CANONICO DON GIOVANNI ALFONSO FONTAN
La scuola elementare di Bardonecchia è intitolata a Don Fontan:
ma chi era questo sacerdote?
I bambini e anche le persone di mezza età non possono ricordare
questa figura così importante per la nostra cittadina perché Don Fontan lasciò
la sua vita terrena nel 1964. Lo ricordiamo in queste pagine dedicate alla
Grande Guerra perché Don Fontan fu cappellano militare durante il primo
conflitto mondiale.
Giovanni Alfonso Fontan era nato ad Exilles l’11 novembre 1883.
Dopo gli studi nel Seminario di Susa conseguì la licenza in teologia e fu
ordinato sacerdote nel 1909 dal Vescovo di Susa, Monsignor Carlo Marozio. Diplomato
maestro presso le scuole salesiane di Torino, iniziò il suo insegnamento nelle
frazioni di Exilles, suo paese natale.
Soldato di leva per la classe 1883, nel 1904 fu lasciato in
congedo illimitato ma fu richiamato il 28 luglio 1916 nella 1ª Compagnia di
Sanità di Torino, presso l’ospedale militare Mauriziano. Nel settembre 1916
giunse al fronte, impegnato nel 123º ospedale da campo. Il 7 settembre 1917 fu
nominato cappellano militare(45) e assimilato al grado di tenente nel 73º
Reggimento Fanteria Brigata “Lombardia”. Il 29 ottobre 1917 la brigata fu
schierata sulle alture alla destra del Tagliamento ed il 2 novembre affrontò un
primo sanguinoso combattimento. Il 6 novembre i resti della brigata, ormai
ridotti a due soli battaglioni, affrontarono gli austriaci sulle mulattiere di
San Francesco a Tramonti e furono costretti a retrocedere. Don Fontan fu
catturato dagli austriaci in pieno svolgimento dell’offensiva austriaca proprio
il 6 novembre e condotto prigioniero nel campo di Mauthausen, dove rimase fino
all’armistizio.
Ricordiamo qui brevemente che cosa erano i campi di prigionia
durante la Prima guerra mondiale per poter immaginare le dure prove che subì il
nostro Don Fontan: i 470 campi di prigionia degli Imperi centrali erano
disseminati su territori vastissimi che andavano dall’Alsazia-Lorena alla
Germania, all’Ungheria, Bulgaria e Austria.
Tra questi, il più tristemente noto, quello di Mauthausen(46), fu
fatto costruire dalle alte gerarchie austriache in previsione di una rapida
vittoria sull’Italia che avrebbe prodotto migliaia di prigionieri. Situato nei
pressi della cittadina di Mauthausen, distante 25 km da Linz sul corso del
Danubio, il campo era formato da baracche di legno e circondato da reticolati e
torrette di guardia. A Mauthausen russi, serbi, italiani raggiunsero la cifra
di 40.000 internati, e circa 9.000 di loro vi persero la vita, tra i quali
1.816 italiani. Tra gli italiani, oltre ai soldati prigionieri, giunsero nel
campo anche i malati prelevati dagli ospedali abbandonati dopo la rotta di
Caporetto e i feriti in barella che ebbero ben poche possibilità di
sopravvivenza. Ai militari di truppa italiani fu sempre riservato un
trattamento inumano: denutriti, mal vestiti, impegnati nelle compagnie di lavoro,
furono utilizzati nella vicina cava di granito di Wiener-Graben; torturati da
guardie feroci, appesi al “palo” a morire, abbandonati dai comandi italiani che
li consideravano disertori, vissero di stenti nelle baracche fredde, umide e
luride, vittime di tubercolosi e pidocchi, si cibarono di topi e di quel poco
che trovavano nelle immondizie. Gli ufficiali avevano un trattamento migliore
ma le condizioni erano durissime per tutti data la fame implacabile in un tempo
in cui nemmeno la popolazione civile aveva di che mangiare. Don Fontan tornò
dopo un anno trascorso in quell’inferno, vivo ma certamente provato.
Chiesa di Maria Ausiliatrice, 1937.(Archivio parrocchiale) |
Nello stesso mese per lui finiva la guerra ed era lasciato in
congedo illimitato.
Nel 1932 giunse a Bardonecchia dove esercitò il ministero
sacerdotale nella chiesetta di Maria Assunta dell’albergo Villeggianti47 in via
Sommeiller; contemporaneamente dall’ottobre iniziò l’insegnamento nella scuola
elementare del paese. Ma la sua memoria è soprattutto legata alla chiesa di
Maria Ausiliatrice.
La Cappella era nata come chiesa privata, voluta da un gruppo di
villeggianti che avevano le abitazioni nel borgo nuovo. I soci fondatori erano:
il Comm. Mario Bertola, il marchese Alfredo Clavarino, il Cav. Cesare Fantino,
il Cav. Giuseppe Fornari, l’Ing. Mario Gioannini, il Cav. Innocente Rigoli, e
l’Ing. Giuseppe Verzone(48).
Azione della Società
per
Maria Ausiliatrice.
(Arch.don Gian Paolo Di Pascale)
|
Giugno 1940, fotografia scattata davanti al Palazzo delle Feste
con Don Fontan che benedice le salme dei soldati ricomposte in povere e
improvvisate bare. (Archivio dell’arch. Alberto Rabino)
Anche i soci della chiesa di Maria Ausiliatrice vollero
ringraziare il loro cappellano Don Fontan per l’abnegazione dimostrata in quei
tragici giorni di guerra del 1940: nei verbali della Società, in data 25 luglio
1940, si legge: «Il Consiglio invia innanzitutto un plauso al valoroso
cappellano dell’oratorio, teologo Don Alfonso Fontan, per l’opera di alta
umanità da lui svolta con sprezzo del pericolo, durante le cruenti operazioni
di guerra, che fu tale da meritare l’encomio delle Autorità militari e civili»(50).
Con la Seconda guerra mondiale Don Fontan, che all’epoca aveva
quasi sessant’anni, era stato nuovamente chiamato in servizio come cappellano
nel Regio Esercito: nel dicembre del 1942 fu «assunto in temporaneo servizio
per esigenze di carattere eccezionale e per l’assistenza spirituale presso il
R.E., quale cappellano militare di mobilitazione con assimilazione al grado di
tenente»(51). Il 4 gennaio 1943 fu assegnato all’VIIIº/A sottosettore della Guardia
alla Frontiera di Bardonecchia, che all’epoca era in territorio in stato di
guerra(52), e prestò servizio collaborando con gli altri cappellani militari(53).
L’8 settembre 1943 Don Fontan forse era a Torino perché leggiamo
questa notizia dal suo foglio matricolare: «Sottrattosi dopo l’8 settembre 1943
alla cattura in territorio metropolitano occupato dai nazifascisti per
ricongiungersi ad un comando Militare Italiano».
Don Fontan rimase ufficialmente in servizio militare fino al 25
aprile 1945, ma proprio in quei difficilissimi anni dopo l’armistizio diede a
Bardonecchia un’altra grande prova di fedeltà e coraggio.
Il Parroco, Don Coda, nel 1944 – spaventato dai bombardamenti (54)
e dalla pericolosa convivenza con i tedeschi – abbandonò la parrocchia e si
ritirò nel Seminario di Susa. Bardonecchia da un giorno all’altro rimase senza Parroco:
il Vescovo di Susa, Mons. Umberto Ugliengo, si trovò nella difficile situazione
di dover dare al paese una guida spirituale e si rivolse a Don Fontan il quale,
vista la gravità del momento, accettò.
1944, Bardonecchia bombardata (casa Ambrois). (Archivio
don Gian Paolo Di Pascale)
Nel 1944 diventò Parroco e visse con i bardonecchiesi una delle
fasi più difficili e dolorose della loro storia. Don Fontan fu ancora una volta
esempio di grande forza morale: dal pulpito faceva coraggio alla popolazione e
non mancava di sottolineare i soprusi delle truppe di occupazione. «Nel 1944,
ricordo ancora e con fierezza, il virile e fermo atteggiamento tenuto nei
confronti delle truppe nemiche di occupazione, delle quali non valsero né le
intimidazioni né l’arresto in ostaggio, a smorzare o mitigare i roventi moniti
lanciati dall’alto Pulpito della nostra Parrocchia»(55).
Finita la guerra, nel 1946, secondo gli accordi presi con il
Vescovo, rinunciò all’incarico di Parroco(56) e ritornò a fare il maestro e il
cappellano della chiesa di Maria Ausiliatrice.
Nel 1950, dopo 40 anni di insegnamento, lasciò la scuola e il 27
novembre il paese lo ringraziò con una giornata di celebrazioni. Tanti alunni,
piccoli e grandi, con commossa riconoscenza ringraziarono il maestro e Don
Fontan li salutò con nostalgia e rimpianto.
«Le campane hanno dato l’annuncio con suono festoso, il teol.
cav. Canavesio ha rivolto un toccante discorso tratteggiando le benemerenze del
sacerdote e del maestro esemplare, il Can. Fontan ha cantato la Messa solenne
assistito da Don Gorlier e da Don Ponte, la Cantoria ha eseguito con molto
affetto musica di Perosi. […] Dopo la cerimonia religiosa le autorità del
Comune accompagnavano il maestro all’albergo della Nuova Italia per un vermouth
d’onore iniziato con un brindisi del Sindaco cav. Amprimo»(57).
Il vecchio maestro con un filo di commozione rispondeva a tanto
affetto ricevuto con una bella lettera sul Bollettino parrocchiale con un
ultimo importante insegnamento ai suoi alunni: «La mia più grande soddisfazione
è quella di vedervi crescere buoni, rispettosi verso i vostri genitori, di
vedervi amanti del lavoro. Mettete pure molta importanza nell’adempimento dei
vostri doveri religiosi. Nella Religione troverete forza per affrontare le difficoltà
che incontrerete nelle vostre imprese, per mantenervi sulla retta via»(58).
Nel 1959 Bardonecchia festeggiò i 50 anni di Sacerdozio di Don
Fontan con un programma eminentemente religioso: Don Fontan celebrò la sua
Messa d’Oro assistito dal Parroco e dal Superiore del Convento francescano.
In chiesa davanti alle autorità e agli alpini che vollero ricordare
il cappellano militare, il Can. prof. Rivetti tenne un discorso in cui ricordò
Don Fontan sacerdote, maestro, cappellano di guerra e Parroco nelle drammatiche
ore di Bardonecchia. Nel pomeriggio le celebrazioni proseguirono a Maria
Ausiliatrice tra piccoli racconti sulla vita di Don Fontan(59), recite di
poesie, canti. Il “Te Deum” e la benedizione solenne suggellarono la bella
giornata.
Don Fontan si avviava verso la vecchiaia: una vita intensa e densa
di tragici avvenimenti, due guerre mondiali vissute in prima persona, l’impegno
nella scuola e nel sacerdozio, tutto contribuiva a rendere il suo corpo stanco
e malato.
Nel 1961 Don Serafino Chiapusso lo sostituì nella conduzione di
Maria Ausiliatrice diventandone Rettore.
Nel 1962 Don Fontan lasciò Bardonecchia e si ritirò nella Casa
di Riposo di Susa con il titolo di Canonico Onorario della Collegiata di Oulx.
Nel 1964, il 25 gennaio, Don Fontan moriva a Susa e i suoi
funerali furono celebrati a Bardonecchia tra grande partecipazione e immensa
commozione. «È stato un addio sentito, un addio di gente che deve staccarsi da
una persona stimata ed amata, con la quale aveva condiviso per lunghi anni
gioie e dolori, speranze e delusioni»(60).
Don Fontan riposa nel nostro cimitero nella cappella della
famiglia Marchese.
note ___
45 All’entrata in guerra dell’Italia anche gli ecclesiastici (sacerdoti non parroci, frati, novizi e chierici) furono chiamati alle armi. Nel corso del conflitto furono arruolati 24.446 uomini di Chiesa: i sacerdoti (circa 15.000) furono in gran parte assegnati ai reparti sanitari; i chierici e i novizi (circa 7.000) entrarono nell’esercito come soldati e furono assegnati alle unità combattenti. Il 12 aprile 1915, con una circolare di Luigi Cadorna, furono introdotti nell’Esercito Italiano i cappellani militari. Nel giugno del 1915, con un accordo tra Governo italiano e Chiesa cattolica, fu istituita, con il grado di maggiore generale, la figura del Vescovo di campo, carica ricoperta per tutto il corso della guerra dal VescovoAusiliare di TorinoAngelo Bartolomasi: tra i suoi compiti vi era quello di nominare i cappellani dopo aver raccolto informazioni sui candidati dai loro Vescovi e di proporne la nomina al Ministero della Guerra. I cappellani militari, che raggiunsero il numero di 2.400, assumevano il grado di tenente.
45 All’entrata in guerra dell’Italia anche gli ecclesiastici (sacerdoti non parroci, frati, novizi e chierici) furono chiamati alle armi. Nel corso del conflitto furono arruolati 24.446 uomini di Chiesa: i sacerdoti (circa 15.000) furono in gran parte assegnati ai reparti sanitari; i chierici e i novizi (circa 7.000) entrarono nell’esercito come soldati e furono assegnati alle unità combattenti. Il 12 aprile 1915, con una circolare di Luigi Cadorna, furono introdotti nell’Esercito Italiano i cappellani militari. Nel giugno del 1915, con un accordo tra Governo italiano e Chiesa cattolica, fu istituita, con il grado di maggiore generale, la figura del Vescovo di campo, carica ricoperta per tutto il corso della guerra dal VescovoAusiliare di TorinoAngelo Bartolomasi: tra i suoi compiti vi era quello di nominare i cappellani dopo aver raccolto informazioni sui candidati dai loro Vescovi e di proporne la nomina al Ministero della Guerra. I cappellani militari, che raggiunsero il numero di 2.400, assumevano il grado di tenente.
46
Il campo della Prima guerra mondiale fu smantellato dagli austriaci subito dopo
la sconfitta: rimane di quel periodo il cimitero di guerra dove sono sepolti
1.816 prigionieri italiani. Nel 1938 sulla collina fu costruito dai nazisti il
terribile lager di Mauthausen, una fortezza di granito che doveva essere un
campo di sterminio sul lavoro, un lager in cui le possibilità di sopravvivenza
furono scarsissime fin dalla sua costruzione. Quando nei primi mesi del 1944
giunsero nella stazioncina di
Mauthausen
i primi vagoni piombati con il loro carico di deportati politici italiani,
qualcuno tra loro aveva ancora memoria di quel nome. Le SS con i cani feroci li
incolonnarono su verso il lager da cui si usciva solo attraverso il camino del
crematorio.
47
La Cappella dell’Assunta, detta dei Villeggianti, fu abbattuta nel 1978 durante
i rifacimenti dell’edificio dell’albergo Villeggianti; ricostruita al di là
della strada nel 1981 fu inaugurata il 18 settembre 1982: conserva dell’antica
Cappella la campana e il quadro dedicato alla Madonna.
48 La Chiesetta di Bardonecchia, Borgone
di Susa, Tipolito Melli 2003, p. 17.
49 “Don Fontan”, Bollettino Parrocchiale di Bardonecchia,
1964, p. 52.
50 La Chiesetta di Bardonecchia, op. cit., p. 31
50 La Chiesetta di Bardonecchia, op. cit., p. 31
51
Esercito Italiano, Notiziario matricolare, stato di servizio di Fontan
Giovanni, p. 2, Archivio dell’Ordinariato Militare, Roma.
52 I
Comuni di Bardonecchia, Oulx e Cesana erano stati dichiarati territorio in
stato di guerra fin dal 10 giugno 1940. L’VIII Settore G.a.F. era quello che
comprendeva Bardonecchia tra il VII, Monginevro, e il IX, Moncenisio. L’VIII
Settore era diviso in due porzioni contraddistinte con le lettere A e B.
53
Don Fontan coadiuvava Don Scaglione, cappellano dell’artiglieria della G.a.F.,
insieme a Don Prinetto Parroco di Melezet. Quest’ultimo dopo l’8 settembre 1943
si unì alle formazioni partigiane della bassa valle: catturato dai tedeschi fu deportato
a Mauthausen dove morì. Vedi: Pier Giorgio Corino, Bardonecchia 1940-1943: diario di un ufficiale dell’8º settore Guardia
alla Frontiera, Borgone di Susa, Edizione Melli, 2000, p. 165.
54
Dalla valle della Clarée, dal forte dell’Olive, nell’autunno del 1944 ripresero
i bombardamenti dei francesi su Bardonecchia quando «dopo lo sbarco in Provenza
americani e francesi si erano spinti anche verso leAlpi fino a toccare la
vecchia frontiera con l’Italia». Per saperne di più: Alberto Turinetti di Priero,
“1944, le grange Chevillot, luogo sperduto e dimenticato”, «in... Libreria»,
Librerie Panassi, S. Ambrogio, nº 34, agosto-settembre 2015, p. 10 e 11.
55
“Il saluto del Sindaco Cav. Bosticco a Don Fontan”, Bollettino parrocchiale di Bardonecchia, 1964, p. 52.
56
Nel 1946 fu nominato Parroco Don Francesco Bellando.
57
“L’omaggio al Canonico teol. Fontan nel 40.mo d’insegnamento”, Bollettino parrocchiale di Bardonecchia,
1950, p. 6.
58
“Ringraziamento di Don Fontan”, Bollettino
parrocchiale di Bardonecchia, 1950, p 7.
59
“Vita di don Fontan” del Prof. Don Guido Ferrero.
60
“Don Fontan”, Bollettino parrocchiale
di Bardonecchia, 1964, p. 49.
– FONTI:
Testimonianza
di Don Gian Paolo Di Pascale. • Esercito Italiano, Archivio dell’Ordinariato
Militare, Roma,Notiziario matricolare, stato di servizio di Fontan Giovanni. • Bollettino parrocchiale di Bardonecchia,
1950, 1959, 1964. • La Chiesetta di
Bardonecchia, Borgone di Susa, Tipolito Melli 2003.