 1794: ad agosto del 1793 si contavano in paese 700-800 francesi, mantenuti dalla popolazione locale. Solo l'arrivo delle truppe sabaude riuscirono a sbloccare la situazione, ma il 5 maggio dell'anno successivo vi fu una nuova incursione, che comportò la devastazione della cappella di Sant'Anna e la distruzione dell'archivio comunale. Per placare la ferocia di tali episodi le comunità della conca si risolsero a pagare 7.000 lire alla Repubblica Francese e ad elargire alcuni beni in natura ai comandanti delle truppe per scongiurare nuovi assalti.
Anche la chiesa parrocchiale, come si è già anticipato, risentì gravemente dei disagi economici della comunità. L'impossibilità di effettuare urgenti lavori di manutenzione comportò, il 16 maggio 1806, il crollo della parte meridionale dell'edificio: esso fu dichiarato inagibile e fu necessario progettare una nuova costruzione. I conflitti subiti e un furioso incendio scoppiato il 2 agosto 1821 non consentirono un immediato avvio dei lavori. Essi furono intrapresi solo lo nel 1826, grazie all'intervento del cavaliere de Geneys, ministro di Stato e primo segretario di Guerra a Torino, che ottenne un finanziamento di 3000 lire. Si demolirono i ruderi della chiesa precedente e l'anno successivo si iniziò la costruzione della nuova chiesa: la prima pietra fu posta il 9 settembre 1827, il 14 luglio 1833 il vescovo Cirio ne celebrò la consacrazione5. Per il reperimento dei fondi necessari a questa costosa iniziativa non bastarono, tuttavia, né il cospicuo finanziamento statale, né la buona volontà dei cittadini. Si decise, quindi, di ricorrere al patrimonio delle numerose confraternite presenti in Bardonecchia6. Tra il 1820 e il 1824 il vescovo Prin emise alcuni decreti con i quali egli riunì alla parrocchia questi sodalizi e ne utilizzò le rendite per completare i lavori. La più antica fra queste confraternite era quella di Sant'Ippolito, istituita intorno al 1490. Essa officiava le proprie funzioni in una chiesa, intitolata a sant'Ippolito e a san Giorgio, situata presso la casa parrocchiale, che fece le veci della parrocchia durante i lavori di costruzione del nuovo edificio sacro. Essa fu dichiarata inagibile nel 1829.
In quegli stessi anni la parrocchia di Bardonecchia subì l'ultimo cambiamento all'assetto giurisdizionale dei suo territorio: nel 1813, infatti, la comunità di Les Arnauds ottenne dalla diocesi di Torino (quella di Susa era stata temporaneamente soppressa) il permesso di erigersi in parrocchia autonoma.
Nel complesso l'Ottocento fu per la valle di Bardonecchia un periodo di avvenimenti contrastanti: da un lato gravi calamità naturali ed epidemie di colera flagellarono ancora una volta l'area; dall'altro la costruzione della ferrovia e la realizzazione del traforo ferroviario del Fréjus comportarono un mutamento epocale. Bardonecchia, posta fino ad allora ai margini delle grandi direttrici di traffico, divenne un nodo fondamentale di comunicazione tra l'Italia e la Francia. Nel 1841 Giuseppe Francesco Medail presentò il primo progetto per il traforo ferroviario sotto il Frejus. Alcuni anni più tardi, nel 1854, fu inaugurata la prima tratta della ferrovia, che collegava Torino a Susa; nel 1857 furono avviati i lavori per il tratto Bussoleno-­Bardonecchia e per il traforo del Fréjus, che fu inaugurato nel 1871.
La presenza della ferrovia e dei militari comportò un ampliamento dell'abitato di Bardonecchia, che si espanse nella parte bassa della conca, detta "Pé do plan", la quale vide anche, a fine secolo, la costruzione dei primi alberghi. Nella relazione preparatoria alla visita pastorale compiuta a Bardonecchia nel 1904 il parroco registrava già la presenza di cinquecento-seicento villeggianti all'anno, attirati dalla bellezza del paesaggio e dalla salubrità del clima. Nel 1908 fu fondato lo "sci club Bardonecchia", uno tra i primi sodalizi legati a questo sport invernale, che proprio all'inizio del Novecento si iniziò a praticare sulle Alpi.
Per concludere, non si può non fare un cenno alle vicende legate al secondo conflitto mondiale. II 13 giugno 1940, pochi giorni dopo la dichiarazione di guerra contro la Gran Bretagna e la Francia, la popolazione civile di Bardonecchia fu obbligata a sfollare: sul treno le famiglie potevano trasportare i propri effetti personali, tranne i mobili, mentre il bestiame fu requisito dall'amministrazione militare. II 21 giugno iniziò l'offensiva italiana: Bardonecchia fu bombardata e furono colpite alcune case del Borgo Vecchio. Il trattato di pace, firmato a Parigi nel 1947, comportò la revisione dei limiti territoriali, a vantaggio della Francia, seduta al tavolo tra le potenze vincitrici. Tra i territori persi dall'Italia si annovera la Valle Stretta, sottratta alle popolazioni della valle di Bardonecchia, che l'avevano utilizzata fin dall'antichità per l'allevamento e che avevano eretto su una delle sue cime, il Tabor (considerata una delle più antiche vette sacre dell'intero territorio valsusino), una cappella votiva alla quale ancora oggi gli abitanti si recano in pellegrinaggio.

Note.
1. Archivio Parrocchiale di Bardonecchia, fasc.5 Notes su l’ancienne et la nuovelle eglise de Bardonnèche, 1834
2. Achivio parrocchiale di Bardonecchia, fasc. 190
3. Ivi, fasc.190-191
4. Ivi, fasc. 4
5. La chiesa fu nuovamente restaurata nel 1888. Ivi fasc. 245
6. Oltre alla confraternita si Sant’Ippolito si cui si conserva in archivio uno splendido volume contenente i suoi statuti e numerosi altri documenti a partire dalla fondazione (fasc. 306), si ricordano le confraternite del SS.mo Rosario, istituita nel 1568, del SS.mo Sacramento (1608), dei Penitenti (1629), del suffragio (1666). Su di esse si veda l’apposita senzione di inventario.



Nella pagina LIBRI vedere: