04/07/18

La Grande Guerra - AUGUSTO TEODORO MOUTOUX (2017)

AUGUSTO TEODORO MOUTOUX

Augusto Moutoux era un alpino che rimase per tutta la vita legato con orgoglio alla sua arma: lo capiamo dalla cura con cui tenne il suo cappello con la penna nera, cappello che è sopravvissuto ai cento anni che ci separano dalla guerra. Sembra ancora di vederlo Augusto che se lo calava sulla fronte a tutte le manifestazioni, orgoglioso di essere un alpino. Ma Moutoux non poteva sapere, quando arrivò sul fronte nel marzo del 1917, che da lì a qualche mese avrebbe dovuto fare i conti con un nemico più forte della sua divisa, il giovane tenente tedesco Erwin Rommel 12. 
Augusto fu catturato insieme a più di novemila uomini a Longarone nella notte del 9 novembre 1917. Alla testa degli uomini del Württembergisches Gebirgsbataillon (Battaglione da montagna del Württemberg) c’era il giovane Rommel che aveva l’ordine di fermare ad ogni costo le truppe italiane che dal Cadore si stavano ritirando verso il Grappa. Era da pochi giorni iniziata la grande ritirata dopo la disfatta di Caporetto: il 24 ottobre 1917 i nostri soldati erano stati annientati dal gas nella conca di Plezzo e non avevano potuto resistere alla nuova tattica dell’ “infiltrazione” messa in campo dai tedeschi, venuti in aiuto degli austro-ungarici, per sfondare il fronte e riuscire a raggiungere la pianura Padana.
Il giovane tenente Erwin Rommel.
Il tenente Rommel si era distinto nella manovra che da Tolmino aveva chiuso a tenaglia gli italiani a Caporetto. In seguito, con il suo battaglione scese a Cividale, proseguì verso il tagliamento e puntò su Longarone con l’ordine di imbottigliare le nostre truppe che erano in ritirata dal Cadore e scendevano verso Belluno. fu una manovra complessa resa difficile dalle avversità della montagna e della neve ma infine, malgrado la strenua resistenza, i nostri soldati nella notte del 9 novembre, bersagliati dal tiro incrociato dei tedeschi, si arresero. Il bottino di guerra dei nemici fu enorme: il 9 novembre caddero prigionieri 59 ufficiali e 1630 soldati, e il giorno successivo 200 ufficiali, 8000 uomini. Passarono al nemico 20 cannoni da montagna, 60 mitragliatrici, 250 carri carichi, più di 600 bestie da soma, 12 camion. Le perdite austrotedesche furono invece esigue13.
La storia del nostro alpino Augusto Moutoux si intrecciò quel 9 novembre 1917 con quella del tenente Rommel, in quelle drammatiche giornate in cui fu catturato e portato in qualche terribile campo di prigionia, forse in Ungheria (secondo i vaghi ricordi della figlia).
Rientrò in Italia dopo un anno in seguito all’armistizio.
Augusto Moutoux era nato a Bardonecchia il 29 maggio 1897: i suoi genitori, Gio Battista e Maria Luigia Gerard, erano contadini. Quando il padre riuscì ad entrare in ferrovia il tenore di vita della famiglia migliorò,ma purtroppo dopo solo cinque anni di lavoro Gio Battista fu travolto da un treno e lasciò la moglie Maria Luigia da sola con due figli piccoli: Augusto e Antonietta.
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12 Erwin Rommel, nacque a Heidenheim nel Württemberg il 15 novembre 1891, fu un feldmaresciallo tedesco del Terzo Reich. Iniziò la sua carriera militare durante la Prima guerra mondiale sul fronte delleArgonne, in Francia, poi in Romania e in Italia sul fronte dell’Isonzo, rimanendo ferito tre volte e premiato con la croce di ferro di prima e seconda classe.
Fu anche il più giovane militare a ricevere la più alta onorificenza tedesca, la medaglia “Pour le Mérite”, per avere preso prigionieri 9.000 italiani nella battaglia di Longarone. Nel dopoguerra si legò al nazismo entrando nelle SA e seguì Hitler nella sua presa del potere. Con l’inizio della seconda guerra mondiale si mise in luce nell’attacco alla Francia nel 1940 per le sue doti di stratega. La leggenda della “Volpe del deserto” è dovuta alla campagna di Libia quando alla testa dell’Africa Korps conquistò Tobruch giungendo fino a Al-Alamein (giugno 1942). Subì poi la controffensiva britannica guidata dal generale Montgomery. Tornato in Europa, fu inviato in Normandia. Sospettato di aver appoggiato la congiura contro Hitler del luglio 1944, fu costretto a suicidarsi il 14 ottobre 1944.
13 Marco Rech, Da Caporetto al Grappa. Erwin Rommel e il battaglione da montagna del Württemberg sul fronte italiano nella Grande Guerra, Novale - Valdagno (Vi), Gino Rossato Editore,1998, p. 128, 129.
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La povera donna tirò avanti come poté, con i lavori nei campi, due o tre pecore e qualche gallina: una miseria nera.
Augusto nel settembre del 1916 fu chiamato alle armi: per lui era arrivato il giorno di partire per la guerra e lasciare la madre e la sorella a tirare avanti da sole la campagna. Alpino nel 3º reggimento, battaglione Exilles, il 1º marzo 1917 giunse al fronte e di lì a pochi mesi finì la sua guerra in un campo di concentramento austriaco.
Tornò dalla prigionia lacero e distrutto, ma aveva portato a casa la pelle. Ricominciò la dura vita della campagna, con scarse risorse e poche soddisfazioni. Dopo il matrimonio nel 1926 con Maria Augustina Durand, Augusto decise che doveva imparare un mestiere se voleva salvarsi dalla miseria. Si trasferì con la moglie a Bussoleno dove iniziò a lavorare in una falegnameria e presto divenne un ottimo artigiano: a Bussoleno nel 1927 nacque la sua prima figlia, Luigina. Dopo tre anni tornò al paese e mise insieme il suo laboratorio nella legnaia della casa in via Frejus. A Bardonecchia nacquero le altre due figlie, Geromina nel 1930 e Vittorina nel 1931. La moglie morì di setticemia in seguito al parto del quarto figlio che non sopravvisse.
Augusto rimase solo con le sue bambine che iniziarono a fare molto presto le piccole donne: Luigina, la maggiore, badava a tutto, alla casa, a preparare il pranzo e a mungere le mucche. Il lavoro di falegname non bastava e Augusto continuò a fare il contadino, a tenere le bestie nella stalla, a tagliare il fieno, a zappare le patate. La sua giornata incominciava all’alba: in estate si svegliava alle quattro per andare nei campi e poi riprendeva a lavorare nella sua falegnameria.
Poi venne l’altra guerra e nel 1944 arrivarono i tedeschi a Bardonecchia: incominciarono le razzie del bestiame e le requisizioni degli attrezzi da lavoro.
I tedeschi, avendo avuto notizia da un vicino che Moutoux aveva una mula, arrivarono con il mitra puntato per sequestrarla. La figlia Luigina, che aveva allora solo 17 anni, ebbe la prontezza di nasconderla nell’ultima cantina dietro alla stalla; mentre la nonna spostava un mobile davanti alla porta, Luigina si teneva stretta alla mula per evitare che facesse rumore. Possiamo solo immaginare con quale paura la ragazzina visse chiusa nella cantina fino a quando i tedeschi, non avendo trovato quel che cercavano, se ne andarono. 
Il giorno dopo papà Moutoux vendette di corsa la sua mula. Ma i tedeschi, sapendo che era falegname, ritornarono e gli forzarono il portone della corte per portagli via le macchine: riuscirono a rubargli la pialla. A quel punto Augusto, per non regalarle ancora ai tedeschi, vendette tutte le altre macchine alla falegnameria di Baesso (che era arrivato da poco a Bardonecchia), ed andò a lavorare da lui… con le sue macchine. Arrivò poi a Bardonecchia dalla bassa valle il geometra Aldo Zedda, un giovane impresario che sistemò i suoi capannoni nel borgo nuovo. Augusto andò a lavorare con lui, e presto le sue buone capacità di falegname lo legarono a Zedda14 che di lui si fidava e che condivise con lui una bella amicizia.

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14 Aldo Zedda morì nel 1960 a soli 57 anni (Bollettino parrocchiale di Bardonecchia, 1970).
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Un’altra grave disgrazia colpì la famiglia Moutoux nel 1955, una tragedia che colpì profondamente tutta la cittadinanza e di cui rimane ancora oggi la triste memoria: la figlia Geromina morì con la sua bambina Cesarina nel canale del bacino idroelettrico in località Paradiso.
Ma oggi che rimane in vita solo più la figlia Vittorina c’è ancora nella casa di via frejus quel cappello d’alpino che ci porta lontano alle trincee della Prima guerra mondiale.
Augusto Moutoux morì il 25 agosto del 1968, a 71 anni: avrebbe voluto che quel cappello lo seguisse nella tomba ma il nipote Valter, anche lui alpino, lo volle tenere vicino al suo, in ricordo del nonno.

FONTI: Testimonianza della figlia Vittorina Moutoux Favario • Foglio matricolare di Moutoux Augusto Teodoro • Marco Rech, Da Caporetto al Grappa. Erwin Rommel e il battaglione da montagna del Württemberg sul fronte italiano nella Grande Guerra, Novale - Valdagno (Vi), Gino Rossato Editore, 1998 • Emilio Faldella, La grande guerra. Da Caporetto al Piave, Chiari (Bs), Nordpress Edizioni, 2004 • Documentazione fotografica della famiglia Moutoux.