Celebrazione estiva alla cappella di N. S. del Monserrat (2 luglio 2007)
Santa Margherita alle Grange della Rhô
San Rocco alle Manne
N. D. du Charmaix (Modane)
Lavori per l’ampliamento di Maria Ausiliatrice
La casa “San Francesco” di Bardonecchia
Don Mosé, amico di Bardonecchia, diventa Vescovo
Santa Margherita alle Grange della Rhô
San Rocco alle Manne
N. D. du Charmaix (Modane)
Lavori per l’ampliamento di Maria Ausiliatrice
La casa “San Francesco” di Bardonecchia
Don Mosé, amico di Bardonecchia, diventa Vescovo
Teresa Sisto ha detto sì al Signore
Il dottor Bava ora è ufficiale
L’«addio alle armi» del colonnello Claudio Piccinini
Il dottor Bava ora è ufficiale
L’«addio alle armi» del colonnello Claudio Piccinini
* * *
Celebrazione
estiva
alla
cappella di N. S. del Monserrat (2 luglio 2007)
Il ciclo di celebrazioni alle cappelle site nelle borgate di
montagna della conca di Bardonecchia si apre tradizionalmente il 2 luglio,
festa della Visitazione del Monserrat. La giornata, tuttavia, quest’anno, è
umida e piovosa e non sembra favorire l’ascesa alla cappella lungo il sentiero
che, da Via La Rhô, si inerpica fino a raggiungere le Grange Rhô e l’omonimo
Colle, sentiero caratterizzato dalla presenza delle 14 tappe della Via Crucis.
Date le avverse condizioni meteorologiche, dopo un rapido giro di consultazioni
tra il gruppo di partecipanti ed il Parroco, si decide di salire in auto fino
alle Grange. Da lì partiamo dunque in processione e affrontiamo, sotto una fitta
pioggia, il tratto di strada che separa la borgata dalla Cappella, dedicata a
N. S. del Monserrat e sita a 1.748 m. s.l.m. Relativamente alla sua fondazione
i documenti storici non permettono di datarne l’anno, ma essa è menzionata in
scritti risalenti al 1600, allorquando era citata con il nome di S. Maria della
Visitazione. La consacrazione alla Vergine del Monserrat avvenne nel 1700 per
volontà di un marinaio bardonecchiese, scampato ad un naufragio lungo le coste
della Spagna. Egli volle ringraziare la Vergine Maria per la grazia ricevuta dedicando
la cappella al culto della Madonna Nera venerata sulle montagne della
Catalogna, della quale egli portò con sé una statua.
La statua che oggi ammiriamo non è purtroppo l’originale,
protagonista della settecentesca vicenda ricordata, in quanto essa fu rubata
circa venticinque anni fa, insieme ad alcuni dipinti. In occasione di un
pellegrinaggio, compiuto qualche anno fa dalla comunità bardonecchiese al
santuario spagnolo del Monserrat, si è deciso di riparare al danno subito
portando una nuova statua. Nel corso dell’Ottocento, su iniziativa di don
Agnès, Parroco di Bardonecchia, venne costruito il vestibolo con lo scopo di
accogliere, come un rifugio, i viandanti
che, numerosi, attraversavano il Colle della Rhô. Il pensiero
corre ai bardonecchiesi che, devoti alla Vergine del Monserrat, sono nati e
vissuti in questi luoghi, li hanno tanto amati e che ora sono tornati alla Casa
del Padre...
Le tappe di preghiera lungo la Via Crucis e la recita del S.
Rosario, guidate da don Franco, scandiscono il percorso, accompagnato dal
ticchettio delle gocce di pioggia sulle foglie e sull’erba, nel verde fresco
dell’estate.
Giunto alla cappella, resa veramente splendida dai lavori di
ristrutturazione recentemente eseguiti, il gruppo si riunisce all’interno di
questo vero e proprio piccolo santuario, adornato da ex-voto, statue e quadri
di pregevole fattura. Su tutti veglia la statua della Vergine, il cui altare è
oggi ricco di splendidi fiori che ne esaltano la bellezza.
Don Franco, nell’omelia pronunciata durante la celebrazione della
S. Messa, traccia un parallelo tra la testimonianza di fede di chi, in passato,
ha voluto edificare una cappella che fosse sia luogo di culto sia rifugio per i
viandanti in transito per questa valle, e la testimonianza di fede di chi, in
una piovosa giornata d’estate, ha voluto partecipare alla processione e alla
Messa. Il nostro Parroco ha ricordato come, nel complesso mondo in cui viviamo, agitato da guerre, catastrofi
naturali, ideologie contrapposte, opulenza ed estrema povertà, e tormentato dal
secolarismo e da un profondo senso di smarrimento spirituale, la fede si erga
quale unica fonte di speranza e di vero amore. La fede ci ha spinti fin quassù
e da qui dobbiamo ripartire...
Il Parroco ha poi descritto gli imponenti lavori di ristrutturazione e di consolidamento dei quali è stata oggetto la cappella e che, iniziati nel 2000 e da poco terminati, hanno interessato il terreno circostante (data la particolare posizione dell’edificio, quasi adagiato su un prato scosceso), la costruzione del sagrato, il rifacimento del tetto e del pavimento in legno, la tinteggiatura delle pareti e dei muri. In occasione della ricorrenza del 2 luglio 2006 e della celebrazione del suo Cinquantenario dall’Ordinazione Sacerdotale, don Paolo di Pascale aveva benedetto i restauri appena completati, ed oggi l’intera comunità non può non essere grata a tutti coloro che vi hanno profuso il loro appassionato impegno con i lavori svolti e a tutti i benefattori che vi hanno contribuito con donazioni ed offerte.
A nome di tutti don Franco ha ringraziato in particolar modo il cav. Silvio Medail, che ha curato e seguito con encomiabile volontà tutti i lavori eseguiti, perpetuando così una tradizione di famiglia: verso la fine dell’Ottocento, infatti, Giuseppe Medail divenne curatore della cappella e ne finanziò una prima ristrutturazione. Da allora la famiglia Medail è custode di N. S. del Monserrat. Al termine della celebrazione viene distribuito il pane benedetto, offerto dalla famiglia Medail, insieme ad un corroborante caffè caldo, per il tradizionale momento conviviale che contraddistingue le feste alle cappelle di montagna.
La Visitazione del Monserrat fu per i nostri avi, ed è ancora per noi, un antico santuario di montagna, adagiato su prati verdi d’estate e candidi d’inverno, baluardo della fede circondato dalle vette dei Re Magi, che da sempre vedono lo scorrere del tempo e l’alternarsi delle stagioni e che, lungi dal dividere, hanno sempre unito Italia e Francia e le loro genti.
Chiara Marino
Cappella della
Visitazione al
Monserrat. (foto
Silvio Medail)
La
Messa nel giorno della festa. (foto Gisella Tancini)
Santa
Margherita alle Grange della Rhô
Quest’anno non è un 20 luglio comune, perché si inaugurano con
gioia i restauri della cappella dedicata a Santa Margherita. Il gruppo di
pellegrini risale la mulattiera che dalle Manne porta alla Rhô desideroso di
ammirare i restauri della cappella completamente rinnovata. Dopo le tappe di
preghiera, risalendo l’ultimo tratto, si intravvede in alto, sopra di noi, tra
gli alberi, il tetto della cappella, rivestito in scandole totalmente rifatto
sormontato dal piccolo campanile su cui svetta la croce in ferro; nel frattempo
la campanella suona a distesa e diffonde i suoi gioiosi rintocchi che si
fondono con il canto delle litanie.
La facciata acquista maggiore risalto dalle pietre a vista che la
incornicia. Ben visibile, in alto a destra, la lanterna che fino al secolo
scorso veniva mantenuta accesa dall’unica famiglia residente in inverno alla
Rhô come un piccolo faro visibile da lontano per indicare la strada ai
viandanti che, sorpresi dalle tenebre, attraversavano il colle; ora tale
lanterna è stata riattivata ed è alimentata da un pannello solare montato sul
tetto. Le pareti esterne sono di colore giallo paglierino, intonacate di fresco. A fianco
delle finestre la meridiana totalmente restaurata è incorniciata come un
affresco; essa è impreziosita da due segni zodiacali simboleggianti le
costellazioni del “cancro” e della “bilancia”, mentre in alto è fatto
riferimento all’anno di costruzione: XVIII secolo, e a quello del restauro:
MMVII in numeri romani; interessanti poi le due notazioni poste in basso che ci
forniscono le coordinate: Lat. 45º09’03’’ e Long. 06º75’39’’.
Facendo l’ingresso nella cappella si notano il mancorrente, la
porta ed il pavimento in legno che bene si intonano con il paesaggio alpino. La
tinteggiatura interna è splendida. I pilastri laterali sono in due tonalità di
grigio: chiaro e scuro color pietra per sottolineare la solidità della
costruzione mentre le pareti di colore giallo pallido rischiarano l’ambiente
che è ampiamente illuminato oltre che dalle due storiche finestre del lato
destro anche da altre due nuove sul lato sinistro. I capitelli delle colonne
sono bianchi e creano un bel contrasto con la volta di colore rosa antico.
Il momento più toccante della celebrazione è stato durante
l’omelia, quando don Franco ha sintetizzato la storia della cappella. Documenti
attestano che le frequentazioni di questi pascoli alpini risalgono al 1488 dove
sorgeva un piccolo luogo di culto dedicato a Santa Margherita e a San Sebastiano.
Ingabbiata dai ponteggi in fase di restauro. (foto
P. Di Pascale)
82 - BARDONECCHIA E LE SUE FRAZIONI
Nel 1604 ci fu un primo restauro radicale (probabilmente le attuali
strutture murarie) a cui ne seguirono altre. Nel Bollettino parrocchiale del 1953
si legge come don Bellando si fece promotore di importanti lavori di
riparazione che vennero realizzati con l’aiuto dei volonterosi abitanti delle
Grange della Rhô che offrirono gratuitamente la loro opera manuale con corvées
per il trasporto del materiale necessario alla riparazione. Il tetto fu
completamente rifatto con nuove travature e ricoperto con 64 lamiere. La
campana, che fino ad allora era provvisoriamente appesa ad un trave fu sistemata in un piccolo campanile ad arcata in
muratura. La scala di accesso esterna, i muri ed i cornicioni lesionati
dall’umidità furono tutti restaurati con cura.
Ora, a distanza di 54 anni, si sono rese necessarie nuove ed
ulteriori opere di manutenzione e risanamento dall’umidità.
I restauri del 2007 danno alla cappella il suo rinnovato
splendore. Don Franco la affida a tutti i proprietari delle baite della
borgata, legati affettivamente a questa cappella incastonata dalle meravigliose
montagne che la circondano e raccomanda di mantenerla bene, di esserne
orgogliosi; durante il periodo estivo di tenerla aperta curandone il decoro con
fiori freschi che vanno rinnovati di frequente. Non si deve considerarla un
museo, ma la dimora di Dio, luogo di rifugio per lo spirito dove gli animi si
rinfrancano perché qui riceviamo l’esempio dei Santi patroni: Margherita di Antiochia
e Sebastiano, due giovani che si sono totalmente fidati di Gesù ed hanno
improntato le loro vite sul Vangelo. Siamo fiduciosi che anche i nostri giovani
si indirizzino a dei modelli di santità che diano loro dei valori cristiani da
imitare.
Al termine della Celebrazione Eucaristica è stato distribuito il
pane benedetto, che quest’anno è stato offerto da Livio e Giovanna Gerard. Poi è seguito il tradizionale ristoro: caffè con
dolci e panna montata, offerti dalle famiglie della Rhô a tutti i convenuti.
Franca
e Marco Rissone
Il
tetto di lamiera è scomparso.
Al
suo posto vi è il nuovo tetto di scandole. (foto P. Di Pascale)
La
cappella di S. Margherita splende nel suo restauro. (foto
Franca Francou)
ATTUALITÀ
- 83
* *
*
Il giorno della festa con Maria e Giulia Gallicet,
la
mamma Giovanna e il nonno Riccardo Rastelli. (foto Rastelli)
84 -
BARDONECCHIA E LE SUE FRAZIONI
San
Rocco alle Manne
Anche l’antica cappella di San Rocco, da quest’estate 2007, appare
rinnovata e ringiovanita. Un imponente lavoro di restauro l’ha riportata in una
veste piena di splendore.
La fondazione dell’edificio è attestata dal Voto del 29 giugno
1630, voluto a seguito dell’epidemia di peste che aveva decimato Bardonecchia.
La cappella, costruita nel medesimo anno alle Manne, fu distrutta da una alluvione
e interamente ricostruita nel 1700. Nei
secoli successivi ebbe vari restauri, dei quali gli ultimi risalivano al 1953,
quando il vecchio tetto in lose dal quale, come si evince dalle cronache del
tempo, si infiltrava abbondante l’acqua piovana, fu sostituito da una copertura
in lamiera.
A distanza di oltre mezzo secolo si è reso necessario ridare
brillantezza a un edificio divenuto fatiscente. La cappella di San Rocco, ora
delimitata da una semplice staccionata che ne segnala e preserva la proprietà, si
presenta con una nuova copertura di lose, posate su un tavolato
impermeabilizzato, completa di grondaie e discese di rame per lo scolo
dell’acqua piovana. I vecchi finestroni sono stati sostituiti, applicando vetri
cattedrale che diffondono all’interno una calda luce, rendendo l’ambiente più
accogliente e raccolto. Le pareti sia esterne che interne sono completamente
tinteggiate con i colori approvati dalla Soprintendenza.
Anche l’antica pavimentazione lignea in larice ha avuto uno
speciale trattamento di restauro conservativo ad opera della Ditta specializzata
di Guido Padovan.
L’arredo è stato completamente rinnovato con la sostituzione dei vecchi
banchi, provenienti dalla chiesetta di Maria Ausiliatrice, che male si
adattavano per la loro misura e foggia all’ambiente, con dieci nuovi banchi,
ordinati su misura ad una Ditta di San Damiano d’Asti.
Cappella
di S. Rocco: esterno... (foto t.col. G. de Franceschi)
...e
interno. (foto t.col. G. de Franceschi)
La cappella, nel suo insieme, si presenta accogliente, ordinata e degna,
anche se viene usata solo un paio di volte
all’anno: per il Vespro del giovedì di metà Quaresima e per la Messa del 16
agosto.
Le ingenti spese, solo in parte sono a carico della Parrocchia e
riguardano i finestroni, il palchettista, la tinteggiatura interna e i banchi,
per un totale di circa 19.000 Euro, mentre la fetta più sostanziosa di spesa –
che concerne la parte muraria eseguita dalla Edilgrimaldi: rifacimento completo
del tetto in lose, scrostatura e nuova rinzaffatura delle pareti esterne,
costruzione del marciapiede perimetrale, lavori di lattoneria, tinteggiatura esterna
– è stata offerta con una spesa di 50.000 Euro dal dott. Guido Mazza Midana e Signora
in memoria dei defunti delle loro famiglie.
La riconoscenza per tale gesto di enorme generosità è davvero
infinita e va loro la gratitudine di tutti, perché senza questa elargizione non
sarebbe stato possibile mettere mano a un lavoro così dispendioso. Giovedì 16
agosto, alla presenza anche dei benefattori, ha avuto luogo la benedizione dei
restauri, nel corso della Messa in onore di San Rocco,
con tantissimi devoti che hanno affollato la chiesa e le strada
prospicente. Da tutti sono sgorgate sincere parole di lode e di complimenti per
i risultati ottenuti. Ora, anche per le famiglie di Alda e Franco Barneaud,
custodi della cappella, sarà più facile procedere alla sua pulizia e al
riordino. Anche a loro un cordiale ringraziamento.
Rallegramenti e complimenti al geom. Piero Scaglia, coadiuvato dal
geom. Mario Rossetti, per il progetto e le pratiche burocratiche; alla Ditta Romanello Bruno per la
decorazione; al Laboratorio di restauro Lussiana per gli accorgimenti pittorici
voluti per valorizzare le linee settecentesche dell’edificio; alla Ditta
Barbatano per le grondaie e al sig. Paolo Giachino per i finestroni.
Con
il dott. Guido Mazza Midana. (foto
t.col. G. de Franceschi)
Benedizione
dei restauri. (foto Angelo Bosco)
86 -
BARDONECCHIA E LE SUE FRAZIONI
N.
D. du Charmaix (Modane)
DUE
E PIÙ RAGIONI DI FEDE, “UNA DI CAMPANILE”
Charmaix: a me piace pensare che il suo titolo stia per l’abbreviato
“fascino”. Del resto, vorrei che tutti, tutti quanti, potessero andare lassù. Scesi
dal mezzo, in una curva dello stradone, ci eravamo incamminati lungo la strada
bianca che ci avrebbe condotti, nella preghiera, insieme verso una fonte della
spiritualità, là visibile sull’orlo del torrente sottostante. Ci sorreggeva
nelle invocazioni la nostra paziente guida: don Franco.
Le liturgie, quelle sono state le prime a trascinarmi nella dolce
atmosfera del Credo. Non si può entrare con tanta foga delle odi dei Vespri, se non si è sicuri di
essere nel giusto. Bisognava sentire e vedere la nostra gente per essere
trasportati con loro. Questa è stata, tra le altre, una delle prime certezze.
Ed ancora la risalita lungo il prato con il crocifisso ed il
potenziale altare, dove credo si celebrino le Messe da campo nelle belle
giornate di ricorrenza della N. D. di Charmaix. Poi, il rientro. Breve
preghiera di ringraziamento. Ma la gioia, oltre che la nostra, del nostro
Parroco, allo sfociare dell’autobus oltre lo sbocco, del pur maestoso tunnel del
Frejus, sulla conca della “Italica Valle” (avrebbe detto un nostro antico poeta),
è stata rumorosa e coinvolgente.
Poche fermate intermedie e quella finale in piazza “Campo della
fiera” sotto gli alberi che si stavano preparando per la notte.
Una onesta stretta di mano a quelle persone che erano state con
noi lassù, dove di sicuro c’è qualcosa in cui credere.
G. Bernardi
I
pellegrini di Bardonecchia
in
processione verso il santuario. (foto Lidio Tancini)
L’antica
immagine della Madonna Nera
venerata
allo Charmaix. (foto Lidio Tancini)
ATTUALITÀ
– 87
Lavori
per l’ampliamento di Maria Ausiliatrice
Il 18 giugno del 2005 aveva luogo, in una affollata riunione nella
cappella invernale della nostra chiesa, la presentazione del progetto di
ristrutturazione per l’ampliamento della chiesa di Maria Ausiliatrice,
predisposto – come auspicato e quindi approvato dalla Soprintendenza per i Beni
Architettonici e il Paesaggio del Piemonte – senza ledere il ruolo che l’edificio esistente aveva avuto durante il corso
degli anni nella collettività bardonecchiese. Dopo molteplici rinvii, il Comune
ha rilasciato il richiesto permesso di costruire il 19 dicembre 2006, per cui
si sono potuti finalmente appaltare i lavori per la loro esecuzione, dando
corso all’apertura del cantiere il 10 settembre u.s.
Se la stagione invernale lo consentirà, senza essere particolarmente
rigida, l’ampliamento di Maria Ausiliatrice verrà realizzato entro l’estate del
2008.
88 - BARDONECCHIA E LE SUE FRAZIONI
La
casa “San Francesco” di Bardonecchia
GENESI
E... ATTUALITÀ
Chi percorre il Viale della Vittoria verso il Melezet e la Valle
Stretta, a un certo punto incontra... San Francesco. È una statua bronzea che
si curva su una fontana dal fresco zampillo. Accanto a lui un agnello, simbolo di
tutte le creature di Dio. Segue una grande casa dall’aspetto un po’ severo. Ma
se il nostro viandante entra nel cortile scopre altre realtà: la pineta, il
torrente e, nell’estate, i gazebo sul prato, il carrettino fiorito e gli ombrelloni
aperti sulla terrazza del primo
piano.
Ma come è nata questa casa-convento dedicata a San Francesco?
Nel 1937 è stata eretta dalla generosità di una terziaria
francescana della Fraternità di Sant’Antonio in Torino. Lo scopo: preparare una
sede conveniente per le vacanze estive degli studenti, curando quelli che
avevano problemi di salute. La casa funzionò poi come convento, avendo al
centro una piccola cappella molto intima e raccolta.
Dal cortile, guardando verso il tetto, si nota la sagoma di una
piccola pagoda, cosa che ha suscitato la mia curiosità. Mi è stato risposto che
nel convento ha soggiornato il p. Davide Formiglia, reduce dalla Cina quando,
negli anni ’50 del secolo scorso, i nostri missionari furono perseguitati e
scacciati. Evidentemente il padre ha voluto fissare, in un ambiente tanto
diverso, un ricordo della terra lontana in cui aveva lavorato e sofferto per il
Regno.
Il convento è stato sempre un riferimento per gli abitanti della
zona, dato che il paese di Bardonecchia si è sempre più esteso dal Borgo
Vecchio verso i dintorni. A un certo punto si è resa necessaria la costruzione,
a fianco del convento, della grande cappella che, nell’ottobre 1976, fu consacrata
da Sua Ecc.za il Vescovo Garneri di Susa. Anche oggi la chiesa, ampia e
luminosa, accoglie i fedeli del posto e i numerosi gitanti di un giorno e
villeggianti che cercano ristoro
e aria pura in quella splendida conca montana.
Nel 2005 la casa è stata ristrutturata: ogni camera ha il suo
servizio e le sale del piano terreno sono disposte in un modo più razionale e
accogliente.
Così rinnovata, la casa ha ospitato, durante le Olimpiadi, la Polizia di Stato con il Reparto Sanità e la Scientifica e, durante le Universiadi, partecipanti alle gare e giovani addetti ai vari servizi.
Nell’inverno, nell’apposito locale sottostante la casa, sono ospitati gli scout di Bardonecchia e dintorni. Nei mesi estivi metà della pineta è in gestione alla Pro Loco per l’Estate Ragazzi.
Ma la casa San Francesco ha altre prospettive, aprendosi ad una più ampia accoglienza. Potrà ospitare sacerdoti e religiosi, appartenenti all’Ordine Francescano Secolare, famiglie e gruppi, privilegiando l’ambito pastorale-turistico.
Mantenendo il suo stile, la casa ha già offerto e offrirà anche ai villeggianti e ai turisti momenti di spiritualità francescana, presentando grandi figure che a quella spiritualità si sono ispirate. A tutti è in grado di offrire momenti di riposo (il mormorio del torrente culla dolcemente...) e anche momenti impegnativi per lo spirito, in una cornice di bellezza e di armonia che l’accoglienza delle persone rende più calda e simpatica.
Maria Cinato
____________
HO
INCONTRATO UN UOMO SULLA CROCE
Ero
uscito per saziarmi di sole,
trovai
un uomo che si dibatteva nel dolore della crocifissione.
Mi
fermai e gli dissi: «Permetti che io ti aiuti a staccarti dalla croce».
Ma
lui rispose: «Lasciami dove sono;
i
chiodi nelle mie mani e nei piedi, le spine intorno al capo, la lancia nel mio
cuore.
Io
dalla croce non scendo da solo
o
dalla croce non scendo fino a quando, per staccarmi,
non
si uniranno tutti gli uomini».
Gli
dissi: «Cosa vuoi allora, che io faccia per te?».
Mi
rispose: «Vai per il mondo
e
di’ a coloro che incontrerai che c’è un Uomo inchiodato sulla croce».
Fulton
J. Sheen
-_
------------------------------
ATTUALITÀ
- 89
90 -
BARDONECCHIA E LE SUE FRAZIONI
Don
Mosé, amico di Bardonecchia,
diventa
Vescovo
Non è stato certamente un caso, essermi trovato a Cagliari, per
impegni del mio ufficio, nel giugno 2006, pochi giorni dopo la comunicazione
ufficiale della nomina a Vescovo Ausiliare del capoluogo sardo di don Mosé
Marcia, che conoscevo da più di vent’anni, e che avevo voluto rivedere e sempre
con molta festa e gioia, in questi ultimi anni, nelle mie visite in Sardegna.
Doveva essere qualche filo della provvidenza a ricamare, perché in quel momento
sentivo di portare Bardonecchia con me, quella Bardonecchia a cui don Mosé è
legato da ricordi affettuosi e sereni.
Già agli inizi degli anni Ottanta, per diversi anni di seguito,
infatti, don Mosé fu villeggiante di Bardonecchia e accompagnatore di quel
sant’uomo che era Mons. Bonfiglioli, Arcivescovo di Cagliari. Nella perla delle
Alpi, il Presule veniva a trovare un po’ di sollievo alla sua salute fattasi
flebile e ristoro alle sue pesanti fatiche pastorali, essendo un uomo che non
si era mai risparmiato, nelle sue alte responsabilità ecclesiali (classe 1910,
emiliano d’origine, appartenente al
Clero di Luni, fu giovane Vescovo prima a Nicotera e Tropea e poi a Siracusa).
Erano ospiti attesi e abituali del Cenacolo Domenicano di via Medail (che bei
tempi quelli in cui era aperta quella casa benedetta). Iniziammo così a
conoscere quel simpatico e giovane prete sardo, attivo, dinamico, che sprizzava
voglia di vivere da tutti i pori e trasmetteva una certa solidità di vita sacerdotale.
Insomma un prete vero, di cui fidarsi fin da subito. Soprattutto era un grande
esempio nella sua entusiasta dedizione al suo Vescovo di cui non solo era segretario,
autista, infermiere, factotum, ma soprattutto figlio pieno di carità, cure e attenzioni,
sempre vigile e presente, anche quando le situazioni di salute di Mons. Bonfiglioli
si facevano sentire nella loro pesantezza. Eppure don Mosé, non solo non perdeva
il suo sorriso e te lo trasmetteva, ma sapeva anche far sorridere proprio lui, Mons.
Bonfiglioli, e magari nel pieno delle sue sofferenze, che pure cercava di
attutire e dissimulare con molta forza evangelica.
Molti bardonecchiesi e villeggianti lo ricorderanno, certamente,
nel vederlo passeggiare per Bardonecchia o accompagnare l’Arcivescovo in
macchina. Lo vedevamo poi assiduo alle funzioni e alle iniziative più
importanti, in chiesa parrocchiale, e soprattutto alla festa patronale di
Sant’Ippolito, animatore di comunione sacerdotale con gli uni e gli altri.
L’ho rivisto poi, dopo che da tempo il suo Padre Arcivescovo era
passato a miglior vita, e l’ho ritrovato prima Parroco, zelante e veramente in
trincea, poi incaricato di vari ruoli in Curia, anche come Economo Diocesano,
quindi potendo esplicare tutta la sua concretezza.
Ciò che già vedevamo in lui, in quel mese che stava a
Bardonecchia, è venuto via via sempre più in luce: spirito di servizio, umiltà,
capacità di ascolto e grande umanità, che sono solo alcune delle
caratteristiche che fanno parte della personalità di Mons. Marcia. Il Clero di
Cagliari, l’ho potuto verificare di persona, ha ritenuto la scelta di don Mosé
come Ausiliare di Cagliari una scelta felice, anche perché è una persona
amabile, sempre sorridente, mai imbronciato, neanche nelle situazioni più difficili.
Sono in molti i preti che mi hanno parlato del suo servizio a Mons.
Bonfiglioli, accudito fino all’ultimo istante della sua malattia come un padre,
e questo dice molto dell’umanità del
nuovo Vescovo Ausiliare. Ho scoperto poi qualcosa che potrebbe passare inosservato
e che mi è stato confermato: don Mosé è uomo ed ecclesiastico di cultura,
moderna e teologica.
Consacrato l’8 settembre 2006 nel santuario di Bonaria,
all’Arcivescovo Mani che lo presentava al Clero cagliaritano, dicendo: «Mi auguro e son contento che in don Mosé tutto il nostro
santo presbiterio cagliaritano si senta promosso», Mons. Mosé Marcia ha
ricordato subito e pubblicamente il testamento spirituale di Bonfiglioli, da
lui definito «padre, maestro, fratello e amico», citandolo: «Credo la Santa
Chiesa Cattolica». «In questo momento», ha detto Mons. Mosé visibilmente
emozionato, «faccio mie quelle parole». Simpaticamente poi, ma anche
significativamente ha concluso, in quell’occasione dell’annuncio della sua nomina: «Lo Spirito
Santo è un dono, e per questo bisogna chiederlo. Sbucciamoci le ginocchia per
chiederlo».
Il Vescovo Ausiliare di Cagliari ha compiuto 64 anni. Venne ordinato sacerdote el 1973, nella chiesa parrocchiale di San Sperate, paese in cui è nato e in cui era tornato a vivere di recente, dopo la scomparsa della cara mamma. «Più che vivere, ci torno a dormire – ama ripetere lui sorridendo –, il mio tempo lo passo a Cagliari».
La sua era quella che in gergo si chiama una “vocazione adulta” e dal 1973 fu per tanti anni, prima con Mons. Bonfiglioli, poi con Mons. Canestri (piemontese, di Alessandria, ora Cardinale) segretario arcivescovile. Un incarico delicato, come tutti quelli che si basano sulla fiducia, che richiede cura e discrezione, sempre riconosciuta a don Mosé. Alla fine degli anni ’80 fu anche Rettore del Seminario, incarico che lasciò per fare il Parroco a San Pietro e Paolo, nel popoloso quartiere di Is Mirrionis, dove ha lasciato una traccia indelebile. Tanti cagliaritani ricordano ancora molto bene il grande lavoro fatto nei quasi dieci anni che vi ha trascorso, anche per fare sistemare la chiesa, il cui tetto, alla vigilia di una Domenica delle Palme era improvvisamente crollato, con i conseguenti disagi. Ma non lui che non si fermò un attimo e – mi raccontò – ha dovuto affrontare tante battaglie, anche burocratiche per vedere avviata la ristrutturazione.
Il Vescovo Ausiliare di Cagliari ha compiuto 64 anni. Venne ordinato sacerdote el 1973, nella chiesa parrocchiale di San Sperate, paese in cui è nato e in cui era tornato a vivere di recente, dopo la scomparsa della cara mamma. «Più che vivere, ci torno a dormire – ama ripetere lui sorridendo –, il mio tempo lo passo a Cagliari».
La sua era quella che in gergo si chiama una “vocazione adulta” e dal 1973 fu per tanti anni, prima con Mons. Bonfiglioli, poi con Mons. Canestri (piemontese, di Alessandria, ora Cardinale) segretario arcivescovile. Un incarico delicato, come tutti quelli che si basano sulla fiducia, che richiede cura e discrezione, sempre riconosciuta a don Mosé. Alla fine degli anni ’80 fu anche Rettore del Seminario, incarico che lasciò per fare il Parroco a San Pietro e Paolo, nel popoloso quartiere di Is Mirrionis, dove ha lasciato una traccia indelebile. Tanti cagliaritani ricordano ancora molto bene il grande lavoro fatto nei quasi dieci anni che vi ha trascorso, anche per fare sistemare la chiesa, il cui tetto, alla vigilia di una Domenica delle Palme era improvvisamente crollato, con i conseguenti disagi. Ma non lui che non si fermò un attimo e – mi raccontò – ha dovuto affrontare tante battaglie, anche burocratiche per vedere avviata la ristrutturazione.
Nominato poi economo della Diocesi, è anche canonico della
Cattedrale, senza dimenticare che per tanti anni è stato assistente dell’Azione
Cattolica. Ricordarlo, in modo più dettagliato sul nostro Bollettino, mi sembra
un dovere, oltre che un piacere, anche perché ciò che insegna a noi è quella
sorridente umiltà e obbedienza di cuore alla Chiesa che fa capire quanto sia
grande l’appartenenza Cristo.
Don
Claudio Jovine
A destra
Mons. Mosé Marcia,
neo
Vescovo Ausiliare di Cagaliari.
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BARDONECCHIA E LE SUE FRAZIONI
Grande
festa!
Teresa
Sisto ha detto sì al Signore
Domenica 15 luglio 2007, nel convento delle Suore Carmelitane di
Santa Teresa di Torino, in una solenne e coinvolgente celebrazione, Teresa
Sisto ha dichiarato il suo sì al Signore. La nostra concittadina, impiegata per
alcuni anni presso il commissariato di Polizia di Bardonecchia, ma soprattutto
catechista e fedele devota nella nostra parrocchia e nostra cara amica, ha
fatto la sua professione temporanea.
Noi, amici di Bardonecchia, abbiamo voluto dimostrare con la
nostra presenza e con il saluto del Parroco il nostro affetto, come segno
evidente che ha profondamente segnato i nostri cuori. Di lei ci ha colpito la
sua determinazione, ma allo stesso tempo la sua delicatezza, e la sua
disponibilità naturale verso l’altro.
Tutto è speciale in lei, ricordo in particolare il suo accostarsi
al Signore nell’Eucaristia, e il soffermarsi a lungo in preghiera davanti al Santissimo.
È qui a Bardonecchia, in questo meraviglioso spettacolo della natura, che
Teresa Sisto ha maturato la sua vocazione, oppure l’aver pregato davanti alle
reliquie di Santa Teresa di Gesù Bambino, transitate presso la nostra
parrocchia nel settembre dell’anno 2000?
Non si può sapere quale sia stato il momento della sua chiamata,
certo è che i parenti, le numerose consorelle, i suoi amici di Bra (suo paese
di provenienza) e noi, in un clima di intimità familiare, abbiamo gioito nel
vederla inginocchiarsi e ricevere il velo nero.
Ci vorranno ancora alcuni anni di riflessione e di preghiera per
fare i voti perpetui, però è già un gran passo in avanti verso il Signore. Complimenti
e auguri, Teresa, e prega per noi che ti vogliamo bene.
Alba Siclari Negro
Al
termine della celebrazione Suor Teresa si intrattiene
con
una delegazione di bardonecchiesi. (foto Alba Negro)
La
consegna del velo nero della Professa
che
sostituisce quello bianco della Novizia. (foto Alba Negro)
ATTUALITÀ
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Il
dottor Bava ora è ufficiale
Non soltanto ai Sindaci dei Comuni olimpici è stata conferita l’onorificenza
di ufficiale, la più alta carica dopo quella di cavaliere, inserita all’interno
dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Come dice la legge n. 178 del
3 marzo 1951 tale Ordine è destinato a «ricompensare benemerenze acquisite
verso la Nazione nel campo delle lettere, delle arti, e nel disimpegno di
pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici ed
umanitari». Molto conosciuto e amato da bardonecchiesi e turisti è il dottor
Pier Giorgio Bava, che ha ricevuto questa importante onorificenza: «Quando mi è
stata consegnata ero molto emozionato, anche se lo sono stato soprattutto
quando, in occasione della festa dell’Avis al Palazzo delle Feste di Bardonecchia,
il 14 ottobre, me lo sono sentito annunciare a voce».
Ma com’è arrivata l’onorificenza? «Sono stato fondatore Avis
Bardonecchia, e la cosa è piaciuta ai locali – risponde Bava –, in questi 42
anni di vita della sezione sono state fatte più di 12 mila donazioni,
tantissime per un paese come Bardonecchia. Io personalmente sono arrivato al
traguardo di 112. La sezione Avis si è fatta così promotrice per farmi avere
questa onorificenza, che mi è stata consegnata nei locali Scuola di
Applicazione Militare a Torino il 4 novembre scorso».
Ma ripercorriamo la storia della sua vita: «Sono nato a Genova per
combinazione, mia mamma era originaria della Valle di Susa. Mi sono trasferito
qui a Bardonecchia da Susa, e la mia infanzia l’ho vissuta a Meana – racconta
Bava –. Mi sono laureato in Medicina e Chirurgia nel 1961, successivamente ho
conseguito le specializzazioni in Medicina del lavoro, Anestesiologia,
Pediatria ed Odontoiatria». Come mai scelse di trasferirsi proprio a
Bardonecchia? «A volte dal niente vengono fuori cose che cambiano la tua vita –
risponde –: nel 1963 quando il medico condotto di Bardonecchia ebbe un
incidente stradale fu portato all’ospedale di Susa, dove io prestavo servizio.
La sua preoccupazione primaria fu quella di cercare un sostituto lì
nell’ambiente ospedaliero. L’idea di andare in alta valle non mi dispiaceva e così
mi offrii volontario; nell’estate lavorai alcune settimane a Bardonecchia e quando
il 31 dicembre andò in pensione io presi il suo posto. Il 1º gennaio 1964 mi trasferii
come medico condotto ed iniziai ad occuparmi di traumatologia d’urgenza, e oggi sono ancora qui». Negli anni ha costruito un
poliambulatorio con numerose attrezzature mediche e oggi i suoi figli, Manuela
e Antonello, che hanno seguito le orme del padre, esercitano la professione di
odontoiatri.
Ma dopo tanti anni di lavoro quali sono i suoi progetti per il
futuro? «Spero che il detto “promoveatur ut amoveatur”, ossia che sia promosso
per poterlo rimuovere, non venga applicato alla mia persona, ora ho 72 anni, ma
per il momento non mi sento ancora inutile, per questo continuerò a lavorare
nel mio studio, anche se ovviamente un po’ meno rispetto al passato».
Susanna Mozzatto
Il
dottor Bava (a destra) con il Sindaco Avato.
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BARDONECCHIA E LE SUE FRAZIONI
L’«addio
alle armi» del colonnello Claudio Piccinini
In data 30 ottobre 2007, nel corso di una suggestiva cerimonia presso
la Base Logistica, alla presenza del gen. Giovanni Sulis – vicecomandante della
Regione Militare Nord Ovest – c’è stato il passaggio di consegne tra il col.
Claudio Piccinini ed il magg. Franco Fratianni.
Il colonnello Piccinini, dopo 32 anni di attività a Bardonecchia, ha
lasciato il servizio attivo per raggiunti limiti d’età. Aveva iniziato la sua
“carriera militare” nel 1969 alla Scuola di Fanteria di Spoleto. A Bardonecchia
era venuto nel giugno 1974 per un incarico provvisorio di 10 giorni, ma il
cambio non arrivò mai, ed il “provvisorio” divenne definitivo; anche perché
l’allora sergente Piccinini a questa sua attività, ed a Bardonecchia, si stava
affezionando sempre più. Nel 1978, dopo aver vinto il concorso, transitò nel
ruolo Ufficiali, e fu nominato s.tenente in SPE di Fanteria. Come tale fu
comandante del Reparto Servizi del Distretto Militare di Torino.
Rientrò poi a Bardonecchia dove da tenente (1980) e da capitano
(1986) svolse i suoi vari incarichi in supporto ai comandanti di allora. Con la
promozione a maggiore (1993) assunse a pieno titolo gli incarichi di comandante
della Base Logistico- Addestrativa di Bardonecchia e gestore del Soggiorno
Militare “Tabor”. Promosso tenente colonnello nel 1996, lasciò Bardonecchia per
alcuni anni per assumere la direzione del Circolo Ufficiali di Presidio di
Torino.
Nell’ottobre ’99 poté rientrare definitivamente a Bardonecchia, dove
desiderava continuare e concludere la sua carriera
militare; come di fatto è avvenuto. Per un certo periodo era stato
anche direttore della Base Logistica di San
Remo, mentre da Bardonecchia aveva avuto anche giurisdizione sui
distaccamenti di Cesana Torinese, Valtournenche e rifugio “Venini”, al
Sestriere. Promosso colonnello dal 1º luglio 2007, Piccinini è insignito della
croce di Cav. Ufficiale e di quella d’oro per anzianità di servizio. È
coniugato dal 1974 con la signora Maria Stella Casa, ed ha un figlio – Dimitri
– dottore in Scienze Politiche e master in Studi Strategici.
Da
sinistra: il colonnello Claudio Piccinini, il generale Giovanni Sulis
e il
maggiore Franco Fratianni. (foto t.col. G. de Franceschi)
Da
sinistra: il Sindaco Francesco Avato, il col. Claudio Piccinini,
il
gen. Giovanni Sulis. (foto t.col. G. de Franceschi)
ATTUALITÀ
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Alla cerimonia di saluto, presenti i Sottufficiali ed i militari
della Base Logistica, c’erano anche il Sindaco di Bardonecchia Francesco Avato
con il vice Claudio Guiffre ed il Gonfalone comunale, ed il commissario di
P.S., che hanno consegnato al col. Piccinini delle targhe ricordo. Ed inoltre
il Sindaco di Salbertrand Biolati, il Comandante la Compagnia Carabineri di
Susa coi marescialli di Bardonecchia e di Oulx, il luogotenente Cicchini della
Guardia di Finanza ed il maresciallo comandante della Forestale. La Chiesa
locale era rappresentata da padre Mauro dei Francescani, impossibilitato il
Parroco per la concomitanza di alcune celebrazioni funebri.
Ora in quel di Verolengo, novello Cincinnato, Piccinini potrà
dedicarsi ai suoi hobbies: agricoltura e giardinaggio, bricolage, pesca...
Dopo tanti anni trascorsi a Bardonecchia, la sua figura era
talmente nota a tutti che ben poco avremmo da poter aggiungere. Ma una cosa
possiamo dirla: che si faceva punto d’onore a che il Soggiorno Militare fosse
presente, in rappresentanza dell’Esercito, ai principali avvenimenti religiosi
che si celebravano in Sant’Ippolito, dalla Festa Patronale del 13 agosto alla
Messa di Natale. Lui era sempre presente, e quasi sempre era accompagnato da
qualche maresciallo ed alcuni soldati liberi dal servizio; e ci teneva che a
Sant’Ippolito anche due suoi ragazzi facessero servizio d’onore presso
l’altare, con Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza. Per i suoi Fanti o
Alpini non c’era a disposizione alcuna “alta uniforme” (come a Roma per
Granatieri e Lancieri di Montebello), ma intanto c’erano!
Giuseppe de Franceschi
* *
*
Desidero rivolgere un personale saluto e ringraziamento al col.
Piccinini per le tante attenzioni avute nei confronti della Parrocchia negli
anni trascorsi a Bardonecchia, ed anche per la sollecitudine con la quale,
soprattutto nei mesi estivi, ha provveduto affinché si celebrasse la Messa
festiva al Soggiorno Militare. Grazie. Rallegramenti. Auguri di ogni bene.
Il
Parroco
Al
termine della cerimonia: il t.col. de Franceschi,il col. Piccinini e il magg.
Fratianni con le loro consorti. (foto t.col. G. de
Franceschi)
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BARDONECCHIA E LE SUE FRAZIONI