OLIMPIADI ... E PARALIMPIADI
EUGENIO BRUNETTA D’USSEAUX.
L’ANELLO MANCANTE
BARDONECCHIA,
BRUNETTA D’USSEAUX E LE OLIMPIADI
UN UFFICIO POSTALE OLIMPICO
* * *UN PENSIERO A...
BARDONECCHIA OLIMPICA
HO PARTECIPATO come
volontaria alle Olimpiadi invernali e, ovviamente, ho scelto la “mia”
Bardonecchia come sito di lavoro. Ho vissuto così, “dal di dentro”, un’esperienza
indimenticabile e, mentre scrivo, mi si affastellano nella mente innumerevoli
sensazioni che vorrei, in toto, comunicare.
Anna Maria Guiguet e Maria Erta con la “fiamma olimpica” di Torino 2006 progettata a forma di sci.
In qualità di addetta al servizio spettatori, ho visto a Melezet
le tribune trasformate in uno scintillante arcobaleno costituito dai colori
delle giacche a vento, dei cappelli, degli zaini, delle bandiere, anche degli
striscioni di incitamento agli atleti. Ho visto le zone riservate al pubblico
in piedi colme di persone che, ai
lati delle piste di gara, quasi costituivano un allegro “cordone”
di protezione alle esibizioni, come ali tese ad abbracciare agone ed agonisti.
Ho visto volti sorridenti, sempre sorridenti, occhi scintillanti
di ammirazione, di entusiasmo, sbucare dai berretti calati sulla fronte per difendersi
dal freddo. Forse, però, il freddo, in alcuni casi davvero pungente, nessuno lo
sentiva più, tanta era la gioia collettiva, palpabile, concreta, che si
respirava, che si percepiva “a pelle”, che non aveva bisogno di parole per essere espressa.
In un determinato momento, ad uno degli ingressi, ho visto di fronte a me, a gruppi coloratissimi, delegazioni
di tanti Paesi, dal Canada al Giappone, dalla Francia all’Olanda, dall’Italia agli
Stati Uniti; in quell’istante ho pensato: «Ecco, ho dinanzi a me il mondo!».
Come non emozionarsi? E poi ancora, gli spettatori, ciascuno con il suo
biglietto d’ingresso ben in vista, con le “pin” sugli zaini e sui cappelli, in tranquilla,
armonica, serena attesa per il controllo sicurezza: nessun segno di impazienza,
nessuna protesta, solo occhi ridenti, sonore risate, colloqui ininterrotti,
scambi di gadgets.
Sono state tante, davvero tante le parole di ammirazione per
Bardonecchia, per l’organizzazione del sito di gara, per le piste perfette, per
la dedizione di tutti coloro che erano preposti a servizi vari per far sì che
tutto andasse per il meglio. E tanti, davvero tanti sono stati i “grazie” per
quanto Bardonecchia era riuscita a fare: quei “grazie”, pronunciati in differenti,
molteplici lingue, mi sono rimasti veramente nel cuore.
La nostra Bardonecchia non solo ha saputo essere pienamente all’altezza
dell’evento olimpico, ma è riuscita a dimostrare di essere bella, di essere ben
organizzata, di essere un luogo in cui tornare. Molti ospiti (erano migliaia,
il richiamo dello snowboard è stato fortissimo), sorridendomi e ringraziandomi
per l’accoglienza, mi hanno chiesto per quale motivo qualcuno di noi andava a
sciare altrove, quando aveva a portata di mano un luogo così bello e così
attrezzato!
Ho vissuto una Bardonecchia diversa, tranquilla in centro, piena
di animazione all’interno della venue, con Neve e Glitz che erano presi
d’assedio continuamente dalle macchine fotografiche, con un ristorante che
funzionava a pieno ritmo nei momenti di pausa tra una gara e l’altra, con
un’aria che era in realtà freddissima la mattina presto, ma subito riscaldata
da uno spirito vero di amicizia, di condivisione, di solidarietà, di lealtà
sportiva.
Ho visto tutte le tribune in piedi ad applaudire uno sfortunato
atleta caduto durante la gara: su quelle tribune c’erano persone appartenenti a
varie nazionalità, ma tutte hanno applaudito!
È stato un successo di cui dobbiamo essere veramente fieri e di
cui dovremmo mantenere vivo lo spirito solidale, simboleggiato dalla fiamma
sempre accesa all’ingresso del Palazzo delle Feste.
Fulvia Gonella Indemini
All’Udienza generale di
mercoledì 13 dicembre 2006 nell’Aula Paolo VI,
Papa Benedetto XVI benedice la
fiaccola delle Universiadi 2007 e la consegna
al bardonecchiese prof. Renato
Montabone, Assessore allo sport di Torino.
Fiamma, segno di lealtà, amicizia e
fratellanza tra i popoli. [foto Avvenire - omessa]
OLIMPIADI ... E
PARALIMPIADI
DOPO L’ENTUSIASMO,
l’eccitazione e il fasto delle Olimpiadi Torino 2006, hanno avuto luogo – molto
più in sordina – le Paralimpiadi del 10 al 19 marzo.
Come insegnanti ed educatori, abbiamo accompagnato i ragazzi ad
assistere sia alle gare olimpiche che a quelle paralimpiche e, a dire il vero,
i ragazzi sono rimasti più colpiti ed affascinati dalle seconde. Il motto di
queste ultime, rappresentato visivamente dalle tre “gocce” era: “Corpo -
Mente - Spirito. Dove non arriva il corpo, arriva lo mente; dove non arrivo la
mente, arriva lo spirito”. Ciò a significare che questi splendidi atleti, per
quanto abbiano parecchie menomazioni nel corpo, ricorrono prima alla mente e
poi allo spirito per superare i loro limiti e raggiungere obiettivi impensabili
per noi persone “normali”.
Abbiamo visto persone senza un arto o paraplegiche o completamente
cieche affrontare discese ripidissime e superare i paletti dello Slalom di
Sestriere, abbiamo visto atleti con un solo arto inferiore o addirittura privi
di arti giocare, seduti su una slitta, ad hockey sul ghiaccio a Torino, abbiamo
visto una ballerina senza arti superiori librarsi sul ghiaccio come una
farfalla durante la cerimonia di inaugurazione. E il sentimento che questi
atleti hanno trasmesso ai ragazzi non è stata affatto la compassione, bensì
l’ammirazione per questa grande forza interiore che possiedono e che
trasmettono a tutti, soprattutto alle generazioni più giovani.
Il tifo che i nostri ragazzi facevano per questi atleti era di
gran lunga superiore all’entusiasmo che provavano per gli atleti “normali”. E
striscioni del tipo “Forza campioni”, “Siete i migliori” oppure “Siete voi la
nostra forza” campeggiavano durante tutte le Paralimpiadi.
Una grande lezione di vita che sui banchi di scuola non si può
certo imparare né insegnare.
Prof.ssa Nadia Tria
Paralimpiadi, Palazzetto
dello sport di Torino: hockey su ghiaccio. [foto Nadia Tria - omessa]
EUGENIO BRUNETTA
D’USSEAUX.
L’ANELLO MANCANTE
OLIMPIADI ESTIVE,
Olimpiadi invernali. Dualismo perfetto oggi. Ma all’alba delle moderne
Olimpiadi così non era. Le prime edizioni dei Giochi comprendevano anche
specialità quali tennis, badminton, croquet che non riusciranno mai nelle
successive edizioni ad avere pieno diritto di cittadinanza, e specialità
“invernali” quali il pattinaggio di figura su ghiaccio, che avevano qualche...
oggettiva difficoltà ad
essere organizzate all’aperto e per di più in piena estate. Quando
il Comitato Internazionale Olimpico (CIO) venne fondato nel 1894, uno degli
sport proposti per il programma era stato proprio il pattinaggio su ghiaccio che
comunque non trovò ospitalità fino alle Olimpiadi di Londra (1908), dove si
disputarono quattro gare di pattinaggio di figura.
Conte Eugenio Brunetta d’Usseaux, primo Segretario generale del Comitato Internazionale Olimpico (1908-1919).
Tre anni dopo – era il 1911 – il conte italiano Eugenio Brunetta
d’Usseaux, segretario generale del CIO, propose allo stesso di organizzare una
settimana di sport invernali come parte del programma delle Olimpiadi del 1912
a Stoccolma. Gli organizzatori scandinavi si opposero all’idea, poiché volevano
promuovere i Giochi Nordici, una competizione di sport invernali a cadenza
quadriennale tra concorrenti delle nazioni nordiche.
La stessa idea venne riproposta anche per i Giochi del 1916 che si
dovevano tenere a Berlino. Venne infatti programmata una settimana di sport
invernali con pattinaggio di velocità, pattinaggio di figura, hockey su
ghiaccio e sci nordico, ma le Olimpiadi del 1916 vennero cancellate a causa
dello scoppio della 1ª Guerra Mondiale.
Nelle prime Olimpiadi del dopoguerra, i Giochi del 1920 ad
Anversa, ricomparve nel programma il pattinaggio di figura, mentre l’hockey
fece il suo debutto olimpico. Al Congresso del CIO che si tenne l’anno dopo, si decise che la nazione organizzatrice dell’edizione
successiva delle Olimpiadi (la Francia) avrebbe anche ospitato una distinta “Settimana
internazionale degli sport invernali”, sotto il patrocinio del CIO. Questa “Settimana”
a Chamonix si rivelò un grosso successo e nel 1925 il CIO decise di creare una
manifestazione separata, i Giochi Olimpici Invernali, slegati dalle Olimpiadi
estive. Le gare del 1924 vennero retroattivamente designate come la prima
Olimpiade invernale alla sessione del CIO del 1926.
Un collezionista tematico che oggi volesse sviluppare
filatelicamente la storia del movimento olimpico moderno, troverebbe oggettive
difficoltà ad illustrate con “pezzi” filatelici il momento della “scintilla” da
cui sarebbero scaturiti i Giochi invernali. Fino ad oggi, meglio, fino a ieri.
L’Associazione dei Circoli e Sezioni filateliche di Torino e provincia ha
infatti colmato questa lacuna, dedicando l’annullo speciale e la cartolina
della tradizionale mostra filatelica di Bardonecchia al conte Eugenio Brunetta
d’Usseaux. L’anello mancante, appunto...
(M.M.)
BARDONECCHIA,
BRUNETTA D’USSEAUX E LE
OLIMPIADI
UNA CITTÀ, un
personaggio, un avvenimento strettamente correlati. Senza l’opera del conte
Eugenio Brunetta d’Usseaux, primo ed unico italiano ad aver ricoperto la carica
di Segretario generale del Comitato Olimpico Internazionale (1908-1919) le
Olimpiadi invernali forse non sarebbero mai nate e Bardonecchia non avrebbe
avuto quella visibilità che i Giochi le hanno dato su scala mondiale.
Mazzè – città dove il conte ha vissuto – e Torino hanno dedicato al
conte, prima e durante lo svolgimento dei Giochi, una mostra documentaria che
però non ha lasciato traccia, a livello marcofilo quantomeno. L’Associazione
dei Circoli e Sezioni filateliche di Torino e provincia ha ritenuto perciò
doveroso di dedicargli almeno un annullo speciale e l’edizione di una cartolina
ricordo in occasione della tradizionale mostra filatelica d’estate che si è
tenuta a Bardonecchia il 19 e 20 agosto 2006. Ospitata nella sala Giolitti del
Palazzo delle Feste, la rassegna dentellata è stata dedicata, e non poteva
essere diversamente, ai Giochi Olimpici invernali da poco conclusisi. Presenti
con le proprie collezioni Renato Ghiotto (Da Cortina 1956 a Torino 2006),
Massimo Mancini (XX Giochi olimpici invernali) e Francesco Sperone (Torino
2006).
Sabato 19 agosto negli stessi locali è stato attivato un ufficio
postale distaccato dotato di annullo speciale concesso da Poste Italiane,
solitamente molto richiesto dal numeroso pubblico di villeggianti ospiti in
agosto della “perla delle Alpi”.
(M.M.)
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OLIMPIADI
UN UFFICIO POSTALE
OLIMPICO
ALL’INTERNO DEL
VILLAGGIO olimpico di Bardonecchia, in occasione dei XX Giochi olimpici
invernali (10-26 febbraio 2006), ha funzionato per poche settimane un ufficio
postale aperto da Poste Italiane per le necessità della “famiglia” olimpica,
atleti, tecnici ed accompagnatori.
L’accesso all’ufficio, che si affiancava a quello di via Medail,
era però blindato e pochi perciò si saranno accorti della sua esistenza.
Raccogliere qualche notizia sul suo funzionamento è stato possibile solo grazie
a chi vi ha intensamente lavorato e che qui ringrazio.
Annullo postale “Giochi Olimpici Invernali Torino 2006 - Villaggio Olimpico Bardonecchia”.
Entrato in funzione già dal 29 gennaio, così da essere operativo
all’arrivo delle delegazioni sportive, con turno unico lavorativo e due addetti
preposti alla vendita di prodotti filatelici, accettazione raccomandate e
pacchi, il 31 gennaio iniziava ad operare su due turni di lavoro ( 8,45-14,35 /
15,35-21) con quattro addetti. Tutta la corrispondenza accettata fino al 9
febbraio è stata annullata con il timbro datario normale in uso presso
l’ufficio d’appoggio. Dal 10 febbraio, giorno di inaugurazione dei Giochi, e
fino al 26, è stato impiegato un annullo speciale con datario mobile specifico
al Villaggio olimpico, mentre su espressa richiesta era pure disponibile quello
di Sestriere ed il datario mobile “olimpico” di Torino Centro. Oltre ai
francobolli preolimpici già emessi precedentemente – nove valori disponibili in
totale – erano in vendita quelli olimpici – altri nove pezzi – emessi l’8
febbraio, riuniti anche in versione foglietto. L’ufficio era poi fornito di
diversi gadget che erano offerti in omaggio ai clienti.
Chiusi festosamente i Giochi domenica 26 febbraio e partiti gli
atleti, nella giornata successiva l’ufficio del Villaggio olimpico ormai semideserto
si è potuto dedicare ad “accontentare” il numeroso personale interno (addetti e
volontari) che vi aveva lavorato per il lungo periodo.
Il 28 febbraio, smantellato l’ufficio, l’avventura olimpica svaniva
come la neve al primo sole primaverile.
(M.M.)