GIORGIO BRUNET
MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALOR
MILITARE
Giorgio Brunet era nato a Bardonecchia il 26
febbraio 1897, figlio di Augusto e di Clementina Pellerin.
I coniugi Brunet avevano avuto 8 figli: dopo
il primogenito Giorgio, erano nati Palmira nel 1898, Modesto nel 1900 (che morì
bambino), Cesare nel 1903, Carlo nel 1906, Virginia nel 1907, Modesto nel 1910,
e infine Prosperina nel 1912. tutti i figli maschi della famiglia poterono
frequentare le scuole superiori e Giorgio, che era particolarmente dotato per gli
studi, frequentò il liceo classico e l’università. Andò in collegio e,
raggiunta la licenza liceale, si iscrisse alla facoltà di Medicina di Torino.
Giorgio era un bel ragazzo biondo, con gli
occhi chiari, alto 1,69 m. fu chiamato alla visita di leva il 23 giugno del 1916 e alle armi il 2 ottobre
1916: in quanto studente universitario poté frequentare la Scuola militare di
Caserta come aspirante ufficiale.
L’11 marzo 1917 era sottotenente nel 2º
reggimento alpini, battaglione Monviso: lo vediamo in questa fotografia in
elegante uniforme da ufficiale.
Alla fine del 1917 passò al 6º reggimento
alpini, battaglione Val d’Adige, 257ª compagnia e fu promosso tenente. Con i
suoi alpini, nel gennaio del 1918, era sull’Altopiano dei Sette Comuni tra il
monte Cornone e Sasso Rosso, monti che delimitano l’estremo confine orientale
dell’altopiano.
Con la nuova linea del fronte formatasi dopo
il ripiegamento di Caporetto, questi monti, anello di congiunzione tra
l’altopiano e il Grappa, rappresentavano un settore strategico di fondamentale
importanza per fermare la discesa degli austriaci nella Val Brenta. Su queste
rocce sospese sull’abisso, in condizioni ambientali particolarmente difficili, combatterono
i soldati appartenenti ai migliori reparti che il Regio esercito poteva schierare
nell’ultimo anno di guerra.
Giorgio Brunet, primo a destra, con i suoi commilitoni. |
Tra il 28 e il 30 gennaio 1918 si scatenò la
battaglia sulle rocce del monte Cornone: Giorgio Brunet fu ferito ad una spalla
nel corso di un valoroso combattimento che gli valse la medaglia d’argento al
valor militare: «Durante un violento attacco di sorpresa dell’avversario, dava
prova di coraggio fermezza e tenacia mirabili, e con la parola e con l’esempio,
riordinando gli uomini del proprio reparto e tenendoli saldi al fuoco,
contribuiva ad una valida resistenza. Ferito, non si allontanava dal proprio
posto fino a che l’attacco non venne definitivamente respinto»4.
Fu trasferito a Bassano nell’ospedaletto da
campo dove incontrò Vincenzo Gorris, suo caro amico che ci ha lasciato alcuni
vivi ritratti del Brunet: «L’amicizia con Brunet, nata sulle pendici del
Cornone, rinsaldata all’ospedale, continuò, e durò anche dopo la guerra a
Verona, ove per la terza volta ci ritrovammo nel 1919.
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4 In:
Istituto del Nastro azzurro. Sezione di Torino (a cura di), Decorati al valor militare di Torino e
provincia: 1833- 1933, Torino, Chiantore, 1933.
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Egli è uno di quei pochi amici che ho molto
stimato, sia per la sua modesta semplicità, sia per il valore di combattente,
sia per il carattere franco, schietto, ed il cuore e la mente retta e pura.
Egli era tenace nei suoi proponimenti, perseverante ed intelligente nello
studio, (ora è un buon medico) e di una condotta illibata e noi due eravamo
realmente le due facce opposte da mettere su di una medaglia, ed è un fenomeno
strano che cotanta amicizia, cotale affiatamento ci unisse e rendesse
inseparabili»5.
Brunet, quando era a riposo a Caprino Veronese
per ristabilirsi dalla ferita alla spalla, divideva con Vincenzo Gorris una
stanza: «Là dentro c’era spazio per tutti i nostri ninnoli, per tutti i suoi
libri, tutte le mie scartoffie, un tavolo da lavoro per ciascuno”. E Giorgio in
quel tempo di riposo dalla guerra approfittava per riprendere a studiare sui suoi
libri di medicina: “Mentre Brunet si accontenta a far qualche ora di studio,
durante i serali, io lo faccio recitare colle sue dispense in mano e imparo
saltuariamente delle lezioni di medicina (ematuria, medicina legale e che so
io!) Le sue dispense le imparavo io in un batter d’occhio e lo facevo ripetere
ad occhi chiusi»6.
Giorgio Brunet si laureò alla fine della
guerra e tornò a Bardonecchia dove iniziò la sua professione di medico.
Negli anni del dopoguerra fu molto attivo
nell’Associazione degli ex-combattenti: lo troviamo nel 1923 come
rappresentante della sezione nel Comitato Parco della Rimembranza.
Nel 1929 si sposò con Leonilde Pellerin,
moglie amatissima, con la quale ben presto si trasferì in Brasile dove nacquero
i suoi figli Ippolito Augusto nel 1930 e Alberto nel 1931.
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5 Vincenzo
Gorris, Il pane del fante. 1914 - 2014
Diario della Grande Guerra, Il mio libro, 2014, p. 200.
Ma la giovane moglie lo lasciò presto, morì
dopo brevissima malattia a soli 27 anni a Bento Gonçalves, nello stato del Rio
Grande do Sul. Il marito volle portarla fino a Bardonecchia per seppellirla nel
cimitero del paese.
Rimasto solo con due bambini da crescere,
Giorgio nel 1933 si risposò con Giustina Allemand di Bardonecchia. Medico di
fama, costruì in Brasile, insieme ad altri soci un ospedale a Ilópolis, una
piccola città nello stato del Rio grande do Sul, a cui diede il nome della
prima moglie (Hospital Beneficente Brunet Leonilde, che esiste tutt’ora).
Il governo italiano attraverso il consolato generale d’Italia della città di Porto Alegre nel 1960 gli concesse il titolo di commendatore7 per aver aiutato molti migranti italiani con dignità e competenza professionale e per i meriti acquisiti nel campo assistenziale.
Il governo italiano attraverso il consolato generale d’Italia della città di Porto Alegre nel 1960 gli concesse il titolo di commendatore7 per aver aiutato molti migranti italiani con dignità e competenza professionale e per i meriti acquisiti nel campo assistenziale.
Legatissimo alla sua patria e al suo paese di
origine, Brunet tornava sovente dal Brasile: nel 1950 volle avere un’abitazione
all’altezza dell’elevata posizione sociale ed economica raggiunta in sud
America e acquistò la villa San Giorgio in viale Capuccio, con l’intenzione di
farne in tempi futuri una clinica.
Aveva anche voluto lasciare un segno del suo
attaccamento alla Parrocchia di S. Ippolito impreziosendo l’ostensorio grande
del Santissimo Sacramento con pietre dure e gemme provenienti dalla sua terra
di adozione. Arrivato il tempo della pensione aveva deciso di ritornare in
patria e di stabilirsi definitivamente a Bardonecchia: aveva in cuor suo l’idea
di ristrutturare la vecchia casa di famiglia sulla piazza della parrocchia e di
tornare alle sue radici. Ma la morte lo colse improvvisamente quando ormai era
tutto pronto per la partenza: era il 6 febbraio 1971. Sepolto in un primo tempo
in Brasile, le sue spoglie tornarono in patria qualche anno dopo e ora riposano
nel cimitero del paese nella tomba Pellerin.
– FONTI:
Testimonianza e documentazione fotografica del figlio Alberto Brunet
inviate via mail dal Brasile • Testimonianza della signora Giorgetta Brunet,
figlia di Modesto Brunet • Testimonianza della signora Leonilda Brunet, figlia
di Cesare Brunet • Archivio di Stato di Torino, foglio matricolare di Brunet Giorgio
• Vincenzo Gorris, Il pane del fante.
1914-2014Diario della Grande Guerra,
Il mio
libro, 2014 • Paolo Volpato, Sull’orlo
dell’abisso. Altopiano di Asiago: Monte Cornone-Sasso Rosso-Monte San Francesco,
Bassano del Grappa (Vi), Itinera Progetti, 2013 • Bollettino parrocchiale di Bardonecchia, 1971, p. 106.
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Commendatore dell’Ordine della Stella della solidarietà italiana (oggi Stella
d’Italia). Villa San Giorgio, anni
’50. Archivio storico “La Stampa”