La locandina della mostra (opera di Andrej Bosc) |
Già il Concilio di Trento, in un decreto del 1563, aveva
esortato i Vescovi cattolici ad istruire i fedeli sul modo legittimo di
invocare l’intercessione dei Santi, di onorare le loro reliquie e di leggere le
loro immagini.
Si è cercato inizialmente di elencare i personaggi sacri che
furono e sono venerati a Bardonecchia, o nelle sue frazioni e borgate e, con
stupore, si è constatato che sono molti, quasi una sessantina; le loro immagini
si presentano ai nostri occhi sia sotto forma di affresco, di statua, di
stampa, o sono dipinte su tela.
Tra i più rappresentati citiamo San Rocco, vissuto nel XIV
sec. in Francia e in Italia, protettore dei pellegrini e degli invalidi,
invocato contro la peste; porta un cappello, impugna un bordone ed è quasi
sempre accompagnato dal fedele cane con un pane in bocca. A lui si è rivolta la
popolazione di Bardonecchia e di Les Arnauds con due voti documentati nel 1630,
in seguito ad un’epidemia di peste e, a distanza di quasi un secolo, con un terzo voto espresso dalla comunità di
Millaures, colpita da “febbri maligne” nel 1712.
Anche San Sebastiano, vissuto a cavallo tra il III e IV
secolo, fu molto venerato nella nostra zona. La sua raffigurazione più diffusa
è quella rinascimentale del giovane legato trafitto da frecce. È protettore
degli arcieri, dei vigili urbani, ed invocato contro la peste, infatti venne
citato, insieme a Rocco nel voto di Les Arnauds nel 1630. Che si tratti di
affresco, statua o dipinto, l’immagine dei Santi è ricca di simboli
iconografici. La palma, per esempio, significa martirio; Agata ha i seni
recisi; Andrea porta una croce decussata; Antonio Abate, il patrono di Melezet,
protettore degli animali domestici, impugna un bastone a T, con una campanella,
legge un libro ed è accompagnato da un maiale, il cui grasso curava
l’herpes zoster o veniva utilizzato in caso di intossicazione
da segala cornuta; Apollonia ha la tenaglia con il dente; e, come non
riconoscere San Cristoforo, il gigante buono, affrescato fuori o anche
all’interno delle nostre Cappelle di montagna: ha sempre i piedi a bagno,
talvolta vicini ad una sirena, impugna un lungo bastone e porta sulle spalle il
Bambino Gesù. Nel corso della ricerca si è notata l’importanza che assumevano gli animali terreni o immaginari,
accompagnatori dei nostri Santi, in totale più di venti.
Partendo dagli Evangelisti, su quattro ufficiali, tre sono
rappresentati da animali: Giovanni ha l’aquila o il calice con il serpente;
Luca, il bue alato; Marco, il leone alato; per proseguire con Benedetto, il
corvo; Bernardo, il cane o il demonio incatenato ai suoi piedi; Eldrado, i
serpenti; Felice di Valois, dipinto da Dufour nel 1676 nella pala d’altare della
Cappella del Carmine, è accompagnato da un cervo; Francesco, amico degli animali,
ha, quasi sempre il lupo e, in antitesi l’agnello; e Giorgio cavalca sempre il
suo
bel cavallo, mentre sta trafiggendo un enorme drago.
Tutti questi simboli possono essere interpretati. L’immagine
rivela ciò che è nascosto (Giovanni Damasceno) e l’iconologia è proprio la
scienza che interpreta le figure allegoriche, gli emblemi ed i simboli.
Ognuno di noi sa che l’agnello vuol dire innocenza, purezza
ed è anche Cristo immolato, l’aquila che è dominio, legalità e anche ascensione
del Cristo risorto, il bue rappresenta la bontà e la forza come il cane la
fedeltà e la vigilanza, la co lomba è pace, umiltà e Spirito Santo e il drago
rappresenta il male cosmico.
Nel corso di questa breve disquisizione abbiamo parlato di
immagini sacre che sono diventate opere d’arte, strumenti per trasmettere un
messaggio religioso, un ponte tra il mondo di Dio e quello dell’uomo, la Bibbia
dei poveri del passato.
Daniela e Valeria