IL
RESTAURO DEL CAMPANILE ROMANICO
DELLA
CHIESA DI SANT’IPPOLITO
L’importanza storico-artistica del Complesso monumentale della
chiesa di Sant’Ippolito, con i suoi tesori d’arte e di architettura, ha negli
ultimi anni permesso di attirare l’attenzione di sponsors illuminati e
lungimiranti (il Comune di Bardonecchia, la C.E.I., la Compagnia di S. Paolo, la
Fondazione CRT, privati benefattori...) grazie alla cui generosità
Bardonecchia, i suoi cittadini ed i tanti villeggianti e turisti, possono veder
riportato all’antico splendore un gioiello d’arte e di architettura che oggi
prende ancor maggior risalto grazie alla realizzazione della nuova piazza, di
cui il Complesso Ecclesiastico diventa il centro d’attenzione.
Durante i lavori, il campanile è nascosto dai ponteggi. (foto P. Di Pascale) |
Un grande, paziente ed appassionato lavoro di preparazione, di
progettazione e di coordinamento, risultato dell’impegno congiunto del Parroco
don Franco Tonda e dell’architetto Dal Bianco, con il supporto inestimabile del
dott. Claudio Bertolotto della Soprintendenza ai Beni Artistici e dell’arch.
Gennaro Napoli della Soprintendenza ai Beni Architettonici del Piemonte, e con
la competenza di valenti restauratori e ditte esecutrici, ha permesso di
raggiungere il risultato che oggi tutti possiamo ammirare.
Ricordiamo tra le molte opere d’arte restaurate il Coro ligneo
proveniente dall’Abbazia della Novalesa, il retablo, la pala, la predella, il
trittico, la statua della Madonna, l’altare del Sacramento, varie statue lignee
e parecchie tele; e i restauratori Massimo Ravera, Lucio Devero e Enzo Giovine;
le imprese Ditta Marco Costamagna Maurizio Taricco, Ditta Salgipa, Ditta
Romanello Bruno, Ditta C.M.O., Ditta B.D., Ditta Pino Trotta.
Ultimo gioiello restaurato con il contributo del Comune di
Bardonecchia, della C.E.I., della Fondazione CRT, è l’antico Campanile
Romanico, inaugurato – con la lapide intitolata a mons. Bellando – in occasione
della Festa Patronale di Sant’Ippolito il 13 agosto di quest’anno.
A lavori ultimati. (foto Graziella Morbilli) |
Il Complesso della chiesa di Sant’Ippolito ha la particolarità di
essere caratterizzato dalla presenza di due campanili: il campanile ottocentesco ed il campanile romanico. Quest’ultimo si
presenta sul fronte nord-est della chiesa in cui è parzialmente inglobato; il
campanile si sviluppa per un’altezza di
circa 22 metri, compresa la guglia, suddiviso in sei piani di cui quattro
interessati da bifore. Esternamente presenta un prospetto definito da lesene
angolari, ripartito in moduli quadrati caratterizzati da fasce di archetti
pensili e, negli ultimi quattro livelli da aperture a bifora. La muratura è in pietra ricoperta da un leggero strato di intonaco. Sono
inoltre presenti sopra l’ultima fascia di archetti alcune decorazioni a scacchi
bianchi o rossi; ed individuabili, nello spessore delle murature di alcune bifore,
lacerti di altre decorazioni, ormai molto degradate ma ancora visibili. La
guglia in lastre di pietrame è pertinente all’intervento di manutenzione degli anni Sessanta, facilmente riconoscibile per
l’utilizzo di malte cementizie e per la chiara sopraelevazione di dieci
centimetri sulle murature.
Le aperture a bifora, presentano capitelli a stampella, che
interessano tutto lo spessore del muro, poggianti su una colonnina piuttosto
esile, realizzata con una lastra semplicemente sbozzata. Sul prospetto sud-est
all’ultimo piano di bifore, e sul prospetto nord-est al penultimo piano, le
colonnine sono state sostituite, utilizzando materiale di reimpiego e presumibilmente
durante gli interventi degli anni Sessanta. Un altro elemento che caratterizza
una parte della struttura architettonica è l’utilizzo, sia come elementi
angolari che sulle arcature delle aperture, di blocchi lavorati di travertino di varia dimensione. La loro individuazione è stata agevolata,
durante i lavori di restauro, dai notevoli interventi di demolizione degli
intonaci cementizi, spesso presenti a ridosso della base delle aperture e sulle
arcate. È stato inoltre possibile identificare un altro intervento di
manutenzione, avvenuto, prima del Novecento, che ha eseguito ripristini sempre
nelle zone più esposte agli agenti atmosferici e che ha realizzato l’apertura
della finestra al primo piano sul prospetto sud-est.
Il restauro oggi concluso, progettato e coordinato dall’architetto
Maria Pia Dal Bianco, contitolare dello Studio A&A Architetti Associati di
Torino, sotto l’alta sorveglianza dell’architetto Gennaro Napoli della
Soprintendenza Architettonica e per il Paesaggio del Piemonte, è stato
finalizzato al mantenimento degli eventi significativi e stabilizzati dal
tempo, rispettando i valori storici e materiali dell’opera e recuperando un
livello di leggibilità equilibrato al livello elevato di degrado delle
superfici.
A lavori ultimati. (foto Graziella Morbilli)
Diamo una breve descrizione degli interventi di restauro la cui
esecuzione materiale è stata effettuata con grande perizia e sensibilità dalla
Società Cooperativa di Restauro De La Ville diretta da Daniela Bertot e Mario
Monegato, con il supporto dal punto di vista cantieristico ed edilizio del
geom. Vittorio Pesando dell’impresa Zoppoli e Pulcher, e con l’intervento – per
le opere elettriche – della ditta Durand.
Le facciate del campanile si presentavano in pessime condizioni di
conservazione, caratterizzate da un generale offuscamento dell’intonaco dovuto
a un attacco biologico che aveva annerito la colorazione bianco rosata delle
superfici. Gli interventi di cemento erano ingenti e deturpanti. La scelta
metodologica è stata quella di conservare i pochi frammenti di intonaco dipinto
originario, senza riproporre una finitura nuova, per non modificare
drasticamente l’aspetto ormai storicizzato che si è venuto a configurare
durante i secoli e i restauri. L’intervento ha avuto come obbiettivi quello
tecnico, di raggiungere una coerenza chimico-fisica con la muratura romanica, e
quello estetico, di rispetto delle irregolarità dei profili esistenti. Si è
scelto di rimuovere con la pulitura solo i prodotti di alterazione e i
materiali non compatibili che potevano costituire ulteriore causa di degrado
nel tempo. Per la pulitura delle superfici sono state utilizzate metodologie di intervento appropriate alla
composizione chimica dei materiali e dei prodotti di alterazione da rimuovere.
Sugli elementi lapidei che presentavano microfratture e scagliature molto
sottili, il consolidamento coesivo e le stuccature sono state eseguite con
malte viscose a base di resina fluorurata.
Le superfici ad intonaco sono state armonizzate cromaticamente,
rispettando l’aspetto ormai storicizzato del campanile e comunque, con un
intervento rapportato ai decori superstiti e teso alla rilettura complessiva
del manufatto, certi che l’intervento avrebbe portato a una migliore
comprensione dell’architettura. Le integrazioni cromatiche dei dipinti si sono
limitate alla equilibratura cromatica dell’esistente ad acquerello. A chiusura
delle operazioni di restauro e a seguito dell’analisi dell’aspetto dell’intonaco
originario protetto sin dall’antichità e valutato per la buona durata
dell’edificio, si è scelto di applicare un protettivo silossanico
idrorepellente, che garantisce l’allontanamento delle acque meteoriche dalle
superfici esterne, pur permettendo l’evaporazione dell’umidità contenuta nelle
murature antiche. I vetusti serramenti con telaio in ferro che tamponavano le
aperture sono stati sostituiti con eleganti cristalli di sicurezza senza
struttura, che evidenziano la purezza delle bifore; il portoncino barocco al
piano terreno è stato restaurato e l’impianto elettrico interno completamente rifatto.
Gli elementi architettonici salienti del campanile, sono stati messi in valore
da un’illuminazione scenografica adeguata, che – utilizzando un colore di luce
più freddo rispetto all’illuminazione generale della chiesa più tendente al
giallo – rende evidente la lettura e distingue le fasi storiche – il romanico e
l’ottocento – del complesso monumentale.
Durante
i lavori, il campanile è nascosto dai ponteggi. (foto
P. Di Pascale)
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La
spesa totale del restauro è stata di € 139.000, coperta con contributi della
Conferenza Episcopale Italiana (C.E.I.) € 69.000; dal Comune di Bardonecchia €
50.000; dalla Fondazione CRT € 20.000.
Maria
Pia Dal Bianco