LAURA BIZZARRI, maestra di sci
Una giovane Laura Bizzarri, l’11 giugno 1964, sulla vetta della Tour Ronde nel Massiccio del Monte Bianco in Val d’Aosta (m. 3.768)
Sergio Bompard, il 22 agosto 1997, in cordata a Les Bans (m. 3.670) del Massif des Ecrins.
Due amici della montagna hanno raggiunto la Vetta più alta
LAURA BIZZARRI, maestra di sci
Il cuore di Laura Bizzarri, alpinista e maestra di sci ha cessato
di battere tra le pareti dell’antica villa di famiglia, dopo una vita dedicata alle
montagne e alla cultura.
Laura ha saputo abbracciare, sin da giovanissima, discipline
artistiche e sportive: la letteratura, l’arte, la musica e soprattutto la
pratica di molti sport: pattinaggio, pallacanestro, corsa, tennis, golf e sci.
Nello sci ha ottenuto le maggiori soddisfazioni. Socia del Club Alpino Italiano
dal 1944 ha ricevuto il premio per i cinquant’anni di fedeltà al sodalizio e
quello per i quarant’anni del Touring Club Italiano. A fianco di Valter Bonatti
ha scalato il Pic Coolidge in Delfinato. Non solo ha compiuto diverse salite alla
vetta del Monte Bianco, utilizzando tutte le vie possibili, ma è arrivata là
anche con gli sci. Era affezionata alla Valle Stretta perché custodiva tutti i
tesori della natura: ruscelli, fiori, piante ed uccellini.
Al compimento dei trent’anni di lavoro presso la Scuola di Sci di
Bardonecchia le è stata consegnata una targa ricordo e l’inserimento nell’albo
d’oro dei maestri.
Luisa Maletto
* * *
La conobbi in un tempo lontano, sullo scorcio del secondo
conflitto. Una bella signorina bionda, dai lineamenti fini: esibiva su una
bicicletta di marca un’ampia gonna fiorata.
Io ero ancora una bambina, ma la guardavo ammirata. Era una delle
più belle ragazze di Bardonecchia. La rividi per molti anni. Aveva con me
maniere gentili. Divenne una apprezzata maestra di sci, una grande esperta di
montagna, una ricercatrice infaticabile sul versante antropologico, storico,
ambientale. Era una fotografa abilissima e concretava, nella ricerca e
nell’esibizione delle sue immagini, la passione per la montagna e per le sue culture
che l’animava. La frequentai con piacere: dialogare con Laura era aprire nuove
finestre sulla realtà. Anche più tardi, quando i malanni la colsero, non smise
di mostrarmi coraggiosamente i risvolti del suo sapere, annidata nella villetta
dove conservava una biblioteca preziosa e molti cimeli. Quella villetta che,
ora che Laura non è più, dovrebbe diventare un museo, per non disperdere la
ricchezza di un approccio alla montagna forte, appassionato e unico.
Maria Luisa Moncassoli Tibone
SERGIO BOMPARD, guida alpina
Una parte importante nella vita di Sergio ha avuto il suo amore per
la montagna. Se fin da ragazzo rrampicava
con gli amici sulle pareti rocciose intorno a Bardonecchia, ormai adulto, quando
già lavorava, conseguì la patente di guida alpina. Intorno al 1980 ebbe inizio
la scuola di sci-alpinismo con le gite sociali
organizzate dal CAI: gli allievi del 3° corso seguivano Sergio che,
con passo metodico ed instancabile, saliva
i ripidi pendii che portavano alle cime della Valsusa, della Moriana, della
Vanoise e del Beldonne. Le discese in neve fresca o primaverile erano
entusiasmanti. La buona tecnica della guida era unita a prudenza e umiltà:
rinunciava alla cima e cambiava itinerario se il pendio era troppo carico e
minacciava valanghe. In seguito, dopo il 1990, Sergio stesso organizzava la domenica e anche il giovedì, gite in sci con
un piccolo gruppo di amici affezionati.
D’estate le scalate organizzate dalle guide, avevano per meta le
cime più famose quali il Pelvoux, il Rosa, il Bianco e molte altre. Partecipò anche a
spedizioni alpinistiche extraeuropee, tra cui quella alla cima del Mustag-Ata (oltre i 7.000 m.)
sull’Himalaya.
Grazie, Sergio, per i molti momenti di gioia che ci hai fatto
godere durante le gite da te guidate.
Giuseppina
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Sergio aveva un cuore grande ed entusiasta che non si risparmiava
mai. Quando guidava in alta montagna gruppi di alpinisti, non sempre omogenei,
specie nelle gite dei fine settimana estivi, era per lui un punto d’onore il
portare tutti in cima. Li spronava con la sua determinazione, la sua forza, il
suo aiuto concreto. Voleva che tutti dividessero la soddisfazione della
riuscita e lo stupore dello spettacolo conquistato.
Grande conoscitore di queste montagne, spesso aggiungeva al
percorso classico varianti impreviste e divertenti, indimenticabili. La salita
con lui diventava così scuola di vita specie per i giovani cui trasmetteva quel
suo stile ruvido, determinato e insieme entusiasta e magnanimo. Gli dobbiamo un
grande “grazie!”.
Anna e Marco