Mai, come nel 2010, la Sindone è stata al centro dell’attenzione di tutto il mondo. Fin da quando il 2 giugno 2008, ai pellegrini della Diocesi di Torino convenuti a Roma, il Santo Padre annuncia la sua Ostensione dal 10 aprile al 13 maggio 2010 nel Duomo della loro città, l’interesse per il sacro lino va aumentando e mai, nelle ostensioni precedenti, tante notizie, tante scoperte e tanti documenti commuovono i credenti e, sicuramente, fanno riflettere anche chi è dubbioso o scettico al riguardo. Si diffondono presto i filmati, gli opuscoli, le conferenze sulle nuove scoperte degli studiosi riguardo alla storia e alle caratteristiche (alcune delle quali inspiegabili) della Sindone.
Anche nelle nostre iniziative parrocchiali e nelle riunioni di Azione Cattolica siamo informati seriamente e l’argomento suscita in tutti il desiderio di conoscere più a fondo l’evento e di accostarci con maggior stupore e devozione al lenzuolo che, andiamo sempre più convincendoci, ha sicuramente avvolto il Corpo di Gesù. La visita della Sindone con il pellegrinaggio diocesano, il pomeriggio di giovedì 22 aprile sicuramente lascia in noi un commovente ricordo che va al di là dell’interesse occasionale per quel lino conservato nel Duomo di Torino dal 1578, quando Emanuele Filiberto, duca di Savoia, lo trasferì da Chambéry, al 1983 quando Umberto II, alla sua morte, lo donò al Santo Padre che ne dispose la permanenza nel capoluogo del Piemonte.
Davanti al sacro telo, che riproduce fedelmente l’incoronazione con un casco spinoso ai chiodi nei polsi, dai segni di flagelli sulla schiena, alla ferita del costato da cui, dice l’Evangelista, escono sangue ed acqua e le macchie sul lino lo confermano, ci commuoviamo tutti come se la nostra fede riceva in quel momento un’autorevole, divina conferma. Il mistero dell’immagine impressa sul telo come un negativo, le recenti scoperte che il Corpo senza vita rimase avvolto in quel lenzuolo circa tre giorni, la data delle monete che probabilmente servirono per tenere chiusi gli occhi del Crocifisso ci emozionano nella certezza di tante coincidenze, nel momento di sosta davanti alla Sindone, ciascuno di noi sente come attuale la commovente passata presenza del nostro Salvatore. Ci tornano in mente le parole del Santo Padre che nella sua visita a Torino vede nella Sindone la speranza di risurrezione. «Dall’icona scritta con il sangue emerge la vittoria sugli inferi: segno del Sabato Santo come sorgente nel silenzio».
Nel suo lungo viaggio dalla Palestina a Torino, attraverso Turchia, Grecia, Mediterraneo, Francia, la Sindone lascia testimonianze varie, soprattutto nelle opere d’arte e nei documenti che in parecchie località le rappresentano e raccoglie dai luoghi che attraversa, polveri, e pollini che attestano il suo passaggio. Si sa con certezza che verso il 1350 il cavaliere francese Geoffray de Charny fa edificare una chiesa a Lirey in Francia per custodire la Sindone e l’ultima sua discendente, Marguerite, la cede ai Savoia che la ripongono a Chambéry nella Sainte Chapelle appositamente costruita.
Proprio per conoscere meglio le vicende che riguardano il sacro telo, accettiamo con entusiasmo di partecipare al pellegrinaggio a Chambéry proposto dal Parroco per il giorno mercoledì 28 luglio.
La visita alla città, guidata da tre accompagnatrici molto preparate, è una vera scoperta per i settanta pellegrini: apprendiamo che il suo nucleo nella Chiusa di Chambéry, alla con fluenza dei fiumi Alban e Leysse, è stato interamente costruito su palafitte di legno, ora mineralizzato, nella distesa di acqua formata dai due corsi. Nel centro storico, i palazzi, tutti dei secoli passati prima del XX, sono veramente caratteristici: le loro mura si alzano, attorno ad un cortile interno, per tre o quattro piani e presentano finestre, torrette, logge, scale con artistiche ringhiere e decorazioni. Ci rechiamo anche al Castello dei Savoia, di cui fa parte la Sainte Chapelle che ha ospitato la Sindone, ma il nostro dispiacere è grande:
possiamo ammirarla soltanto dall’esterno perché attualmente è in fase di ristrutturazione.
Il pensiero va all’incendio che qui ha danneggiato la Sindone nel 1532 e sorge spontaneo un ringraziamento perché anche allora come nel 1997 a Torino, il lenzuolo di Gesù non andò distrutto.
La nostra gita-pellegrinaggio continua con la visita alla Cattedrale del sec. XV dedicata a San Francesco di Sales, dove si celebra la Santa Messa e dove ammiriamo le quattordici cappelle laterali e la più grande superficie d’Europa (seimila metri quadrati) dipinta con la tecnica del “trompe-l’oeil”.
A Tamié con p. Raphael Fassetta. (foto: L. Tancini) |
Dopo il pranzo, servito in un ristorante d’epoca e organizzato perfettamente come tutta la gita-pellegrinaggio, la visita all’Abbazia di Tamié – dov’è ad accoglierci Padre Raphael Fassetta, che alcuni di noi ricordano quando, oltre trent’anni fa, prima di diventare monaco, con la sua famiglia, da Torino, frequentava Bardonecchia per la villeggiatura – conclude la nostra giornata, dedicata soprattutto alla riflessione e all’approfondimento della nostra fede: il canto del Vespro e le preghiere dei monaci, il silenzio e la spiritualità dei luoghi visitati, la serenità dei nostri cuori ci fanno apprezzare ancora una volta la gioia e la ricchezza interiore che sa dare una vita vissuta in unione al nostro Salvatore.
Milena Rossetti