Statua della Madonna di Ars, acquistata
a Lione dal S. Giovanni Maria Vianney.
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Il Curato, vissuto ad Ars dal 1818 fino alla morte nel 1859, è stato anzitutto un uomo che pregava sempre, anche la notte trascorreva molte ore davanti al tabernacolo, spesso in silenzio: «Non c’è bisogno di parlare tanto per pregare bene – diceva –, ci si compiace della Sua santa presenza, ecco la migliore preghiera».
È stato poi un Parroco che aveva come unica preoccupazione la salvezza eterna dei suoi parrocchiani: «Vorrei convertire le loro anime al buon Dio... È il prete che continua l’opera della redenzione sulla terra...».
Con la predicazione e il suo modo di vivere esortava dunque alla conversione, a sollevare lo spirito dalle miserie quotidiane al pensiero dell’eterno. Nelle sue accorate omelie parlava (e parla anche a noi) della bontà e della misericordia di Dio di cui si faceva testimone e tramite come confessore e padre spirituale: «Il buon Dio è sempre pronto a riceverci... Nel sacramento della Penitenza ci mostra la sua misericordia e ce ne fa partecipi all’infinito». E ancora: «La sola felicità che abbiamo sulla terra è di amare Dio e di sapere che Dio ci ama». Mentre arrivavano ad Ars i primi pellegrini attirati dalla sua fama di confessore, il Curato ampliava e abbelliva la sua chiesa (una chiesetta dell’XI sec., ora inglobata nell’interno della nuova basilica); si spendeva per dare una casa e un’educazione agli orfani, fondando “La Provvidenza”; si prendeva cura dei giovani più poveri avviandoli a un mestiere. Per questo, per la sua santità e la sua concezione del Sacerdozio, il Curato d’Ars è stato proclamato nel 1929 Patrono di tutti i Parroci del mondo.
Scorcio di Pèrouges. (foto A.M. Baesso) |
Dopo il pranzo, consumato in allegria, è seguita nel pomeriggio la visita a Pèrouges, antica città fortificata sita a Nord-Est di Lione, nel Dipartimento dell’Ain. Accompagnati dalla guida, una gentile ragazza di origini italiane, abbiamo ammirato la chiesa-fortezza, inserita nella cerchia delle mura e dotata di un cammino di ronda, di alte e strette feritoie (al posto delle vetrate colorate), dello stemma araldico della Savoia sulle chiavi di volta. Attraverso la cosiddetta Porta Alta siamo entrati in una specie di museo all’aperto, dove i segni della modernità vengono il più possibile occultati: le fonti di illuminazione, ad esempio, sono piccoli fari nascosti tra le pietre di pavimentazione dei vicoli.
La casa del Sergente. (foto A.M. Baesso) |
Nella piazza centrale della cittadina un grande tiglio ricorda la Rivoluzione: è l’albero della Libertà piantato nel 1792. Una meridiana, un portico gotico, una grande casa a graticcio del XIII sec. caratterizzano la piazza dove ci siamo trattenuti per la foto di gruppo.
Foto di gruppo sulla piazza centrale di Pèrouges.
(foto Valerio Taliano)
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A questo punto vorrei aggiungere un pensiero sui benefici spirituali di questi brevi pellegrinaggi, perché non solo vi si incontrano amici vecchi e nuovi, ma si ha tempo per stare con se stessi, si ascoltano parole di conforto, si conoscono uomini che hanno vissuto o vivono tuttora il cristianesimo con grande fede e carità verso il loro prossimo.
Anna Maria Baesso Carnino