Un Gesuita da Melezet a Savona
Un Gesuita da Melezet a Savona, attraverso Chieri,
Arona, Cremona, Cividale, Firenze e la Prima Guerra Mondiale
Alcuni anni fa, scartabellando tra documenti e
libri impolverati, conservati in alcuni vecchi bauli di famiglia, ho trovato
una lettera scritta a mano, con una grafia sottile e leggera, proveniente da
Chieri e datata 24 marzo 1916.
Questa lettera, ancora per gran parte leggibile, mi
ha incuriosita e portata a leggerla fino al fondo delle otto pagine che la componevano.
Si trattava di una corrispondenza tra Padre Antonio
Rey S.I. e la sua famiglia (padre, sorelle e cognati), in cui il sacerdote faceva
pervenire sue notizie, li ringraziava per aver partecipato alla Santa Messa
degli angeli, li invitava ad aiutarlo a far crescere il numero degli iscritti
all’Apostolato della Preghiera, inviando alcune pagelle per i nuovi associati,
ricordando agli stessi la piccola preghiera di offerta quotidiana e raccontando un fatto avvenuto poco tempo prima a un suo
confratello, richiamato sotto le armi e addetto al servizio dei soldati feriti.
Prima di affrontare nel dettaglio l’argomento della
lettera, proverò a inquadrare, per quanto possibile, questo sacerdote e la sua
vita.
Padre Antonio Rey, nato a Melezet il 17 giugno
1877, era uno dei numerosi (10) figli di Rey Zaccaria e di Guy Teresa ed era entrato
nella Compagnia di Gesù il 9 ottobre 1902, descrivendone così il suo ingresso: «I
primi elementi di latino studiai alle Scuole Apostoliche di Torino per un anno,
il resto compiei nel Seminario Vescovile di Susa ove detta lingua studiai per
tre anni.
Due anni filosofia, seguendo il compendio del P.
Schiffini nella logica e metafisica. Per quattro anni studiai teologia
dogmatica e morale seguendo il compendio del P. Schippe e del Tanquerey per la
dogmatica e del Del Vecchio e del Marina per la morale. In altri due anni
compii i corsi di conferenza morale seguendo detto Marina e il P. D’Annibale.
Da circa 4 anni mi sento inclinato allo stato
religioso, preferendo sempre la Compagnia di Gesù. Dopo la mia risoluzione
dovetti superare non pochi ostacoli posti specialmente dai parenti».
Come si desume dal suo scritto, il percorso da
gesuita di Padre Rey non deve essere stato facile, tra gli ostacoli posti dalla
famiglia e le rigide regole della Compagnia, basate sulla totale povertà,
obbedienza, castità e sottomissione al Papa; un percorso che l’ha portato dal
Noviziato svolto ad Avigliana, a Chieri, dove è sicuramente rimasto dal 1904 al
1909, anno in cui è stato inviato a insegnare filosofia presso il Seminario di
Arona. Ha svolto i suoi tre anni di Carissimato (liceo per i Gesuiti)
probabilmente a inizio del 1900, nel 1903 e nel 1912,
quest’ultimo a Firenze.
Tra il secondo e il terzo anno di Carissimato, ha
insegnato filosofia, prima a Cremona (1910) e poi a Cividale (1911).
Il suo rientro in Piemonte, a Chieri, avviene nel
1913, in qualità di Professore di dogma compendiario, Superiore dei Teologi, Sotto
Ministro e Confessore nella Congregazione Mariana. Nel 1914, diviene anche Confessore al Seminario Diocesano e nel 1916
è nominato Ministro, Procuratore, Prefetto della sanità, Esaminatore dei nostri,
Censore dei Libri e Consultore.
Tra i vari documenti che ho rinvenuto e tra quelli
in questo momento in possesso dell’Archivio
Diocesano di Susa, esiste un opuscolo che si riferisce alla predicazione di due
Padri della Compagnia di Gesù, al Melezet, nel 1902: le ricerche non hanno confermato
che tale servizio fosse stato prestato da Padre Rey, ma tutto ci fa supporre che
sia così.
Dalle informazioni inviatemi da Padre Diego
Brunello, Direttore dell’Archivio dell’Ex Provincia Torinese (situato a
Gallarate - BG) e Superiore della Residenza di Bergamo, Padre Antonio Rey,
verso la fine del 1916, pieno periodo bellico della Prima Guerra Mondiale, si
trovava a Montebelluna (provincia di Treviso), con alcuni suoi confratelli, per
assistere i soldati feriti in guerra. Alcune sue lettere, inviate ai Superiori,
sono conservate presso l’Archivio e raccontano, dal mese di dicembre del 1916
al febbraio 1917, una vita difficile, fatta di totale dedizione alla Compagnia,
assistenza ai moribondi e ai feriti, cui Padre Rey spesso distribuiva una
bevanda calda, a base di latte concentrato, riscaldato su una semplice stufa di
latta.
Tutto questo avveniva vivendo su vagoni di treni,
in continuo movimento, tra Montebelluna e Belluno, cedendo, tra le altre cose,
la propria branda a un prigioniero ferito, di origine boema, cui Padre Rey, con l’aiuto di un interprete, somministra anche il
Sacramento della Confessione. Fedele sostenitore dell’Apostolato della Preghiera,
distribuiva agli ammalati i foglietti con le invocazioni e l’immagine del Sacro
Cuore, invitandoli alla lettura degli stessi, per unirsi alla preghiera
comunitaria e fornire loro un po’ di serenità e conforto.
Nella lettera del 23 febbraio racconta che il suo
sostentamento è costituito per la maggior parte da latte. Purtroppo la sua
salute non è delle migliori, infatti, dice che: «Di salute tiro avanti, un po’
zoppicando se vuole, ma tiro avanti allegramente».
Alcuni giorni dopo, il 27 dello stesso mese, scrive
di essersi recato a Belluno con alcuni confratelli, in visita al Vescovo della città,
il quale riconosce in Padre Rey un sacerdote che tempo prima si era recato a Cortale,
suo paese natio, in occasione della Pasqua e del Natale, per: «Dare agio a quei
buoni popolani di accostarsi ai Sacramenti ».
Savona: chiesa dei Gesuiti. |
Dopo l’esperienza da militare, l’ultimo incarico della
sua vita lo porterà a Savona, con il grado di Superiore della Congregazione; lì
morirà il 30 dicembre 1918, all’età di 41 anni, con 16 anni di Compagnia.
Tra i documenti, ho trovato una lettera scritta da
una Suora di un Istituto di Savona, che, porgendo le condoglianze alla famiglia,
chiedeva una foto del sacerdote per
realizzare un ricordino e restituiva un’immagine di San Giuseppe, molto cara a
Padre Rey come ricordo d’infanzia.
Non ho altre notizie in merito alla famiglia, tranne
i nomi e le date di nascita dei fratelli e delle sorelle. Non sembra che ci siano
discendenti in vita della famiglia di Padre Rey.
Questo, in breve, è il percorso di vita di Padre
Antonio, partito da Melezet, nato in una numerosa famiglia, di cui
probabilmente non rimangono discendenti, che ha saputo valorizzare la sua fede
ed ha avuto la capacità e il coraggio di entrare a far parte della Compagnia di
Gesù, in un periodo molto difficile, soprattutto dal punto di vista storico.
Nel suo necrologio è descritto come «illustre soprattutto
negli studi filosofici e teologici », come «uomo di salute niente affatto favorevole
e stabile, potendo volentieri per primo, se qualcuno chiedeva, o anche per ultimo nei dì di festa si sacrificava, così da assolvere
in modo lieto gli altri da ciò che sembrava scomodo» e infine come «ottimo servo
di Cristo».
Ma torniamo a quanto ho accennato nelle prime righe
di questa breve analisi: la lettera scritta da Padre Rey alla famiglia, in cui
racconta l’evento che mi ha incuriosito e spinta a fare una ricerca su questo personaggio.
Questa lettera è datata 24 marzo 1916 e narra di un
evento accaduto il 22 novembre dell’anno prima.
Un suo confratello, richiamato sotto le armi e
addetto al servizio dei soldati feriti, racconta della conversione alla
religione cattolica, in punto di morte, di un allievo ufficiale di origine
ebrea (nato a Trieste ma di famiglia milanese).
Padre Rey trascrive per intero l’episodio raccontato
dal suo confratello, di cui riporto la parte iniziale e alcuni stralci.
«... Il 22 novembre io mi trovato tra una cinquantina
di feriti; alcuni fra di essi con i loro gemiti e lamenti davano a comprendere la
gravità del loro stato. La suora si avvicina, li conforta e li invita ai
Sacramenti.
Un allievo ufficiale, nato a Trieste, di famiglia milanese,
è gravissimo, il suo petto è crivellato di ferite, ha il polmone perforato ed è
pure ferito alla spina dorsale, non si ha il coraggio di trasportarlo per non
aumentargli le sofferenze. All’invito della suora [di ricevere i Sacramenti] a
stento risponde:
“Ho già fatto tutto”,
allora Padre Rosa ... loro sacerdote in servizio come caposala, vuole dargli
l’estrema unzione, ma un suo compagno lo trattiene: “... ma, ...egli è ebreo».
Il soldato, raccogliendo tutte le sue forze, racconta
il sacerdote che scrive la lettera, ammette di aver mentito e di non voler mentire
fino alla fine, dice di desiderare, anzi di volere,morire nella Chiesa
Cattolica:
«Desidero – dice – e voglio morire nella Chiesa
Cattolica, Apostolica, Romana»; a seguito di questa richiesta particolare,
tutto viene disposto per il Battesimo e viene chiesto al morente come vuol
essere chiamato, lui risponde “Pietro”.
Dopo il Battesimo, il 30 novembre, si legge che il
malato è sereno e che chiede di ricevere il Signore, è quindi disposto alla Prima
Comunione che lo porta a dire: «Ed ora che ho ricevuto il mio e vostro Dio,
lasciatemi stare tranquillo». Si assopisce nuovamente per alcune ore, dopo di
che, il confratello di Padre Rey racconta che si sveglia, dicendo di aver visto
degli “angeletti” bianchi che svolazzavano intorno a lui e di aver sognato la mamma. Questo episodio è
definito come apparizione degli angeli bianchi e l’ammalato ne è talmente coinvolto
che lo racconta a tutti con grande fermezza. Infatti, il chirurgo che seguiva i
feriti si dice stupito della sua tenacia, tanto da dichiarare: «Non comprendo
come possa vivere».
Il soldato ebreo, convertito alla Chiesa Cattolica,
spirerà dopo alcune ore, solo dopo aver ricevuto il Sacramento della Estrema
Unzione.
Padre Rey termina la lettera facendo giungere i
saluti ad alcuni membri della sua famiglia, ringraziando una zia per il pane nero
che gli aveva fatto arrivare e chiedendo come avrebbe potuto utilizzare un decotto
particolare, che gli era stato inviato probabilmente da un parente.
Questo in breve il racconto della vita da Gesuita
di un nostro compaesano, che in tempi veramente difficili ha saputo affrontare tante
difficoltà, tra cui abbandonare la famiglia, gli studi molto impegnativi, i
problemi
di salute e purtroppo la Prima Guerra Mondiale, di
cui ricordiamo quest’anno i cento anni dall’inizio.
Quando ho trovato questa lettera anni fa, l’ho
tenuta da parte in un cassetto, pensando di tanto in tanto a chi potesse essere
questo sacerdote, che vita avesse fatto e perché scriveva da Chieri. L’estate
scorsa l’ho ripresa in mano, l’ho trascritta e ho iniziato a chiedere
informazioni, prima a don Paolo, poi ai Salesiani e infine ai Gesuiti. Questi
ultimi hanno gentilmente risposto di aver trovato Padre Rey tra i loro
confratelli e subito Padre Diego Brunello mi ha contattata per
fornirmi tutte le informazioni in suo possesso. Come si dice, una cosa tira l’altra
e in breve mi sono trovata coinvolta in una ricerca senza fine, tra Gesuiti,
Seminari, pagelle dell’Apostolato, racconti di guerra e la
volontà di saperne di più su questo personaggio dimenticato. Personaggio che
spero di aver fatto rivivere brevemente nei vostri pensieri e nella vostra
fantasia, anche e soprattutto in occasione di un anniversario come quello di
quest’anno che non dobbiamo dimenticare, per non doverne ricordare altri.
Wanda Nuvolone
Un “grazie” a:
– Padre Diego Brunello
S.I., Superiore della Residenza Gesuita di Bergamo, responsabile dell’Archivio
della Ex Provincia Torinese (Gallarate - VA);
– Padre Salvatore Pandolfo
S.I., Incaricato dell’Archivio della Provincia d’Italia e della Ex-Provincia
Romana dei Gesuiti;
– professoressa Eleonora
Robuschi, insegnante d’italiano, latino, storia e geografia all’Istituto Maria
Consolatrice di Torino;
– dottor Andrea Zonato,
Centro Culturale Diocesano di Susa - Museo Archivio Biblioteca;
– Gianni Bovolo,
Confraternita SS. Giovanni Battista, Evangelista - Ex Chiesa dei Gesuiti di Savona.
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