In questa bella fotografia c’è tutta la famiglia Blanc riunita
nel giardino dell’Albergo delle Alpi, in via Medail: il patriarca Augusto,
primo seduto a destra con i baffoni, la moglie Angela e la giovane sposa
Luigina sedute da sinistra e Giuseppe Blanc nell’ultima fila, terzo da sinistra
in piedi, impettito con la cravatta nera.
I Blanc erano una famiglia benestante della borghesia di
Bardonecchia: il Cav. Augusto Blanc, Esattore delle Imposte di Bardonecchia,
era agente di una nota compagnia di navigazione francese che faceva rotta in
America, la Compagnie Génerale Transatlantique di Parigi, per la quale
vendeva i biglietti ai migranti della Val di Susa; era inoltre proprietario dell’Albergo
delle Alpi(10).
I coniugi Blanc avevano avuto tre figli: Luigi, Giuseppe e
Luigina. Giuseppe, che doveva rendere celebre il nome della famiglia con la sua
musica, era nato l’11 aprile del 1886.
Copertina di Malombra di Golia, 1906. |
_A dieci anni sapeva sonare la tromba, il clarinetto, il bombardino, tutti gli strumenti della “fanfara” del collegio. A dodici anni il maestro Edoardo Succo, […] se lo portava alle veglie danzanti del Circolo Eporediese perché sonasse i ballabili sul pianoforte quand’egli si riposava»(11).
Il suo talento musicale era già stato notato a Bardonecchia dal
musicista Don Lorenzo Perosi che «sentendo suonare il giovane Giuseppe Blanc
nell’antico Albergo Frejus, ora Albergo Bardonecchia, disse: “Questo giovane ha
la stoffa di un artista”»(12).
Dopo le scuole superiori studiò composizione al Liceo Musicale
di Torino (oggi Conservatorio
G. Verdi) e poi con insigni maestri(13).
Avviato agli studi di legge dal padre, alternò l’impegno
universitario con la passione per la musica: si laureò solo nel 191114 e non
praticò mai la professione.
Negli anni universitari compose il romantico valzer Malombra(15) che fu pubblicato con la copertina
di Golia(16). In quegli anni frequentava i circoli dei giovani intellettuali
che si riunivano nella Associazione Universitaria Torinese(17), tra cui Sandro
Camasio e Nino Oxilia. Erano i primi anni del ’900 e i portici di via Po e di
piazza Castello erano i luoghi preferiti dai giovani universitari che vi
passavano spensierate serate tra divertimenti goliardici ed incontri fugaci con
le “sartine”(18).
Lo spartito di Malombra con dedica di Giuseppe Blanc: “Al giovane Giorgio Malavasi. Bardonecchia settembre 1964”. (Archivio Giorgio Malavasi)
Lo spartito di Malombra con dedica di Giuseppe Blanc: “Al giovane Giorgio Malavasi. Bardonecchia settembre 1964”. (Archivio Giorgio Malavasi)
Fu proprio in uno dei ristoranti di via Po, il Sussambrino, nel maggio del 1909, che risuonarono per la prima volta le note di Giovinezza. Ricordava Giuseppe Blanc nel 1932: «Era l’anno della nostra laurea […]. Noi volevamo dire addio ai giorni lieti che finivano e muovere incontro alle ore future con un canto sulle labbra che fosse giocondo e forte ad un tempo, che dicesse del nostro nostalgico rimpianto per il tempo dolce passato […]. La sera di quel lontano giorno noi laureandi dovevamo riunirci, forse per l’ultima volta, compagni di mensa, in quel tradizionale pranzo che corona generalmente la fine di un ventennio di studi con un simposio abbondantissimo.
Ricordo che nel pomeriggio di quello stesso giorno Nino [Oxilia]
mi venne a trovare per consegnarmi i suoi versi, scritti, mi disse, nello
spazio di un’ora. Parlava piano, con la sua voce calda sempre velata d’un
soffio di leggera malinconia. […] Non appena lessi le sue strofe mi parve che
qualcosa di eroico prendesse forma intorno a me e sentii che già le note
balzavano dentro il mio cuore, acceso di subitaneo entusiasmo. Dopo qualche ora
la musica era composta. E quella sera, quando il canto riecheggiò nella nostra
allegra brigata, noi laureandi non sapevamo che ci guardava il Destino»(19)
Il canto fu stampato in 150 copie dall’editore Gori di piazza Castello,
con la copertina di Golia. Quei giovani spensierati lo intitolarono Il
Commiato, senza ancora sapere che di lì a qualche anno avrebbero salutato la
loro giovinezza sulle trincee della guerra.
Son finiti i giorni lieti
Son finiti i giorni lieti
Degli studi e degli amori
O compagni in alto cuori
Il passato salutiam!
È la vita una battaglia
È il sentiero irto d’inganni
Ma siam forti
Abbiam vent’anni
L’avvenire non temiam!
Giovinezza, Giovinezza
Primavera di bellezza
Nella vita nell’asprezza
Il tuo canto squilla e va!
Il giovane Giuseppe Blanc con la sorella Luigina sul balcone
della casa di Bardonecchia. In: “Vent’anni”, rivista del GUF torinese,
Torino,
23 ottobre X 1932. (coll. Marco Albera)
Copertina dello spartito de Il Commiato, Inno dei Laureandi di Giuseppe Blanc e Angelo “Nino” Oxilia, illustrato da Eugenio Colmo “Golia” con le figure dello Studente laureato e della Sartina, pubblicato in 150 copie dall’editore Gori a Torino nel 1909. (coll. Marco Albera, Torino, Fondo «Universitas Scholarium»)
In quegli stessi anni Bardonecchia si avviava a diventare la
culla del nuovo sport, lo ski: nel 1908 era nato lo Ski club locale e nei primi
mesi del 1909 si era svolto il primo campionato italiano di Ski nel corso del
quale i fratelli Smith avevano stabilito il record di salto da trampolino(20).
Per la fama delle piste e delle strutture che ormai il paese
vantava, nel dicembre 1909 fu organizzato a Bardonecchia il corso sciatori per
soldati e ufficiali degli alpini a cui partecipò anche Giuseppe Blanc, già
sergente nel 6º Reggimento Genio Ferrovieri. Alla sera gli ufficiali si
ritrovavano all’albergo Frejus, gestito dalla signora Basacchi, e fu in una di
quelle serate che il Blanc accompagnando al pianoforte i cori degli alpini
volle suonare il suo Commiato. Fu subito un successo e gli alpini
vollero adottarlo, con qualche variante, come loro inno(21).
Il maestro Blanc davanti al pianoforte nella casa
paterna di Bardonecchia. (Archivio Renzo Stradella) |
In seguito il Blanc inserì il suo motivo nell’operetta che lo
rese celebre, Festa dei Fiori(23), «presentata per la prima volta al
pubblico nel gennaio del 1913 dalla compagnia Vecla-Vannutelli, al teatro
Eliseo di Roma: la musica ebbe ottime accoglienze»(24).
Nel 1915, all’entrata in guerra dell’Italia, l’inno «era già
diffusamente cantato da tutte le Compagnie alpine»(25).
È durante la guerra, nel 1917, che «nei pressi di Rovereto, il Blanc, passando davanti ad una baracca, udì suonare da un flebile flauto la sua composizione. Si fermò di botto, quasi una voce amica l’avesse chiamato per nome; entrò nel ricovero e vi trovò un soldato che gli mostrò un foglio di musica sul quale era scritto
Inno degli arditi»(26)
Del pugnale al fiero lampo,
Inno degli arditi»(26)
Del pugnale al fiero lampo,
Sono Ardito fiero e forte,
della bomba al gran fragore,
non mi trema in petto il core,
tutti avanti, tutti al campo,
sorridendo vo alla morte
qui si vince oppur si muor!
pria di andare al disonor!
Giovinezza, Giovinezza,
primavera di bellezza
nella vita, nell’ebrezza
il tuo canto squilla e va!
Erano sparite da questo testo (riscritto senza il consenso di
Blanc dal sottotenente degli arditi Marcello Manni) la spensieratezza della
Torino Belle Époque, era arrivata la guerra nella sua fase più cruenta,
quella in cui erano nati i reparti d’assalto, ma era rimasta la musica
trascinante della prima versione del Blanc. Per quanto già ne Il Commiato Oxilia
avesse chiuso con versi che risentivano del clima irredentista:
Ma se un dì venisse un grido
Dai fratelli non redenti
Alla morte sorridenti
Il nemico ci vedrà!(27)
Versi profetici per il povero Oxilia, tenente di artiglieria,
che morì a 27 anni falciato da una granata sul Monte Tomba, nei giorni che
seguirono Caporetto, il 18 novembre 191728. Blanc così ricordava l’amico e il
suo canto di giovinezza: «Morì come aveva voluto morire. Il Destino, con le sue
imperscrutabili leggi, voleva che giovane, sul fiore della vita e delle
speranze, morisse il poeta della Giovinezza. Morì quando il suo canto
già scuoteva gli spiriti avviliti per la disfatta e li incitava all’ultimo
sforzo disperato […]. E il canto corse allora sul Piave in piena che gli
arditi, a torso nudo, passavano a nuoto per l’assalto e sorvolando la primavera
dei nostri fanti, travolse per primo il vecchio fantasma degli Asburgo» (29).
Giuseppe Blanc partecipò ai quattro anni di guerra: dopo la leva
negli anni 1906/07, fu richiamato per mobilitazione e giunse sul fronte il 23
maggio 1915. Nel maggio del 1917 era sottotenente di complemento nel 5º
Reggimento Genio Minatori. Il 15 agosto 1917 fu inviato come istruttore in uno
dei reparti formatisi per l’addestramento degli alpini sciatori, il
distaccamento “Skiatori Lario” in forza al 5º Reggimento Alpini. La sua partecipazione
al corso dell’inverno 1909/10 a Bardonecchia gli aveva dunque dato una preparazione
tale da poter essere istruttore nella nuova specialità che tanto fu utile nella
guerra bianca per fronteggiare gli Alpenjäger austriaci anch’essi
validamente addestrati nello sci. Il 20 agosto 1917 giunse al fronte; in seguito
fu aggregato al 4º Alpini, nel distaccamento “Skiatori Aosta”. Il 20 aprile del
1918 raggiunse il grado di tenente. Partì dal fronte il 1º gennaio 1919 e
nell’agosto rientrò nel 5º Reggimento del Genio e fu messo in congedo (30)
Della sua vita privata sappiamo poco. Il 7 febbraio 1921 si
sposò ad Alassio con Maria Chabloz(31), originaria di Aosta e figlia di Cesare
Chabloz, proprietario del Grand Hotel Royal di Courmayeur. Ebbero tre figli:
Orazio(32), Adriano(33) e Melania(34).
Blanc fu autore dell’operetta Fiançailles, della
pantomima Le statuette di Chelsea, de Il convegno dei morti (su libretto
di Salvator Gotta, del 1923) e, ancora con testo del Gotta, de La valle
degli eroi del 1931. Ma Blanc fu soprattutto il cantore del fascismo, ed è
seguendo la strada di Giovinezza che capiamo come divenne tale.
L’Inno degli arditi fu riscritto con nuovi versi ancora
da Marcello Manni all’insaputa del Blanc e stampato come Inno Fascista. Il nuovo
testo ben descriveva gli anni in cui gli arditi di D’Annunzio dopo la sconfitta
di Fiume entrarono nelle fila dei Fasci di Combattimento, portando nel movimento
la camicia nera, il pugnale, il manganello e la canzone
Giovinezza:
Giovinezza, giovinezza,
primavera di bellezza,
nel Fascismo è la salvezza
della nostra libertà.
Il Blanc si trovò ad essere l’autore della musica dell’inno
della rivoluzione fascista e fu riconosciuto come tale solo dopo aver
combattuto una battaglia giudiziaria contro chi lo stava stampando e vendendo
sotto falso nome(35). Il regime riconobbe i suoi meriti e la forza del motivo
musicale ormai entrato nei rituali fascisti e nel 1925 affidò a Salvator Gotta(36)
l’incarico di scrivere il nuovo e definitivo testo, quello di Giovinezza come
«Inno Trionfale del Partito Nazionale Fascista»(37).
Salve o popolo d’eroi Giovinezza,
Giovinezza,
Salve o patria immortale Primavera
di bellezza
Son rinati i figli tuoi Della
vita nell’asprezza
Con la fe’ nell’ideale Il
tuo canto squilla e va!
Il valor dei tuoi guerrieri, E
per Benito Mussolini,
La virtù dei pionieri Eja
eja alalà.
La vision dell’Alighieri E
per la nostra Patria bella,
Oggi brilla in tutti i cuor. Eja
eja alalà.
Giuseppe Blanc fu dal 1923 Ispettore delle Bande e dei Cori
della Milizia Volontaria della Sicurezza Nazionale, fino a diventare nel 1942
Console Generale, grado della Milizia equiparato a Generale di Brigata nel
Regio Esercito. La musica che via via gli commissionava il partito lo portò a
Villa Torlonia a suonare in anteprima al Duce i suoi inni(38). Con il successo di
Giovinezza Blanc fu infatti consacrato quale iniziatore del canzoniere
del fascismo. A lui vennero affidate le composizioni che accompagnarono
generazioni di giovani indirizzando la loro crescita verso la formazione
dell’uomo “nuovo” della rivoluzione fascista.
Ricordiamo qui i più celebri: l’Inno dei Balilla del
1923, su testo di Vittorio Emanuele Bravetta, che dal gennaio del 1926 fu
obbligatoriamente diffuso in tutte le scuole e nelle organizzazioni giovanili
Balilla e Avanguardiste; del 1927 l’Inno degli Studenti Universitari fascisti
e l’Inno imperiale su testi del Bravetta; del 1929 l’Inno delle
Piccole Italiane su testo dello stesso Blanc; ancora del 1932 l’Inno
Ufficiale Giovani fascisti, testo del Bravetta. Dopo la conquista
dell’Etiopia, Blanc scrisse gli inni di celebrazione per la formazione
dell’Impero: nel 1936 Preghiera del Milite su testo del futurista Auro
D’Alba e l’inno dell’Italia imperiale, Etiopia; nel 1937 Inno Impero e
nel 1942 La grande ora, ispirato alle ore epiche dell’Italia fascista.
Blanc, insignito dal regime di onorificenze e potere, dopo l’8
settembre 1943 si ritirò a vita privata e la sua musica non risuonò più:
l’ispirazione asservita all’ideologia e al regime politico era terminata.
Nel 1960 la nuova Somalia indipendente chiese al Blanc, che
aveva già composto nel 1927 l’Inno della Somalia Italiana, di scrivere l’inno
nazionale della neonata repubblica: ne risultò un pezzo strumentale solenne e
cerimonioso che resisterà fino al 2000.
Ma a noi interessa ricordare ciò che lasciò al suo paese nativo.
Blanc abitava, quando tornava a Bardonecchia, nella villa (oggi scomparsa) “La
Ginestra” (39) in via Medail sotto l’Hotel Frejus. Lo ricordiamo per essere
diventato, grazie alle sue numerose offerte, “socio effettivo” della Chiesa
Maria Ausiliatrice, a cui fece dono della statua di San Giuseppe(40) che era
posta in una nicchia sul lato della chiesa su via Montenero e che oggi, in
seguito ai recenti restauri della chiesa, è stata spostata nel giardino.
Giuseppe Blanc,
Bollettino Parr.
Bardonecchia 1970.
|
Il 5 settembre 1948, in occasione della inaugurazione della
statua in bronzo della Madonna, posta ancora oggi a fianco della chiesa, il
maestro aveva composto una Messa in onore di Sant’Ippolito da lui stesso
suonata all’organo e diretta in Parrocchia: l’esecuzione ebbe «uno splendido
effetto, tuffando le anime in un’onda di mistica commozione»(42). «Questa opera
del Maestro Blanc, per quanto la sua attività musicale sia stata fino ad ora
assolutamente profana, è una bella affermazione di fede e di elevato sentimento
religioso.
Tutto il pubblico indistintamente che stipava la Chiesa
Parrocchiale all’inverosimile ha seguito e gustato questo nuovo lavoro con
profonda commozione decretandone il pieno successo» (43). A questi giudizi
molto lusinghieri non seguì, a dire il vero, un reale successo dell’opera che è
ricordata come ripetitiva e non di grande impatto; non fu più eseguita e riposa
oggi nell’archivio parrocchiale.
Ancora nel 1948 nei giorni della celebrazione dei defunti al
cimitero furono eseguite dalla cantoria di Bardonecchia due sue opere, il De
profundis e la Valle degli Eroi(44). Il suo pianoforte, donato a Don Bellando, fu per un
certo periodo nella casa canonica.
Giuseppe Blanc morì a Santa Margherita Ligure il 7 dicembre
1969. È sepolto nel cimitero di Bardonecchia, nella cappella di famiglia.
note ___
10
L’Albergo delleAlpi, ereditato dal figlio Luigi e poi dal nipote Augusto Blanc,
divenne la “Taverna del Trau”, negli anni ’50 luogo di ritrovo di pittori di
fama che erano ospiti dell’albergatore Renato Perego, proprietario dell’Hotel
Palazzo Frejus. Ancor oggi che la “Taverna del Trau” è il negozio di
artigianato del nipote, lo scultore Bruno Blanc, si possono vedere le pareti
dipinte dai pittori che lasciarono un prezioso segno del loro passaggio.
11
Salvator Gotta, L’almanacco di Gotta,
Mondadori, Milano 1958, p. 60.
12 Bollettino Parrocchiale di Bardonecchia,
1970, p. 88. Monsignor Lorenzo Perosi (1872-1956) fu un presbitero e celebre
compositore italiano autore di musica sacra. L’Albergo Bardonecchia oggi non
esiste più.
13 A
Torino Blanc ebbe come maestro di composizione Giovanni Bolzoni (1841-1919),
concertatore operistico, direttore d’orchestra, maestro e compositore; diresse
il Teatro Regio di Torino e fu direttore del Liceo Musicale. A Monaco di
Baviera studiò con Walter Braunfels (1882-1954), pianista e compositore
tedesco. A Pesaro fu allievo di Amilcare Zanella (1873-1949), compositore e
direttore del Conservatorio.
14
Foglio matricolare di Blanc Giuseppe.
15
Le musiche della colonna sonora del celebre film “Addio Giovinezza!” del 1940
per la regia di F. M. Poggioli erano di Giuseppe Blanc, scritte tra il 1906 e
il 1910: tra queste il valzer Malombra
che accompagnava le scene più romantiche della pellicola. Il film era
tratto dall’omonima commedia di Camasio e Oxilia.
16
Golia, pseudonimo di Eugenio Colmo, Torino 1885-1967, fu un celebre
illustratore, umorista e cartellonista pubblicitario.
17
L’Associazione Universitaria Torinese, A.U.T., era nata nel 1889 per «dar vita
a un sodalizio che, “escluso ogni intendimento politico, si proporrà per fine
l’affratellamento, la beneficenza, e la tutela degli interessi della
studentesca universitaria”». In: Aldo Mola, “L’associazionismo universitario
torinese, tra memorie e progetti” in:M.Albera, M. Collino, A. Mola, Saecularia Sexta Album. Studenti
dell’università di Torino. Sei secoli di storia, Elede, Rosta 2005, p.
9.
18
Torino era in quegli anni la capitale della moda, tante erano le sartine e le
modiste che si accompagnavano con i giovani universitari nei balli, nei
ristoranti o nei caffè. La commedia “Addio Giovinezza!” di Camasio e Oxilia
(1911) raccontava la storia d’amore tra una sartina e uno studente. Vedi:
Patrizia Deabate, Cent’anni di Addio
Giovinezza! nella Torino della belle époque, «Studi Piemontesi»,
dicembre 2011, vol. XL, fasc. 2, p. 459.
19
Giuseppe Blanc, “In memoria di Nino Oxilia”, in: “Vent’anni”, rivista del GUF
torinese, Torino, 23 ottobre X 1932, p. 13. Collezione Marco Albera.
20
Il primo trampolino per il salto con gli sci venne realizzato a Bardonecchia
nel 1908 da Paolo Kind e da Harald Smith; i due fratelli norvegesi Harald e Trigwe
Smith il 22 febbraio 1909 vinsero il record mondiale saltando rispettivamente alle
distanze di 43 e 40 metri. La cronaca della giornata in: “Il concorso
internazionale di Ski a Bardonecchia”, La Stampa, 22 febbraio 1909.
21
Vedi: Luciano Viazzi, Augusto Giovannini, Cantanaja. Antologia di canti dei soldati italiani ed austriaci nella Grande
Guerra 1915/18, Tamari Editori, Bologna 1968, p. 73.
22
Cesare Caravaglios, I canti delle
trincee, Roma, Ministero della Guerra, Comando del Corpo di Stato Maggiore-
Ufficio Storico, 1935-XIII, p. 118.
23
Il libretto dell’operetta fu scritto da Nino Oxilia. Vedi:A.V. Savona,M.L.
Straniero, Canti dell’Italia Fascista,
Garzanti, Milano 1979, p. 61.
24
Giacomo De Marzi, Canti del fascismo,
F.lli Frilli, Genova 2014, p. 34.
25
Viazzi, Giovannini, op. cit., p. 73.
26
Caravaglios, op. cit., p. 118.
27
Il verso “Dai fratelli non redenti” fa
evidentemente riferimento alle terre irredente che ancora mancavano all’Italia unita
e che furono uno degli argomenti dell’interventismo del 1915.
28
Il giovane poeta Oxilia morì eroicamente e alla sua memoria fu conferita la
medaglia d’argento al valor militare.
29
Giuseppe Blanc, “In memoria di Nino Oxilia”, in: “Vent’anni”, rivista del GUF
torinese, Torino, 23 ottobre X 1932, p. 13. Collezione Marco Albera.
30
Giuseppe Blanc fu decorato con la “Medaglia commemorativa nazionale della guerra
1915-1918”, con la “Medaglia interalleata della Vittoria” e con la “Medaglia a
ricordo dell’Unità d’Italia” (Foglio matricolare).
31
«Noces de Mademoiselle Marie Chabloz avec Monsieur l’Avocat Pino Blanc
célébrées à Alassio le 7 février 1921» (Stab. Modiano & C. - Milano), in:
AIHRVdA, Fonds Laurent Chabloz, dossier nr 3, per gentile concessione.
32
Orazio Blanc era nato il 26 gennaio 1922 a Sanremo, dove la famiglia della
madre gestiva il Grand Hotel Royal. Orazio fu residente a Bardonecchia dal 1946
al ’47, anno in cui si trasferì a Biella in seguito al matrimonio con Maria
Luisa Cerruti.
33
Adriano Blanc, nato a Pesaro l’11 marzo 1924, fu partigiano nell’87ª Brigata Autonoma
Valle d’Aosta, 1º batt., dal 15 giugno 1944 al 7 giugno 1945. Attivo nelle
bande partigiane valdostane da Courmayeur a Nus, collaborò con lo zio Laurent Chabloz,
esponente del Partito Liberale del CLN a Courmayeur con Alessandro Passerin
d’Entrèves. Laurent Chabloz, cognato di Blanc, teneva i contatti con gli Alleati
oltralpe e a guerra finita con il governo di Roma; fu Sindaco CLN di Courmayeur
dalla Liberazione al 1º dicembre 1945. Documentazione in: Archivio Ist. Storico
Resistenza Valle d’Aosta, Fondo Laurent Chabloz e in: ISRVdA- IHRVdA, da Comm.
piemontese per il riconoscimento delle qualifiche partigiane, Fondo RICOMPART
del Ministero della Difesa, Roma, ora in ACS, Roma. Adriano Blanc si trasferì a
Bardonecchia nel 1946 con la famiglia.
34
Melania Blanc era nata ad Aosta il 21 settembre 1925. Anche lei residente a
Bardonecchia dal 1946 come tutta la famiglia, si trasferì a Milano nel 1962.
35
Vedi “Lettera di Giuseppe Blanc a Mussolini, 2 luglio 1924” in: Fiamma Nicolodi, Musica e musicisti nel ventennio fascista,
Discanto Edizioni, Fiesole 1984, p. 315.
36
«Nel 1925 Blanc venne a trovarmi a Ivrea e a pregarmi di fargli dei nuovi versi
per l’Inno poiché così voleva
il Direttorio Nazionale del Partito. Ed io li scrissi e n’ebbi – una volta
tanto – il compenso di cinquecento lire». Salvator Gotta, op. cit., p. 61.
37
Dal 1925 fino al 1943 Giovinezza veniva
eseguita in ogni occasione pubblica subito dopo la Marcia Reale.
38
Nicolodi, op. cit., p. 319.
39
La villa fu requisita, come molte altre in Bardonecchia, dopo l’8 settembre
1943 dai tedeschi: «Agli ufficiali di collegamento, capeggiati dal cap.Mirbach,
fu destinata dal C.do presidio tedesco la villa “La Ginestra”, di proprietà del
noto Blanc, l’autore di “Giovinezza”». L’informazione è contenuta nella
relazione sul battaglione alpini “Edolo” a firma del comandante, maggiore
Biagio Rozbowsky, senza data, copia in Archivio privato, Torino.
40 La Chiesetta di Bardonecchia, Borgone
di Susa, Tipolito Melli 2003, p. 21.
41 Bollettino Parrocchiale di Bardonecchia, marzo
1947, p. 5.
42 Bollettino Parrocchiale di Bardonecchia,
febbraio 1949, p. 2.
43 Bollettino Parrocchiale di Bardonecchia,
febbraio 1949, p. 9.
44 Bollettino Parrocchiale di Bardonecchia,
febbraio 1948, p. 2.
– FONTI:
Testimonianza di Renzo Stradella, figlio di Luigina Blanc
sorella di Giuseppe Blanc. • Contributo storico di Alberto Turinetti di Priero.
• “Fondo Blanc” in: «Universitas Scholarium», Collezione Marco Albera, Torino.
• Foglio matricolare di Blanc Giuseppe. • Anagrafe Comune Bardonecchia, atti di
residenza famiglia Blanc. • Archivio Istituto Storico della Resistenza e della
società contemporanea in Valle d’Aosta, Fondo Laurent Chabloz. • Bollettino
Parrocchiale di Bardonecchia, febbraio 1948, febbraio 1949, 1970. • M.
Albera,M. Collino, A.Mola, Saecularia Sexta Album. Studenti dell’università
di Torino. Sei secoli di storia, Elede, Rosta 2005. • Cesare Caravaglios, I
canti delle trincee, Roma, Ministero della Guerra, Comando del Corpo di
Stato Maggiore-Ufficio Storico, 1935-XIII. • Patrizia Deabate, “Cent’anni di Addio
Giovinezza!
nella Torino della belle époque” in Studi Piemontesi, dicembre
2011, vol.XL, fasc. 2. • Patrizia Deabate,
“Le origini dell’Inno dei laureandi. Il Commiato (1909)”
in Studi Piemontesi, giugno 2013, vol.XLII,
fasc. 1. • Giacomo De Marzi, Canti del fascismo, F.lli
Frilli,Genova 2014. • Salvator Gotta, L’almanacco di Gotta, Mondadori,
Milano 1958. • Carlo Moriondo, Torino tempi d’oro, Daniela Piazza
Editore, Torino 1982. • Fiamma Nicolodi, Musica e musicisti nel ventennio
fascista, Discanto Edizioni, Fiesole 1984. • A.Virgilio Savona,Michele L.
Straniero, Canti dell ’Italia Fascista, Garzanti,Milano 1979. •
“Vent’anni”, rivista del GUF torinese,Torino, 23 ottobre X 1932, p. 13.
Collezione Marco Albera. • Luciano Viazzi,Giovannini Augusto, Cantanaja.
Antologia di canti dei soldati italiani ed austriaci nella Grande Guerra
1915/18,
Tamari Editori, Bologna 1968.