AUGUSTO
TEODORO MOUTOUX
Augusto fu catturato insieme a più di novemila
uomini a Longarone nella notte del 9 novembre 1917. Alla testa degli uomini del
Württembergisches Gebirgsbataillon (Battaglione da montagna del Württemberg) c’era
il giovane Rommel che aveva l’ordine di fermare ad ogni costo le truppe
italiane che dal Cadore si stavano ritirando verso il Grappa. Era da pochi giorni
iniziata la grande ritirata dopo la disfatta di Caporetto: il 24 ottobre 1917 i
nostri soldati erano stati annientati dal gas nella conca di Plezzo e non
avevano potuto resistere alla nuova tattica dell’ “infiltrazione” messa in
campo dai tedeschi, venuti in aiuto degli austro-ungarici, per sfondare il
fronte e riuscire a raggiungere la pianura Padana.
Il tenente Rommel si era
distinto nella manovra che da Tolmino aveva chiuso a tenaglia gli italiani a
Caporetto. In seguito, con il suo battaglione scese a Cividale, proseguì verso
il tagliamento e puntò su Longarone con l’ordine di imbottigliare le nostre
truppe che erano in ritirata dal Cadore e scendevano verso Belluno. fu una
manovra complessa resa difficile dalle avversità della montagna e della neve ma
infine, malgrado la strenua resistenza, i nostri soldati nella notte del 9
novembre, bersagliati dal tiro incrociato dei tedeschi, si arresero. Il bottino
di guerra dei nemici fu enorme: il 9 novembre caddero prigionieri 59 ufficiali
e 1630 soldati, e il giorno successivo 200 ufficiali, 8000 uomini. Passarono al
nemico 20 cannoni da montagna, 60 mitragliatrici, 250 carri carichi, più di 600
bestie da soma, 12 camion. Le perdite austrotedesche furono invece esigue13.
Il giovane tenente Erwin Rommel. |
La storia del nostro alpino Augusto Moutoux si
intrecciò quel 9 novembre 1917 con quella del tenente Rommel, in quelle
drammatiche giornate in cui fu catturato e portato in qualche terribile campo
di prigionia, forse in Ungheria (secondo i vaghi ricordi della figlia).
Rientrò in Italia dopo un anno in seguito
all’armistizio.
Augusto Moutoux era nato a Bardonecchia il 29
maggio 1897: i suoi genitori, Gio Battista e Maria Luigia Gerard, erano
contadini. Quando il padre riuscì ad entrare in ferrovia il tenore di vita
della famiglia migliorò,ma purtroppo dopo solo cinque anni di lavoro Gio Battista
fu travolto da un treno e lasciò la moglie Maria Luigia da sola con due figli
piccoli: Augusto e Antonietta.
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12 Erwin
Rommel, nacque a Heidenheim nel Württemberg il 15 novembre 1891, fu un
feldmaresciallo tedesco del Terzo Reich. Iniziò la sua carriera militare
durante la Prima guerra mondiale sul fronte delleArgonne, in Francia, poi in
Romania e in Italia sul fronte dell’Isonzo, rimanendo ferito tre volte e
premiato con la croce di ferro di prima e seconda classe.
Fu anche
il più giovane militare a ricevere la più alta onorificenza tedesca, la
medaglia “Pour le Mérite”, per avere preso prigionieri 9.000 italiani nella
battaglia di Longarone. Nel dopoguerra si legò al nazismo entrando nelle SA e
seguì Hitler nella sua presa del potere. Con l’inizio della seconda guerra
mondiale si mise in luce nell’attacco alla Francia nel 1940 per le sue doti di
stratega. La leggenda della “Volpe del deserto” è dovuta alla campagna di Libia
quando alla testa dell’Africa Korps conquistò Tobruch giungendo fino a Al-Alamein
(giugno 1942). Subì poi la controffensiva britannica guidata dal generale Montgomery.
Tornato in Europa, fu inviato in Normandia. Sospettato di aver appoggiato la
congiura contro Hitler del luglio 1944, fu costretto a suicidarsi il 14 ottobre
1944.
13 Marco
Rech, Da Caporetto al Grappa. Erwin
Rommel e il battaglione da montagna del Württemberg sul fronte italiano nella
Grande Guerra, Novale - Valdagno (Vi), Gino Rossato Editore,1998, p.
128, 129.
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Augusto nel settembre del 1916 fu chiamato
alle armi: per lui era arrivato il giorno di partire per la guerra e lasciare
la madre e la sorella a tirare avanti da sole la campagna. Alpino nel 3º
reggimento, battaglione Exilles, il 1º marzo 1917 giunse al fronte e di lì a
pochi mesi finì la sua guerra in un campo di concentramento austriaco.
Tornò dalla prigionia lacero e distrutto, ma
aveva portato a casa la pelle. Ricominciò la dura vita della campagna, con
scarse risorse e poche soddisfazioni. Dopo il matrimonio nel 1926 con Maria
Augustina Durand, Augusto decise che doveva imparare un mestiere se voleva
salvarsi dalla miseria. Si trasferì con la moglie a Bussoleno dove iniziò a
lavorare in una falegnameria e presto divenne un ottimo artigiano: a Bussoleno
nel 1927 nacque la sua prima figlia, Luigina. Dopo tre anni tornò al paese e
mise insieme il suo laboratorio nella legnaia della casa in via Frejus. A
Bardonecchia nacquero le altre due figlie, Geromina nel 1930 e Vittorina nel
1931. La moglie morì di setticemia in seguito al parto del quarto figlio che
non sopravvisse.
Augusto rimase solo con le sue bambine che
iniziarono a fare molto presto le piccole donne: Luigina, la maggiore, badava a
tutto, alla casa, a preparare il pranzo e a mungere le mucche. Il lavoro di
falegname non bastava e Augusto continuò a fare il contadino, a tenere le
bestie nella stalla, a tagliare il fieno, a zappare le patate. La sua giornata
incominciava all’alba: in estate si svegliava alle quattro per andare nei campi
e poi riprendeva a lavorare nella sua falegnameria.
Poi venne l’altra guerra e nel 1944 arrivarono
i tedeschi a Bardonecchia: incominciarono le razzie del bestiame e le
requisizioni degli attrezzi da lavoro.
I tedeschi, avendo avuto notizia da un vicino
che Moutoux aveva una mula, arrivarono con il mitra puntato per sequestrarla.
La figlia Luigina, che aveva allora solo 17 anni, ebbe la prontezza di
nasconderla nell’ultima cantina dietro alla stalla; mentre la nonna spostava un
mobile davanti alla porta, Luigina si teneva stretta alla mula per evitare che
facesse rumore. Possiamo solo immaginare con quale paura la ragazzina visse
chiusa nella cantina fino a quando i tedeschi, non avendo trovato quel che
cercavano, se ne andarono.
Il giorno dopo papà Moutoux vendette di corsa la sua mula. Ma i tedeschi, sapendo che era falegname, ritornarono e gli forzarono il portone della corte per portagli via le macchine: riuscirono a rubargli la pialla. A quel punto Augusto, per non regalarle ancora ai tedeschi, vendette tutte le altre macchine alla falegnameria di Baesso (che era arrivato da poco a Bardonecchia), ed andò a lavorare da lui… con le sue macchine. Arrivò poi a Bardonecchia dalla bassa valle il geometra Aldo Zedda, un giovane impresario che sistemò i suoi capannoni nel borgo nuovo. Augusto andò a lavorare con lui, e presto le sue buone capacità di falegname lo legarono a Zedda14 che di lui si fidava e che condivise con lui una bella amicizia.
Il giorno dopo papà Moutoux vendette di corsa la sua mula. Ma i tedeschi, sapendo che era falegname, ritornarono e gli forzarono il portone della corte per portagli via le macchine: riuscirono a rubargli la pialla. A quel punto Augusto, per non regalarle ancora ai tedeschi, vendette tutte le altre macchine alla falegnameria di Baesso (che era arrivato da poco a Bardonecchia), ed andò a lavorare da lui… con le sue macchine. Arrivò poi a Bardonecchia dalla bassa valle il geometra Aldo Zedda, un giovane impresario che sistemò i suoi capannoni nel borgo nuovo. Augusto andò a lavorare con lui, e presto le sue buone capacità di falegname lo legarono a Zedda14 che di lui si fidava e che condivise con lui una bella amicizia.
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14 Aldo
Zedda morì nel 1960 a soli 57 anni (Bollettino
parrocchiale di Bardonecchia, 1970).
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Un’altra grave disgrazia colpì la famiglia
Moutoux nel 1955, una tragedia che colpì profondamente tutta la cittadinanza e
di cui rimane ancora oggi la triste memoria: la figlia Geromina morì con la sua
bambina Cesarina nel canale del bacino idroelettrico in località Paradiso.
Ma oggi che rimane in vita solo più la figlia
Vittorina c’è ancora nella casa di via frejus quel cappello d’alpino che ci
porta lontano alle trincee della Prima guerra mondiale.
Augusto Moutoux morì il 25 agosto del 1968, a
71 anni: avrebbe voluto che quel cappello lo seguisse nella tomba ma il nipote Valter,
anche lui alpino, lo volle tenere vicino al suo, in ricordo del nonno.
– FONTI:
Testimonianza della figlia Vittorina Moutoux Favario • Foglio matricolare di
Moutoux Augusto Teodoro • Marco Rech, Da
Caporetto al Grappa. Erwin Rommel e il battaglione da montagna del Württemberg sul
fronte italiano nella Grande Guerra, Novale - Valdagno (Vi), Gino
Rossato Editore, 1998 • Emilio Faldella, La
grande guerra. Da Caporetto al Piave, Chiari (Bs), Nordpress Edizioni,
2004 • Documentazione fotografica della famiglia Moutoux.