15/02/08

ATTUALITÀ (2007)


Celebrazione estiva alla cappella di N. S. del Monserrat (2 luglio 2007)
Santa Margherita alle Grange della Rhô
San Rocco alle Manne
N. D. du Charmaix (Modane)
Lavori per l’ampliamento di Maria Ausiliatrice
La casa “San Francesco” di Bardonecchia
Don Mosé, amico di Bardonecchia, diventa Vescovo
Teresa Sisto ha detto sì al Signore
Il dottor Bava ora è ufficiale
L’«addio alle armi» del colonnello Claudio Piccinini

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Celebrazione estiva
alla cappella di N. S. del Monserrat (2 luglio 2007)
Il ciclo di celebrazioni alle cappelle site nelle borgate di montagna della conca di Bardonecchia si apre tradizionalmente il 2 luglio, festa della Visitazione del Monserrat. La giornata, tuttavia, quest’anno, è umida e piovosa e non sembra favorire l’ascesa alla cappella lungo il sentiero che, da Via La Rhô, si inerpica fino a raggiungere le Grange Rhô e l’omonimo Colle, sentiero caratterizzato dalla presenza delle 14 tappe della Via Crucis. Date le avverse condizioni meteorologiche, dopo un rapido giro di consultazioni tra il gruppo di partecipanti ed il Parroco, si decide di salire in auto fino alle Grange. Da lì partiamo dunque in processione e affrontiamo, sotto una fitta pioggia, il tratto di strada che separa la borgata dalla Cappella, dedicata a N. S. del Monserrat e sita a 1.748 m. s.l.m. Relativamente alla sua fondazione i documenti storici non permettono di datarne l’anno, ma essa è menzionata in scritti risalenti al 1600, allorquando era citata con il nome di S. Maria della Visitazione. La consacrazione alla Vergine del Monserrat avvenne nel 1700 per volontà di un marinaio bardonecchiese, scampato ad un naufragio lungo le coste della Spagna. Egli volle ringraziare la Vergine Maria per la grazia ricevuta dedicando la cappella al culto della Madonna Nera venerata sulle montagne della Catalogna, della quale egli portò con sé una statua.
La statua che oggi ammiriamo non è purtroppo l’originale, protagonista della settecentesca vicenda ricordata, in quanto essa fu rubata circa venticinque anni fa, insieme ad alcuni dipinti. In occasione di un pellegrinaggio, compiuto qualche anno fa dalla comunità bardonecchiese al santuario spagnolo del Monserrat, si è deciso di riparare al danno subito portando una nuova statua. Nel corso dell’Ottocento, su iniziativa di don Agnès, Parroco di Bardonecchia, venne costruito il vestibolo con lo scopo di accogliere, come un rifugio, i viandanti
che, numerosi, attraversavano il Colle della Rhô. Il pensiero corre ai bardonecchiesi che, devoti alla Vergine del Monserrat, sono nati e vissuti in questi luoghi, li hanno tanto amati e che ora sono tornati alla Casa del Padre...
Le tappe di preghiera lungo la Via Crucis e la recita del S. Rosario, guidate da don Franco, scandiscono il percorso, accompagnato dal ticchettio delle gocce di pioggia sulle foglie e sull’erba, nel verde fresco dell’estate.
Giunto alla cappella, resa veramente splendida dai lavori di ristrutturazione recentemente eseguiti, il gruppo si riunisce all’interno di questo vero e proprio piccolo santuario, adornato da ex-voto, statue e quadri di pregevole fattura. Su tutti veglia la statua della Vergine, il cui altare è oggi ricco di splendidi fiori che ne esaltano la bellezza.
Don Franco, nell’omelia pronunciata durante la celebrazione della S. Messa, traccia un parallelo tra la testimonianza di fede di chi, in passato, ha voluto edificare una cappella che fosse sia luogo di culto sia rifugio per i viandanti in transito per questa valle, e la testimonianza di fede di chi, in una piovosa giornata d’estate, ha voluto partecipare alla processione e alla Messa. Il nostro Parroco ha ricordato come, nel complesso mondo in cui viviamo, agitato da guerre, catastrofi naturali, ideologie contrapposte, opulenza ed estrema povertà, e tormentato dal secolarismo e da un profondo senso di smarrimento spirituale, la fede si erga quale unica fonte di speranza e di vero amore. La fede ci ha spinti fin quassù e da qui dobbiamo ripartire...

Il Parroco ha poi descritto gli imponenti lavori di ristrutturazione e di consolidamento dei quali è stata oggetto la cappella e che, iniziati nel 2000 e da poco terminati, hanno interessato il terreno circostante (data la particolare posizione dell’edificio, quasi adagiato su un prato scosceso), la costruzione del sagrato, il rifacimento del tetto e del pavimento in legno, la tinteggiatura delle pareti e dei muri. In occasione della ricorrenza del 2 luglio 2006 e della celebrazione del suo Cinquantenario dall’Ordinazione Sacerdotale, don Paolo di Pascale aveva benedetto i restauri appena completati, ed oggi l’intera comunità non può non essere grata a tutti coloro che vi hanno profuso il loro appassionato impegno con i lavori svolti e a tutti i benefattori che vi hanno contribuito con donazioni ed offerte.
A nome di tutti don Franco ha ringraziato in particolar modo il cav. Silvio Medail, che ha curato e seguito con encomiabile volontà tutti i lavori eseguiti, perpetuando così una tradizione di famiglia: verso la fine dell’Ottocento, infatti, Giuseppe Medail divenne curatore della cappella e ne finanziò una prima ristrutturazione. Da allora la famiglia Medail è custode di N. S. del Monserrat. Al termine della celebrazione viene distribuito il pane benedetto, offerto dalla famiglia Medail, insieme ad un corroborante caffè caldo, per il tradizionale momento conviviale che contraddistingue le feste alle cappelle di montagna.
La Visitazione del Monserrat fu per i nostri avi, ed è ancora per noi, un antico santuario di montagna, adagiato su prati verdi d’estate e candidi d’inverno, baluardo della fede circondato dalle vette dei Re Magi, che da sempre vedono lo scorrere del tempo e l’alternarsi delle stagioni e che, lungi dal dividere, hanno sempre unito Italia e Francia e le loro genti.
Chiara Marino

Cappella della Visitazione al Monserrat. (foto Silvio Medail)
La Messa nel giorno della festa. (foto Gisella Tancini)

Santa Margherita alle Grange della Rhô
Quest’anno non è un 20 luglio comune, perché si inaugurano con gioia i restauri della cappella dedicata a Santa Margherita. Il gruppo di pellegrini risale la mulattiera che dalle Manne porta alla Rhô desideroso di ammirare i restauri della cappella completamente rinnovata. Dopo le tappe di preghiera, risalendo l’ultimo tratto, si intravvede in alto, sopra di noi, tra gli alberi, il tetto della cappella, rivestito in scandole totalmente rifatto sormontato dal piccolo campanile su cui svetta la croce in ferro; nel frattempo la campanella suona a distesa e diffonde i suoi gioiosi rintocchi che si fondono con il canto delle litanie.
La facciata acquista maggiore risalto dalle pietre a vista che la incornicia. Ben visibile, in alto a destra, la lanterna che fino al secolo scorso veniva mantenuta accesa dall’unica famiglia residente in inverno alla Rhô come un piccolo faro visibile da lontano per indicare la strada ai viandanti che, sorpresi dalle tenebre, attraversavano il colle; ora tale lanterna è stata riattivata ed è alimentata da un pannello solare montato sul tetto. Le pareti esterne sono di colore giallo  paglierino, intonacate di fresco. A fianco delle finestre la meridiana totalmente restaurata è incorniciata come un affresco; essa è impreziosita da due segni zodiacali simboleggianti le costellazioni del “cancro” e della “bilancia”, mentre in alto è fatto riferimento all’anno di costruzione: XVIII secolo, e a quello del restauro: MMVII in numeri romani; interessanti poi le due notazioni poste in basso che ci forniscono le coordinate: Lat. 45º09’03’’ e Long. 06º75’39’’.
Facendo l’ingresso nella cappella si notano il mancorrente, la porta ed il pavimento in legno che bene si intonano con il paesaggio alpino. La tinteggiatura interna è splendida. I pilastri laterali sono in due tonalità di grigio: chiaro e scuro color pietra per sottolineare la solidità della costruzione mentre le pareti di colore giallo pallido rischiarano l’ambiente che è ampiamente illuminato oltre che dalle due storiche finestre del lato destro anche da altre due nuove sul lato sinistro. I capitelli delle colonne sono bianchi e creano un bel contrasto con la volta di colore rosa antico.
Il momento più toccante della celebrazione è stato durante l’omelia, quando don Franco ha sintetizzato la storia della cappella. Documenti attestano che le frequentazioni di questi pascoli alpini risalgono al 1488 dove sorgeva un piccolo luogo di culto dedicato a Santa Margherita e a San Sebastiano.

Ingabbiata dai ponteggi in fase di restauro. (foto P. Di Pascale)
82 - BARDONECCHIA E LE SUE FRAZIONI
Nel 1604 ci fu un primo restauro radicale (probabilmente le attuali strutture murarie) a cui ne seguirono altre. Nel Bollettino parrocchiale del 1953 si legge come don Bellando si fece promotore di importanti lavori di riparazione che vennero realizzati con l’aiuto dei volonterosi abitanti delle Grange della Rhô che offrirono gratuitamente la loro opera manuale con corvées per il trasporto del materiale necessario alla riparazione. Il tetto fu completamente rifatto con nuove travature e ricoperto con 64 lamiere. La campana, che fino ad allora era provvisoriamente appesa ad un trave fu  sistemata in un piccolo campanile ad arcata in muratura. La scala di accesso esterna, i muri ed i cornicioni lesionati dall’umidità furono tutti restaurati con cura.
Ora, a distanza di 54 anni, si sono rese necessarie nuove ed ulteriori opere di manutenzione e risanamento dall’umidità.
I restauri del 2007 danno alla cappella il suo rinnovato splendore. Don Franco la affida a tutti i proprietari delle baite della borgata, legati affettivamente a questa cappella incastonata dalle meravigliose montagne che la circondano e raccomanda di mantenerla bene, di esserne orgogliosi; durante il periodo estivo di tenerla aperta curandone il decoro con fiori freschi che vanno rinnovati di frequente. Non si deve considerarla un museo, ma la dimora di Dio, luogo di rifugio per lo spirito dove gli animi si rinfrancano perché qui riceviamo l’esempio dei Santi patroni: Margherita di Antiochia e Sebastiano, due giovani che si sono totalmente fidati di Gesù ed hanno improntato le loro vite sul Vangelo. Siamo fiduciosi che anche i nostri giovani si indirizzino a dei modelli di santità che diano loro dei valori cristiani da imitare.
Al termine della Celebrazione Eucaristica è stato distribuito il pane benedetto, che quest’anno è stato offerto da Livio e Giovanna Gerard. Poi è seguito il tradizionale ristoro: caffè con dolci e panna montata, offerti dalle famiglie della Rhô a tutti i convenuti.
Franca e Marco Rissone

Il tetto di lamiera è scomparso.
Al suo posto vi è il nuovo tetto di scandole. (foto P. Di Pascale)
La cappella di S. Margherita splende nel suo restauro. (foto Franca Francou)
ATTUALITÀ - 83
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Il giorno della festa con Maria e Giulia Gallicet,
la mamma Giovanna e il nonno Riccardo Rastelli. (foto Rastelli)
84 - BARDONECCHIA E LE SUE FRAZIONI

San Rocco alle Manne
Anche l’antica cappella di San Rocco, da quest’estate 2007, appare rinnovata e ringiovanita. Un imponente lavoro di restauro l’ha riportata in una veste piena di splendore.
La fondazione dell’edificio è attestata dal Voto del 29 giugno 1630, voluto a seguito dell’epidemia di peste che aveva decimato Bardonecchia. La cappella, costruita nel medesimo anno alle Manne, fu distrutta da una alluvione e   interamente ricostruita nel 1700. Nei secoli successivi ebbe vari restauri, dei quali gli ultimi risalivano al 1953, quando il vecchio tetto in lose dal quale, come si evince dalle cronache del tempo, si infiltrava abbondante l’acqua piovana, fu sostituito da una copertura in lamiera.
A distanza di oltre mezzo secolo si è reso necessario ridare brillantezza a un edificio divenuto fatiscente. La cappella di San Rocco, ora delimitata da una semplice staccionata che ne segnala e preserva la proprietà, si presenta con una nuova copertura di lose, posate su un tavolato impermeabilizzato, completa di grondaie e discese di rame per lo scolo dell’acqua piovana. I vecchi finestroni sono stati sostituiti, applicando vetri cattedrale che diffondono all’interno una calda luce, rendendo l’ambiente più accogliente e raccolto. Le pareti sia esterne che interne sono completamente tinteggiate con i colori approvati dalla Soprintendenza.
Anche l’antica pavimentazione lignea in larice ha avuto uno speciale trattamento di restauro conservativo ad opera della Ditta specializzata di Guido Padovan.
L’arredo è stato completamente rinnovato con la sostituzione dei vecchi banchi, provenienti dalla chiesetta di Maria Ausiliatrice, che male si adattavano per la loro misura e foggia all’ambiente, con dieci nuovi banchi, ordinati su misura ad una Ditta di San Damiano d’Asti.

Cappella di S. Rocco: esterno... (foto t.col. G. de Franceschi)
...e interno. (foto t.col. G. de Franceschi)
La cappella, nel suo insieme, si presenta accogliente, ordinata e degna, anche se viene usata solo un paio di  volte all’anno: per il Vespro del giovedì di metà Quaresima e per la Messa del 16 agosto.
Le ingenti spese, solo in parte sono a carico della Parrocchia e riguardano i finestroni, il palchettista, la tinteggiatura interna e i banchi, per un totale di circa 19.000 Euro, mentre la fetta più sostanziosa di spesa – che concerne la parte muraria eseguita dalla Edilgrimaldi: rifacimento completo del tetto in lose, scrostatura e nuova rinzaffatura delle pareti esterne, costruzione del marciapiede perimetrale, lavori di lattoneria, tinteggiatura esterna – è stata offerta con una spesa di 50.000 Euro dal dott. Guido Mazza Midana e Signora in memoria dei defunti delle loro famiglie.
La riconoscenza per tale gesto di enorme generosità è davvero infinita e va loro la gratitudine di tutti, perché senza questa elargizione non sarebbe stato possibile mettere mano a un lavoro così dispendioso. Giovedì 16 agosto, alla presenza anche dei benefattori, ha avuto luogo la benedizione dei restauri, nel corso della Messa in onore di San Rocco,
con tantissimi devoti che hanno affollato la chiesa e le strada prospicente. Da tutti sono sgorgate sincere parole di lode e di complimenti per i risultati ottenuti. Ora, anche per le famiglie di Alda e Franco Barneaud, custodi della cappella, sarà più facile procedere alla sua pulizia e al riordino. Anche a loro un cordiale ringraziamento.
Rallegramenti e complimenti al geom. Piero Scaglia, coadiuvato dal geom. Mario Rossetti, per il progetto e le pratiche  burocratiche; alla Ditta Romanello Bruno per la decorazione; al Laboratorio di restauro Lussiana per gli accorgimenti pittorici voluti per valorizzare le linee settecentesche dell’edificio; alla Ditta Barbatano per le grondaie e al sig. Paolo Giachino per i finestroni.

Con il dott. Guido Mazza Midana. (foto t.col. G. de Franceschi)
Benedizione dei restauri. (foto Angelo Bosco)
86 - BARDONECCHIA E LE SUE FRAZIONI

N. D. du Charmaix (Modane)
DUE E PIÙ RAGIONI DI FEDE, “UNA DI CAMPANILE”
Charmaix: a me piace pensare che il suo titolo stia per l’abbreviato “fascino”. Del resto, vorrei che tutti, tutti quanti, potessero andare lassù. Scesi dal mezzo, in una curva dello stradone, ci eravamo incamminati lungo la strada bianca che ci avrebbe condotti, nella preghiera, insieme verso una fonte della spiritualità, là visibile sull’orlo del torrente sottostante. Ci sorreggeva nelle invocazioni la nostra paziente guida: don Franco.
Le liturgie, quelle sono state le prime a trascinarmi nella dolce atmosfera del Credo. Non si può entrare con tanta foga  delle odi dei Vespri, se non si è sicuri di essere nel giusto. Bisognava sentire e vedere la nostra gente per essere trasportati con loro. Questa è stata, tra le altre, una delle prime certezze.
Ed ancora la risalita lungo il prato con il crocifisso ed il potenziale altare, dove credo si celebrino le Messe da campo nelle belle giornate di ricorrenza della N. D. di Charmaix. Poi, il rientro. Breve preghiera di ringraziamento. Ma la gioia, oltre che la nostra, del nostro Parroco, allo sfociare dell’autobus oltre lo sbocco, del pur maestoso tunnel del Frejus, sulla conca della “Italica Valle” (avrebbe detto un nostro antico poeta), è stata rumorosa e coinvolgente.
Poche fermate intermedie e quella finale in piazza “Campo della fiera” sotto gli alberi che si stavano preparando per la notte.
Una onesta stretta di mano a quelle persone che erano state con noi lassù, dove di sicuro c’è qualcosa in cui credere.
G. Bernardi
I pellegrini di Bardonecchia
in processione verso il santuario. (foto Lidio Tancini)
L’antica immagine della Madonna Nera
venerata allo Charmaix. (foto Lidio Tancini)
ATTUALITÀ – 87

Lavori per l’ampliamento di Maria Ausiliatrice
Il 18 giugno del 2005 aveva luogo, in una affollata riunione nella cappella invernale della nostra chiesa, la presentazione del progetto di ristrutturazione per l’ampliamento della chiesa di Maria Ausiliatrice, predisposto – come auspicato e quindi approvato dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio del Piemonte – senza ledere il ruolo che l’edificio esistente aveva avuto durante il corso degli anni nella collettività bardonecchiese. Dopo molteplici rinvii, il Comune ha rilasciato il richiesto permesso di costruire il 19 dicembre 2006, per cui si sono potuti finalmente appaltare i lavori per la loro esecuzione, dando corso all’apertura del cantiere il 10 settembre u.s.
Se la stagione invernale lo consentirà, senza essere particolarmente rigida, l’ampliamento di Maria Ausiliatrice verrà realizzato entro l’estate del 2008.
88 - BARDONECCHIA E LE SUE FRAZIONI

La casa “San Francesco” di Bardonecchia
GENESI E... ATTUALITÀ
Chi percorre il Viale della Vittoria verso il Melezet e la Valle Stretta, a un certo punto incontra... San Francesco. È una statua bronzea che si curva su una fontana dal fresco zampillo. Accanto a lui un agnello, simbolo di tutte le creature di Dio. Segue una grande casa dall’aspetto un po’ severo. Ma se il nostro viandante entra nel cortile scopre altre realtà: la pineta, il torrente e, nell’estate, i gazebo sul prato, il carrettino fiorito e gli ombrelloni aperti sulla terrazza del primo
piano.
Ma come è nata questa casa-convento dedicata a San Francesco?
Nel 1937 è stata eretta dalla generosità di una terziaria francescana della Fraternità di Sant’Antonio in Torino. Lo scopo: preparare una sede conveniente per le vacanze estive degli studenti, curando quelli che avevano problemi di salute. La casa funzionò poi come convento, avendo al centro una piccola cappella molto intima e raccolta.
Dal cortile, guardando verso il tetto, si nota la sagoma di una piccola pagoda, cosa che ha suscitato la mia curiosità. Mi è stato risposto che nel convento ha soggiornato il p. Davide Formiglia, reduce dalla Cina quando, negli anni ’50 del secolo scorso, i nostri missionari furono perseguitati e scacciati. Evidentemente il padre ha voluto fissare, in un ambiente tanto diverso, un ricordo della terra lontana in cui aveva lavorato e sofferto per il Regno.
Il convento è stato sempre un riferimento per gli abitanti della zona, dato che il paese di Bardonecchia si è sempre più esteso dal Borgo Vecchio verso i dintorni. A un certo punto si è resa necessaria la costruzione, a fianco del convento, della grande cappella che, nell’ottobre 1976, fu consacrata da Sua Ecc.za il Vescovo Garneri di Susa. Anche oggi la chiesa, ampia e luminosa, accoglie i fedeli del posto e i numerosi gitanti di un giorno e villeggianti che cercano ristoro
e aria pura in quella splendida conca montana.
Nel 2005 la casa è stata ristrutturata: ogni camera ha il suo servizio e le sale del piano terreno sono disposte in un modo più razionale e accogliente.

Così rinnovata, la casa ha ospitato, durante le Olimpiadi, la Polizia di Stato con il Reparto Sanità e la Scientifica e, durante le Universiadi, partecipanti alle gare e giovani addetti ai vari servizi.
Nell’inverno, nell’apposito locale sottostante la casa, sono ospitati gli scout di Bardonecchia e dintorni. Nei mesi estivi metà della pineta è in gestione alla Pro Loco per l’Estate Ragazzi.
Ma la casa San Francesco ha altre prospettive, aprendosi ad una più ampia accoglienza. Potrà ospitare sacerdoti e religiosi, appartenenti all’Ordine Francescano Secolare, famiglie e gruppi, privilegiando l’ambito pastorale-turistico.
Mantenendo il suo stile, la casa ha già offerto e offrirà anche ai villeggianti e ai turisti momenti di spiritualità francescana, presentando grandi figure che a quella spiritualità si sono ispirate. A tutti è in grado di offrire momenti di riposo (il mormorio del torrente culla dolcemente...) e anche momenti impegnativi per lo spirito, in una cornice di bellezza e di armonia che l’accoglienza delle persone rende più calda e simpatica.
Maria Cinato

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HO INCONTRATO UN UOMO SULLA CROCE
Ero uscito per saziarmi di sole,
trovai un uomo che si dibatteva nel dolore della crocifissione.
Mi fermai e gli dissi: «Permetti che io ti aiuti a staccarti dalla croce».
Ma lui rispose: «Lasciami dove sono;
i chiodi nelle mie mani e nei piedi, le spine intorno al capo, la lancia nel mio cuore.
Io dalla croce non scendo da solo
o dalla croce non scendo fino a quando, per staccarmi,
non si uniranno tutti gli uomini».
Gli dissi: «Cosa vuoi allora, che io faccia per te?».
Mi rispose: «Vai per il mondo
e di’ a coloro che incontrerai che c’è un Uomo inchiodato sulla croce».
Fulton J. Sheen
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ATTUALITÀ - 89
90 - BARDONECCHIA E LE SUE FRAZIONI

Don Mosé, amico di Bardonecchia,
diventa Vescovo
Non è stato certamente un caso, essermi trovato a Cagliari, per impegni del mio ufficio, nel giugno 2006, pochi giorni dopo la comunicazione ufficiale della nomina a Vescovo Ausiliare del capoluogo sardo di don Mosé Marcia, che conoscevo da più di vent’anni, e che avevo voluto rivedere e sempre con molta festa e gioia, in questi ultimi anni, nelle mie visite in Sardegna. Doveva essere qualche filo della provvidenza a ricamare, perché in quel momento sentivo di portare Bardonecchia con me, quella Bardonecchia a cui don Mosé è legato da ricordi affettuosi e sereni.
Già agli inizi degli anni Ottanta, per diversi anni di seguito, infatti, don Mosé fu villeggiante di Bardonecchia e accompagnatore di quel sant’uomo che era Mons. Bonfiglioli, Arcivescovo di Cagliari. Nella perla delle Alpi, il Presule veniva a trovare un po’ di sollievo alla sua salute fattasi flebile e ristoro alle sue pesanti fatiche pastorali, essendo un uomo che non si era mai risparmiato, nelle sue alte responsabilità ecclesiali (classe 1910, emiliano d’origine,  appartenente al Clero di Luni, fu giovane Vescovo prima a Nicotera e Tropea e poi a Siracusa). Erano ospiti attesi e abituali del Cenacolo Domenicano di via Medail (che bei tempi quelli in cui era aperta quella casa benedetta). Iniziammo così a conoscere quel simpatico e giovane prete sardo, attivo, dinamico, che sprizzava voglia di vivere da tutti i pori e trasmetteva una certa solidità di vita sacerdotale. Insomma un prete vero, di cui fidarsi fin da subito. Soprattutto era un grande esempio nella sua entusiasta dedizione al suo Vescovo di cui non solo era segretario, autista, infermiere, factotum, ma soprattutto figlio pieno di carità, cure e attenzioni, sempre vigile e presente, anche quando le situazioni di salute di Mons. Bonfiglioli si facevano sentire nella loro pesantezza. Eppure don Mosé, non solo non perdeva il suo sorriso e te lo trasmetteva, ma sapeva anche far sorridere proprio lui, Mons. Bonfiglioli, e magari nel pieno delle sue sofferenze, che pure cercava di attutire e dissimulare con molta forza evangelica.
Molti bardonecchiesi e villeggianti lo ricorderanno, certamente, nel vederlo passeggiare per Bardonecchia o accompagnare l’Arcivescovo in macchina. Lo vedevamo poi assiduo alle funzioni e alle iniziative più importanti, in chiesa parrocchiale, e soprattutto alla festa patronale di Sant’Ippolito, animatore di comunione sacerdotale con gli uni e gli altri.
L’ho rivisto poi, dopo che da tempo il suo Padre Arcivescovo era passato a miglior vita, e l’ho ritrovato prima Parroco, zelante e veramente in trincea, poi incaricato di vari ruoli in Curia, anche come Economo Diocesano, quindi potendo esplicare tutta la sua concretezza.
Ciò che già vedevamo in lui, in quel mese che stava a Bardonecchia, è venuto via via sempre più in luce: spirito di servizio, umiltà, capacità di ascolto e grande umanità, che sono solo alcune delle caratteristiche che fanno parte della personalità di Mons. Marcia. Il Clero di Cagliari, l’ho potuto verificare di persona, ha ritenuto la scelta di don Mosé come Ausiliare di Cagliari una scelta felice, anche perché è una persona amabile, sempre sorridente, mai imbronciato, neanche nelle situazioni più difficili. Sono in molti i preti che mi hanno parlato del suo servizio a Mons. Bonfiglioli, accudito fino all’ultimo istante della sua malattia come un padre, e questo dice  molto dell’umanità del nuovo Vescovo Ausiliare. Ho scoperto poi qualcosa che potrebbe passare inosservato e che mi è stato confermato: don Mosé è uomo ed ecclesiastico di cultura, moderna e teologica.
Consacrato l’8 settembre 2006 nel santuario di Bonaria, all’Arcivescovo Mani che lo presentava al Clero cagliaritano, dicendo: «Mi auguro e son contento che in don Mosé tutto il nostro santo presbiterio cagliaritano si senta promosso», Mons. Mosé Marcia ha ricordato subito e pubblicamente il testamento spirituale di Bonfiglioli, da lui definito «padre, maestro, fratello e amico», citandolo: «Credo la Santa Chiesa Cattolica». «In questo momento», ha detto Mons. Mosé visibilmente emozionato, «faccio mie quelle parole». Simpaticamente poi, ma anche significativamente ha concluso, in quell’occasione dell’annuncio della sua nomina: «Lo Spirito Santo è un dono, e per questo bisogna chiederlo. Sbucciamoci le ginocchia per chiederlo».
Il Vescovo Ausiliare di Cagliari ha compiuto 64 anni. Venne ordinato sacerdote  el 1973, nella chiesa parrocchiale di San Sperate, paese in cui è nato e in cui era tornato a vivere di recente, dopo la scomparsa della cara mamma. «Più che vivere, ci torno a dormire – ama ripetere lui sorridendo –, il mio tempo lo passo a Cagliari».
La sua era quella che in gergo si chiama una “vocazione adulta” e dal 1973 fu per tanti anni, prima con Mons. Bonfiglioli, poi con Mons. Canestri (piemontese, di Alessandria, ora Cardinale) segretario arcivescovile. Un incarico delicato, come tutti quelli che si basano sulla fiducia, che richiede cura e discrezione, sempre riconosciuta a don Mosé. Alla fine degli anni ’80 fu anche Rettore del Seminario, incarico che lasciò per fare il Parroco a San Pietro e Paolo, nel popoloso quartiere di Is Mirrionis, dove ha lasciato una traccia indelebile. Tanti cagliaritani ricordano ancora molto bene il grande lavoro fatto nei quasi dieci anni che vi ha trascorso, anche per fare sistemare la chiesa, il cui tetto, alla vigilia di una Domenica delle Palme era improvvisamente crollato, con i conseguenti disagi. Ma non lui che non si fermò un attimo e – mi raccontò – ha dovuto affrontare tante battaglie, anche burocratiche per vedere avviata la ristrutturazione.
Nominato poi economo della Diocesi, è anche canonico della Cattedrale, senza dimenticare che per tanti anni è stato assistente dell’Azione Cattolica. Ricordarlo, in modo più dettagliato sul nostro Bollettino, mi sembra un dovere, oltre che un piacere, anche perché ciò che insegna a noi è quella sorridente umiltà e obbedienza di cuore alla Chiesa che fa capire quanto sia grande l’appartenenza Cristo.
Don Claudio Jovine
A destra Mons. Mosé Marcia,
neo Vescovo Ausiliare di Cagaliari.
92 - BARDONECCHIA E LE SUE FRAZIONI

Grande festa!
Teresa Sisto ha detto sì al Signore
Domenica 15 luglio 2007, nel convento delle Suore Carmelitane di Santa Teresa di Torino, in una solenne e coinvolgente celebrazione, Teresa Sisto ha dichiarato il suo sì al Signore. La nostra concittadina, impiegata per alcuni anni presso il commissariato di Polizia di Bardonecchia, ma soprattutto catechista e fedele devota nella nostra parrocchia e nostra cara amica, ha fatto la sua professione temporanea.
Noi, amici di Bardonecchia, abbiamo voluto dimostrare con la nostra presenza e con il saluto del Parroco il nostro affetto, come segno evidente che ha profondamente segnato i nostri cuori. Di lei ci ha colpito la sua determinazione, ma allo stesso tempo la sua delicatezza, e la sua disponibilità naturale verso l’altro.
Tutto è speciale in lei, ricordo in particolare il suo accostarsi al Signore nell’Eucaristia, e il soffermarsi a lungo in preghiera davanti al Santissimo. È qui a Bardonecchia, in questo meraviglioso spettacolo della natura, che Teresa Sisto ha maturato la sua vocazione, oppure l’aver pregato davanti alle reliquie di Santa Teresa di Gesù Bambino, transitate presso la nostra parrocchia nel settembre dell’anno 2000?
Non si può sapere quale sia stato il momento della sua chiamata, certo è che i parenti, le numerose consorelle, i suoi amici di Bra (suo paese di provenienza) e noi, in un clima di intimità familiare, abbiamo gioito nel vederla inginocchiarsi e ricevere il velo nero.
Ci vorranno ancora alcuni anni di riflessione e di preghiera per fare i voti perpetui, però è già un gran passo in avanti verso il Signore. Complimenti e auguri, Teresa, e prega per noi che ti vogliamo bene.
Alba Siclari Negro
Al termine della celebrazione Suor Teresa si intrattiene
con una delegazione di bardonecchiesi. (foto Alba Negro)
La consegna del velo nero della Professa
che sostituisce quello bianco della Novizia. (foto Alba Negro)
ATTUALITÀ - 93
Il dottor Bava ora è ufficiale
Non soltanto ai Sindaci dei Comuni olimpici è stata conferita l’onorificenza di ufficiale, la più alta carica dopo quella di cavaliere, inserita all’interno dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Come dice la legge n. 178 del 3 marzo 1951 tale Ordine è destinato a «ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle lettere, delle arti, e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari». Molto conosciuto e amato da bardonecchiesi e turisti è il dottor Pier Giorgio Bava, che ha ricevuto questa importante onorificenza: «Quando mi è stata consegnata ero molto emozionato, anche se lo sono stato soprattutto quando, in occasione della festa dell’Avis al Palazzo delle Feste di Bardonecchia, il 14 ottobre, me lo sono sentito annunciare a voce».
Ma com’è arrivata l’onorificenza? «Sono stato fondatore Avis Bardonecchia, e la cosa è piaciuta ai locali – risponde Bava –, in questi 42 anni di vita della sezione sono state fatte più di 12 mila donazioni, tantissime per un paese come Bardonecchia. Io personalmente sono arrivato al traguardo di 112. La sezione Avis si è fatta così promotrice per farmi avere questa onorificenza, che mi è stata consegnata nei locali Scuola di Applicazione Militare a Torino il 4 novembre scorso».
Ma ripercorriamo la storia della sua vita: «Sono nato a Genova per combinazione, mia mamma era originaria della Valle di Susa. Mi sono trasferito qui a Bardonecchia da Susa, e la mia infanzia l’ho vissuta a Meana – racconta Bava –. Mi sono laureato in Medicina e Chirurgia nel 1961, successivamente ho conseguito le specializzazioni in Medicina del lavoro, Anestesiologia, Pediatria ed Odontoiatria». Come mai scelse di trasferirsi proprio a Bardonecchia? «A volte dal niente vengono fuori cose che cambiano la tua vita – risponde –: nel 1963 quando il medico condotto di Bardonecchia ebbe un incidente stradale fu portato all’ospedale di Susa, dove io prestavo servizio. La sua preoccupazione primaria fu quella di cercare un sostituto lì nell’ambiente ospedaliero. L’idea di andare in alta valle non mi dispiaceva e così mi offrii volontario; nell’estate lavorai alcune settimane a Bardonecchia e quando il 31 dicembre andò in pensione io presi il suo posto. Il 1º gennaio 1964 mi trasferii come medico condotto ed iniziai ad occuparmi di traumatologia d’urgenza, e oggi sono ancora qui». Negli anni ha costruito un poliambulatorio con numerose attrezzature mediche e oggi i suoi figli, Manuela e Antonello, che hanno seguito le orme del padre, esercitano la professione di odontoiatri.
Ma dopo tanti anni di lavoro quali sono i suoi progetti per il futuro? «Spero che il detto “promoveatur ut amoveatur”, ossia che sia promosso per poterlo rimuovere, non venga applicato alla mia persona, ora ho 72 anni, ma per il momento non mi sento ancora inutile, per questo continuerò a lavorare nel mio studio, anche se ovviamente un po’ meno rispetto al passato».
Susanna Mozzatto
Il dottor Bava (a destra) con il Sindaco Avato.
94 - BARDONECCHIA E LE SUE FRAZIONI

L’«addio alle armi» del colonnello Claudio Piccinini
In data 30 ottobre 2007, nel corso di una suggestiva cerimonia presso la Base Logistica, alla presenza del gen. Giovanni Sulis – vicecomandante della Regione Militare Nord Ovest – c’è stato il passaggio di consegne tra il col. Claudio Piccinini ed il magg. Franco Fratianni.
Il colonnello Piccinini, dopo 32 anni di attività a Bardonecchia, ha lasciato il servizio attivo per raggiunti limiti d’età. Aveva iniziato la sua “carriera militare” nel 1969 alla Scuola di Fanteria di Spoleto. A Bardonecchia era venuto nel giugno 1974 per un incarico provvisorio di 10 giorni, ma il cambio non arrivò mai, ed il “provvisorio” divenne definitivo; anche perché l’allora sergente Piccinini a questa sua attività, ed a Bardonecchia, si stava affezionando sempre più. Nel 1978, dopo aver vinto il concorso, transitò nel ruolo Ufficiali, e fu nominato s.tenente in SPE di Fanteria. Come tale fu comandante del Reparto Servizi del Distretto Militare di Torino.
Rientrò poi a Bardonecchia dove da tenente (1980) e da capitano (1986) svolse i suoi vari incarichi in supporto ai comandanti di allora. Con la promozione a maggiore (1993) assunse a pieno titolo gli incarichi di comandante della Base Logistico- Addestrativa di Bardonecchia e gestore del Soggiorno Militare “Tabor”. Promosso tenente colonnello nel 1996, lasciò Bardonecchia per alcuni anni per assumere la direzione del Circolo Ufficiali di Presidio di Torino.
Nell’ottobre ’99 poté rientrare definitivamente a Bardonecchia, dove desiderava continuare e concludere la sua carriera
militare; come di fatto è avvenuto. Per un certo periodo era stato anche direttore della Base Logistica di San  Remo, mentre da Bardonecchia aveva avuto anche giurisdizione sui distaccamenti di Cesana Torinese, Valtournenche e rifugio “Venini”, al Sestriere. Promosso colonnello dal 1º luglio 2007, Piccinini è insignito della croce di Cav. Ufficiale e di quella d’oro per anzianità di servizio. È coniugato dal 1974 con la signora Maria Stella Casa, ed ha un figlio – Dimitri – dottore in Scienze Politiche e master in Studi Strategici.


Da sinistra: il colonnello Claudio Piccinini, il generale Giovanni Sulis
e il maggiore Franco Fratianni. (foto t.col. G. de Franceschi)
Da sinistra: il Sindaco Francesco Avato, il col. Claudio Piccinini,
il gen. Giovanni Sulis. (foto t.col. G. de Franceschi)
ATTUALITÀ - 95

Alla cerimonia di saluto, presenti i Sottufficiali ed i militari della Base Logistica, c’erano anche il Sindaco di Bardonecchia Francesco Avato con il vice Claudio Guiffre ed il Gonfalone comunale, ed il commissario di P.S., che hanno consegnato al col. Piccinini delle targhe ricordo. Ed inoltre il Sindaco di Salbertrand Biolati, il Comandante la Compagnia Carabineri di Susa coi marescialli di Bardonecchia e di Oulx, il luogotenente Cicchini della Guardia di Finanza ed il maresciallo comandante della Forestale. La Chiesa locale era rappresentata da padre Mauro dei Francescani, impossibilitato il Parroco per la concomitanza di alcune celebrazioni funebri.
Ora in quel di Verolengo, novello Cincinnato, Piccinini potrà dedicarsi ai suoi hobbies: agricoltura e giardinaggio, bricolage, pesca...
Dopo tanti anni trascorsi a Bardonecchia, la sua figura era talmente nota a tutti che ben poco avremmo da poter aggiungere. Ma una cosa possiamo dirla: che si faceva punto d’onore a che il Soggiorno Militare fosse presente, in rappresentanza dell’Esercito, ai principali avvenimenti religiosi che si celebravano in Sant’Ippolito, dalla Festa Patronale del 13 agosto alla Messa di Natale. Lui era sempre presente, e quasi sempre era accompagnato da qualche maresciallo ed alcuni soldati liberi dal servizio; e ci teneva che a Sant’Ippolito anche due suoi ragazzi facessero servizio d’onore presso l’altare, con Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza. Per i suoi Fanti o Alpini non c’era a disposizione alcuna “alta uniforme” (come a Roma per Granatieri e Lancieri di Montebello), ma intanto c’erano!
Giuseppe de Franceschi
* * *
Desidero rivolgere un personale saluto e ringraziamento al col. Piccinini per le tante attenzioni avute nei confronti della Parrocchia negli anni trascorsi a Bardonecchia, ed anche per la sollecitudine con la quale, soprattutto nei mesi estivi, ha provveduto affinché si celebrasse la Messa festiva al Soggiorno Militare. Grazie. Rallegramenti. Auguri di ogni bene.
Il Parroco
Al termine della cerimonia: il t.col. de Franceschi,il col. Piccinini e il magg. Fratianni con le loro consorti. (foto t.col. G. de Franceschi)
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