MELEZET
LES ARNAUDS
MILLAURES
ROCHEMOLLES
PARROCO: DON GIAN
PAOLO DI PASCALE
Via Melezet, 111 - 10052 Bardonecchia
Tel. 0122 96629 - 335 5919251
E-mail: gianpaolo.dipascale@alice.it
LETTERA del PARROCO
Il tema di questa lettera mi sembra obbligato: “l’Anno della
Fede” che il Santo Padre ha indetto e che stiamo celebrando. Naturalmente mi
devo limitare ad alcuni pensieri, essendo un tema che richiederebbe un
approfondito svolgimento. Prendo perciò alcune frasi significative dell’omelia
di Benedetto XVI dell’11 ottobre 2012. Il Santo Padre dice: «L’Anno della Fede
che oggi inauguriamo è legato a tutto il cammino della Chiesa negli ultimi 50 anni: dal Concilio al grande
Giubileo del 2000 con il quale il Beato Giovanni Paolo II ha riproposto
all’intera umanità Gesù Cristo quale unico Salvatore, ieri, oggi e sempre...».
In un altro passo dell’omelia il Papa dice: «Durante il Concilio vi era una
tensione commovente nei confronti del comune compito di far risplendere la
verità e la bellezza della fede nell’oggi del nostro tempo, senza sacrificarla
alle esigenze del presente né tenerla legata al passato: nella fede risuona
l’eterno presente di Dio che trascende il tempo e tuttavia può essere accolto
da noi solamente nel nostro irripetibile oggi. Perciò ritengo che la cosa più
importante sia ravvivare in tutta la Chiesa quella positiva tensione,
quell’anelito a riannunciare Cristo all’uomo contemporaneo».
Il Papa fa poi una diagnosi della situazione spirituale e
morale dei nostri giorni che è profondamente lucida e descrive chiaramente
l’ambiente in cui viviamo: «Se oggi la Chiesa propone un nuovo Anno della Fede
e la nuova evangelizzazione è perché ce n’è bisogno ancor più di
50 anni fa! In questi decenni è avanzata una desertificazione spirituale. Che
cosa significasse una vita, un mondo senza Dio, al tempo del Concilio lo si poteva già sapere da alcune pagine tragiche della storia, ma
ora purtroppo lo vediamo ogni giorno intorno a noi. È il vuoto che si è
diffuso.
Ma è proprio a partire dall’esperienza di questo deserto che
possiamo nuovamente scoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per
noi uomini e donne. Nel deserto si riscopre il valore di ciò che è essenziale
per vivere, così nel mondo contemporaneo sono innumerevoli i segni, spesso espressi
in forma implicita o negativa, della sete di Dio, del senso ultimo della vita».
Concludendo queste riflessioni il Santo Padre dice ancora:
«Ecco come possiamo raffigurare questo Anno della Fede: un pellegrinaggio nei deserti
del mondo contemporaneo, in cui portare solo ciò che è essenziale: non bastone né sacca, né pane, né
denaro, non due tuniche – come dice il Signore agli Apostoli inviandoli in
missione –, ma il Vangelo e la fede della Chiesa...».
Ho lasciato parlare il Papa, attingendo all’omelia di inizio
dell’Anno della Fede, perché la sua parola è quella del maestro che ci indica
una strada sicura, cosa tanto necessaria in questi momenti di grande confusione
e incertezza. Cosa potremo fare noi, nelle nostre piccole realtà, per vivere
convenientemente questo anno? Cerco di dirlo ogni domenica, nelle omelie, sulla
scorta della Parola che ci è proposta. Non ci è possibile attuare iniziative
particolari: ognuno però è chiamato, nella sua personale responsabilità, a
cercare qualcosa per approfondire la propria fede e, a questo
proposito, segnalo l’iniziativa della parrocchia di Bardonecchia, che propone
degli incontri di approfondimento della dottrina della Chiesa. Il programma può
essere facilmente consultato: sarebbe buona cosa che qualcuno partecipasse a
questi incontri.
* * *
Avevo appena terminato queste righe, quando è giunta
improvvisa la notizia delle dimissioni del Papa Benedetto XVI. Fra i tanti
commenti che hanno sottolineato questa decisione, mi piace riportare alcuni
tratti del fondo del direttore del giornale cattolico “Avvenire”, Marco
Tarquinio:
«È un evento che tocca l’anima di ognuno, che segna la
storia di tutti, che sprona la grande comunità di fede cattolica ... Eccoci
qui, agitati più che mai da attese, in questi giorni davvero per noi inattesi.
Assediati di domande, in questo tempo di aspre sfide e di accattivanti
illusioni ... Eccoci qui di fronte alla croce di Cristo e ad un insegnamento
del Papa che ci ricorda nel modo più disarmante e coinvolgente la nostra
responsabilità e la nostra limitatezza.
Eccoci qui a mani aperte ma non vuote. Come se qualcosa di
prezioso ci fosse stato tolto e offerto con uno stesso gesto.
E forse in tanti, in questo freddo giorno dell’11 febbraio
2013, capiamo di più e meglio che proprio niente ci appartiene per sempre, ma
se apparteniamo a Lui, nulla ci è tolto e tutto ci è dato».
Quando leggerete queste righe, la Chiesa avrà già il nuovo
Papa, segno visibile che è lo Spirito che la segue e la governa. Con questo
concludo, assicurando che porto sempre nel cuore le quattro parrocchie che mi
sono affidate in questo territorio, che ringrazio sentitamente le buone persone
che nelle piccole comunità sono di valido aiuto e ancora rinnovo l’impegno, con
la Grazia di Dio, di fare quel poco che posso e anche da queste pagine, saluto
tutti con affetto nel Signore:
il vostro Parroco, don Paolo