16/06/10

MA BARDONECCHIA LO CONOSCE? (2009)

L’ANGOLO DELLA CULTURA

Il simbolo dello Sci Club nel 1946


Tutti nella nostra vallata, e non solo, conservano negli occhi l’immagine schematizzata iscritta in un cerchio, dello sciatore piegato in discesa:
immagine che è diventata simbolo dello Sci Club nel 1946
per decisione dell’ingegner Sibille e di Natale Bosticco dello Sci Club di Bardonecchia ed è stata adottata come distintivo. È diventata familiare a tutti i frequentatori della valle proprio in occasione del centenario dello Sci Club di Bardonecchia, subito dopo le Olimpiadi invernali torinesi e negli anni successivi. Tuttavia pochi forse, e anche a Bardonecchia, sanno che quell’immagine è ricavata da una fotografia scattata a Ugo Zappi, maestro di sci, classe 1924, tuttora attivo sulle piste, anche se non più come maestro, perlomeno nel paio di settimane in cui i suoi molteplici impegni, che farebbero invidia a molti giovani di oggi, glielo permettono.
«Di dove arrivi questa volta?», gli ho chiesto quest’anno, poco prima dell’Epifania. «Dalla Nigeria – mi ha risposto –, ma prima di venire qui ho passato qualche giorno a Parigi con i miei, e poi con loro sono stato a Cannes. Sono arrivato qui in treno (Ventimiglia-Cuneo -Torino) perché in definitiva è la strada più breve».



03/06/10

MELEZET E SAN ROCCO (2009)

MELEZET E SAN ROCCO
Il 16 agosto di ogni anno la comunità di Melezet si riunisce per onorare San Rocco, alla Cappella a Lui dedicata e che si trova, quasi a protezione, all’inizio del paese. Essa misura due metri e ottanta centimetri di lunghezza per tre metri e ottanta di larghezza. La Cappella di San Rocco, come quella di San Sebastiano, venne costruita in occasione di una terribile epidemia di peste arrivata nel 1630 e che fece un gran numero di vittime in questa contrada.
La Parrocchia di Melezet per scongiurare questo terribile flagello fece allora voto di costruire due Cappelle e consacrare annualmente ed in perpetuo due giorni di feste solenni; il 20 gennaio in onore di San Sebastiano ed il 21 gennaio in onore di San Rocco (attualmente spostata al 16 agosto, festa di San Rocco).
Nel terribile anno della peste anche il Comune di Bardonecchia fece voto di festeggiare solennemente San Rocco ogni giovedì di metà Quaresima.
Nel 1880 venne sostituita la porta, troppo grande, e vennero eseguiti lavori di muratura. Al 1880 risale anche il quadro dipinto ad olio su tela raffigurante la Santa Vergine con il Bambino, San Rocco, San Luigi Re di Francia ed un Santo Vescovo.
Veduta invernale Cappella S. Rocco. (foto Massignan)
Nel 1935 vennero fatte ulteriori riparazioni nella parte muraria. Gli ultimi lavori di restauro e di conservazione vennero effettuati nel 1996 ad opera di volontari che contribuirono con il lavoro manuale e con oblazioni volontarie alla conservazione in buono stato della Cappella. A loro va ancora tutto il nostro grazie ed il nostro riconoscimento.
Nella conca di Bardonecchia si trovano altre Cappelle dedicate a San Rocco nei territori di Rochemolles e di Millaures
       


                                                       



Rochemolles - Estate 2009

ESTATE 2009




Il programma per la stagione estiva 2009 è stato il seguente:
– Issared - San Luigi: 20 giugno, ore 11 S. Messa;
– Rochemolles - San Pietro, festa patronale: 27/28 giugno, ore 11;
– Gita naturalista a Mouchecuite: 4 luglio, ore 9,30;
– Gita naturalista a Val Fredda con visita alla margheria: 18 luglio, ore 9,30;
– Serata con le erbe, museo di Rochemolles, con la collaborazione della sig.ra Sainato Anna: 25 luglio, ore 21;
– Picreaux - Festa degli Alpini: 26 luglio, ore 11;
– Grange du Fond Madonna degli Angeli: 1 agosto, ore 11;
– Mouchecuite - Madonna della Neve: 5 agosto, ore 11;
– Rochemolles - Madonna del Ponte: 11 agosto, ore 11;
– Rochemolles - San Rocco: 17 agosto, ore 11;
– Rochemolles - proiezione diapositive: 22 agosto, ore 21.
Estrazione numeri della lotteria di San Rocco: ore 21.
Ho elencato tutte le manifestazioni che si sono svolte a Rochemolles nel 2009, che dimostrano una grande vitalità, sia religiosa che civile. L’Associazione il giorno 27 giugno ha invitato tutti i soci e simpatizzanti alla cena sociale, per dare a tutti l’opportunità di partecipare (negli scorsi anni si svolgeva a fine stagione). Si è svolta nel tendone davanti alla  chiesa; la cena, a base di bolliti misti, è stata allietata dal gruppo musicale di Rochemolles: Gianni, Giulio, Gino, Michelino, Silvio.

La Festa Patronale, il 28 giugno

La Messa di S. Pietro 2009. (foto D. Pagnotto)

 




come da programma, ha visto numerosi fedeli partecipare alla S. Messa. Nel pomeriggio giochi per adulti e bambini, ed alla sera ballo liscio. Priore della festa: Fiori Giorgia e Traversi Michela.

Le gite naturalistiche,
per la prima volta organizzate dall’Associazione con l’interessamento del sig. Domenico
Pagnotto, accompagnati dalla sig.ra Agnese, guida naturalista, e dal dott. Massara, esperto di erbe, hanno visto un notevole gruppo di persone interessate; la prima è stata rinviata in quanto quel giorno a Mouchecuite nevicava.
Serata delle erbe – La sig.ra Sainato Anna nella serata dedicata alle erbe ha deliziato il palato dei presenti, tra l’altro numerosi, con dei dolci elaborati da lei a base di fiori, deliziose crostate alla calendula, torta con crema pasticcera alle violette di montagna, e deliziosi biscotti alla lavanda che solo a pensarci fanno venire l’acquolina in bocca. Nella corso della serata, la sig.ra Anna ha presentato un quaderno di ricette, quelle presentate nei passati incontri.
L’appuntamento sarà per il prossimo anno con altre delizie.
Il 7 agosto, a seguito di temporale, si è verificata l’esondazione del rio Fourn, che ha provocato tantissimi danni, fortunatamente senza fare vittime: ha letteralmente spazzato via due ponti, e la macchina della fam. Borello. Dopo vari sopralluoghi da parte degli enti interessati, il Comune ha incaricato l’Asso Agri Rochemolles di svolgere i lavori di ripristino, che in tempi brevi, e con ottimi risultati sono stati eseguiti.
Il 22 agosto, a fine stagione, si è svolta nella chiesa parrocchiale la proiezione di fotografie curata dal nostro Parroco don Paolo di Pascale, con l’aiuto dei sigg. Pagnotto Domenico e Bompard Stefano. Nella serata è stata fatta l’estrazione dei numeri della lotteria che si è svolta nel corso dell’estate, al fine di reperire fondi per il recupero della Cappella di San Rocco, l’ultima Cappella – dopo Madonna della Neve, Madonna degli Angeli, Madonna della Guardia – che l’Associazione intende ristrutturare (l’importo incassato è di 1.630 Euro).
A cura di Mirella Simiand



AL TEMPO DI EMANUELE FILIBERTO DI SAVOIA (2009)

L’ANGOLO DELLA CULTURA

Testimoni della storia: un Trattato e un libro di preghiere

Dalla conferenza della dott.ssa Maria Luisa Moncassoli Tibone tenuta l’8 agosto al Palazzo delle Feste

San Luigi re di Francia, antenato
della sposa Margherita di Valois.
Nel 2009 si è celebrato il 450º anniversario della pace di Cateau Cambrésis, momento storico di portata europea, che concluse la lunga vicenda delle guerre tra Francia e Spagna. Protagonista di quell’evento fu il duca di Savoia Emanuele Filiberto, vincitore nel 1557 della determinante battaglia di San Quintino. Alla restituzione delle sue terre il Trattato di pace conservato nell’Archivio di Stato di Torino dedica molte pagine importanti. Un libro è stato pubblicato a ricordo della riconquista del ducato e del Trattato del 1559 che vide inoltre parte integrante dei patti il matrimonio del Duca Emanuele Filiberto di Savoia con Margherita di Valois, sorella del re di Francia Enrico II. Da questa unione nascerà l’erede che con il nome di Carlo Emanuele I guiderà la rinascita degli Stati sabaudi, proseguendo l’opera determinante del padre.
Il Lions Club di Torino Castello con il presidente Alessandro Braja, in collaborazione con Anisa Attività Torino e con gli interventi di eminenti studiosi e tutori dei beni culturali del Piemonte, ha realizzato il volume che ha richiesto un lavoro di équipe di grande responsabilità, per l’importanza degli argomenti. 

Le Cappelle - San Sebastiano (2009)


SAN GIUSEPPE ALLA BORGATA SERRE

 

Interno Cappella di S. Giuseppe.
Il 20 marzo 2009 si è aperta, come ogni anno, la Cappella dedicata a San Giuseppe, al centro della nostra frazione. Lì è
stata celebrata dal nostro Parroco don Paolo la S. Messa. Nei giorni precedenti era dubbia l’apertura della Cappella per la tanta neve ammucchiata. Con la buona volontà e l’aiuto dei mezzi sgombero neve, l’entrata è stata sgomberata, e tolta la lamiera che protegge la porta, le donne hanno potuto rispolverare la Cappella per la celebrazione in onore del Santo.
La partecipazione, è stata numerosa, considerando l’ora ed il giorno infrasettimanale. Anche alcuni paesani che ora
abitano a Bardonecchia sono saliti per l’occasione. Durante la S. Messa si sono ricordati i defunti, in particolare della
piccola Bg.ta Serre che ora godono della pace eterna.
M.B.RROCCHIA S. ANDREA APOSTOLO - MILLAURES

CAPPELLA DI COTERLAU

 

Io e la mia amica arriviamo dalla città, appena possiamo fuggiamo dalla calura per passare qualche giorno alle Gleise. Ci siamo trovate quindi a partecipare alla funzione celebrata da don Paolo presso la Cappella M. Ausiliatrice il 2 luglio. Ci siamo incamminati per un sentiero di montagna recitando il Rosario in gruppo. Siamo arrivati alla Cappella dove il sacerdote ha celebrato la S. Messa all’aperto. La lettura del Vangelo e le parole del Parroco, che ci ha invitati ad essere sempre aperti verso il nostro prossimo, soprattutto i nostri fratelli più bisognosi, sono state seguite dalla benedizione del pane che è stato distribuito a noi fedeli. È stato un momento di preghiera collettiva molto suggestivo in mezzo ad un bellissimo paesaggio ed a questa natura che ci faceva sentire ancora più vicini al nostro Creatore.
Speriamo di riuscire a ripetere l’esperienza anche il prossimo anno.
Franca

LA PALA D’ALTARE DELLA CAPPELLA DI SAN CLAUDIO

Il quadro di San Claudio
attende pazientemente il restauro.

Il quadro centrale della Cappella di San Claudio a Prè Richard è un’opera del 1789 di dimensioni considerevoli: cm. 170x230. Rappresenta la Vergine in trono con bambino e santi, tra cui il Santo titolare della Cappella. È in uno
stato di conservazione pessimo e rischia di guastarsi irrimediabilmente, a causa delle infiltrazioni d’acqua e  dell’umidità.
Per interessamento della nostra concittadina la sig.ra Angela Guifrrey si è già da tempo avviata la pratica per il restauro. Si è così ottenuto il nulla-osta della Curia di Susa e della Soprintendenza per i beni artistici e storici di Torino. La ditta che eseguirà l’opera è quella del restauratore Giuseppe Lucia; purtroppo non avendo avuto il benestare della  Soprintendenza perché il lavoro venisse eseguito dagli allievi, la spesa relativa graverà totalmente sulla parrocchia.
Mentre scriviamo queste righe siamo in attesa che il quadro venga smontato, messo in condizioni di sicurezza e avviato al laboratorio di restauro.
Provvisoriamente sulla parete di fondo della cappella (che è officiata tutte le settimane) verrà posto un grande Crocifisso, proveniente dalla chiesa parrocchiale.
– La signora Mirella Favretto ha offerto per la stessa Cappella una tovaglia d’altare con pizzo da lei eseguito. Grazie sentite!

HORRES 2009

ChallierHorres: la Messa di don Giancarlo
Il 9 agosto, consueta festa della fienagione ad Horres con la dominante Cappella monumento nazionale dedicata ai
Santi Giacomo ed Andrea del XV sec. con i preziosi affreschi dei vizi capitali all’esterno e la vita dei Santi all’interno.
La Cappella è stata aperta al pubblico, in tutte le domeniche di agosto. Cosa che già accadeva gli anni scorsi, grazie ai
volontari che a turno, offrono quest’opportunità ai turisti che usufruiscono dei sentieri per le passeggiate estive.
Dopo aver rimandato la festa a causa del tempo, finalmente si è svolta la festa, con la Santa Messa, celebrata sull’altare
in pietra, all’esterno della Cappella, da don Giancarlo e poi polentata, lotteria, giochi per adulti e bambini. Tutto trascorso in allegria.
M.B.


FESTA DI S. SEBASTIANO

San Sebastiano a Rochas
Quest’anno, come di consueto, in una solare e fredda giornata di fine gennaio, noi originari della borgata di Rochas ci siamo riuniti insieme al Parroco don Paolo nella piccola chiesetta del nostro santo protettore S. Sebastiano per onorarlo e festeggiarlo.



Dopo aver celebrato l’Eucaristia e pregato per tutti, abbiamo ringraziato Dio, la Madre Celeste e S. Sebastiano per aver
fatto sì che ci ritrovassimo tutti insieme e in buona salute, augurandoci che persista per tutto l’anno.
Finita la  benedizione delle case e del pane benedetto offertoci generosamente dalla panetteria della signora Trombetta,
la quale sarà ricompensata a sua volta da un atto di generosità da parte del nostro Signore, ci siamo trasferiti a casa di Claude, dove i dolci non mancavano, per continuare la festa.
Faccio i miei più sinceri ringraziamenti a tutti i partecipanti nella speranza che ci si possa incontrare ancora il prossimo
anno per passare altri felici e indimenticabili momenti in compagnia e con allegria.
Carmela Martinese in Rochas

CONCERTO D’ALTURA (2009)

PIÙ DI CINQUEMILA PERSONE AL CONCERTO D’ALTURA

Concerto in altura: la folla presente. (foto Luisa Maletto)

Domenica 26 luglio, in una splendida e calda giornata di sole, più di cinquemila persone hanno invaso il Pian del Sole, che una volta all’anno si trasforma in un enorme auditorium all’aperto per  accogliere il classico appuntamento del Concerto d’Altura, promosso dal Cus Torino, in collaborazione con tutte le Istituzioni Territoriali e gli Atenei Torinesi.
Sin dal primo mattino un lungo serpentone di persone si è snodato sulla pista di sci 2, che collega Campo Smith con Pian del Sole. Altre centinaia di persone hanno preferito utilizzare la seggiovia, i più sportivi la mountain bike. La prestigiosa “Balkan Simphony Orchestra”, sotto la direzione del Maestro Valentin Doni, ha incantato l’auditorium, eseguendo famosi brani di Bizet, Bellini, Rimskij Korsakov, Rossini, Tchaikovsky e di Verdi con la celebre e suggestiva sinfonia del Nabucco.
Tra gli uditori, il Sindaco di Bardonecchia Francesco Avato, l’ex-olimpionico Livio Berruti, il presidente del Cus Torino Riccardo D’Elicio e alcuni professori universitari.
Dopo gli innumerevoli applausi e un bis (per così dire strappato), tutti a pranzo: chi ad assaporare polenta e salsiccia presso i due ristoranti locali e chi a consumare il proprio picnic tra le fresche conifere.

Luisa Maletto

“PANCHINE D’AUTORE” (2009)

OTTO“PANCHINE D’AUTORE” PER RIPOSARE SULLA PASSEGGIATA DEL CANALE


Molti consensi del pubblico hanno ottenuto le otto panchine, appena sfornate dalle abili mani di sei scultori, nell’ambito
del 28º Simposio di Scultura su Legno. Da domenica le nuove opere d’arte si trovano dislocate sulla passeggiata del canale, ormai nota come museo all’aperto di numerose sculture realizzate negli anni da altri artisti.
Con fantasia e bravura i sei scultori si sono impegnati per rendere più piacevoli ed originali i momenti di riposo di chi
frequenta la passeggiata.
Un tocco di futurismo sfoggiano le panchine dei giovani cugini Abbà. Quella di Carlo si presta al riposo assoluto con
tanto di schienale, quella di Luca ricorda un ponte tibetano.
Il giavenese Felice Rosa Marin, reduce da un concorso internazionale a Besozzo Varese– dove ha conquistato il primo
premio–, ha voluto dare un’impronta romantica, scolpendo sulla panchina un “drappo dimenticato”.
“Panchine d’autore” sulla passeggiata del canale.
(foto Luisa Maletto)
Concerto in altura: la folla presente. (foto Luisa Maletto)

Alberto Capellino si è ispirato a quelle panchine ottocentesche, spesso arredi di parchi reali, pronte ad accogliere coppiette appartate.
Colette Cossin ha tagliato i suoi tronchi a disposizione in tanti sedili di varia misura colorandoli allegramente.
Più sobria quella di Cristina Capelli che ha scolpito due mani avvolgenti il lungo sedile. Le due rimanenti panchine,
che ricordano un coccodrillo ed un cavallo, sono opera di una collaborazione collettiva.
Quest’anno nell’ottica di un rispetto ambientale il Simposio, diretto da Roberto Alessandria con il supporto tecnico del papà Franco e di Sergio Gallicet, ha utilizzato tronchi di alberi abbattuti dalle abbondanti nevicate dello scorso inverno e messi a disposizione dal Consorzio Forestale.

FREJUS, COME NACQUE IL TRAFORO (2009)

L’ANGOLO DELLA CULTURA •

FREJUS, COME NACQUE IL TRAFORO?

138º anniversario dalla storica inaugurazione

Torino e il Piemonte, nel 1891, al 10º Anniversario dall’inaugurazione, hanno voluto ricordare il grande evento con la erezione di un Monumento in piazza Statuto.
La scelta del luogo non è stata casuale ma giustamente ove inizia corso Francia che prosegue per la Valle di Susa.




FESTA PATRONALE DI S. LORENZO (2009)

La festa patronale di S. Lorenzo nella frazione di Les Arnauds, quest’anno, è stata annunciata da uno spettacolo teatrale
in piazza, il giorno precedente.

Rappresentazione de “La Barbarià” il 9 agosto
davanti alla chiesa di S. Lorenzo.

Domenica 9 agosto, infatti, l’Associazione ArTeMuDa di Salbertrand ha offerto la sempre più gettonata rappresentazione di“Barbarià” ad un nutrito pubblico che con sentiti applausi ha confermato il successo riscosso già in altre località della Valle. Renato Sibille, in veste di regista, ha riproposto questo spettacolo, che in varie località valsusine ha sempre riscosso un grande successo.
I noti attori Nicoló Abbá, Chiaffredo Barotto, Eliana Blanc, Roberta Borgatta, Arianna Cibonfa, Enrico Cibonfa, Emanuela Lecis, Luca Meyer, Roberto Micali, Barbara Patria, Monica Re, Odilia Rossa, Nadia Ruffa, Renato Sibille, Giorgio Sigot, Patrizia Spadaro, si sono esibiti, recitando in patois ed in italiano, con il sottofondo musicale di Daniele Contardo.
La celebrazione di S. Lorenzo presieduta da S.E. Mons. Vescovo.
Il Vescovo benedice il pane. (foto Giulio Alimonti)

È uno spettacolo sul pane e sulla vita. I due elementi sono mescolati in un gioco che passa continuamente dalle tappe dell’esistenza umana a quelle di confezione del pane: mescolati come un tempo sui nostri monti si mescolava la farina di grano con quella di segale, “barbarià” appunto, per cuocere il pane di consumo quotidiano.
La giornata del 10 agosto è stata solennizzata dalla presenza del Vescovo di Susa, Mons. Alfonso Badini Confalonieri che, assistito dai sacerdoti bardonecchiesi, ha celebrato la S. Messa nella piccola chiesa parrocchiale di S. Lorenzo.
Si è poi intrattenuto con il Sindaco Francesco Avato e assessori nell’antico forno comunale, dove Paolo Marre ha sfornato numerose focacce e torte salate, preparate da volonterose signore di Les Arnauds.
Per tutta la giornata la frazione è stata presa d’assalto da migliaia di turisti, attirati dalle sempre più accattivanti e colorate bancarelle degli antichi mestieri.

L.M.

LA PIETRA DI LORENZO (2009)

Racconto dal vero - Millaures agosto 1974
Simona Heoud De Liso è nata a Millaures il 14-7-1922. Ha frequentato, come tutti i bambini di Millaures, con molto impegno e profitto, le tre prime classi della scuola elementare al Borgo Nuovo. Le aule erano ospitate vicino alle osterie: in via Sommeiller, da Pavarino, le prime due e la terza classe presso l’osteria dell’Unione. Per le ultime due classi, come tutti i bambini delle frazioni, si è recata al Borgo Vecchio nell’edificio dove, attualmente, c’è la farmacia comunale.
Prima di sposarsi ed andare ad abitare a Torino, dove èmancata il 14-5 2007, ha lavorato per alcuni anni, presso la contessa Dal Verme a Borgo Vecchio. Ora riposa nel cimitero di Torino: per motivi burocratici non è potuta ritornare vicino alla sua chiesa di Millaures dove sono sempre rimasti i suoi pensieri ed il suo cuore.
La strada che ogni giorno percorrevamo in gruppo per andare a scuola era ripida e sassosa, col ciglio irto di spine, dalle quali, imprudentemente, spesso ci facevamo strappare le calze e i grembiulini neri come le nostre dita al ritorno dalla scuola. D’inverno la mulattiera diventava un canale con alte sponde di neve; e noi in fila indiana, con i ghiaccioli alle calze e la brina sotto il naso, scendevamo taciti poiché il freddo ci mozzava il fiato. Appena la strada s’era fatta più larga col passaggio delle persone e qualcuno con gli sci; allora noi scolaretti, con gli slittini la rendevamo lucida di ghiaccio. Io non avevo nessuna slitta e giungevo al piano seduta sulla cartella, naturalmente sconquassata.
Simona in una foto della sua giovinezza.
In primavera irrompevamo nei teneri prati come le greggi, a cogliere fiori, a fare capriole, a gareggiare a chi buttava più in altro la cartella, ad osservare ed ascoltare i grilli e scoprirne la piccola tana. D’autunno poi, le siepi turgide di bacche dai variopinti colori, ci aspettavano per il nostro appetito all’uscita della scuola e per il gran desiderio di frutta che non avevamo spesso.
Scendevamo per quella via da Millaures, un paesello disseminato in tante borgate sul pendio del monte Jafferau. Chi frequentava le scuole elementari inferiori si fermava al primo borgo di Bardonecchia, per quelle superiori invece si doveva risalire fino alla chiesa di Borgovecchio. Facevamo questo cammino quattro volte al giorno, poiché si andava a scuola anche nel pomeriggio. Erano un po’ più di due chilometri per volta. I nostri compaesani che venivano dalle borgate più lontane dovevano portarsi la colazione del mezzogiorno. Talvolta, quando la neve era molto alta, anche noi delle borgate più basse ci fermavamo nel capoluogo.
Attraversavamo la cittadina troppo spontanei e rumorosi, con le nostre scarpe grosse ferrate, per non scivolare sul ghiaccio, vestiti di lana filata e sferruzzata dalle nostre mamme. E nella nostra bisaccina di stoffa, cucita dalla nonna, avevamo salumi e formaggi tutti di casa, la torta di mele, il buon pane d’orzo o di segala cotto nel grande forno del villaggio. Cammin facendo ci incontravamo con i compagni cittadini; vedendoli mi vergognavo d’essere una  paesanella, poiché Mariolina aveva gli stivaletti e la mantellina col cappuccio; Bice in pelliccia veniva accompagnata dall’attendente del papà. Fernanda giungeva in macchina accompagnata da una elegante signora. Patrizia, una bellissima bambina, prendeva lezioni di pianoforte e Jolandina aveva i ricci d’oro ben curati. Il disagio finiva quando giunti al borgo della chiesa cimescolavamo con altri contadinelli del posto e dei paesetti vicini; ci canzonavamo per le cadenze dei nostri dialetti, ognuno riteneva migliore il proprio e si batteva a spada tratta per difenderlo dal ridicolo. Si arrivava alla piazza della scuola sempre in anticipo per giocare o discutere a crocchi, sui compiti e lezioni; ma un bambino non si mescolava mai agli altri: Lorenzo.
Lorenzo, figlio di contadini del posto, era più povero di noi; lo si vedeva dalla sua giubba grigia piena di rattoppi e dalle scarpe logore e troppo larghe per lui. Il timore d’essere scansato o preso in giro lo rendeva taciturno e solitario; ma la crudeltà sciocca di certe compagne lo raggiungeva coll’irrisione, perché aveva un occhio azzurro e l’altro marrone; allora intervenivo per difenderlo innalzando questa sua caratteristica qualità ad un raro dono. Lui si schermiva dietro un amaro sorriso che presto si spegneva sul volto pallido e smunto.
Dalle finestre della nostra aula vedevamo il campanile bianco della chiesa parrocchiale, che nella lieta stagione era invaso dalle rondini chiassose; allora pensavo guardando Lorenzo, perché mai i bambini non fossero tutti rondinini pieni di gioiosi garriti intreccianti di voli il bel cielo.
Al termine del corso elementare superiore, ognuno di noi s’avviò verso un diverso futuro: i più fortunati andarono in collegio nella grande città lontana per gli studi superiori, altri frequentarono le scuole tecniche o ginnasiali di una cittadina vicina viaggiando in treno. Alcuni rimasero ad aiutare i genitori nei campi. Molti andarono ad apprendere un mestiere. Ci ritrovammo cresciuti a diciotto anni, quando nei paesi si fanno le feste dei coscritti, ma non c’eravamo tutti; mancava Elsa Begnis, quale fragrante fiore, stroncato sullo sbocciare. E mancava Lorenzo, benché ci fosse nel paese.
Lo incontrai un giorno per via, mi accennò un mozzato saluto e arrossendo affrettò il passo; rimasi male quando lo vidi, una grave malattia, probabilmente la scogliosi, l’aveva deformato e gli aveva impedito di crescere. Con animo commosso pensavo lungo il cammino a che cosa dovesse ancora soffrire questo povero figliolo! Possibile che nessuno si fosse interessato di lui e l’avesse fatto curare?!
Dopo molti anni, quando ognuno di noi aveva ormai imbroccato da tempo il cammino della vita, secondo la propria stella, con gioie e dolori per tutti, chi in un modo chi nell’altro (...) sentii parlare della pietra di Lorenzo... Seppi che Lorenzo era diventato pastore di quel borgo, ossia l’incaricato di custodire nei mesi estivi, ai pascoli dell’alta montagna, le pecore di tutti i contadini di Borgovecchio. La sua condizione l’aveva allontanato sempre più dal mondo, povero, diseredato da tutto: affetti, salute, giovinezza e gioia. Aveva preferito la solitudine dei monti in compagnia del suo amico fedele: il cane e delle pecore con i candidi agnelli. Fra cielo e terra, ove l’animo si può pascere di silenzio e delle cose del creato per avvicinarsi a Dio, il solo che ci possa consolare con speranze e nutrirci di fede tra misteri che ci confondono e arricchiscono di luce interiore.
Lassù, solo, esposto al freddo, al vento e a tutte le intemperie, fu colpito da un male che avanzò rapidamente per stroncarlo. E quando, torturato dalle sofferenze, riposava su di una certa roccia, si sentiva alleviare il dolore... Così dopo la scomparsa del pastorello, lassù sul monte, divenne famosa la sua pietra e se ne occuparono certi studiosi... Io però, quando guardo quel valico, penso alla pietra di Lorenzo, quale altare, che raccolse e racchiude il sacrificio di quel povero fratello derelitto, che percorse tanto calvario.

Simona Heoud De Liso

IL “SAPORE” DELLA PATRIA (2009)

L’ANGOLO DELLA CULTURA

Dal campo di concentramento alla libertà
IL “SAPORE” DELLA PATRIA

UN RICORDO DI GIOVANNI TACCHINO

Primavera 1945. Periodo memorabile, non soltanto per me, ma per tutti gli uomini del mondo. La guerra era alla sua fase decisiva: l’Europa usciva da una guerra lunghissima e sanguinosa, che aveva coinvolto il mondo intero, recando lutti e distruzioni. Da due anni mi trovavo prigioniero in un campo di concentramento del Nord della Germania, dove trascorsi una vita di stenti, di tristezze e con il cuore pieno d’amarezza per vedere come gli uomini trattavano i loro simili. Appunto di quel tempo trascorso in quei campi, lontano dalla mia Patria, avrei molti episodi tristi da raccontare.
Invece, voglio raccontare un episodio lieto, senz’altro il più bello e lieto della mia vita. Avevo allora vent’anni, ero ancora un imberbe per conoscere tanta brutalità umana ed avere esperienza di vita dura. Per l’avvicinarsi dei fronti Est ed Ovest nel cuore della Germania, i tedeschi ci avevano trasferiti da un campo all’altro, ammassati come tante bestie, mischiati con altri prigionieri di diverse nazionalità.


DA ATENE ALL’E-MAIL (2009)

L’ANGOLO DELLA CULTURA

DA ATENE ALL’E-MAIL OVVERO DALLA REALTÀ ALLA TV


Nel mondo ateniese del secolo V avanti Cristo, in cui videro la luce la maggior parte delle tragedie che ancora oggi costituiscono il patrimonio base della grande letteratura teatrale e del sentire umano, partecipare alle rappresentazioni (gli Agoni tragici) era considerato un dovere civico a cui i cittadini ateniesi non dovevano sottrarsi.
Si trattava di concorsi a carattere anche religioso in onore di Dioniso, di cui sulla scena si trovava l’altare.
Ad alcuni cittadini veniva perfino retribuita la giornata lavorativa perché gli spettacoli (che erano sempre delle “prime”) occupavano l’intera giornata. Si trattava di tre tragedie rappresentate l’una dopo l’altra, e seguita da un “dramma satiresco” più leggero e buffo destinato ad allentare la tensione.
La “catarsi”, la purificazione dell’anima attraverso la contemplazione di vicende, tese a mettere in luce le colpe a volte anche involontarie che sempre venivano punite dagli dei costituiva lo scopo ultimo di questi obblighi.


LA SANTA EUCARISTIA E L’ESEMPIO DEL SANTO PADRE (2009)

L’ANGOLO DELLA CULTURA

«CORPUS CHRISTI. Amen».
«La distribuzione della Santa Comunione sulla mano rimane tutt’ora, dal punto di vista giuridico, un indulto alla legge universale, concesso dalla Santa Sede a quelle Conferenze Episcopali che ne abbiano fatto richiesta. (...) Benedetto XVI cominciando a distribuire la Comunione in bocca e in ginocchio, in occasione della solennità del Corpus Domini del 2008, ha inteso forse sottolineare una preferenza per questa modalità, che mette meglio in luce la verità della presenza reale nell’Eucaristica, si aiuta la devozione dei fedeli, si introduce con più facilità al senso del Mistero» (dall’intervista a mons. Guido Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, su “Radici Cristiane” n. 42 del marzo 2009).
«Quasi all’unanimità i Cardinali e Vescovi della Congregazione per il culto Divino, il 12 marzo 2009, hanno votato a favore di un recupero del senso dell’adorazione eucaristica. Si sono detti favorevoli a ribadire che il modo usuale di ricevere la Comunione secondo la norma, non è sulla mano, ma in bocca. C’è, è vero, un indulto che permette, su richiesta degli Episcopati, di distribuire l’Ostia sul palmo della mano, ma questo deve rimanere un fatto straordinario» (da “Il Giornale”, agosto 2009).
«La preghiera delle preghiere, il gesto dei gesti, è la S. Messa,
il sacrificio divino fonte e apice di tutta la vita cristiana;
nella SS. Eucaristia, infatti, è racchiuso tutto il bene
spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo nostra Pasqua»
(Card. Angelo Bagnasco).
«I Parroci e i Rettori delle chiese della Diocesi di Bologna hanno ricevuto la comunicazione delle disposizioni emanate dal Cardinale Arcivescovo Carlo Caffarra, a fronte di gravi abusi che si sono verificati al riguardo della distribuzione della S. Comunione. Il Cardinale ha disposto che nella Cattedrale di San Pietro, nella Basilica di San Petronio e nel Santuario della Madonna di San Luca, la Comunione venga distribuita ai fedeli solo sulla lingua. La disposizione è attenuata per le Parrocchie» (da “Corrispondenza Romana” n. 1093 del 23-5-2009).
«Ho ricevuto la Prima Comunione nella clandestinità sovietica da un santo sacerdote. (...)
Quando la mia famiglia è emigrata in Germania, avevo dodici anni e nessun preconcetto. La mia prima impressione, entrando in chiesa durante la S. Messa e vedendo come si faceva la distribuzione della Sacra Comunione in mano, fu di dire a mia madre: “Ma questo è come la distribuzione dei biscotti nella scuola”. (...) Ancora oggi, io non riesco a capire come si possa ricevere Nostro Signore, la sua Persona Divina, in un modo così superficiale. (...) Questa non era la forma antica, bensì una forma inventata, più simile ai gesti profani in cui ognuno prende il cibo con le sue mani e lo porta alla bocca. (...) Il Papa distribuisce la Comunione a tutti inginocchiati e in bocca. Ovunque il Papa celebri la S. Messa egli fa in questo modo. Questo esempio del Santo Padre è per noi, Vescovi e sacerdoti, un segno chiaro. Se noi Vescovi e sacerdoti vogliamo sentire Cum Ecclesia e con il Papa, non possiamo far finta che questo gesto non ci dica niente. Dobbiamo andare in sintonia con il Papa intendendolo»
(dall’intervista a S.E. Mons. Athanasius Schneider, Vescovo Ausiliare di Karaganda, da
“Radici Cristiane” n. 47 del settembre 2009).
«L’antidoto contro la perdita della sacralità inizia con il compimento delle norme liturgiche della Chiesa. La ricchezza della Liturgia favorisce la profondità della preghiera personale e la rinnovata conversione a Cristo. (...) Il Santo Padre sta insistendo molto sulla liturgia e sull’attenzione da dare all’Eucaristia. Lui stesso non dà la S. Comunione altro che in ginocchio e in bocca. Credo che l’esempio del Santo Padre sia molto chiaro. E ritengo che ogni Vescovo dovrebbe meditare oggi “secondo prudenza e coscienza” su quelle “vive esortazioni” fatte da Paolo VI nell’Istruzione Memoriale Domini, sul modo di amministrare la S. Comunione... che continua ad essere la norma vigente» (dall’intervista a S.E. Mons. Jorge Luis Lona, Vescovo di S. Luis - Argentina, da “Radici Cristiane” n. 47 settembre 2009).

HA SOLO FATTO IL PARROCO, IN MODO STRAORDINARIO (2009)

L’ANGOLO DELLA CULTURA

«HA SOLO FATTO IL PARROCO, IN MODO STRAORDINARIO»


«Atante teorie odierne sul sacerdote la Chiesa risponde che il prete oggi è ciò che è stato questo Curato. Uno che ha speso la vita a dire Messa, confessare, evangelizzare, soccorrere poveri e malati. Con fede debordante».
Un prete nato alla vigilia della Rivoluzione Francese e morto 150 anni fa è il modello proposto da Benedetto XVI per l’Anno Sacerdotale che inizia a giugno. Al Vescovo di Belley-Ars, Monsignor Guy Bagnard, abbiamo chiesto perché.
«L’attualità di Vianney – risponde Bagnard – sta nel suo avere fatto il Parroco senza opere eccezionali, ma compiendo ogni semplice azione in modo straordinario. Perché era un prete di formidabile intensità spirituale. Il Curato d’Ars è uomo che vive di interiorità: tanto donato a Cristo che tutto il suo ministero ne è trasformato».
Giovanni Paolo II abbozzò un parallelo fra la sfida del Curato d’Ars alla Francia anticlericale del dopo Rivoluzione e la sfida al laicismo dell’Occidente contemporaneo. L’elezione del Curato a modello ha a che fare con questa sfida?
«Dopo la Rivoluzione la Chiesa era attaccata in modo violento, Oggi invece viviamo nel benessere, nella spinta al consumismo – e pare che non ci sia più bisogno di Dio. La società si organizza senza Dio in una laicità dove i valori del Vangelo sono almeno teoricamente rispettati. Ma senza Dio. Non c’è più la sorgente che li alimenta.

Quanto alla figura del prete, resta al centro comunque di una sfida. L’attacco, direi, oggi è camuffato, e tuttavia pericoloso: è per dirci che non serviamo a niente. Il prete non è più nessuno, è considerato un povero ragazzo che non ha trovato posto nel mondo e quindi ha fatto il prete. Uno, insomma, un po’ sciocco». Cosa vuole dire il Papa ai preti indicando Vianney?

«Giovanni Paolo II ad Ars nel 1986 parlò delle grandi difficoltà incontrate da quel contadino, analfabeta a 17 anni, per arrivare al sacerdozio, e indicò ai giovani seminaristi la sua perseveranza. Poi parlò del ministero: il Curato era un prete che viveva nella prossimità della gente e la amava. Ars era un posto dove non si voleva andare, una zona di paludi, la “Siberia” della Diocesi. Era l’ultima parrocchia dell’Ain, con 230 fedeli. Ma quella gente che si alzava all’alba per andare a mungere vedeva il Parroco che alle quattro già pregava. Poi, amava i poveri. L’aveva imparato in famiglia, una famiglia dove si accoglieva chiunque bussasse alla porta. Nasce da qui la sua straordinaria carità».
Diceva ai fedeli durante la Messa, indicando il tabernacolo: «Lui è qui». Quanto contava nella vita di Vianney l’Eucaristia?
«Aveva il dono della coscienza della presenza di Cristo nella Eucaristia. Celebrava così intensamente che ci fu chi si convertì semplicemente guardandolo dire Messa. E confessava anche per 17 ore al giorno. A notte fonda c’erano fedeli sdraiati davanti alla canonica che già lo aspettavano. Fece aprire una piccola porta sulla sinistra della facciata della chiesa, per i peccatori che si vergognavano a farsi vedere entrare. E dentro, accanto a quella porta mise un  confessionale. Voleva venire incontro a chi rimetteva piede in chiesa, magari dopo anni. Confessò centinaia di migliaia di fedeli».
Il Curato d’Ars aveva un forte senso del peccato. Crede che cristiani oggi lo comprendano ancora?
«Era la profonda coscienza della presenza di Dio che generava in lui il senso del peccato. Cosciente di Dio presente, vedeva più nette le ferite del peccato. Oggi, è vero, il mondo organizzato senza Dio non comprende il peccato, stenta anzi a riconoscerlo».
Cosa si vuole dire ai preti con questo Anno Sacerdotale?
«Credo che la prima intenzione sia per le vocazioni: perché siano riconosciute dai giovani. Poi, la scelta del Curato d’Ars sembra una contrapposizione con tante teorie sulla vita del prete, che non porta più la veste, che sembra mimetizzato, non più identificabile.
La Chiesa risponde: il prete oggi è ciò che è stato questo Parroco. Uno che ha speso la sua vita a dire Messa, confessare, evangelizzare, soccorrere i poveri e i malati. Con una fede debordante dal cuore. “Il cristiano è un povero che domanda a Dio”, diceva. Domandava ogni cosa a Dio. Quando arrivò a Ars si chinò a baciarne la terra e domandò a Dio di  convertirne la gente. È un gesto che Giovanni Paolo II imitò nella sua prima parrocchia in Polonia. Per questo nel luogo  in cui il Papa disse Messa qui ad Ars nell’86, abbiamo costruito un Seminario nel suo nome». E 150 sono stati già ordinati. 50 ragazzi stanno studiando. La storia, ad Ars, continua.

Marina Corradi (Avvenire, 1-4-2009)

FESTA DELLO SCAPULAIRE A MELEZET (2009)

SABATO 18 LUGLIO, FESTA DELLO SCAPULAIRE A MELEZET


Più di cento Santini, immaginette sacre devozionali, sono stati i protagonisti dell’annuale Festa dello Scapulaire, storico appuntamento religioso per la frazione di Melezet.
Dopo la S. Messa delle 10,30, celebrata nella chiesa di S. Antonio Abate da don Gianluca Popolla, direttore del centro culturale diocesano di Susa, è stata infatti inaugurata la mostra allestita nel Museo di Arte Sacra.
Il mercatino anima la festa dello “scapulaire”.
Il Santino, immagine destinata a sostenere la fede e a divulgarla, ha origini molto lontane. Se ne hanno notizie già nella seconda metà del XIV secolo.
Nei secoli successivi la diffusione dei Santini si propaga in tutta Europa. In Italia la produzione parte in ritardo e si sviluppa principalmente nel XVII secolo. Le immaginette, in seguito, vengono sempre più abbellite fino a costituire una
vera e propria arte, e nella prima metà del XIX secolo Parigi ne diventa il centro più importante.
Tornando alla festa, per tutto il giorno, come sempre la frazione è stata costellata da bancarelle di prodotti artigianali e
allietata da musica occitana a cura del gruppo “Parenaperde”.
Dopo l’inaugurazione della mostra gli intervenuti hanno assaporato focacce di pane, torte salate e dolci cotte nell’antico
forno.
Nel pomeriggio si è svolta una gara di golf presso il campo pratica, allestito nell’area degli impianti di risalita.
Alla sera gran grigliata preparata dai ristoranti “La Pigna” e “Il Sole e la Luna”, e ancora tanta musica e danze.
L.M.