23/11/13

I componenti la CONFRATERNITA dello SCAPOLARE - Melezet, dal 1651 (2012)


Inizio del manoscritto sulla Confraternita.

È pervenuto al Parroco di Melezet ed al Museo un ponderoso lavoro che riguarda la Confraternita melezetina del Santo Scapolare. Ne è autore Cyrille Rochas di La Combe de Lancey, valente quanto riservato ricercatore, originario (come il suo cognome lascia trasparire) di Millaures, ma anche di Bardonecchia dato che un suo avo abitava a Borgovecchio nel rione di Tieclë. Da molti anni egli coltiva l’hobby delle ricerche storiche e genealogiche della sua terra d’origine, validamente coadiuvato dal padre, dal figlio e dalla madre: tutta una famiglia animata da questa passione e sostenuta da un bagaglio di capacità non indifferenti, perché sappiamo quanto sia difficile leggere vecchi documenti sovente in latino e interpretarli. Documenti consultati in tutti i possibili archivi italiani e francesi.
Sinora i frutti delle ricerche che oltre alla nostra conca riguardano pure altri luoghi dell’Alta Dora, sono stati divulgati su un sito web – escarton-oulx.eu – curato da Cyrille insieme a Daniela Garibaldo. Sarebbe troppo lungo elencare tutte le informazioni lì caricate, ma tanto per citare alcune primizie, vi troviamo: una lista del 1333 di tutti gli operai che hanno lavorato alla costruzione del Castello dei de Bardonnèche al Bramafam, con le rispettive paghe, il testo integrale della Grande Carte del 1343, l’elenco dei fuochi di Bardonecchia del 1383, la lista dei membri della Confraternita di Sant’Ippolito, fondata a metà ’400, tutti i bandi campestri, l’elenco delle vittime e dei sopravvissuti bardonecchiesi della peste del 1630, i proprietari risultanti sul catasto di Millaures del 1713, ...
Veniamo dunque alla Confraternita melezetina in oggetto. Va premesso per chi non lo sapesse che queste istituzioni sono nate almeno 900 anni fa (Cipolla a inizio 1100 ne conta in Valsusa, 16, tra cui quella du Saint Esprit di Bardonecchia) con scopi di carità e beneficenza ai poveri, di mutuo soccorso nel bisogno e nelle calamità, di assistenza ai malati, ecc., ma pure con interessi spirituali.
Pur essendo di origine religiosa, in realtà erano e sono laiche. Clelia Baccon le definisce: «Associazioni laiche impegnate in manifestazioni di religiosità di quieto vivere, di aiuto reciproco tra i confratelli». Erano un faro di democrazia accomunando ricchi e poveri, uomini e donne (fatto abbastanza inusuale per quei tempi). Avevano terre, ricevevano lasciti, pagavano le imposte. Con la denominazione di “Confraternita del Santo Scapolare 160 di Nostra Signora del I componenti la CONFRATERNITA dello SCAPOLARE Melezet, dal 1651
Monte Carmelo” questa istituzione è nata in Inghilterra nel XII secolo, nell’Ordine del Carmelo per iniziativa di San Simone Stock con l’approvazione del Papa Innocenzo IV.
A Melezet è stata ideata nella metà del ’600 dai tre fratelli Roude – Bartolomeo, Giorgio e Antonio – e realizzata nel 1651 dal loro nipote Simone Roude, dottore in teologia e allora Parroco di Mentoulles, in Val Chisone. È stata approvata dalla Prevostura di Oulx quando ne era abate Renato de Birague. Da notare che a Melezet esistevano già le Confraternite di S. Antonio (del 1606) e del Santo Rosario (1627). Proprio di quegli anni è la Cappella del Carmine, del 1647, ma rifatta nel 1656 e poco dopo (1660) resasi autonoma dalla parrocchia per collegarsi alla Confraternita di cui stiamo parlando, ispirata al Carmelo.
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Ebbene, Cyrille Rochas dall’originale conservato presso il Centro Culturale Diocesano di Susa, ha trascritto la lista dei confratelli e consorelle, una lista che era via via aggiornata dai direttori della Confraternita, che erano pure Priori del Carmine. L’elenco dattiloscritto occupa 131 pagine e contiene circa 9.000 nomi e cognomi (sovente con la paternità), l’anno di adesione, il paese di appartenenza, i nomi dei Priori e altre note. È stato ovviamente iniziato da don Simone Roude, che il 26 febbraio 1651, per cominciare, raccoglieva oltre 400 adesioni.
Suscita meraviglia l’importanza che la Confraternita doveva avere, se ha raccolto così tante adesioni non solo in loco e non solo nei paesi dell’Alta Dora, ma pure in tanti altri luoghi piemontesi e di altre regioni, nonché francesi, dal Delfinato al Grenoblois, dalla Savoia all’Ariège, ecc, ... Stupisce la massiccia partecipazione degli abitanti di Neviche (oltre 1.000 adepti in 140 anni) e di Plampinet (oltre 400). E si badi che le iscrizioni di persone di altri luoghi non riguardavano quasi mai emigrati: migliaia di cognomi sono infatti estranei ai nostri paesi. Sulla devozione francese non hanno influito né il Trattato di Utrecth né la rivoluzione del 1789, mentre è stata determinante l’epoca napoleonica che salvo rare eccezioni ha fatto cessare le adesioni di oltr’alpe.
Varrebbe la pena indagare sui motivi che sono stati alla base di questo prestigio dell’istituzione, così radicato e a così largo raggio. Si potrebbe sospettare che il Monte Tabor abbia rivestito un importante ruolo al riguardo.
Nell’800 una particolare intensità di adesioni si è avuta sotto don Valleret: le ultime registrazioni di un certo tenore numerico sono del 1891, poi inizia la decadenza. Le aggiunte finali sono degli anni ’30 del secolo scorso.
La ricerca di Cyrille interesserà moltissimo chi si occupa di nomi e cognomi (l’antroponimia) e di genealogia, con le varie implicazioni: curiosare sulla frequenza, sulla persistenza negli anni, sulle modifiche e varianti (Bompard/Bompart), sulla scomparsa in un dato anno o al contrario sulla comparsa, sulla derivazione (da soprannomi, da professioni, da luoghi, da santi, da abitudini, ...). Qualche cognome ci dà lumi nuovi  sull’origine dei toponimi come a Bardonecchia La Martignunë che deriva da Martignon e Clo Ciamà da Chamar, e Damâvë di Rochemolles da Damas o Daman o Damay. Vari cognomi di Melezet e di Les Arnauds (ma non solo) sono chiaramente venuti dalla Val Clarée. Non pochi sono presenti sia di qua che di là del Colle della Scala, fenomeno che non si verifica invece tra Bardonecchia e Modane.