di Antonella Filippi
Nel
1871 giunse a Melezet un ragazzino di 12 anni, Giuseppe Placido Nuvolone,
adottato da Pietro Antonio Agnes. Giuseppe era nato all’Ospedale di Susa il 25
settembre 1859 ma la madre non aveva potuto tenerlo con sé. Nella famiglia Agnes
di Melezet Giuseppe aveva trovato quattro fratelli, tutti più piccoli di lui:
Beniamino, Giovanni Antonio, Maria Francesca e Pietro Giuseppe. Con loro visse
fino al 1889 quando si sposò con Sinforosa Simiand. Dalla nuova coppia nacquero
cinque figli: al primogenito Camillo, nato nel 1890, seguirono quattro femmine,
Onorina nel 1893, Giuseppina nel 1901, Germana nel 1903 (morta l’anno
successivo) e Silvia nel 1906. Il padre Giuseppe affiancava il suo lavoro di
calzolaio a quello dei campi e, come tanti in quell’epoca, andò a lavorare in
Francia, nel 1915, a Freney vicino a Modane.
Camillo
era nato il 23 febbraio 1890 e nel 1911 fu chiamato alla leva, nel 92°
reggimento fanteria. Nel 1913 andò a lavorare in
Francia ma Camillo Nuvolone alla
leva nel 1911 con il cappello del 92° fanteria. con l’avvicinarsi del conflitto, l’11 maggio 1915, fu richiamato per mobilitazione e non rientrò più a
casa fi no alla fi ne della guerra. Camillo fu assegnato al 161° reggimento
fanteria, brigata Ivrea, e il 22 maggio 1915 era già al fronte, sull’altopiano di
Asiago.
La brigata Ivrea era posizionata nell’alta val d’Assia a difesa delle posizioni italiane: il 30 maggio 1915 compì la sua prima operazione di guerra tentando di sfondare il fronte tra Vezzena e Costesin; un altro attacco, il 25 agosto, violentemente contrastato alle artiglierie austriache, costò al reggimento 239 morti. Nel 1916 fu impegnato nei drammatici
La brigata Ivrea era posizionata nell’alta val d’Assia a difesa delle posizioni italiane: il 30 maggio 1915 compì la sua prima operazione di guerra tentando di sfondare il fronte tra Vezzena e Costesin; un altro attacco, il 25 agosto, violentemente contrastato alle artiglierie austriache, costò al reggimento 239 morti. Nel 1916 fu impegnato nei drammatici
giorni
della Strafexpedition iniziata il 15 maggio: mentre il nemico lanciava
la sua offensiva nel Trentino e costringeva al ripiegamento delle nostre
truppe, la Ivrea si trincerava a difesa del monte Costesin, un importante
caposaldo fortifi cato. Il 20 maggio 1916 gli austriaci scatenarono un
impressionante fuoco di artiglieria, seguito dall’attacco delle fanterie. Il 21
maggio la brigata Ivrea dovette ripiegare con gravi perdite ed abbandonare il
Costesin. Fu in quel giorno che Camillo Nuvolone fu catturato e iniziò per lui
la lunga prigionia che si concluse solo con la fi ne del conflitto.
Ufficiali
e soldati furono condotti nel campo di concentramento di Sigmundsherberg, nella
Bassa Austria, lager di prima raccolta e smistamento dei prigionieri. Non
sappiamo quanto
tempo
Camillo rimase in Austria ma di certo fu trasferito in un campo in Ungheria
poiché si
Nuvolone
raccontò ai nipoti un solo episodio di quegli anni: si era ammalato di tifo petecchiale,
malattia comunissima nei campi, dovuta alla assoluta mancanza di igiene e al
fatto che gli uomini convivevano con i pidocchi. Il tifo petecchiale si
trasmette da uomo ad uomo attraverso un batterio portato dai pidocchi sulla
pelle: è una malattia il più delle volte mortale ma alcuni individui possono
anche guarire e tra le temibili conseguenze vi è la congestione congiuntivale.
Camillo,
che non ebbe certamente la possibilità di curarsi, guarì e fu solo fortunato:
ebbe però come conseguenza una forte infiammazione agli occhi che gli impediva
la vista; lui raccontava di essere diventato “cieco” e di essere stato guarito
da una famiglia di contadini che lo curarono con impacchi di ricotta che
decongestionarono la grave congiuntivite. Questo episodio ci dice che Nuvolone aveva
contatti con i civili e che quindi era impiegato nelle campagne ungheresi,
nelle brigate di lavoro coatto.
1920, matrimonio Nuvolone: a sinistra Camillo, a destra
Emilia e al centro i genitori, Giuseppe e Sinforosa. |
Ritornato
tra le sue montagne riprese la sua semplice vita di contadino e per guadagnare qualche
soldo in più andava in Francia, a Le Charmaix, a fare il boscaiolo. Nel 1920 si
sposò
con
Emilia Villon, originaria di Villard e i due coniugi andarono a vivere al
Melezet: ebbero due figli, Giuseppe nel 1921 e Gildo nel 1927.
Camillo
fu sempre un gran lavoratore, fece il contadino per tutta la vita: al Melezet
aveva i campi di segale, di grano, di patate, l’orto vicino a casa e ne
coltivava altri intorno al paese; allevava pecore, conigli e galline. In estate
faceva il fieno per gli animali e andava fino in Valle Stretta dove alcuni
appezzamenti di terreno erano rimasti di proprietà di famiglia, anche dopo il
passaggio della valle alla Francia. La nipote Wanda ha nei suoi ricordi
l’immagine del nonno, ormai anziano, che tagliava il fieno come un giovanotto: sempre
vestito allo stesso modo, sia in estate che in inverno, perché secondo lui
quello che riparava dal freddo, riparava anche dal caldo.
Bardonecchia 1971, Camillo Nuvolone riceve
l’onorificenza di Cavaliere di Vittorio Veneto.
Camillo ed Emilia Nuvolone. |
Da
quando era morta la moglie, nel 1971, viveva nella sua casa con il figlio
Giuseppe, che
non
si era sposato; alla vigilia di Natale, dopo la messa, nonno Camillo e zio
Giuseppe, andavano a casa dei nipoti per una tazza di cioccolata calda e una
fetta di panettone, rigorosamente Galup, che portava il nonno. Era molto devoto
alla Madonna di Monte Berico, Santuario vicino a Vicenza, probabilmente perché
vicino ai luoghi in cui aveva combattuto. Morì alla bella età di 90 anni, il 22
aprile 1980.
FONTI
Testimonianza di Wanda e Romano Nuvolone, figli di Gildo Nuvolone.
Archivio
di Stato di Torino, foglio matricolare di Nuvolone Camillo.
Archivio
di Stato di Torino, Inventario n. 260 - ISTITUTI DI ASSISTENZA E BENEFICENZA -
Istituto
Provinciale
Maternità e Infanzia, e archivi aggregati, Circondario di Susa, registro 423.
Archivio
storico Comune Bardonecchia, Archivio ex Comune Melezet, Censimento della
popolazione
1871
e 1881, cartella 72.
Documentazione e fotografie della famiglia
Nuvolone.