per gli operatori sanitari
Venerdì 1° maggio 2020 alle 12 invito dell’Arcivescovo a tutte le parrocchie. Mons. Nosiglia e i cappellani pregheranno per i defunti
Venerdì 1 maggio 2020 la Chiesa celebra la festa di san Giuseppe Patrono di tutti i lavoratori.
L’arcivescovo Cesare Nosiglia si recherà, alle 12, a pregare nella parrocchia di San Giuseppe Lavoratore, nel complesso dell’Istituto salesiano «Rebaudengo», in Barriera di Milano.
Con la preghiera del 1° maggio si intende invocare la protezione del Patrono della Chiesa universale sull’intero mondo del lavoro, e in particolare su tutti quegli operatori che in ogni ambito della sanità e della cura si stanno dedicando con grande dedizione e spirito di sacrificio alla lotta contro il contagio: medici e infermieri, personale di assistenza nelle case di riposo, operatori del territorio. L’arcivescovo rivolgerà anche una particolare preghiera di suffragio per i tanti caduti del mondo sanitario, in questi mesi di epidemia.
Nella stessa ora della preghiera suoneranno, in città e nella diocesi, le campane di tutte le chiese nel cui territorio si trovano ospedali o case di riposo, e delle altre che vorranno unirsi. E i cappellani delle strutture ospedaliere e assistenziali si fermeranno per un momento di preghiera in ognuna delle cappelle o degli spazi dedicati.
1° maggio 2020, mons. Nosiglia: rivedere radicalmente il paradigma socio-economico
Messaggio per la festa di S. Giuseppe Lavoratore. Istituito «Sorriso», fondo di solidarietà a cura di Fondazione Operti
Mons. Nosiglia alla manifestazione dei lavoratori in piazza Castello a Torino, 14 febbraio 2020 (Foto: Andrea Pellegrini_LaVoceEilTempo)
Pubblichiamo di seguito il Messaggio dell’arcivescovo di Torino
e vescovo di Susa, mons. Cesare Nosiglia, in occasione della festa di San
Giuseppe Lavoratore venerdì 1° maggio 2020. Sempre in allegato, la scheda
informativa dettagliata sul Fondo di solidarietà «Sorriso».
«L’enorme sconvolgimento della pandemia ha svelato anche le
molte debolezze del nostro stile di vita. Come spesso ci ha ricordato Papa
Francesco «abbiamo pensato di vivere
da sani in un mondo malato”, abitato da
squilibri e diseguaglianze spesso generate dalle stesse attività umane. Il
contagio, anzi, ha accentuato la «crisi di sistema» nel mondo economico e
finanziario: una crisi a cui la nostra area torinese era già fortemente esposta
prima del virus.
Molte imprese, anche nei mesi scorsi, stavano annunciando
chiusure e fallimenti, e dunque ancora disoccupazione.
Ricordo i colloqui con i lavoratori della ex Embraco, della
Martor, della Olisistem e della Mahle e le chiusure e gravi difficoltà di tante
imprese della bassa Val Susa in particolare. A loro va ancora una volta la mia
vicinanza e preghiera: sono ben consapevole delle difficoltà che ancora
dovranno affrontare. Il nostro sistema produttivo, economico e lavorativo, già
fiaccato da una lunga transizione incompiuta, ha assolutamente bisogno di
risollevarsi. Tutti insieme, istituzioni pubbliche, società civile e, nel
proprio ambito, la Chiesa torinese e della Val Susa dobbiamo trovare nuove strade
per non spegnere il nostro territorio.
Da questa emergenza sanitaria possiamo anche cogliere elementi
per pensare e progettare un futuro diverso e migliore. Abbiamo la straordinaria
occasione di rivedere radicalmente un paradigma socio-economico che spesso si è
fondato sul consumismo più sfrenato. Oggi tornano a guadagnare attenzione e
respiro, invece, le grandi idee e la lezione dell’enciclica «Laudato Sì», nella quale papa
Francesco ci chiede di curare la nostra casa comune come un «corpo unitario» e
organico.
«Tutto è connesso», ha spesso ripetuto Francesco. E proprio la pandemia ci ha
dimostrato quanto e come le crisi oggi sono autenticamente globali, non solo
nella declinazione geografica (ovvero riguardano ogni angola della terra), ma
anche e soprattutto nella sfera della vita umana. Salute, ambiente, economia, sociale
educazione: nessun settore (e nessuno Stato) può stare in piedi da solo. Unire
le forze, fare comunità, questa la via del futuro.
Sì, è ora di cambiare il sistema economico in cui viviamo, ed è
questo un impegno che riguarda e coinvolge tutti. Sono già molti gli
imprenditori rispettosi dell’ambiente e dei diritti e opportunità dei
lavoratori. Occorre incoraggiarli, così come bisogna che i lavoratori siano
preparati ad affrontare i cambiamenti che il mondo nuovo richiede.
A tutti dobbiamo ricordare che la crisi e le emergenze possono
accentuare le disuguaglianze, e produrne di nuove. Occorre una attenta vigilanza, politica
e culturale, per non creare esclusioni. Penso ad esempio a quei lavori e
settori che saranno travolti dal balzo tecnologico-digitale che il Paese sta
compiendo; e alle infrastrutture telematiche ancora carenti distribuite in modo
non omogeneo sul territorio. Ma penso anche a tutti quei lavoratori senza
tutele sufficienti, senza diritti e ammortizzatori sociali che continuano a
vivere in preoccupanti zone grigie.
C’è, in questa emergenza, un grande scenario di solidarietà
dentro cui abbiamo visto operare medici, infermieri, addetti all’assistenza
sanitaria. E, al loro fianco, volontari di ogni genere, insieme con tutti quei
lavoratori che hanno garantito la «sopravvivenza» del Paese mantenendo attivi e
funzionanti i servizi essenziali, dagli alimentari alla logistica, dai
trasporti ai servizi ecologici. Il nostro grazie significa anche che questo
tessuto di impegno e di coraggio va sostenuto e valorizzato; e che il mondo non
si fonda solamente sui consumismi e i guadagni finanziari… È il lavoro il
nostro bene prezioso, la nostra vera ricchezza!
Gesti concreti di solidarietà
La Chiesa di Torino e della Val Susa non vogliono restare a guardare.
La solidarietà, che in tanti campi si è già attivata, deve diventare non un’azione
estemporanea, ma un modo «abituale» di vivere. Ecco allora una serie di iniziative
che la Diocesi di Torino promuove.
In primo luogo desidero aprire, in occasione della Festa dei
lavoratori, un Fondo di Solidarietà in cui possano confluire risorse economiche per contrastare la carenza di
liquidità che molte famiglie, liberi professionisti, esercizi commerciali e
piccolissimi imprenditori stanno drammaticamente vivendo. Affinché il lavoro
riparta bisogna innanzitutto sostenere il credito; le Diocesi di Torino e
quella della Val Susa, in modo coordinato, mediante l’ausilio della Fondazione
don Mario Operti, hanno già raccolto risorse economiche che permettono di
aprire un fondo di garanzia. Verranno forniti dei Prestiti Sociali a chi ha
maggiore difficoltà ad accedere al credito bancario, nella logica del
microcredito; i prestiti potranno contare su un Fondo di Garanzia, costituito
presso la Fondazione don Mario Operti che permetterà anche la copertura a
interessi zero e senza spese per i beneficiari.
Il fondo è denominato “Sorriso
– La Solidarietà che riavvicina e sostiene”. L’iniziativa
è sostenuta e accompagnata dall’istituito Unicredit, soggetto che erogherà i
prestiti garantiti dalla Fondazione Operti. La Fondazione inoltre si occuperà
di garantire un accompagnamento alle persone e alle realtà che ne faranno
richiesta.
Rivolgo pertanto un appello per far fronte insieme alle necessità
del lavoro e delle imprese affinché questo fondo possa essere ulteriormente
arricchito dalle donazioni di altre persone e/o organizzazioni che potranno e
vorranno offrire un sostegno. Rivolgo in particolar modo l’appello alle
organizzazioni filantropiche, alle grandi imprese e alle loro associazioni di
categoria, perché possano sostenere un’azione coordinata di welfare
comunitario, di solidarietà umana e sociale per far sì che “nessuno sia escluso”
dallo sforzo per ripartire dopo la pandemia del Covid-19.
In secondo luogo mi rivolgo alla comunità cristiana: impegnarsi nel
volontariato è un atto che spesso accompagna la pastorale delle nostre comunità.
Nella nostra diocesi sono già attivi una ventina di servizi per il lavoro e un centinaio
di volontari. Essi svolgono un lavoro prezioso, e nei prossimi mesi l’attività
sarà certamente da implementare per accompagnare la ripartenza. Il mio appello
va a tutti coloro che hanno tempo e/o competenze da donare: ci sarà da
accompagnare le persone nella ricerca di un lavoro, ci sarà da sostenere
psicologicamente chi è rimasto spiazzato da questa situazione drammatica.
Alle parrocchie chiedo di costituire, in coordinamento con l’Ufficio
Pastorale Sociale e del Lavoro, dei presidi territoriali per l’ascolto e l’accompagnamento
delle persone alla ricerca del lavoro. Sono convinto che piccole azioni comunitarie
e locali siano importanti per aiutare le persone a rialzarsi. La speranza, virtù
teologale, ha sempre bisogno di camminare sulle gambe delle persone e di
concretizzarsi nell’ordinario della vita.
In terzo luogo proseguirà il cammino intrapreso dal «Tavolo lavoro», avviato
dalla Chiesa torinese e ora anche quella della Val Susa come strumento di
dialogo con le realtà produttive, sociali ed economiche, con i sindacati, con le
associazioni d’impresa, con le fondazioni territoriali, per riflettere sul
futuro del lavoro a Torino e nella Val Susa.
Appariva un’emergenza prima dello scoppio della pandemia,
rappresenta oggi un segnale di speranza».
Per informazioni contattare il seguente numero telefonico
011.56.36.930 e/o rivolgersi all’indirizzo mail
diecitalenti@fondazioneoperti.it