La maestra Matilde Chareun
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BELLE
FIGURE DI AZIONE CATTOLICA
Continuando
l’iniziativa dello scorso anno vogliamo ricordare ancora qualche figura di
iscritti che hanno vissuto a fondo l’ideale dell’Azione Cattolica “preghiera, azione,
sacrificio” e sono stati per noi veramente ”sorelle e fratelli maggiori”.
Viene alla mente la figura della maestra Matilde Chareun che
ricordiamo ormai anziana parrocchiana sempre presente nella nostra chiesa, vicina
ai bambini che occupavano i primi banchi, infatti continuò tutta la vita ad
educarli anche quando era ormai lontana dalla scuola.
Scrive di lei il Bollettino parrocchiale del 1953:
«Gli 88 anni della “Maestra” autorizzavano ormai il pensiero di
una prossima fine, ma la sua preziosa esistenza era divenuta una istituzione così
viva, una tradizione così bella della nostra Bardonecchia, che il mattino del
giovedì 9 aprile 1953, quando si diffuse la notizia della sua morte, restammo
tutti dolorosamente sorpresi.
La sua fu una umile vita, spesa nella quotidiana fedeltà al dovere
accettato come santa manifestazione della volontà di Dio. Era conosciuta da
tutti: la sua esistenza, per il desiderio di restare nascosta nel silenzio,
sembrava destinata a non uscire dalla penombra del proprio riserbo; ma vi sono
valori che contano assai più dei successi passeggeri della vita e a un certo
punto sono destinati a risplendere per l’esempio e il conforto di tutti».
Aveva iniziato l’insegnamento nella Scuola Elementare a 18 anni
con l’ideale non solo di insegnare, ma di formare nei piccoli le basi della
fede e della bontà. Teneva le lezioni di catechismo; preparava i bambini della
Prima Comunione, e per completare la loro istruzione e anche per farli giocare
li accoglieva nella sua casa (ora Casa Barneaud vicino alla Canonica) come in
un oratorio. La sua fu una vita di preghiera con Santa Messa, Comunione quotidiana
e amore per la Parola di Dio che meditava a lungo ogni giorno.
L’Azione Cattolica di Bardonecchia deve molto alla maestra
Chareun, infatti si prodigò soprattutto per fondare l’Associazione delle Donne
Cattoliche che diventò fiorente ed utile alla vita parrocchiale e che ancora
oggi raccoglie numerose iscritte. «Avrebbe voluto che tutte le donne del
paese fossero iscritte all’Associazione perché tutte avessero un aiuto maggiore
nel compimento del proprio dovere e si sentissero spinte a corrispondere alla grazia
del Signore», scrive di lei il Bollettino del 1953. Anche oggi
l’Associazione può essere utile alla formazione di tutti noi iscritti ed alle
attività della vita parrocchiale.
Chiediamo alla maestra Chareun di benedirci ed intercedere per noi
presso Dio che lei ha sentito sempre presente come un Padre ricco di amore per
le Sue creature.
La maestra Matilde Chareun con Pino e Franco Barneaud in una foto
del 22 agosto 1950.
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Gianbattista
Ugetti
Una figura forse non molto conosciuta a Bardonecchia ma tanto amata
e venerata a Susa ed in Valle è quella di Gianbattista Ugetti diventato
Salesiano a 44 anni e morto cieco a Betlemme il 17 novembre 1965.
Il Bollettino Salesiano del 1° aprile 1967 nel commemorarne la
figura, riportò che la Direttrice della “Charitas” svizzera a Betlemme, quando
seppe della morte di Gianbattista Ugetti, scrisse ai Superiori salesiani: «Devo
presentare le mie condoglianze per la perdita di questo sant’uomo o le mie
felicitazioni?
», tanto era la venerazione che circondava questo fratello ritenuto
da tutti santo.
Il suo papà era Giuseppe Ugetti (nonno del nostro concittadino
Teresio), panettiere di Susa da tutti conosciuto perché, oltre che abile nel
suo mestiere, era caritatevole tra i numerosi poveri del tempo ai quali non
faceva mai mancare le sue buone pagnotte. Nel suo pastificio lavoravano, oltre
ad alcuni dei figli, che erano ben dodici, apprendisti e collaboratori che
testimoniavano il clima di fede e di carità che vi esisteva. In questo pastino,
per aiutare il padre, anche Gianbattista, fin da piccolo, imparò il mestiere
che svolse per
tanti anni pur conservando in cuore il desiderio di diventare
salesiano, aspirazione che si realizzò solo quando ebbe 44 anni. In questi anni
fu giovane di Azione Cattolica e fondò la locale “Unione Uomini Cattolici” pur
continuando sempre l’attività della famiglia e, quando morì il padre, nel 1943,
ne diventò il capo e la guida degli undici fratelli.
Partecipò come alpino alla Prima Guerra mondiale, amato dai
commilitoni e superiori. Si conserva una lettera che risale agli anni Trenta e
dice: «A Giovanni Battista Ugetti, uomo di Gesù! Ti sono grato del tuo
ricordo per me. Sapevo che volevi entrare in una casa religiosa; qualunque
possa essere la tua decisione nel seguire il comando di Dio, sempre ti seguirà
il mio fervoroso augurio. Ti vorrò sempre bene e pregherò per te, carissimo Battista.
E tu non mollare mai nelle tue preghiere per me. Il tuo sempre affezionato
Generale».
Al ritorno dalla guerra, essendo cresciuti ormai i numerosi
fratelli, poté entrare nell’Istituto Missionario Salesiano di Ivrea da dove fu
mandato in Palestina a fare il noviziato. Qui rimase poi fino alla fine dei
suoi giorni. Nel 1935 fu mandato a Betlemme nell’orfanotrofio salesiano ed ebbe
l’incarico di fare il pane oltreché per gli orfani anche per la gente del
posto, che accorreva a comprarlo perché fatto bene e accompagnato da battute di
spirito e da parole di fede e di carità. Da tutti era chiamato “il panettiere
santo”.
La sua vita religiosa era intensa; nonostante le ore di lavoro
notturno, presso il forno a più di 30°, giungeva alla prima Messa della
Comunità Salesiana alle 5 del mattino senza aver bevuto un sorso d’acqua per
osservare il digiuno eucaristico.
Nel 1954 la sua salute andò declinando, perse la vista e si ammalò
di artrite deformante, ma anche nelle grandi sofferenze non perse la serenità
«grazie alla Madonna». Chi lo visitava, veniva edificato dalle sue espressioni
di fede; a chi lo medicava rivolgeva i suoi ringraziamenti per avergli tolto le
sofferenze, ma subito aggiungeva: «Che cosa avrò da offrire al Signore?» e
ripeteva: «Mi sento in armonia col Signore e con tutti» oppure «Se il
Signore mi dicesse “Vieni” la mia risposta sarebbe “Eccomi, sono pronto a
morire.
Vengo subito”».
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Alla sua morte, oltre il “Bollettino Salesiano”, parlò di lui
“L’Osservatore Romano” e mons. Carlo Marra, direttore del giornale “La Valsusa”
scriveva: «Notizie pervenute allo scrivente, per Natale, dicono: “In
Palestina cresce sempre di più la fama di santità di Battista Ugetti”». Fu
pubblicata pure una biografia dal titolo “Il fornaio di Betlemme”.
Di lui vogliamo ricordare gli anni di attività nell’Azione
Cattolica, quando sapeva animare e coinvolgere prima i giovani e poi gli uomini
con l’apostolato del buon esempio, della giovialità e dell’amicizia. Come già
si dice sul Bollettino Parrocchiale del 1967: «Noi che l’abbiamo conosciuto
e che desideriamo farlo conoscere, invochiamo oggi il suo aiuto e la sua
preghiera».
Milena Re Rossetti