in questo articolo:
Le vie del Melezet: LE INSEGNE OCCITANE
E LA CAPPELLA DI SAN PIETRO?
Parrocchia S. Antonio Abate
Le vie del Melezet: LE INSEGNE OCCITANE
FESTA DELLO SCAPULAIRE
VALLE STRETTA: UNA VALLE FRANCESE DI SECONDA CATEGORIA
A MELEZET SI RINNOVA IL PRESEPIO
A MELEZET SI RINNOVA IL PRESEPIO
E LA CAPPELLA DI SAN PIETRO?
Parrocchia S. Antonio Abate
MELEZET
Le vie del Melezet
LE INSEGNE OCCITANE
L’ABITATO di Melezet ha un reticolo viario abbastanza semplice,
composto da una via centrale che attraversa il paese, da Est a Ovest, per tutta
la sua lunghezza, una via parallela che costeggia il fiume, e, a monte, una
strada, tracciata quaranta anni fa, circa, “La Provinciale”, che unisce
direttamente questa frazione a Bardonecchia, da un lato, e alla Valle Stretta
ed il Colle della Scala dall’altro.
Queste tre strade sono collegate tra loro da alcune perpendicolari
che corrono lungo la massima pendenza.
Chi arriva a Melezet, si deve orientare, con non poche difficoltà,
seguendo la numerazione civica delle abitazioni, poiché, anni fa, venne abolita la denominazione
delle vie – originariamente in francese, e nel periodo fascista italianizzate –,
riducendo la borgata ad un sito di soli numeri.
Ma questa frazione non era così anonima, poiché ogni piccola località,
ogni gruppo di case, ogni fontana, ogni edificio civico ed ecclesiastico, ogni
campo, ogni minima via, aveva un nome ben preciso, una denominazione espressa in
dialetto locale, occitano.
Per questo motivo, si è cercato di riconsegnare alle vie
principali ed ad alcuni edifici storici, il loro onorevole appellativo.
L’Amministrazione Comunale ha accolto favorevolmente questa iniziativa,
ed anche il Consorzio di Melezet è intervenuto per il ripristino della
tradizionale toponomastica.
Grazie alla completa mappatura di Marziano Di Maio, evidenziata nel
suo testo “Guida dei to169 ponimi di Melezet”, nella Collana “I Quaderni di
Bardonecchia”, N. 4, Alzani, Pinerolo (TO), 2001, è stato possibile realizzare
l’opera.
La dimensione e il cromatismo delle insegne sono stati dedotti dai
rari esempi ancora leggibili, questi ultimi sono stati rinfrescati, mentre per
i nuovi si è preparato, grazie all’operato del sig. De Marchi, un nuovo
supporto murario, che è stato pazientemente dipinto, con fondo giallo, cornice rosata,
profili e grafia occitana, blu oltremare, dalle due concittadine Daniela e
Valeria.
Ecco, quindi, come si presenta ora l’abitato di Melezet: arrivando
a piedi da Les Arnauds, si può percorrere la “Vië dl’Eciarë” che attraversa tutto
il paese, nella sua lunghezza, per intenderci, l’allora Via della Scala; superato
il Cimitero ed un primo gruppo di case, si incontra, sulla sinistra, la
“Cëpellë ’d San Rò”, cappella costruita nel XVII secolo, per invocare San Rocco
come protettore contro la peste; dalla cappella stessa parte una “carrareccia”
in direzione del fiume, la “Cëriérë dla Cumbëtta”, il termine si riferisce ai
piccoli avvallamenti che si sono formati nei pressi della stazione di partenza della
seggiovia di Les Arnauds.
Proseguendo in direzione della chiesa parrocchiale, sulla destra
incontriamo la “Cëriérë dla Pëiramdëlha”, che potrebbe significare “pietre a medaglia”, o “pietre dei Medail”, e sulla
sinistra, all’inizio della piazza, vi è la “Cëriérë do Fu¯”, la via che
raggiunge il vecchio forno comunale che si trova in fondo alla discesa. Sul
lato destro della piazza sale la “Vië dlä Cürë”, della casa parrocchiale
(curia?), che comunica con la strada Provinciale, costeggiando la chiesa,
dedicata a S. Antonio Abate, costruita alla fine del XVII secolo, il suo
slanciato campanile, romanico con elementi gotici, alto 32 metri e la casa
parrocchiale.
Su “lä Plasë” (piazza), con la sua fontana lapidea datata 1732, e
firmata Jean André, è situata L’Ecorë, vecchio edificio comunale, poi scuola
per gli scolari di Melezet e Les Arnauds fino alla fine degli anni ’60, oggi
sede della Scuola di Intaglio e dell’Assomont, Consorzio di Melezet.
La mostra, allestita nel Museo d’Arte Religiosa, ha documentato la
devozione secolare alla Madonna del Monte Tabor (mt. 3177). Uno stendardo
processionale.
Uno stendardo processionale con le Stazioni della Via Crucis che
si celebrano lungo la salita, fino alla cappella.
Poco prima della scuola, sulla destra della piazza sale la “Vië
Tsub lä Glëizë”, Via sopra la chiesa.
La scuola fa angolo con la “Cëriérë dla Ròuda”, che penetra in
quello che era il quartiere della famiglia Roude, segue parallela la “Cëriérë
’d Gërasë”, che sta ad indicare un “luogo gelato”, poco oltre troviamo la “Gran
Cëriérë”, un tempo Via Dora, e appena dopo, sul lato opposto, ecco la “Cëriérë
dl’Elfun”, precedentemente chiamata Via Ecouffon, dal significato poco chiaro (forse riferito ad un antico cognome?).
Ci troviamo ora in “Plas Cëpellë”, la piazzetta antistante la
cappella Madonna del Carmine, costruita nel 1647, per opera di don Simon Roude,
ora restaurata e sede del Museo di Arte Religiosa Alpina.
Proseguendo il nostro cammino, a sinistra della strada principale,
scende la “Cëriérë do Clau” che indica “i luoghi chiusi”, gli orti o i frutteti
chiusi con recinzioni in muratura.
Gli ultimi quartieri, in fondo all’abitato, sono “Lu Përnhòu” dal
cognome Peyronels, e “Laz Emara” da Luoghi degli Eymar o Emarel. Poco oltre
questi quartieri, troviamo la “Cëpellë ’d Sän Sebastian” che conclude il nostro
breve percorso; molte altre indicazioni di toponomastica, delle quali grazie a
M. Di Maio sappiamo l’ubicazione ed il significato, potrebbero ancora essere
realizzate.
Prossimo intervento prefissato sarà quello di esporre sulla piazza
della chiesa una planimetria della borgata, nella quale si possano individuare
tutti gli edifici con il relativo numero civico ed eventualmente la
toponomastica principale.
Daniela Mainardi - Valeria Bosc
FESTA DELLO
SCAPULAIRE
Come tradizione, anche quest’anno gli abitanti di Melezet, sabato
22 luglio, hanno ricordato la “Festa dello Scapulaire”, rievocando la
Confraternita dello Scapolare, istituita da don Roude nel 1650 e attiva fino al
1937.
La giornata è iniziata con un evento speciale: la Santa Messa
delle 11,15, presso la chiesa parrocchiale di S. Antonio Abate è stata celebrata
da don Edoardo Grua. Sì proprio lui, il tanto amato Parroco che è tornato tra
la sua gente dopo otto anni di assenza, causata da un grave problema di salute.
Completamente ristabilito dalle conseguenze dell’ictus, che lo
aveva colpito una notte del 1998, don Grua ha officiato il rito con tanta gioia
ed entusiasmo, ben percepito dai presenti che lo hanno accolto come fosse un
caro amico di famiglia. Tra i numerosi fedeli il Sindaco Francesco
Avato, accompagnato da alcuni assessori e dai componenti del Consorzio
Assomont.
Come si ricorderà don Grua nel 1998, anno dell’ictus, stava per
festeggiare i dieci anni di permanenza nella conca bardonecchiese. Succeduto
alla morte di don Masset, avvenuta nel 1987, gli erano state affidate, infatti,
le Parrocchie di Les Arnauds, Melezet, Millaures e Rochemolles. Parroco giovane
con grande capacità organizzative, dà vita ad un nuovo “bollettino”, “La
frasiun”, istituisce un Consiglio Parrocchiale, inizia interventi sul
patrimonio religioso delle quattro Parrocchie. A lui è dovuto il rifacimento del
tetto della chiesa parrocchiale di Melezet e il restauro della cappella del
Carmine, nella quale verrà collocato il Museo di Arte Religiosa Alpina, e qui è
doveroso ricordare don Grua come promotore del Museo, ora preziosa parte del
sistema museale diocesano, ammirata dalle migliaia di turisti che informati
della ricca raccolta provengono anche da molto lontano.
Tornando alla festa, la giornata è continuata con un’originale
esposizione artigianale.
All’insegna di un tuffo nel passato i visitatori hanno potuto
entrare nei cortili ed assistere all’attività degli artigiani che hanno animato l’intera giornata
con dimostrazioni di antichi mestieri. Non sono mancate le degustazioni di
piatti tipici locali e alle 21 sulla piazza della chiesa la “Compagnia la
Malva” di S. Giorio ha offerto uno spettacolo comico di teatro piemontese.
Luisa
Maletto
La Messa nella festa dello Scapolare.
Mercatino sulle vie nella festa dello Scapolare.
Piero Comba: lavori in sbalzo in rame e ottone.
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Mostra dei pizzi al tombolo nell’atrio della
chiesa.
Bancarella di oggetti in legno scolpiti e
dipinti:
Franco Bar e Natalina Caccia.
Donne e ragazzi nell’antico costume
per la festa dello Scapolare.
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VALLE STRETTA:
UNA VALLE FRANCESE DI SECONDA CATEGORIA
Quando si parla o si pensa alla Valle Stretta, il volto dei
bardonecchiesi si illumina: è uno dei luoghi più amati, perché è una splendida
valle, a soli 4 km. dal centro urbano, ridente, fresca, ricca di alberi e di
ruscelli saltellanti, incorniciata da dolomitiche montagne: sembra uscita
da una favola. Ma, ahimé, ogni medaglia ha il suo rovescio.
La Valle, geograficamente italiana, dal 1947 è francese e questo
fatto da un po’ di tempo crea degli equivoci anche sgradevoli.
Da quando i posti di frontiera sono stati aboliti con i trattati
di Shengen, non tutti i visitatori della valle o gli utenti in genere
rammentano che dopo aver perso la seconda guerra mondiale, anche la valle non è
più italiana a tutti gli effetti giuridici, nel bene e nel male.
Ciò significa che viene, sì, frequentata per la maggior parte
dagli italiani, ma la sua manutenzione, la salvaguardia
dell’ambiente e la sua regolamentazione viaria fanno capo esclusivamente al
Comune francese di Nevache, sito la di là del Colle della Scala, e non al
Comune di Bardonecchia, come crede l’opinione pubblica.
A quanto risulta la suddetta amministrazione francese si
disinteressa di questo territorio di sua competenza. Perciò quali sono le
conseguenze? Fermo restando che all’ingresso della valle sono ben esposti
cartelli che invitano a considerare il luogo un “Site Classe”, cioè un luogo
protetto (non si possono accendere fuochi, non si può campeggiare, si devono
usare i cassonetti per i rifiuti, ecc.) non solo nessuno rispetta queste
regole, ma nessuno le fa rispettare. Alla fine di una giornata estiva i luoghi
sono sporchi, invasi dai rifiuti di ogni genere, ci sono resti di fuochi: la
scena che si presenta è sempre desolante.
Manca
un controllo da parte della “gendarmerie”.
Manca anche una manutenzione ordinaria e straordinaria, ciò
significa che siccome la zona è soggetta a frane, spesso durante un temporale
scivolano sulla strada rocce più o meno grandi e detriti, bloccando il traffico
veicolare. Il Comune di Bardonecchia, sensibile a questo problema, ma con le
mani legate perché non può assolutamente inviare i propri cantonieri a
risolvere l’inconveniente, a rischio di denunce, spesso si trova a dover
rispondere alla collettività di un fatto non di sua competenza. Come è accaduto
nel pomeriggio di domenica 16 luglio. In tale circostanza, causa un violento
temporale, ma di breve durata, il tratto di strada che corre sotto la Guglia
Rossa è rimasto bloccato per uno smottamento detritico. I francesi hanno
avvertito che non era, da parte loro, possibile operare prima della mattina
seguente. Grazie all’intervento immediato, ma illegale, di un gruppo di
volontari bardonecchiesi, meccanicamente attrezzati, i vacanzieri domenicali
hanno potuto scendere a valle.
La Prima Comunione celebrata la domenica 21 maggio 2006: Allemand
Daniel, Civallero Enrico, Furlan Elisabetta,
Lantelme Simone, Giordano Mariagiulia, Guillaume Edoardo,
Pagliarello Morena, Riccardi Jodie.
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A questo fatto si aggiunge una mancata regolamentazione del traffico
automobilistico, cosa che esiste in Val Clarée, la valle che corre parallela
alla Valle Stretta.
La Val Clarée è un’incantevole valle come la Valle Stretta solo
che ha la fortuna di essere considerata di categoria A. Da parecchi anni nel
periodo estivo, luglio e agosto, la Valle viene chiusa al traffico, dalle 8
alle 19. Le auto vengono lasciate in ampi e comodi parcheggi a Nevache ed i
loro occupanti utilizzano le navette che tutto il giorno senza sosta fanno
servizio fino a Laval, il capolinea, che segna la fine della strada. Nessuno si
lamenta. L’andata e ritorno costa 2 Euro. Nessuno fa campeggio selvaggiamente,
ma utilizza un’area organizzata e destinata allo scopo, nessuno lascia i
rifiuti nei prati o dietro gli alberi. Gli escursionisti sono numerosi,
senz’altro più di quelli che frequentano la Valle Stretta, dove sì ci sono i
parcheggi, nei pressi dei due rifugi, ma, essendo limitati, i visitatori
parcheggiano in maniera selvaggia nei prati circostanti senza lo spauracchio della
multa. Se tutti usufruissero il servizio di navetta, attivo anche in Valle
Stretta, al costo di 1,50 Euro a/r, certamente i proprietari dei terreni, quasi
tutti italiani, non vedrebbero i loro campi deturpati, già presi d’assalto una
volta l’anno dai soldati francesi che si insediano in questa valle per compiere
manovre militari con tanto di cannoni ed attrezzature di ogni genere.
Le preoccupazioni sono più circoscritte in inverno. La strada
viene chiusa alla prima nevicata e, di corsa, altrimenti qualche fuoristrada
tenta, con difficoltà ma tanto divertimento, a percorrerla, devastando ciò che
diventa una favolosa pista di fondo.
Constatando perciò tutte queste problematiche, e tenuto conto che
la Valle è molto frequentata da residenti e turisti bardonecchiesi, l’Amministrazione
di Bardonecchia ha già avviato degli approcci diplomatici con il Comune di
Nevache, e a giorni verrà formato un tavolo di concertazione per stabilire una
condotta unitaria e soprattutto utile ad offrire sicurezza e vivibilità alla
Valle.
Luisa
Maletto
Il Presepio nella suggestiva sistemazione nel
sotto-chiesa.
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A MELEZET SI RINNOVA IL PRESEPIO
Da alcuni anni si era persa la tradizione di allestire il Presepio
nei locali del sottochiesa. La nostalgia di questa tradizione ha spinto le
nostre donne a voler ricostruire il Presepio in tali locali. Armate di buona volontà hanno provveduto a ripulire e
riordinare i locali stessi e a liberarli di molto materiale di rifiuto accumulatosi negli anni e hanno affidato ai
giovani il compito del nuovo allestimento. Sotto la guida esperta di Manuel Bosc
e con la valida collaborazione del fratello Andrej, di Stefano e Daniele
Venturi, di Tommaso e Edoardo Giacoma, di Federico Fenoglio e di nonno Livio,
dopo aver effettuato la raccolta del muschio e di altro materiale e la
ricognizione delle vecchie statuine, per la gioia di noi di Melezet e di quanti
frequentano il nostro paesino, il
Presepio è finalmente rinato ed ha riscosso il plauso di tutti. A voi giovani va
il nostro sentito e riconoscente grazie!
È bene anche ricordare quanto, nel comprensorio di Bardonecchia, è
stato fatto in contrapposizione a quanti, con la troppo facile motivazione del
rispetto verso le varie etnie e la fede religiosa di quanti, a vario titolo e
con quali mezzi e modalità, sono venuti a popolare il nostro Paese, vorrebbero
cancellare le nostre tradizioni e le manifestazioni della nostra Fede e che nel
Presepio ci aiutano a riconoscere nella nascita del Divino Bambino l’inizio
della nostra redenzione. Nel Museo Civico di Bardonecchia è stata allestita la
Mostra dei Presepi nell’arte, a cura del pittore Eugenio Guglielminetti, e nel
contempo è stata programmata e raccomandata la visita ai vari Presepi allestiti
nelle nostre chiese, dalla parrocchiale di S. Ippolito al Convento dei Frati,
alla chiesetta di Maria Ausiliatrice e alle Parrocchiali di Millaures, Les
Arnauds e Melezet.
Ci affidiamo a Gesù Bambino e alla Vergine sua e nostra Madre
perché proteggano e assistano sempre le nostre popolazioni.
Vittorio Massignan
Il Bambino Gesù nella nostra chiesa.
La campana più grossa
del campanile:
è stato recentemente sostituito
il telebattente per il suono
delle ore. Grazie al Comune
per l’intervento economico.
176
E LA CAPPELLA DI SAN PIETRO?
È una domanda che tutti si fanno e molti rivolgono personalmente
al Parroco, vedendo lo stato di degrado di questo edificio che è in vista, posto accanto al cimitero. Effettivamente
questa cappella, ormai abbandonata da anni, versa in condizioni pietose: il tetto è da rifare completamente, le
pareti sono scrostate dall’umidità, la volta mostra una crepa preoccupante per la stabilità dell’edificio stesso. Cosa posso
rispondere al riguardo? Conosco il problema e mi assilla, ma sinora non ho
trovato una soluzione, facendo i conti con una spesa che, anche solo con un
preventivo di massima, può raggiungere la somma di 50.000 Euro. Non sono stato
però inattivo al riguardo ed ho prospettato alcune soluzioni, poiché la
Parrocchia non ha questa disponibilità. Per il momento non c’è ancora una
risposta positiva, ma si ipotizza qualcosa che potrebbe avviare a soluzione il
problema. Non voglio dire di più, fino a quando quella che è un’ipotesi non si
concretizzi. Per questo continuo ad occuparmi del problema e spero presto di
poter dare buone notizie.
Per quanto riguarda la cappella del S. Cuore: tutti sanno che è
necessario il rifacimento del tetto poiché le lamiere perdono da varie parti e
le infiltrazioni d’acqua stanno rovinando la volta. Qui il problema è meno
drammatico di quello della cappella di S. Pietro e, anche per questa, spero al
più presto di giungere ad una felice soluzione.