Nonostante fosse lunedì, era affollatissima la parrocchia di Sant’Ippolito il 19 luglio per la Messa di ringraziamento per i 60 anni della Colonia Astigiana “Porta Paradisi” di Via La Rhô, che ha visto la partecipazione del Cardinale Angelo Sodano, e dei Vescovi di Susa e Asti, Mons. Alfonso Badini Confalonieri e Mons. Francesco Ravinale. Oltre che dal Vescovo, la Diocesi di Asti era rappresentata dal Vicario generale mons. Vittorio Croce, dall’economo don Attilio Novo e da parecchi sacerdoti e fedeli giunti in pullman da Asti per l’occasione, tra cui l’ex Sindaco di Asti Guglielmo Berzano.
È toccato al Sindaco di Bardonecchia Francesco Avato l’onore di porgere il saluto ufficiale al Card. Sodano, Decano del Sacro Collegio, ricordando come proprio grazie all’accoglienza offerta dalla Colonia fu possibile dare un tetto agli abitanti di Rochemolles che dovettero lasciare l’abitato montano in seguito alla drammatica valanga del 1961.
Accompagnati dalle note della Banda musicale dell’Alta Valsusa diretta dal M.ro Beppe Maffiodo, che accoglie il Cardinale eseguendo l’Inno Pontificio di Charles Gounod, il Porporato e i due Vescovi, con un considerevole numero di sacerdoti hanno concelebrato la solenne liturgia in onore della Madonna del Portone, compatrona di Asti, effigiata sulle mura della città e titolare dell’omonimo Santuario diocesano.
Il Vescovo di Susa Mons. Badini Confalonieri, che proprio dal Card. Sodano ricevette l’Ordinazione episcopale il 31 gennaio 2001 nella patriarcale Basilica di S. Pietro in Vaticano, ha introdotto la Messa, rievocando i suoi ricordi, quando i bambini ospiti della Colonia si vedevano per Via Medail o sui sentieri della Valle Stretta accompagnati dalle educatrici.
Nell’omelia il Cardinale ha commentato i testi liturgici del giorno, ricordando come sia importante ascoltare la voce del Signore, tracciando un parallelo con l’attività della Colonia Astigiana: «... il soggiorno in montagna può aiutare senz’altro la preghiera e la meditazione, anche noi come San Francesco d’Assisi di fronte alla bellezza della natura adoriamo il suo creatore. Questo è il significato della Colonia: annunciare e fare comprendere la Parola di Dio, e farlo in un luogo in cui Il Cardinale Sodano accolto dal Vescovo di Susa 36 e dal Sindaco Avato al suo arrivo (foto: L. Tancini) hanno grande importanza l’aspetto aggregativo e lo svago, dove sono nate amicizie e anche qualche vocazione». Con i proventi della casa, infatti, don Molino, fondatore della Colonia Astigiana, ha potuto patrocinare gli studi di alcuni seminaristi di Asti.
All’offertorio una lunga teoria formata dai Priori e Priori Emeriti di S. Ippolito compie la processione offertoriale, facendo dono, tra l’altro, all’illustre ospite, di un “grappolo del Melezet”, opera del maestro scultore Angelo Vachet.
In conclusione Mons. Ravinale ha ripercorso i motivi che rendono Susa e Asti due Diocesi quasi gemellate: «Non soltanto la Colonia, fondata sotto il Vescovo Umberto Rossi dopo essere stato trasferito dalla Diocesi di Susa a quella di Asti, ma anche le vicende legate al Rocciamelone: il rifugio Cà d’Asti e il Trittico del crociato Bonifacio Rotario. L’attività della Colonia ha una grande importanza educativa, e sappiamo tutti quanto sia importante questo aspetto nella società di oggi».
Al termine della S. Messa, durante i discorsi celebrativi tenuti da don Attilio Novo e da Stefano Masino. (Foto:E.Allia |
È seguita una breve conferenza introdotta dal giornalista della “Gazzetta di Asti” Stefano Masino. A parlare è poi don Attilio Novo, economo e attuale direttore della Colonia, che ha ripercorso le tappe della Porta Paradisi dalla sua fondazione nel 1950 negli edifici di quattro vecchie caserme dell’esercito, ad oggi: l’opera continuativa di don Aquilino Molino e del cappellano don Angelo Fasolio, i 50mila bambini che negli anni sono passati di qui insieme a 1.500 educatrici e un migliaio di inservienti. «Nel 1950 la guerra era finita da poco, molti bambini erano orfani o poveri e un periodo nella Colonia di Bardonecchia era per tutti l’unica occasione per trascorrere un po’ di vacanza in un ambiente sano». Dal 1996, anno della morte di don Molino, la Colonia non funziona più come tale ma come casa per ferie e soggiorno per gruppi giovanili, continuando ad accogliere i giovanissimi con la sua capacità di 192 posti letto.
«Non siamo un albergo – ha detto don Novo – e non vogliamo fare concorrenza agli albergatori, siamo una casa per ferie aperta a ospitare famiglie, parrocchie e talvolta gruppi scout o società sportive per una vacanza che serva a ristorare il corpo e lo spirito».
Al termine della Messa il Cardinale, i due Vescovi e un corteo di alcune macchine – scortati dalla Polizia e dalla pattuglia dei motociclisti P.S. – si sono recati alla chiesa di Maria Ausiliatrice per la recita dell’Angelus, accolti dal Rettore mons. Vindrola.
La giornata è continuata nei locali della Colonia, dov’è stato servito il pranzo a oltre un centinaio di persone.
Danilo Calonghi
Al centro, in una foto storica, il fondatore della Colonia don Molino con, a sinistra, mons. Bellando. (foto: collezione S. Masino) |
Fu Mons. Francesco Bellando ad accogliere in parrocchia don Molino, fondatore della Casa Astigiana, in quel piovoso 13 giugno 1950: «Ci presentiamo al parroco locale ... il quale si immedesima subito della situazione. Raccoglie le idee e poi suggerisce una casa prospicente la piazza della chiesa. Appartiene all’avv. Agnes, residente a Susa (...)». La Colonia Astigiana inizia così la sua attività, ai primi di luglio del 1950. Nel giugno dell’anno successivo 1951 l’attività colonistica venne trasferita nella sede attuale. Gli stabili ristrutturati erano casermette militari edificate nel 1939. L’atto di acquisto dei terreni venne stipulato a Bardonecchia il 23 agosto 1950 con rogito del notaio dott. Venanzio Ferraris. Per l’acquisto dei fabbricati, già in uso da quattro anni, occorre attendere il 30 settembre 1954. Quando si trattò di dare un nome alla Colonia Astigiana non ci furono esitazioni: “Porta Paradisi”, tanto venerata dagli astigiani nell’antico santuario cittadino.
Nel 1969 don Molino realizzò all’interno della Colonia una Cappella, sufficiente, decorosa, dove si potesse celebrare la Messa ogni giorno.Tra i più preziosi collaboratori di don Molino desidero citare il compianto can. prof. Angelo Fasolio, cappellano e padre spirituale, che per tanti anni celebrò anche la Messa domenicale delle ore 10 in Parrocchia di S. Ippolito.
Don Molino morì il 12 ottobre 1996, ospite dell’Oasi dell’Immacolata di Asti all’età di 90 anni e, a continuare l’opera, fu chiamato l’attivo e intraprendente don Attilio Novo, che già da vari anni collaborava affiancando il fondatore».
Stefano Masino, da “Gazzetta d’Asti”