MELEZET
164 -
BARDONECCHIA E LE SUE FRAZIONI
La
statua della Madonna del Tabor
Caro papà, non ci credevo ma ci sei riuscito! Quella Scapulaire di
quattro anni fa, eravamo con don Paolo, don Gianluca, Andrea, Valeria e Stefano al fondo della “Cëriérë
dl’Elfun”. Si parlava della statua del Tabor che pochi giorni prima era stata
portata a valle per essere restaurata; tu hai esordito dicendo: «Se questa la
lasciate qui, io ne faccio una da portare su». Ti hanno tutti preso in parola,
tanto è che Stefano si è subito offerto di farti avere del cirmolo da scolpire. Qualche mese dopo è arrivato a casa
un mezzo tronco che mai più pensavamo di veder trasformato in Pietà.
Hai iniziato con qualche colpo di motosega, giusto per sgrossare, poi
sei passato allo scalpello.
Quando lavoravi mamma ti portava spesso il caffè caldo e il cane
Eva ti era accanto a farti compagnia. A mia figlia Irene piaceva sedersi sullo
sgabello e stare a guardare mentre lavoravi, mi piace pensare che in quei
momenti la Madonna abbia ascoltato volentieri le chiacchiere tra nonno e
nipote.
Si è cercato di aiutarti come si poteva: facendo foto
all’originale, che spesso Valeria ti portava per i confronti e prendendo
vecchie immagini in Museo. Ci chiedevi consigli sul lavoro, su come proseguire:
per quanto sapevamo te li davamo, ma come tutti i buoni artisti, alla fine
facevi di testa tua.
Qualche mese dopo la Pietà ha cominciato a prendere forma; una
forma un po’ grossolana ma che già rendeva l’idea. Sembrava che il tronco si
animasse e che lentamente prendesse vita. Prima la testa della Madonna, poi il
busto, le gambe e sulle gambe il corpo di Gesù con tutte le sue sofferenze, le
pieghe dell’abito, del velo e del lenzuolo attorno al corpo di Gesù.
La statua della Madonna della Pietà del Tabor, opera di Gildo
Nuvolone. La benedizione della statua.
PARROCCHIA S. ANTONIO
ABATE - MELEZET - 165
All’inizio del 2007 hai dato gli ultimi colpi di perfezionamento e
come per incanto la Pietà era finita. Il tronco ha preso vita e tutte le nostre
perplessità sono svanite.
Sei riuscito a fare un piccolo capolavoro: una preghiera ben
riuscita che aspettava solo di “prendere colore”.
A questo punto è intervenuta la mano della pittrice che è stata
quella di Daniela Ferrero: con tanto di pennello e tavolozza ha dato il tocco
finale.
La statua a maggio era finita e questo ci ha permesso di
festeggiare i tuoi 80 anni in famiglia con Lei in primo piano. Il 15 luglio 2007
è stata benedetta in chiesa da don Paolo e il 16 finalmente portata in vetta
dai volontari, con la processione, per la Messa e per rimanere lì.
Adesso la tua Madonna ci protegge dai suoi 3.100 metri, veglia
sulla nostra Valle e sono certa che farà del suo meglio per ascoltare le
preghiere che le giungono. Ora posso dirlo con ancora più convinzione: «Non ci
credevo, ma ci sei riuscito», hai dato inizio alla seconda parte della storia:
dove c’è una statua che ha bisogno di aiuto per essere restaurata e una statua
che, speriamo per molto tempo, possa proteggerci dalla cima delle nostre montagne.
La figlia di Gildo Nuvolone: Wanda
Lo Scapulaire
Sabato 21 luglio a Melezet si è tenuta la festa dello scapulaire.
L’origine è legata al voto del 1860 a seguito dell’epidemia di tifo. L’impegno è di compiere
ogni anno il 16 luglio il pellegrinaggio alla cappella del Tabor. La cappella
fu costruita nel 1647 e la sua storia è legata a quella della Confraternita du
St. Scapulaire, nata nel 1650, devota alla Madonna del Carmelo. Quest’anno è
stata collocata nell’antica cappella una copia della statua della Madonna,
realizzata da Gildo Nuvolone.
La cornice della festa prevede la degustazione di torte, giochi
per tutti, giri in pony e in teleferica ed anche la presentazione di due libri:
“Tempi del Sacro e tempi dell’uomo”, a cura di Daniela Ferrero e Valeria Bonaiti,
e “Musica in... Sordina”, una raccolta di poesie di Graziella Vachet Falco.
La statua accanto a uno degli stendardi storici del Tabor.
Accanto alla statua lo scultore Gildo Nuvolone, la figlia Wanda e
la nipotina Irene.
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Presentazione di due libri alla Festa dello Scapulaire
La sera di sabato 21 luglio, nella festa dello “Scapulaire” sono
stati presentati, presso la sede dell’Assomont, due libri, molto legati alla
vita della frazione. L’uno di poesie, “Musica in... Sordina” di Graziella
Vachet Falco, l’altro di matrice storica, “Tempi del sacro Tempi dell’uomo, il
calendario tradizionale contadino nella conca di Bardonecchia”, firmato da quattro
mani: Valeria Bonati, Daniela Ferrero, Laura Gatto Monticone ed Andrea Zonato.
Sotto il titolo “Musica in sordina” sono raccolte circa cinquanta
poesie, la maggior parte in italiano alcune in patois, scelte dall’autrice, fra
le numerose scritte nell’arco della sua vita «nei ritagli di tempo avanzati dai
doveri familiari e casalinghi, ...l’acqua, le stelle, i fiori, ma specialmente
l’essere umano con i suoi dolori e le sue gioie sono i semplici soggetti delle
mie poesie».
Sempre stata contraria alla pubblicazione dei suoi versi, l’autrice,
nella presentazione, spiega, invece, i motivi della sua capitolazione: «Non mi
sono mai presa sul serio ed ho sempre voluto scrivere per me stessa ... ho
ceduto alle sollecitazioni di molti, ma
soprattutto di mia figlia ... ed è proprio lei la mia prima fonte di
ispirazione».
Di tutt’altro genere è il libro dei quattro giovani autori, frutto
di due anni di intenso lavoro. Il compendio, articolato in tre parti, inizia
con la descrizione delle vicissitudini storiche che hanno permeato il passato
bardonecchiese, dall’età romana alla seconda guerra mondiale per giungere alla
seconda e terza parte in cui si evidenziano gli aspetti di una quotidianità contadina, in parte scomparsa, in parte
sopravvissuta, ma profondamente modificata. Per la stesura del testo gli autori
si sono avvalsi anche delle testimonianze di molte persone, che, durante le
interviste, hanno raccontato il proprio vissuto, di incisiva rilevanza per
offrire al lettore una trattazione molto vicina alla realtà.
Luisa Maletto
La copertina del libro di poesie di Graziella Vachet Falco.
L’Altare della Reposizione nel Giovedì Santo.
Nell’occasione un grazie a mons. Claudio, che per la sesta volta ha
presieduto la Veglia Pasquale.
PARROCCHIA S. ANTONIO
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Cinque generazioni riunite
Da ventisette anni a Bardonecchia non si vedevano cinque
generazioni riunite. Maria Teresa Caccia, la ben nota nonnina centotreenne,
residente a Melezet, ha raggiunto anche questo traguardo. Il 7 giugno 2007 è
diventata trisavola di Christian, figlio del bisnipote Andrea di 35 anni, a sua
volta figlio della nipote Adriana di 55 anni, figlia della primogenita Maria di
80 anni.
Non è semplice far incontrare tutta la
numerosa famiglia di Maria Teresa, ma anche per questo avvenimento domenica
scorsa la super nonnina ha riabbracciato i “trenta parenti più stretti”.
L’ultima riunione si era svolta quattro mesi fa, in occasione dei 103 anni.
Nonostante i suoi piccoli acciacchi Maria Teresa, che ha avuto ben
nove figli, gode di buona salute e soprattutto batte tutti i suoi familiari nel
ricordare le date di tutti gli eventi più importanti della sua lunga vita.
Mentre il piccolo Christian la fa sentire sempre più giovane, Maria Teresa si
sta preparando a battere un altro record: a novembre sarà nuovamente trisavola.
Luisa Maletto
* * *
Dopo vari anni di permanenza a Melezet, la sig.ra Teresa Caccia si
è trasferita a Bardonecchia, per la ristrutturazione della casa in cui abitava.
Le diamo un cordiale saluto, augurando ancora altri traguardi “record” nella
sua ormai lunga esistenza.
Cinque generazioni riunite: Andrea, il piccolo Christian, la
trisavola Teresa, Adriana e Maria.
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Il soggiorno di don Giancarlo Biguzzi al Melezet
Una bella sorpresa - Un gradito ospite
Quest’anno a Melezet abbiamo avuto una gradita sorpresa. La
notizia era arrivata a don Paolo la scorsa primavera: un sacerdote di Cesena,
don Giancarlo Biguzzi, professore di Sacra Scrittura presso la Pontificia Università
Urbaniana di Roma, avrebbe avuto piacere di trascorrere un periodo di riposo e
godere delle nostre montagne, proprio al Melezet, grazie al suggerimento del nostro Vescovo, di cui è amico.
Sul momento la notizia, assieme alla sorpresa, creò anche un po’
di preoccupazione al nostro don Paolo: come avrebbe potuto accoglierlo ed
ospitarlo la nostra comunità?
Per prima cosa era indispensabile rendere nuovamente abitabile la
casa parrocchiale, forzatamente disabitata da alcuni anni, ma con l’aiuto di
parenti ed amici gli fu possibile riattivare i vari servizi indispensabili in
una casa: fornirla di mobili, materassi, stoviglie, rendere nuovamente
efficienti gli impianti igienici e di riscaldamento e quant’altro fosse utile.
Quanto al vitto e alle altre necessità si sarebbe visto e
provveduto al suo arrivo, atteso con ansia ed anche con qualche preoccupazione.
Fortunatamente l’atteso ospite si dimostrò subito persona semplice e simpatica,
facendo fuggire i nostri timori, si adattò immediatamente e gioiosamente alla
situazione.
Quale gioia è stata per noi tutti avere per oltre un mese e mezzo
un sacerdote tutto per noi: sapere da subito che in qualsiasi momento potevamo
bussare alla porta della casa parrocchiale ed essere accolti con un cordiale
sorriso. Avere tutte le sere la Santa Messa con un breve e dotto pensiero,
sempre preceduta dalla possibilità di accostarsi al Sacramento della Confessione.
Da subito don Giancarlo ha dimostrato un grande interesse e un
grande amore per le nostre montagne, ha voluto scoprire nuovi luoghi e nuove passeggiate,
rimanendo stupito ed affascinato davanti allo spettacolo del Lago Verde.
La nostra Scuola di Intaglio in Legno ha suscitato grande
interesse, tanto da ripromettersi di frequentarla in una sua prossima venuta.
Durante il suo soggiorno ha voluto essere accompagnato a visitare
i luoghi più interessanti della nostra Valle di Susa, dall’Abbazia di Novalesa,
alla città di Susa, alla Sacra di San Michele, sempre desideroso di
approfondirne la conoscenza in un prossimo futuro. Troppo presto è giunto il momento
del ritorno a Roma, con un po’ di rimpianto, tanta commozione e la promessa del
ritorno tra noi nella prossima estate.
Grazie di tutto cuore, caro don Giancarlo e ad un prossimo
rivederci: sappia che noi l’aspettiamo e lo accoglieremo sempre con gioia ed affetto.
Vittorio Massignan
Il Presepio 2008 nel sotto-chiesa.
Ancora grazie a tutti, in particolare a Manuel Bosc.
PARROCCHIA S. ANTONIO
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Concerto di Natale della Corale di S. Raffaele Cimena
Il Coro Polifonico Unitre di S. Raffaele Cimena (TO) ha eseguito
un concerto di musiche e canti della tradizione natalizia nella nostra chiesa,
la sera di venerdì 28 dicembre 2007. La chiesa si è riempita di numerose
persone che hanno seguito il ricco programma diretto dal Maestro dott. Italo
Volpe, mentre alla tastiera era la giovane diplomata
Maestra Elena Camerlo.
Il programma era diviso in due parti con alcuni temi: primo “La
Notte di Natale”, con un preludio strumentale, festa di campane, Jingle Bells,
quindi alcuni brani, tra cui degli spirituals e il celebre “Stille Nacth” di
Gruber. La seconda parte comprendeva un nuovo tema: “In chiesa davanti al
Presepio”, tra i canti, Tu scendi dalle stelle, dormi Bambino di Mozart e Oggi
è nato dello stesso Maestro Italo Volpe. Il terzo tema era: “Alla Messa di
Mezzanotte”, con l’Adeste Fideles, il Puer Natus di Bossi e ancora Omnis terra del
M.o Italo Volpe. Ogni brano è stato salutato da vivi applausi di compiacimento
per le ottime esecuzioni.
Come commiato il Coro ha seguito “White Christmas”, Bianco Natale,
di Irving Berlin, al quale si sono associati alcuni dei presenti, su invito
della stesso direttore. È stata per noi una serata molto bella, che con le note
più care della tradizione cristiana del Natale, ci ha fatto rivivere le suggestioni
della grande festa.
Rinnoviamo anche dalle colonne del nostro Bollettino i più vivi
ringraziamenti al Maestro Italo Volpe, alla Maestra Elena Camerlo, e
indistintamente a tutti i bravi coristi.
Il Coro di San Raffaele Cimena con il Maestro Italo Volpe.
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Sant’Antonio 2008
Giovedì 17 gennaio Melezet si è stretta attorno al suo Parroco don
Paolo e agli altri sacerdoti concelebranti per festeggiare Sant’Antonio Abate
nostro Patrono.
La S. Messa in onore del Santo è stata presieduta dal giovane
sacerdote don Enzo Calliero, Parroco di Meana e di Gravere, concelebranti don
Michele Giulio già Parroco di Oulx e attualmente Parroco di Salbertrand e il
nostro Vicario zonale don Franco. Il sacro rito è stato reso più solenne grazie
alla presenza della Corale della parrocchia di Bardonecchia e del nostro
Michele, Assessore alle Frazioni, in fascia tricolore in rappresentanza del
Sindaco forzatamente assente.
Per quanto ricordo Sant’Antonio ci ha sempre regalato per la sua
festa una gioiosa giornata di sole e anche quest’anno abbiamo avuto uno splendido e caldo sole; il Santo è stato prodigo
di ciò di cui abbiamo più bisogno in questa stagione: sole e neve quest’anno
particolarmente abbondante. Sant’Antonio è per noi una garanzia: come ognuno di
noi ha un Angelo Custode, di cui purtroppo spesso ci dimentichiamo, così ogni
Comunità ha in Cielo un Santo sempre pronto a intercedere ad ascoltare le
nostre preghiere e ad esserci vicino in ogni necessità: questo è il Santo
Patrono.
Nell’omelia don Enzo ha ricordato come il Santo Anacoreta ha
cercato di raggiungere la perfezione attraverso l’isolamento, la rinuncia e la
preghiera e questo lo rende fortemente attuale ancora oggi a distanza di
centinaia di anni richiamando tutti noi alla necessità di ritirarci nel
“deserto” della riflessione personale e della preghiera, di isolarci in noi stessi per poterci meglio conoscere interiormente e così poter
ascoltare, fra tanto frastuono, anche la voce del Padre e della nostra
coscienza.
Questa la parte religiosa della giornata che è poi proseguita,
secondo la tradizione, nelle case e in due iniziative pubbliche: il rinfresco
generosamente offerto dall’Amministrazione Comunale presso il “Duc do ciat” e
in una cena al Ristorante “Sole e luna” con buona partecipazione.