23/11/13

La nonna che montava le cuffie (2012)

Settembre 2012. In questa estate, quasi al termine, in cui mia figlia Irene ha indossato il costume tipico del paese, in occasione delle festa dello Scapulaire e di San Lorenzo, mia mamma mi ha raccontato la storia di sua nonna: Maria Virginia Orcellet. Il racconto mi ha dato lo spunto per scrivere qualcosina per il nostro Bollettino e rendere partecipe, a chi può interessare, di un po’ di storia del nostro paese.
Nonna Virginia era nata a Melezet il 9 agosto del 1859 ed era una mia bis nonna materna. Se lascio volare la fantasia, la immagino come una di quelle donne anziane con abito nero e capelli bianchi, tirati sulla nuca. Non so come fosse fisicamente, perché ovviamente al tempo le fotografie erano una rarità, ma so cosa ha fatto per gran parte della sua vita: lavorato tanto, preparato e montato le cuffie bianche del costume tipico.
Ma andiamo per ordine!
Nonna Ginie (questo era il suo nome in “patois”) si era sposata relativamente giovane e, dopo aver avuto quattro figli, era rimasta vedova del marito: Lorenzo Lantelme.

A quel punto, dovendo provvedere da sola al sostentamento della famiglia, decide di partire per la Francia al servizio di una famiglia benestante. Il suo compito sarebbe stato quello di fare da balia ai figli dei padroni, anche allattandoli con il suo latte, che in tempi normali sarebbe stato destinato ai suoi figli. Certamente questa fu una decisione difficile, ma le necessità del momento storico e il poco denaro, condizionarono notevolmente le scelte di vita di numerose famiglie.
La nonna partì verso la Francia, lasciando a casa i quattro figli alle cure dei suoi genitori, i quali per avere il denaro per provvedere al sostentamento dei nipoti dovettero ipotecare l’asino; al suo rientro al Melezet, la nonna dovette utilizzare quanto aveva guadagnato nel corso del lavoro da balia per riacquistare l’asino e averlo nuovamente a disposizione della famiglia, per il lavoro nei campi.
Proviamo ad immaginare la vita del paese di Melezet agli inizi del 1900, con il lavoro dei campi, gli animali nella stalla o al pascolo, i figli sempre numerosi e le tante incombenze che gravavano sulle spalle delle donne. Ma nonna Ginie, come tutte le donne del tempo, deve aver avuto un’energia e una passione particolare. Tant’è che i suoi figli, anche con l’aiuto dei suoi genitori, sono cresciuti, si sono sposati, uno è andato in Francia, una a Les Arnauds (Agata) e due sono rimasti al Melezet (Valentino e Susanna).
Susanna era mia nonna, anche di lei non ho ricordi perché è deceduta quando io avevo pochi mesi, ma semplici foto, che però dicono tanto: serenità, amore per i sei figli, per il marito morto giovane e tanta fatica per mandare avanti tutto quanto. Mia mamma era la terzultima dei sei figli e ricorda che spesso faceva a gara con suo fratello Sergio per andare a dormire dalla nonna Ginie, perché la nonna metteva a loro disposizione un materasso e un cu sci no! Rarità per il tempo!
Probabilmente tutto questo avveniva nei primi mesi del 1939, perché mia mamma si ricorda che in quell’anno, quando dormiva lì, nelle lunghe sere invernali, la nonna Ginie si trovava con le sue amiche, nella cucina, a cucire e a montare cuffie e costumi, da utilizzare per le feste. E di festa, in quell’anno ce n’è sarebbe stata una particolare: l’inaugurazione della Colonia Medail a Bardonecchia. Il Duce in persona sarebbe stato presente all’evento e le donne del paese avrebbero partecipato, indossando il costume probabilmente preparato da mia nonna e dalle sue amiche.
Immagino con quale cura e delicatezza, le mani stanche dell’ormai quasi settantenne nonna Ginie, sapessero trattare i preziosi pizzi, gli scialli e i grembiuli; tra una chiacchiera e l’altra in patois, un sorriso e un occhio al letto do ve dormivano i nipoti, si creavano piccoli tesori, che per fortuna Irene, quasi un secolo dopo, può ancora indossare con orgoglio. Negli ultimi anni della sua vita, la nonna visse sola, in compagnia della mucca Valence e di alcune pecore che affidava ai nipoti per il pascolo estivo.
Maria Virginia Orcellet, detta Ginie, morì il 30 luglio 1945, poco dopo la seconda guerra mondiale, probabilmente a causa di una congestione.

Ho pensato di scrivere questo ricordo, per non dimenticare le nostre origini, nella speranza che le fatiche dei nostri avi, possano essere di insegnamento per noi e i nostri giovani.
Wanda Nuvolone
*  *  *
Davanti a S. Antonio Abate


Vecchia foto della nostra chiesa.


«Alle persone da me amate, 
vissute a Melezet nell’arco 
di tre secoli (1800-1900-2000),
dal bisnonno Antonio 
al carissimo piccolo Gabriele»
*
(Graziella Vachet Falco).
Il gioco si ripete nella piazzetta antica.
Il tempo che muore sa dove andare
per poi tornare... sempre uguale.
Generazioni si alternano.
Oggi, come ieri...
Piccoli uomini e fanciulli in boccio
cullano i loro sogni, con giochi e corse,
attorno al tiglio grande,
che profuma l’aria dei sentimenti.
...Non c’è più il tiglio,
ma la vecchia fontana di pietra e tufo,
scherza ancora con l’acqua,
in un’atmosfera di malizia e benedizione,
mentre lo sguardo azzurro di una donna,
invita a bere dalla sua brocca,
quell’acqua che completerà
una tavola apparecchiata:
col rosso dell’agrifoglio al centro.
Il campanile sovrasta e la squilla incombe,
segnando i tempi
di quel mondo ancora un po’ contadino.