06/02/09

Quel trittico tutto astigiano


Quel trittico tutto astigiano in vetta al Rocciamelone

PORTATO 650 ANNI FA DAL ROTARIO,
NEL 1958 L’IMMAGINE TAUMATURGA FU AD ASTI

Il 31 agosto e il 1º settembre 2008, la città e la Diocesi di Susa hanno festeggiato l’anniversario di una storica scalata: sono trascorsi, infatti, 650 anni da quando un astigiano, tal Bonifacio Rotario, portò sulla vetta del Rocciamelone un trittico in ottone con l’immagine taumaturga della Vergine.
Alle celebrazioni della Valsusa si sono uniti anche gli alpinisti della Sezione di Asti del C.A.I. per una sorta di gemellaggio naturale nel nome di Bonifacio Rotario.
Una storica ed antica amicizia, dunque, lega le due città “romane” di Asti e Susa.

Mons. Rossi incorona la Vergine
Fu ancora un astigiano a legare il suo nome alla Madonna del Rocciamelone, Patrona della Valsusa: Mons. Umberto Rossi (1879-1952), originario di Casorzo Monferrato (Diocesi di Casale, ma provincia di Asti), fu nominato Vescovo di Susa da Papa Benedetto XV il 13 giugno 1921; consacrato Vescovo il 14 agosto 1921, fece il suo ingresso solenne in Susa il 6 novembre successivo.
Mons. Rossi aveva promesso di fare del “Rocciamelone” uno degli scopi della sua cura pastorale, e mantenne la parola. Il 12 agosto 1923 inaugurò, alla presenza del Duca di Pistoia, la nuova cappella-rifugio da lui fatta erigere sulla vetta, a 3.535 metri d’altezza.
Nel 1925 indisse e guidò personalmente un pellegrinaggio diocesano che si spinse fino alla vetta. Il 10 agosto 1930, alla presenza di S.A.R. Umberto di Savoia (erano presenti, inoltre, i Vescovi di Casale, Novara, Aosta, Acireale, Pinerolo e Mons. Angelo Bartolomasi, Arcivescovo Ordinario Militare d’Italia), incoronò solennemente la Madonna nella Cattedrale di Susa, ed il 15 agosto andò ad incoronarla in vetta.
La cartolina raffigurante il Trittico
con Annullo Speciale delle Poste Vaticane,
datato 1 settembre 1358-2008.
Ecco la testimonianza di un pellegrino presente all’incoronazione (Archivio Storico Diocesano di Susa,  La Valsusa  del 30 agosto 1930):  «Mi fu pure concesso di assistere all’Incoronazione del Trittico leggendario: fu il brivido e l’attimo per cui eravamo venuti, e parve l’intera montagna un altare solenne flagellato, e tutto il pellegrinaggio e tutta la sofferenza un’unica, infinita Messa divina di preparazione: - ditemi, o compagni più degni di me, se quando il Vescovo Rossi portò sulla soglia il Sacramento
a benedire tutto il mondo, voi non abbiate visto la Vergine più bianca della neve, il Bronzo dei Bimbi d’Italia, alzare sulla Patria le braccia unite, e sorridere?».

 Il trittico ad Asti 600 anni dopo
All’inizio di settembre del 1958, indetto dal Vescovo Giacomo Cannonero, la Diocesi di Asti celebrò il suo settimo Congresso Eucaristico e Mariano. Tale Congresso coincise con tre importanti ricorrenze: nel Centenario di Lourdes, nel sesto centenario del trittico di Rotario e nel decennale della “peregrinatio Marie” (Madonna Pellegrina).
Il ritorno provvisorio ad Asti del famoso trittico venne concesso dall’indimenticabile Vescovo di Susa, Mons. Giuseppe Garneri: l’opera sacra, dopo una breve sosta a Villanova d’Asti, raggiunse il santuario della Madonna del Portone. Qui Mons. Cannonero incensò l’immagine e migliaia di fedeli astigiani passarono a baciarla.
Il Vescovo di Asti ricordò i vincoli di fraternità che uniscono le Diocesi di Susa e di Asti nella memoria benedetta del venerando Vescovo di Susa e poi di Asti (per vent’anni, dal 3 luglio 1932 al 6 agosto 1952), Mons. Umberto Rossi.  «Il Congresso Eucaristico-Mariano  – disse il Prelato –  risponde agli intimi evidenti rapporti che vi sono tra Maria SS. e Gesù. Maria è Mediatrice in quanto nel presente ordine della redenzione non c’è grazia che ci venga data senza che c’entri la Madonna: come Gesù è nostro avvocato presso il Padre, così la Vergine veglia sulle nostre necessità e le presenta a Dio».
Infine, sul sagrato del santuario, il Vescovo Cannonero baciò per tutti gli astigiani il trittico di Bonifacio Rotario, che fu sistemato sulla macchina del prevosto del Duomo di Susa, mons. Marra, e partì, fra ovazioni, battimani e lacrime di commozione, alla volta di Susa, dove seicento anni prima lo aveva portato il nostro illustre concittadino.
 Stefano Masino