Le mascherine sono dispositivi
filtranti atti a proteggere da polveri fini acquose e oleose, aerosol, fumo. Normalmente
vengono utilizzate per compiere lavori particolari, nelle sale operatorie. In questa situazione particolare si utilizzano
per combattere la diffusione del COVID 19 (corona virus). Si possono
suddividere in:
1 - Mascherine
semplici. Si tratta di prodotti a bassa efficienza, generici, adatta per il filtraggio di particelle fini e polveri non
tossiche, come silice, lana di vetro, grafite, cemento, zolfo, carbone, metalli
ferrosi o legno tenero.
2 - Mascherine chirurgiche. Sono quelle mascherine
rettangolari fatte di tre strati di tessuto-non-tessuto plissettato che si indossano
sul volto grazie a un nasello, elastici o lacci. Devono soddisfare alcuni
requisiti tecnici stabiliti per legge e passare alcuni test specifici che
verificano se la mascherina blocca le goccioline contaminate da batteri. Devono
avere il marchio CE ma attualmente e temporaneamente si possono vendere
legalmente prodotti che vengono autocertificati dai produttori. Le mascherine
chirurgiche non proteggono chi le indossa, ma le altre persone.
3 - Maschere filtranti facciali, identificate con sigla FFP (filtering face piece) ed un numero da 1 a 3 secondo della loro efficacia filtrante. Sono
realizzate in modo da bloccare il passaggio di particelle di dimensioni
estremamente piccole, dell’ordine del mezzo micron, impedendo a chi le porta di
inalarle. Sono dispositivi che bloccano a tutti gli effetti eventuali
aerosol infetti da virus, ma anche fumi pericolosi, fibre e polveri ed hanno l’obbligo
di riportare il marchio CE. In ambito sanitario vengono usate le
FFP2 e 3, che hanno un’efficacia filtrante rispettivamente del 92% e del 98%
e sono le più indicate per bloccare i virus.
FFP1 - offrono protezione da polveri non da
aerosol tossici. Non sono adatte per la protezione dai virus.
FFP2 - proteggono da
polveri, fumo e aerosol solidi e liquidi dannosi per la salute. Devono
catturare almeno il 92% delle particelle che si trovano
nell'aria fino a dimensioni di 0,6 μm.
FFP3 - offrono la massima protezione possibile da
polveri, fumo e aerosol solidi e liquidi tossici, sostanze nocive cancerogene e radioattive,
microrganismi patogeni come virus, batteri e funghi e dannosi per la salute dall'inquinamento dell'aria respirabile filtrando almeno il 98% delle
particelle con dimensioni fino a 0,6 μm.
In generale possiamo dire che le mascherine di tipo
chirurgico, proteggono gli altri dalle secrezioni di chi le indossa e non
viceversa, mentre quelle filtranti (con le dovute differenze), agiscono al
contrario, proteggendo chi le indossa da agenti esterni pericolosi, virus e non
solo.
La capacità filtrante della mascherina non è però
infinita: dopo qualche ora di utilizzo il tessuto perde di efficacia, anche se
la capacità filtrante non si annulla del tutto. Se sono monouso, queste
maschere vanno gettate dopo un turno di utilizzo o dopo un determinato numero
di ore.
I coronavirus hanno
dimensioni di 100-150 nanometri di diametro (600 volte più
piccoli di un capello) e si trasmettono mediante
goccioline (droplets) delle secrezioni di naso e bocca che
vengono emanate durante la normale respirazione, quando si parla, e in grandi
quantità in caso di tosse e starnuti. In particolare, lo starnuto può spingere
queste goccioline ad una distanza fino a 4 metri. Queste goccioline possono
raggiungere anche dimensioni di pochi micron nel caso di formazione di aerosol,
come accade in alcune manovre sanitarie.
Mascherine chirurgiche
Sono formate da due o
tre strati di tessuto costituito da fibre di poliestere o polipropilene. Lo
strato esposto all’esterno è costituito da un materiale che ha la funzione di
conferire resistenza meccanica alla mascherina con eventuale trattamento
idrofobo. Lo strato intermedio è costituito da microfibre di diametro 1-3
micron; questo strato svolge la funzione filtrante. Un eventuale terzo strato è
a contatto con il volto e protegge la cute dallo strato filtrante.
Capacità filtrante: pressoché totale verso l’esterno (superiore al 95% per i batteri), mentre hanno una ridotta capacità filtrante dall’esterno verso chi le indossa, di circa il 20%, principalmente dovuta alla scarsa aderenza al volto.
A che cosa servono: se ben indossate, sono molto efficaci nell’impedire a chi le indossa di contagiare altre persone.
Capacità filtrante: pressoché totale verso l’esterno (superiore al 95% per i batteri), mentre hanno una ridotta capacità filtrante dall’esterno verso chi le indossa, di circa il 20%, principalmente dovuta alla scarsa aderenza al volto.
A che cosa servono: se ben indossate, sono molto efficaci nell’impedire a chi le indossa di contagiare altre persone.
Sono destinate a limitare la trasmissione di agenti
infettivi da parte del personale ai pazienti durante le procedure chirurgiche e
altre attività mediche con requisiti simili. Possono anche essere indossate dai
pazienti e da altre persone per ridurre il rischio di diffusione delle
infezioni, in particolare in situazioni epidemiche o pandemiche, come
l’attuale.
Non
garantiscono una protezione elevata nei confronti del virus che proviene dall’esterno,
proprio perché non aderiscono bene al volto e non trattengono le particelle
fini e molto fini generate, ad esempio, dall’aerosolLe mascherine chirurgiche sono monouso e non ci sono procedure, scientificamente validate, per la loro «disinfezione». L’utilizzo di disinfettanti o vapori di aria calda potrebbero danneggiarne il tessuto, facendo perdere la sua efficacia come barriera. In assenza di una nuova mascherina, si può lasciarla all’aria aperta per almeno 12 ore prima di riutilizzarla, stando sempre bene attenti a non toccare la parte esterna della mascherina. Se si può ancor meglio lasciala all’aria per 4 giorni così si è certi che un eventuale traccia di virus si è spenta. Bisogna però essere consapevoli che l’efficacia della mascherina non sarà identica a prima, quindi è ancora più cruciale «mantenere sempre le distanze di sicurezza».
Filtranti
facciali FFP1, FFP2 e FFP3
Il materiale che li
costituisce, ha un’alta capacità di filtraggio dell’aria. Sono realizzati con
tessuti-non-tessuti con proprietà e funzionalità differente. Lo strato esterno
della mascherina protegge dalle particelle di dimensioni più grandi, lo strato
intermedio filtra le particelle più piccole. Lo strato interno, a contatto con
il volto, ha la doppia funzione di mantenere la forma della maschera e di
proteggere la maschera dall’umidità prodotta con il respiro, tosse o starnuti.
Lo strato filtrante agisce meccanicamente (come un setaccio) per particelle
fino a 10 micron di diametro. Sotto queste dimensioni, le fibre cariche
elettrostaticamente attirano e catturano le particelle. Tutte aderiscono bene
al viso, e sono disponibili in versione con e senza valvola.
Capacità
filtrante delle FFP senza valvola
FFP1: dall’esterno
verso l’operatore e viceversa è del 72%.
FFP2: la
capacità filtrante in entrambe le direzioni è del 92% e le dimensioni dei pori
filtranti sono più grandi di quella del virus, ma bloccano le particelle con
l’effetto elettrostatico e i virus che non viaggiano sotto forma di areosol,
come accade nella maggior parte dei casi. Sono ben tollerate e devono essere
cambiate meno di frequente, perché il potere filtrante si mantiene.
FFP3: hanno una capacità filtrante verso l’interno ed
esterno pari al 98%. Sono quelle che proteggono in modo pressoché totale,
perché i pori filtranti sono più piccoli del virus, e i valori sono simili a
quelli delle mascherine chirurgiche. Controindicazioni: possono essere mal
tollerate da chi li indossa, perché si accumula all’interno della mascherina
l’aria espirata, inumidendo il materiale della maschera e rendendo
complessivamente più faticosa la respirazione. Inoltre, l’umidità della
maschera ne riduce il potere filtrante in entrata e, pertanto, devono esserecambiate frequentemente.
Capacità
filtrante delle FFP con valvola
Hanno la
caratteristica di consentire una agevole respirazione, ma proteggono chi le
indossa e non gli altri, perché attraverso la valvola esce il respiro e quasi
tutto quello che c’è dentro. Le FFP1 hanno una
capacità filtrante in entrata del 72%. Le FFP2 del 92%,
mentre le FFP3 del 98%. In uscita
filtrano non più del 20%. Per questo motivo le maschere filtranti facciali con
valvola sono da destinarsi all’uso sanitario, nei reparti dove sono ricoverati
casi infetti, per la protezione degli operatori. Non devono essere usate al di
fuori dell’ambiente ospedaliero, perché le persone infette (quindi anche gli
asintomatici) che le indossano potrebbero trasmettere la malattia ad altre
persone.Ogni dispositivo, inoltre, ha una sua durata massima. Le mascherine si dividono in riutilizzabili (R) e monouso (NR). Una mascherina monouso ha una durata limitata che varia in base al suo utilizzo e, generalmente, deve essere sostituita quando si riscontra un’alta resistenza respiratoria.
I filtranti facciali
FFP1, FFP 2 e FFP 3 possono essere riusabili solo se non sottoposti a usura del
materiale (se non sono rovinati). I trattamenti possibili di rigenerazione sono
tre: 1) esposizione ad alta temperatura (superiore a 60°) in ambiente umido; 2)
esposizioni ai raggi ultravioletti; 3) trattamento con soluzioni idroalcoliche
al 60/70%. Quest’ultimo è il trattamento più promettente in termini di
penetrazione di tutti gli strati della maschera e mantenimento delle proprietà
meccaniche, inclusa la forma. Sulla validità di questi metodi non vi è
accordo scientifico. A casa, se si vuole riutilizzare questi tipi di
mascherine, è possibile adottare come metodi di sterilizzazione un
disinfettante spray, il vapore del ferro da stiro (senza toccare col ferro la
mascherina), oppure lampade UV. Si sottolinea, ancora una volta, che non
sono metodi di cui sia stata accertata l’effettiva validità oltre al possibile rischio di venire in contatto con il virus o
deteriorare la mascherina.
Chi non
volesse utilizzare le mascherine chirurgiche, le quali assicurano livelli di
protezione inferiori ma sufficienti per la vita quotidiana, la scelta tra FPP2
e FPP3 deve essere effettuata in base alle reali necessità di utilizzo.
Con la mascherina
chirurgica chi la indossa viene potenzialmente raggiunto dall'80% delle
particelle pericolose. Ma il soggetto che le indossa non infetta gli altri. Le
protezioni più efficaci sono fornite dalle mascherine FFp2 e FFp3 senza filtro o valvola, in cui le percentuali di
contagiarsi e contagiare gli altri quasi si azzerano. Ma sono anche quelle meno
facili da portare, dato che se correttamente indossate rendono difficile la
respirazione. Per le persone che vogliono indossarle nella quotidianità, ad esempio
per recarsi al lavoro, prendere i mezzi pubblici o fare la spesa, è più chesufficiente una mascherina di tipo FPP2. Quelle FFp3 vanno riservate all’ambito ospedaliero.
Come indossare le mascherine.
L’utilità delle mascherine è indiscussa per chi
presenta sintomi respiratori riconducibili all’infezione da corona virus ma,
considerando la presenza di persone infette asintomatiche e quindi
inconsapevoli diffusori del contagio, è più corretto dire che oltre al
distanziamento sociale tutti devono indossare un dispositivo di protezione ogni volta
che si esce di casa e quando, in generale, ci si trova a contatto con altre
persone. La mascherina infatti è uno strumento utile solo quando può fungere da
barriera fisica dalle goccioline emesse dalla bocca o dal naso, proteggendo chi
le indossa e le persone che si trovano nelle vicinanze. Incominciano a
circolare mascherine “decorate” con i più fantasiosi disegni, a volte “fai da
te”. Occorre tener presente che la mascherina è uno strumento di protezione non
un indumento da indossare secondo i nostri gusti e che la protezione potrebbe
essere diminuita o nulla. Su quante ne servano ogni giorno a una persona,
dipende dagli impegni e abitudini. La regola è che chi ha a disposizione la
classica mascherina chirurgica, oggi la più comune, la deve cambiare dopo un
uso all'incirca di 4 ore.
Massima attenzione va posta alle modalità con cui si usa
la mascherina altrimenti questo dispositivo “invece di proteggerci può
diventare una fonte di infezione a causa dei germi che potrebbero depositarsi
sopra” (OMS) in particolare se ci si continua a toccare il volto con le
mani per sistemarla. Prima di indossarla bisogna lavarsi le mani con acqua e
sapone o strofinarle con una soluzione alcolica; poi bisogna indossarla
prendendola dall'elastico, evitando di toccarla, assicurandosi che vengano
coperti naso e bocca e che non ci siano spazi tra il viso e il dispositivo; evitare
di toccarla mentre la si utilizza e sostituirla con una nuova non appena è
umida e non riutilizzarla.
Altrettanto fondamentale è fare attenzione a come
toglierla e a dove buttarla. Per toglierla vale la stessa regola che si deve
seguire quando la si indossa e cioè prenderla dall'elastico ripiegandola verso la
parte anteriore perché toccando la parte esterna con le mani si rischia di
contagiarsi. Quindi è importante buttare la mascherina in un contenitore chiuso
(da smaltire nell’indifferenziato) e lavarsi subito dopo le mani. È assolutamente sconsigliabile
togliere la mascherina e poggiarla in aree della casa delicate, come
il tavolo della cucina o un mobile del bagno. Piuttosto è consigliabile avere
una zona filtro all'ingresso della casa, ad es. un corridoio o, meglio ancora,
in una parte all'esterno della casa.
L’uso della mascherina non deve ingenerare un falso
senso di sicurezza e far dimenticare lo scrupoloso
rispetto delle regole e delle misure igieniche attualmente in vigore, in
particolare quella della distanza tra le persone.