Notizie
dal Museo
LA MOSTRA “I SANTINI”
La locandina della mostra. Grafico: Manuel Bosc. |
«Ecco
un piccolo strumento che potrà aiutarvi!
Cercate di avere un’immagine oppure
un dipinto di Nostro Signore e non
accontentatevi
di portarlo sul cuore, senza mai
guardarlo, ma usatelo per conversare con
lui». È con questa frase di S. Teresa d’Avila,
espressa nel 1566, che si vuole presentare il
tema del 2009, trattato dal Museo di
Arte Religiosa Alpina di Melezet: Santini, Devozioni
tascabili.
In
occasione della festa dello Scapulaire, sabato
18 luglio è stata inaugurata l’esposizione di
immaginette sacre del XIX e XX sec., messe
gentilmente a disposizione dai sigg. Ginevra,
Nuvolone, Popolla, Raiteri oltre che dalla
Parrocchia di Melezet. Per questioni di spazio
non è stato possibile esporre tutto il materiale
pervenuto, sono state individuate
alcune
tematiche che hanno contestualizzato l’esposizione rispetto al
territorio,valorizzandolo all’interno
delle teche offerte dall’Associazione Pro Loco di Bardonecchia.
Si
è partiti dai ricordini delle Comunioni Pasquali della Parrocchia S. Ippolito
di Bardonecchia, dall’anno
1895 al 1948 e a quelli della Parrocchia S. Antonio Abate di Melezet, dal
1890 al 1956, per passare alle Ordinazioni Sacerdotali, alla collezione che
rappresenta i
Santi Titolari delle Cappelle della conca di Bardonecchia, a quella riguardante
la Madonna
del Carmine, titolare della Cappella che ospita il Museo, la Vergine dei Sette Dolori,
titolare della Cappella del Tabor, la Vergine Nera, del Santuario dello
Charmaix, anticamente
venerata presso l’attuale Cappella Maria Ausiliatrice di Les Arnauds e la Madonna
del Rocciamelone con il Trittico che tutti conoscono.
Hanno suscitato interesse i Santini Reliquiari, i Pii Erbari e quelle immagini a protezione degli eserciti, che sono stati definiti “Guerrini”. Alcune Mini Serie provenienti da Svizzera e Francia hanno rappresentato le case editrici più importanti per ’800 e inizio ’900, come la Bensiger, la Bouasse, Letaille e Turgis, deliziando gli appassionati di Filiconia.
Hanno suscitato interesse i Santini Reliquiari, i Pii Erbari e quelle immagini a protezione degli eserciti, che sono stati definiti “Guerrini”. Alcune Mini Serie provenienti da Svizzera e Francia hanno rappresentato le case editrici più importanti per ’800 e inizio ’900, come la Bensiger, la Bouasse, Letaille e Turgis, deliziando gli appassionati di Filiconia.
L’espositore
centrale era dedicato alle immagini merlettate che sono state molto ammirate,
ai collage e a quelle che evidenziavano le varie tecniche di incisione a stampa come
la xilografia (matrice in legno), la litografia (matrice in pietra calcarea),
cromolitografia (stampa
litografica a colori) e la siderografia (matrice in acciaio).
L’originale
locandina della mostra è stata creata dal giovane grafico Manuel Bosc. L’immaginetta
sacra devozionale, destinata a sostenere la fede dei fedeli, con funzione divulgativa,
educativa e catechetica ha origini lontane nel tempo. Riproponiamo per il
Bollettino il testo di “storia dei santini” che accompagnava la mostra: «Nella
seconda metà del XIV secolo, nei monasteri inizia la diffusione di queste
immagini con
piccoli dipinti su pergamena, ma il vero sviluppo di questo oggetto avviene
nelle abbazie
di Cluny e Chiaravalle, dove con la nuova tecnica della xilografia (l’arte di
incidere su legno per ottenere una matrice per la stampa su carta, pergamena o stoffa) si riproponevano i soggetti delle miniature che avevano abbellito Messali e Libri d’Ore.
Oltre alla xilografia si sviluppa l’incisione su rame che ebbe inizio in Germania e nelle Fiandre, a partire dal XV secolo. Intanto, proprio in quel secolo, avvenne la scoperta deicaratteri mobili da parte del Gutemberg, che rivoluzionò tutto il mondo della stampa.
Oltre alla xilografia si sviluppa l’incisione su rame che ebbe inizio in Germania e nelle Fiandre, a partire dal XV secolo. Intanto, proprio in quel secolo, avvenne la scoperta deicaratteri mobili da parte del Gutemberg, che rivoluzionò tutto il mondo della stampa.
Anche
il XVI secolo vede una diffusione notevolissima di questi Santini, soprattutto
ad Anversa,
ricca città delle Fiandre, che per realizzarli riuscì a coinvolgere importanti
artisti; ma
la Francia non fu da meno e l’attività dei suoi incisori di Parigi arrivò a
rivaleggiare con la
produzione di Anversa.
In
Italia l’arte popolare delle immagini sacre parte in ritardo ed in tono minore
rispetto al
resto d’Europa e si sviluppa nel XVII secolo, principalmente a Bassano del
Grappa con la
famiglia Remondini e a Modena con la famiglia Soliani, mentre nell’Italia
meridionale alla
fine del ’700 degli artigiani detti “stampa-santi” producono Santini
soprattutto a Napoli
e Palermo. Fu in quel periodo che da esclusivo oggetto di devozione, il Santino diventa
augurio, premio, annuncio di festività religiose o “luttino” utilizzato per
annunciare la
scomparsa di una persona cara, assumendo così un ruolo sociale.
Fino
al XVIII secolo si cercherà di abbellire sempre di più queste immaginette anche con
la realizzazione di Santini chiamati “canivet”, dal piccolo arnese, simile ad
un temperino a
lama stretta (in francese = canif) che si utilizzava per intagliare la carta o
la pergamena dando
origine a volute e disegni raffinati ed eleganti. Della stessa epoca risalgono
i manufatti
di intagli-collages eseguiti nei monasteri femminili in Italia e all’estero;
piccoli capolavori,
unici nel loro genere, realizzati con l’uso di semplici forbicine e l’utilizzo
di materiali
quali seta, broccati, velluto, fili d’oro... Altra produzione da analizzare
riguarda i cosiddetti
Scapolari, ovvero piccoli pezzi di panno, lino o seta ricamati a mano con immagini e
simboli. Erano e sono utilizzati ancora oggi come oggetti devozionali.
Nella
prima metà del XIX secolo Parigi diventa il centro più importante d’Europa per
la produzione
di Santini. Qui operava una foltissima schiera di editori concentrati nei quartieri S.
Sulpice e S. Jacques dando origine al cosiddetto stile “sulpicien”. Inoltre
l’uso delle nuove
tecniche a stampa a pressa e punzone, abbinate alla siderografia (incisione su acciaio
ottenuta con agenti chimici o per via meccanica) permettono la produzione dei Santini
di pizzo a matrice che resteranno per sempre nella storia e che costituirono
l’ideale proseguimento
dei “canivets” del secolo precedente. Le case editrici più note erano la Bouasse-Lebel,
la Letaille, la Turgis... Sempre in Francia, allo scopo di stupire il devoto,
si idearono
anche i Santini a sorpresa, cioè creati con un sistema a più ante, ripiegate e
apribili, ornate
da fiori essicati o altri elementi o i Santini con foto a partire dal 1850 o
quelli in
celluloide decorati a mano.
Purtroppo
nel XX secolo la produzione artistica peggiora notevolmente, le tirature diventano
più commerciali, le linee più essenziali per una diffusione popolare più ampia.
Le
immaginette odierne sono molto meno ricche di un tempo, si rifanno a quelle del
passato, ma
senza il calore di una volta e trasmettono con difficoltà i messaggi di fede.
Negli
ultimi decenni, un nuovo interesse da il via ad una vera e propria caccia ai
Santini del
passato; nasce la Filiconia, il fenomeno del collezionismo di queste immagini, strappate
ai mercanti di carta, comprate alle aste, ritrovate nei Messali di famiglia e
riapparse negli
albums dei collezionisti, nuovamente cariche del loro primordiale fascino».
(Tratto da: G. TONI, Primo catalogo internazionale dei santini, C.I.F. srl, Milano 2009)
I volontari del Museo:
Valeria
Bosc - Daniela Ferrero