05/07/11

2010 Pellegrinaggio parrocchiale “Sui passi di San Bernardo”


Quest’anno il pellegrinaggio parrocchiale estivo di due giorni si è svolto nella splendida regione francese della Borgogna, con l’intento di percorrere i passi di San Bernardo di Clairvaux, illustre figlio di questa regione. Partito giovedì 19 agosto 2010 alle ore 6 da Bardonecchia, il gruppo di circa 50 persone supera il Traforo del Frejus, diretto a Cîteaux, primo dei luoghi di San Bernardo. Lungo il viaggio don Franco, dopo la recita delle preghiere del mattino per ringraziare Dio del dono del pellegrinaggio, propone alcuni lineamenti della vita di San Bernardo, inseriti nella storia del monachesimo medievale.
Il Castello di Clos di Vougeot incastonato tra
meravigliosi vigneti. (foto: E. Allia)
Bernardo, vissuto tra il 1090 e il 1153, proveniva da una nobile e religiosa famiglia della Borgogna, e certamente il contesto familiare deve aver contribuito a predisporlo ad una vera radicalità evangelica. La madre Aleth era una santa donna della famiglia dei Mootbard, venne a mancare troppo presto e rimase sempre nel cuore di Bernardo; il padre apparteneva alla famiglia dei Signori di Châtillon-sur-Seine ed era una persona influente, il che fece sì che Bernardo potesse entrare nella Scuola dei Canonici di Saint-Vorle de Châtillon, dove studiò fino a 16 anni. Ma, a 22 anni, attratto da una vita monacale più rigida e povera, entrò nel monastero di Cîteaux, ignorando Cluny, dove invece si conduceva una vita più agiata e ricca.


Attorno alla guida che illustra la vita dei monaci al castello.
(foto: E. Allia)
Così portò alcuni suoi fratelli e uno zio materno a condividere la sua scelta nell’Abbazia di Cîteaux, condotta dall’Abate Stefano Harding, che tre anni dopo ordinò a Bernardo e ad altri monaci, tra i quali i fratelli e lo zio di Bernardo, di fondare l’abbazia di Clairvaux; poi fu la volta di Fontenay e decine di altri monasteri sparsi in tutta la Francia, in Italia, Spagna e Svezia. Si scontrò con i monaci di Cluny, dei quali censurava severamente la vita agiata con la ricercatezza degli abbigliamenti e la ricchezza delle mense imbandite. Si scontrò anche con il famoso monaco teologo Abelardo, maestro di eloquenza e sostenitore di idee in contrasto con quelle della Chiesa Cattolica. Predicando la bellezza dell’Amore verso Dio, Gesù e la Madonna, affascinò molti uomini che lo seguirono dopo aver abbandonato le loro famiglie.
Viaggiò infaticabilmente per tutta l’Europa, tra Francia, Italia, Germania e Inghilterra per dirimere contese ed atteggiamenti eretici, stimolare crociate per la liberazione del Santo Sepolcro e sostenere la costituzione dell’Ordine dei Cavalieri Templari, monaci guerrieri che ebbero come compito la difesa dei pellegrini in Terra Santa. Morì nel 1153, all’età di 63 anni, e fu sepolto a Clairvaux il 20 agosto, con esequie grandiose.
Nel 1174 Bernardo fu proclamato Santo Abate Bernardo di Clairvaux da Papa Alessandro III, e nel 1830 Pio VIII lo elevò al rango di Dottore della Chiesa. Durante la Rivoluzione Francese i sepolcri del monastero furono violati e le sue ossa disperse: solo qualche frammento fu salvato dai suoi devoti.
San Bernardo scrisse oltre mille lettere, trattati, commenti biblici, sermoni: lodi alla Vergine Maria, della quale era profondamente innamorato, e le “Lodi della Nuova Milizia”, in onore dei Cavalieri Templari.
Insomma, San Bernardo fu una delle prime vere colonne della cristianità, molto spesso dimenticato o sottovalutato.
Così, con gioiosi canti di lode e salmi e ammirando la campagna francese, simbolo di ordine urbanistico e territoriale che molto spesso manca in altri Paesi, verso le ore 11,30 si è giunti in Borgogna, nella Cote de Nuit, dove si è pranzato in un bel ristorante a NuitSaint-Georges, nei pressi di Cîteaux.
Ciò che rimane dell’illustre Abbazia di Cîteaux.
(foto: E. Allia)
La Borgogna è una regione francese ricca di storia, arte, cultura (in particolare gastronomica e vinicola) e spiritualità, tanto da poter dire che da un lato è uno dei luoghi in Europa in cui si sono toccate le più alte vette dello spirito e dell’arte, e dall’altro è la terra in cui da sempre regnano sovrani i piaceri del palato. La straordinaria ricchezza di monumenti è dovuta a due fattori: la profusione di pietre calcaree bianche e nere di qualità, e la presenza di straordinari costruttori, come i monaci di Cluny e Cîteaux e i duchi di Valois, che hanno favorito lo sviluppo dell’arte.
Dopo il pranzo, spostamento rapido al Castello di Clos de Vougeot, prima tappa della visita ai luoghi cistercensi. Questa splendida costruzione, che si innalza tra i vigneti che ricoprono le scarpate, fu realizzata dai monaci in diverse epoche storiche, a partire dal 1098, su terreni ceduti dai Duchi di Borgogna, e serviva come luogo di raccolta e vinificazione delle uve e come cantina per il deposito e l’invecchiamento del vino. La visita è condotta da una guida esperta che, oltre ad essere produttrice di vino e docente universitaria di vinificazione, parla bene la lingua italiana.
Poiché in questa località non c’erano cave di materiali da costruzione, questi furono portati direttamente da Cîteaux dai monaci stessi, i quali poi nel viaggio di ritorno in monastero trasportavano vino e altri prodotti alimentari.
Il castello, dopo aver cambiato continuamente proprietari per le difficoltà di gestione e manutenzione, attualmente è gestito dalla “Confrerie des Chevaliers du Tastevin”, i cui associati sono impegnati in tutto il mondo nella diffusione e vendita dei vini di Borgogna.
L’ampia facciata del castello (45-50 m. di larghezza) è compresa tra due alti torrioni; all’interno, attorno all’ampio cortile, sono disposti i diversi locali dell’attività dei monaci. In particolare erano importanti su un intero lato il locale quadrilatero di lavorazione e spremitura dell’uva, con quattro giganteschi torchi (pressoirs) e altre varie attrezzature per la raccolta e il trasporto dell’uva; poco più in là, sull’altro lato, si trova il locale di conservazione del vino, un ampio salone sovrastato da un solido solaio in legno molto bello dal punto di vista architettonico e ingegneristico e opportunamente interrato al di sotto del livello del terreno, al fine di garantire le condizioni di temperatura, umidità e oscurità più adatte per una buona conservazione dei vini. Adesso questo grande locale è suddiviso tra un piccolo museo della vigna e del vino e una sala di proiezione.
Prima di concludere la visita, la guida ci ha condotti alla cosa più importante per la vita al castello: il pozzo, per l’estrazione dell’acqua potabile e per usi domestici, pro-3fondo 40 metri e fornito di una potente e complessa carrucola per il sollevamento dell’acqua.
Poi, partenza per l’Abbazia di Cîteaux, dove si è attesi per le ore 16 da una guida francese, con la traduzione in italiano fatta dalla prima guida. Così si viene a conoscenza, con un po’ di delusione, del fatto che di questa Abbazia – la principale, dalla quale si diffusero ovunque i monaci cistercensi – rimane oggi ben poco: nulla della chiesa originaria, della quale è stato solo individuato il luogo, e soltanto l’edificio in stile gotico chiamato la Biblioteca, con gli scriptoria dove i monaci svolgevano la loro attività amanuense e il bellissimo edificio del Noviziato, dove i giovani monaci venivano formati e preparati al passo successivo dei voti e alla vera vita monastica. Attualmente quest’ultimo è adibito a mostra sulle attività artigianali, agricole ed architettoniche dei monaci.
Dopo un veloce shopping tra souvenirs, libri, cartoline e prodotti alimentari, ci si reca nella chiesa nuova per partecipare alla preghiera dei Vespri dei monaci benedettini trappisti, successori dei cistercensi, che attualmente vivono a Cîteaux. L’intensa partecipazione di tutti i presenti alla preghiera rende il momento particolarmente commovente e suggestivo. La S. Messa viene celebrata dal Parroco in una piccola e raccolta cappella a lato della chiesa e conclude la visita a Cîteaux.
Abbazia di Fontenay. (foto: E. Allia)
Dopo la S. Messa, partenza per Digione, dove è previsto il pernottamento in albergo e dove la giornata si conclude con la cena e anche, per chi lo desidera, con una visita notturna della città.
Venerdì 20 (giornata in partenza meno soleggiata ma comunque soddisfacente), verso le ore 9 – con un leggero ritardo sulla tabella di marcia per consentire ancora una veloce visita del centro città – si parte alla volta dell’Abbazia di Fontenay, passando prima per Montbard dove il Parroco celebra la S. Messa in onore di SanBernardo, del quale appunto il 20 agosto si ricorda l’anniversario della morte. Fontenay è poco distante e vi si giunge verso le ore 12. Pur essendo stato costruito in un fondo valle, il grande complesso monasteriale, immerso nel verde di alberi secolari e giardini, si presenta maestoso e imponente. La signorina italiana che ci fa da guida, prima di iniziare l’itinerario di visita riunisce il gruppo per un’introduzione generale sulla storia dell’Abbazia: essa fu fondata nel 1118 da San Bernardo ed è la più antica dopo quella di Cîteaux.
La realizzazione di un fabbricato così austero fu dettata dal fatto che i monaci, volendo riformare profondamente la vita monastica applicando con rigore la regola di San Benedetto, basata sulla preghiera e sul lavoro (“ora et labora”) anelavano ad una vita di povertà e solitudine. Il luogo era ideale e il terreno sommerso d’acqua necessitò anche di urgenti lavori di bonifica, compiuti dai primi monaci. Nei periodi di maggiore prosperità l’Abbazia ospitò più di 300 monaci, oltre ai conversi. Sulle estese proprietà i religiosi praticavano l’agricoltura e l’allevamento, provvedendo ai loro fabbisogni e sfamando anche famiglie povere che ad essi si rivolgevano. Poi, nel XVI secolo iniziò il declino, finché durante la Rivoluzione Francese il numero dei monaci si ridusse fino a 12: nel 1790 fu venduta come bene nazionale; nel 1820 fu acquistata da Elie di Montgolfier, che la trasformò in cartiera; nel 1906 fu acquistata dal banchiere di Lione Edouard Aynard, che intraprese lavori di restauro eliminando tutti gli interventi che deturpavano il luogo. Attualmente l’Abbazia appartiene ancora alla famiglia Aynard, ed è stata inserita dall’UNESCO tra i monumenti patrimonio dell’umanità.

Nel chiostro di Fontenay. (foto: E. Allia)
Dal Chiostro si accede ad una vasta sala con volte a crociera e archi a sesto acuto, la Sala Capitolare, o Sala del Capitolo, nella quale ogni giorno i monaci si riunivano con l’abate per leggere e commentare capitoli della Regola benedettina e discutere degli affari materiali della comunità. A queste riunioni erano ammessi a parlare solo i monaci, mentre i conversi potevano partecipare ma non parlare (da qui il detto “non avere voce in capitolo”). Altro grande edificio importante è quello della Forgia, costruito alla fine del XII secolo: i monaci facevano anche i fabbri, prima estraendo il minerale di ferro nelle vicinanze del monastero e poi lavorandolo con dei grandi magli, azionati da ruote che venivano fatte girare dall’acqua di un canale; in questo modo producevano molti utensili sia per le loro attività agricole sia per venderli nei dintorni.
Dopo aver attraversato il cortile, con lo specchio d’acqua delle trote e il grande platano piantato nel 1780, e aver attraversato la libreria, si conclude la nostra visita all’Abbazia.
Verso le ore 15 – dopo un buon pranzo in un bel ristorante di Marmagne – con nostalgia e rincrescimento inizia il viaggio di ritorno a Bardonecchia, dove si giunge poco dopo le ore 21. Sul pullman, in un clima di gioiosa amicizia, si fa un resoconto dei momenti più significativi del pellegrinaggio, e tutti sentono il bisogno di ringraziare Dio con preghiere e canti per aver vissuto questa meravigliosa esperienza.
Poi il prof. Marco Rissone, su invito di don Franco sostenuto dall’interesse di tutti, espone con passione e competenza la storia della viticoltura europea e, più in dettaglio, della viticoltura ed enologia francese, facendo riferimento a quanto visto e sentito nel Chateau du Clos de Vougeot, e sperimentato direttamente nella degustazione dei vini durante i pasti.
Ringraziamenti particolari sono stati espressi da tutti per don Franco, che oltre a valido organizzatore del pellegrinaggio è stato un’ottima guida spirituale per come ha saputo evidenziare e proporre come modello da seguire gli aspetti più importanti della vita di San Bernardo, e per l’autista Renzino, il quale come suo solito ha saputo districarsi con grande perizia nelle vie della campagna francese, e ha sempre risposto con pazienza e disponibilità alle esigenze di coloro che gli si rivolgevano.

Anna e Vincenzo Bosco