01/07/18

La Grande Guerra - LUCIANO GILBERTOVALLORY (2017)


LUCIANO GILBERTO VALLORY
MEDAGLIA DI BRONZO AL VALOR MILITARE


Nel ripercorrere la vita di Luciano Vallory si ha la sensazione di avere incontrato un uomo di grande coraggio, ma il nipote Livio Agnes ci ha detto che era semplicemente un uomo buono. Due grandi doti per un soldato che ha attraversato tutta la guerra, dal 23 maggio 1915 fino al congedo giunto nell’agosto del 1919, che è stato decorato con la medaglia di bronzo al valor militare e che ha trascorso un intero anno in prigionia.
Luciano Vallory era nato al Rochas il 1º novembre 1891; i suoi genitori, Giuseppe Federico (nato il 2 febbraio 1852) e Vittorina Luigia Garnier (nata il 12 gennaio 1854), avevano avuto ben 11 figli! Il primogenito, Spirito, era morto alla nascita nel 1877; il secondogenito, Spirito Augusto, nato il 1º gennaio 1879, morì nel 1918 nell’infermeria presidiaria di Bardonecchia a 39 anni di malattia per conseguenze della guerra e lasciò sei figli orfani in condizioni di estrema povertà, bambini di cui si prese cura il nonno Giuseppe.
Nel 1880 nacque la prima femmina, Maria Margherita; nel 1882 seguì Federico, che non sopravvisse. Arrivarono poi Adelaide Rosa nel 1884 (che si trasferì in Francia dove si sposò nel 1915), Edoardo Luigi nel 1885, Andrea Emilio nel 1886 e Camillo Ferdinando, nel 1889. Dopo Luciano nacquero ancora due bambine, Rosa Angelina nel 1894 e Leontina Claudina nel 1897, che si sposò in Francia nel 1925 con Camillo Tournoud.
La numerosa famiglia viveva al Rochas e si manteneva lavorando la campagna e con l’impiego nelle Poste del padre Giuseppe.
Lo vediamo in una bella fotografia del 1926 nella sua divisa da postino, con la borsa postale a tracolla e il cappello con lo stemma regio. Giuseppe aveva allora 74 anni ed era ancora in piena attività: senza mai stancarsi percorreva a piedi ogni giorno la strada fino all’ufficio postale di Bardonecchia per poter consegnare la posta nelle borgate di Millaures17.
Luciano Vallory, militare a 
Perosa Argentina nel 1914
Luciano Vallory fu chiamato alla leva nel 1911: soldato di 1ª categoria, 3º reggimento alpini, battaglione Exilles. Congedato, raggiunse il fratello Camillo a La Praz e andò a lavorare per un breve periodo nelle acciaierie del luogo.

Riprese il servizio militare dal luglio al novembre 1914 quando furono richiamate per istruzione ben 13 classi di leva in vista di un’eventuale partecipazione dell’Italia al conflitto appena iniziato.
Luciano ancora fu richiamato l’anno successivo, il 20 aprile 1915, e questa volta fu per la guerra. Il 23 maggio raggiunse il fronte e iniziava per lui una lunga guerra che lo vide combattere sul Carso, sul Pasubio e sul Grappa.
Con il battaglione Exilles fu sul Montenero nella vittoriosa battaglia del 16 giugno del 1915 e combatté sull’Isonzo per tutto l’anno 1915 e parte del ’16. Nell’aprile 1916 l’Exilles si trasferì a Bassano e il 20 maggio arrivò nei pressi di Rovereto, in val terragnolo. Era in corso la Strafexpedition, iniziata il 15 maggio con una potente controffensiva austriaca che da Rovereto all’Altipiano di Asiago aveva fatto arretrare il nostro fronte. Gli alpini del battaglione Exilles combatterono sul Pasubio con grande coraggio, si difesero fino all’ultimo sangue e subirono molte perdite. Il nostro Luciano, nel pieno dello svolgimento di questo massacro, il 30 luglio 1916, fu promosso caporale. Dal 6 settembre l’Exilles si era trasferito in val di fieno, ai piedi del Pasubio e dopo essersi ammassato sotto i roccioni di Lora, aveva scatenato l’attacco sull’Alpe Cosmagnon. Causa la fittissima nebbia il tentativo però non riuscì e procurò forti perdite. Il 10 settembre 1916, al Coston del Lora, Vallory fu decorato con la medaglia di bronzo al valor militare: «Sotto l’intenso fuoco nemico, precedeva risolutamente i compagni nell’avanzata, incitandoli con la parola e con l’esempio» 18.
___
17 La posta veniva distribuita in tutte le borgate di Millaures, da quelle situate in Bardonecchia sulla sinistra orografica del torrente, fino a Gleise, Reuil, Rochas, Medail e Garnier; il postino, che si muoveva a piedi sulle mulattiere, doveva raggiungere anche la borgata Geneys, appena dopo il rio Perileux al confine comunale tra Bardonecchia e Oulx, dopo Royeres.
---

Il 5 ottobre 1916, per il coraggio dimostrato, fu promosso caporal maggiore. Intanto il suo battaglione, dopo quindici giorni di riposo, salì nuovamente sul Pasubio a quota 2200 m., sul Panettone medio dove subì un violentissimo bombardamento. Prima della fine dell’anno, l’Exilles
era nuovamente sull’Alpe Cosmagnon (25 novembre - 30 dicembre) dove la molta neve caduta, la tormenta e le valanghe rendevano impossibile combattere e impegnavano i soldati in un’immane lotta contro il gelo.
Nel maggio 1917 Luciano Vallory passò al reparto mitraglieri mod. 1907 fiat; il 23 settembre 1917 fu promosso sergente. In seguito alla rotta di Caporetto, nell’ottobre 1917, il fronte era arretrato fino alla linea del Grappa e del Piave.
Me
Medaglia di bronzo al valor 
militare di Vallory Luciano
Gli austro-tedeschi tentarono ancora di sfondare per aprirsi il varco nella Pianura Padana e dare il colpo definitivo all’Italia: ma il nostro esercito, al comando del Generale Armando Diaz, si stava riorganizzando e pervaso da una forte ondata patriottica riuscì a fermare l’avanzata nemica. Le feroci battaglie che si combatterono tra il novembre e il dicembre 1917 passarono alla storia con il nome di “Battaglia d’arresto”. I soldati erano stati spostati sul nuovo fronte e a dicembre il nostro Luciano Vallory era sul monte Grappa in una delle compagnie di mitraglieri nel comando di gruppo che era sul Berretta, non più aggregato al battaglione Exilles (che in quel periodo non era sul Grappa) ma probabilmente passato al battaglione Susa o al Pinerolo. tra il 10 e il 15 dicembre la lotta sul Grappa era accanita, il nemico attaccava con artiglierie di ogni calibro, la montagna sembrava esplodere, i nostri resistevano e contrattaccavano, perdevano e riconquistavano le trincee, i soldati si spingevano fino al combattimento a corpo a corpo e alla lotta a colpi di granate a mano.
Il 14 dicembre, nell’attacco alla regione del Col della Berretta, Luciano Vallory cadde prigioniero19. Non sappiamo dove fu portato e dove trascorse il lungo e sicuramente durissimo anno di prigionia, poiché Luciano non parlò mai di questo periodo della sua vita.
Sappiamo che rientrò in Italia il 30 novembre 1918.
Ma Luciano della guerra ricordava molto bene i tanti compagni morti che lui personalmente aveva seppellito, e tanto forte era la memoria di quelle semplici sepolture che era certo di ritrovarle se mai avesse potuto ritornare sui luoghi della guerra. Come scrisse Ungaretti: «...nel cuore / nessuna croce manca»20.
Il nipote Livio Agnes ricorda un tragico episodio che il nonno era solito raccontare: quando erano in trincea il capitano aveva affidato per istruzioni a Luciano Vallory un giovane sottotenente appena arrivato al fronte; lui gli raccomandava di fare attenzione e di non sporgersi dalla trincea perché i cecchini erano pronti a sparare in qualsiasi momento.

 ___
18 In: Istituto del Nastro azzurro. Sezione di Torino (a cura di), Decorati al valor militare di Torino e provincia: 1833- 1933, Torino, Chiantore, 1933.
19 Lo stesso giorno e nello stesso luogo fu preso prigioniero un altro alpino di Millaures, Giovanni Allemand, anche lui classe 1891. I due alpini Allemand e Vallory erano certamente insieme e patirono la stessa prigionia. Ma Allemand fu meno fortunato: nell’ottobre del 1916 era stato ferito da una scheggia di granata, sul Dente del Pasubio, e morì nel 1919 in conseguenza dei patimenti subiti. La sua storia è nell’elenco dei caduti di Bardonecchia.
20 Giuseppe Ungaretti, San Martino nel Carso: «Di queste case / non è rimasto / che qualche / brandello di muro / di tanti / che mi corrispondevano / non è rimasto / neppure tanto / ma nel cuore / nessuna croce manca / è il mio cuore / il paese più straziato».
 ---
Luciano e Luigia Vallory 
sposi nel 1921.
Il giovane un po’ baldanzoso e del tutto ignaro del vero pericolo, mentre diceva “Ma io non ho paura del nemico!” si affacciò dalla trincea per guardare le vicine linee nemiche. In quel mentre si sentì uno sparo e una pallottola lo colpì in piena fronte; il ragazzo cadde morto, riverso nel fango.
Luciano Vallory rientrò nel deposito del 3º reggimento alpini il 16 gennaio 1919 e fu inviato a fare il
guardiano dei prigionieri austriaci al forte di Pampalù, sulle pendici del Rocciamelone: fu quello il periodo in cui si riprese dalla prigionia e dalla guerra, finalmente il cibo era abbondante e non si viveva più sotto il fuoco delle artiglierie. Rientrò a Millaures il 21 agosto 1919 quando fu lasciato in congedo illimitato.
La vita poteva riprendere e Luciano il 5 giugno 1921 si sposò con Luigia Gendre; nel 1922 nacque la loro figlia Giuseppina. In quello stesso anno Luciano fu assunto in ferrovia e si trasferì con la famiglia a Bussoleno. Ma la sua vita doveva ancora essere funestata da una disgrazia: nel 1930, in seguito ad un incidente ferroviario, gli fu amputata una gamba all’altezza del ginocchio. Una vera tragedia per questo giovane uomo che aveva ripreso felicemente la sua vita con un buon impiego.
Nel 1932 moriva a 80 anni l’anziano padre Giuseppe e Luciano ebbe la possibilità di ereditare l’impiego alle poste: lavorò fino alla pensione come postino di Millaures, arrampicandosi, con la sua protesi e con il suo bastone, sulle mulattiere dello Jafferau 21, aiutato dalla figlia Giuseppina. Luciano non si fermò mai, e malgrado la sua menomazione continuava anche a lavorare la campagna: tagliava e raccoglieva il fieno, tagliava l’orzo e l’avena, era l’addetto alla semina della segale, zappava le patate, coltivava l’orto e come tutti nel paese aveva qualche animale, una mucca, un mulo e le pecore.
Una figura importante nella sua vita fu la moglie Luigia, tantë Vizë, donna dal carattere espansivo, di indole buona e molto generosa che coinvolgeva il riservato Luciano nelle tante piccole attività di aiuto a chi nel paese aveva bisogno.
Luciano Vallory morì nel luglio del 1964. Livio Agnes ha raccolto con noi i ricordi del suo carissimo nonno.

FONTI: Testimonianza di Livio Agnes • Archivio di Stato di Torino, foglio matricolare di Vallory Luciano • Istituto del Nastro Azzurro, Decorati valor militare • Documentazione fotografica di Livio Agnes • Diario storico del battaglione Exilles.
21 All’epoca la distribuzione della posta avveniva tramite persone assunte direttamente dall’ufficio postale e si potevano passare l’incarico tra padre e figlio. Quando Luciano Vallory andò in pensione prese il suo posto di postino di Millaures il sig. Vittorio Leschiera.
__________
RINGRAZIO:
– tutte le famiglie che mi hanno dato fiducia, che hanno creduto in me e che hanno messo a mia disposizione la documentazione dei loro familiari;
– Emy e Renato Bompard per il grande aiuto offertomi nella ricerca delle famiglie;
– Maria Allemand Bellet che con la grande lucidità della sua memoria mi ha guidata nella storia di Millaures;
– Giorgio Malavasi sempre pronto a rispondere alle mie richieste di aiuto negli archivi parrocchiali;
– il vice sindaco e assessore alla cultura Chiara Rossetti; il personale del Comune di Bardonecchia che con disponibilità e pazienza mi ha aiutato nelle ricerche, in particolare Fabrizio Bevacqua e Cristina Tournoud;
– Lino Ferracin a cui devo il lavoro della ricerca archivistica dei fogli matricolari presso l’Archivio di Stato di Torino;
– il Tenente Colonnello Carlo Venditti capo della 5ª sezione del Servizio ricompense e onorificenze del Ministero della difesa, Direzione generale per il personale militare, che con estrema gentilezza e disponibilità ha messo a mia disposizione l’elenco dei Cavalieri di Vittorio Veneto di Bardonecchia;
– Don Franco che per primo ha creduto nel mio lavoro e mi ha sempre sostenuta ed invogliata a proseguire.