Andrea Gendre
La famiglia Gendre di
Millaures al completo: seduti il patriarca Massimino e la moglie
Giuseppina, in piedi da sinistra il figlio minore
Giuseppe, poi Rosalia, Andrea, Luigia
e Giuseppina.
Quando
Andrea Gendre partì per la guerra suo padre Massimino annotò nel suo diario: “en
1915
[…] le fatal jour le 11 mai mon fils André et partì pour la guerre et laissant
tous les travaux de la maison fait a trois quarte…”.(1
Massimino
Gendre aveva ragione a compiangersi: dei quattro figli solo Andrea, adulto nel
1915, poteva aiutarlo nei lavori della campagna e nella costruzione la casa
alle Horres. Ma la guerra portava via gli uomini validi, togliendo alle
famiglie una buona parte del loro sostentamento.
Massimino
e sua moglie Giuseppina Vallory avevano avuto due figlie, Rosalia nel 1887 e
Luigia nel 1889 e poi era arrivato il sospirato maschio, Andrea il 21 settembre
1891; seguirono Giuseppina nel 1893 e infine Giuseppe nel 1904.
Andrea,
che nel 1913 aveva fatto il servizio di leva nel 92° reggimento fanteria, l’11
maggio
1915
fu richiamato per mobilitazione e giunse al fronte nel luglio, con la brigata
Basilicata, schierata sul fronte del Cadore. Nell’agosto ebbe inizio
l’operazione per la conquista del monte Rotheck lungo la dorsale carnica,
conquista effimera perchè dopo duro combattimento fu abbandonata per i
contrattacchi nemici. In otto ore di combattimento persero la vita 49 ufficiali
e 1049 soldati: per la giornata del 4 agosto 1915 la bandiera del 92°
reggimento fu decorata della medaglia d’argento al valor militare. Il 6
settembre fu tentato un altro assalto che si dimostrò nuovamente infruttuoso:
in quel giorno Andrea Gendre fu catturato dal nemico.
Iniziò
per lui una prigionia durata 38 mesi che si concluse solo l’8 dicembre 1918.
Andrea
fu portato a Mauthausen, il lager che raccoglieva i prigionieri in arrivo
dall’Italia e probabilmente inviato in brigate di lavoro nelle campagne circostanti.
Andrea ricordava che la vita a Mauthausen era molto dura, soprattutto a causa della
fame. Scriveva degli appunti in un quadernetto e in un foglio leggiamo che il
12 dicembre 1916 aveva spedito un telegramma a suo padre in cui rassicurava per
la sua salute ma chiedeva che gli spedissero del pane. Andrea era pagato con la
moneta del campo di Mauthausen, spendibile solo all’interno del lager per
impedire che in caso di fuga i prigionieri avessero denaro a disposizione:
Andrea portò a casa dalla prigionia alcune banconote, da 2,10 e 50 Helleri,
(2 la tessera dei lavori eseguiti nell’anno 1916 per ottenere la paga del
campo, straordinari documenti storici perfettamente conservati dalla famiglia.
Un
altro interessante documento è la Impfkarte, letteralmente “carta dei
vaccini” intestata a Gendre Andrea, 92° fanteria, numero di matricola del campo
3169: riporta in data 15 e 18 dicembre 1916 due vaccinazioni anticoleriche e
una antivaiolosa. Ma in quell’inferno del campo di Mauthausen non mancò il
conforto della religione: nella Pasqua del 1916 fu celebrata la Messa e
distribuita un’immaginetta a ricordo della comunione. Quel ricordino Andrea
riuscì a conservarlo per tutta la prigionia e lo portò a casa dove è ancora
oggi custodito dalla famiglia.
Gendre
fu in seguito trasferito nel campo di Rouslihouk (oggi Ruse) in Bulgaria, sulle
sponde del Danubio, al confine con la Romania e a 200 km. dal mar Nero.
Di
questo periodo rimane la testimonianza in un suo piccolo quaderno su cui
annotava le lettere scritte e ricevute da casa, quelle che inviava a Mauthausen
ad un compagno di prigionia, Vincenzo Gallina di Carini (Pa), e i pacchi che
riceveva dalla Croce rossa da Bologna e quelli (numerosi) dalla famiglia. Nel
corso del 1918 ricevette in più occasioni pacchi da casa: la povera famiglia Gendre
faceva i miracoli per inviargli viveri e generi di prima necessità. In Bulgaria
lavorò nelle brigate fuori dal campo di prigionia, in campagna, e questo
periodo fu meno duro di quello trascorso a Mauthausen.
Andrea
Gendre fu un uomo libero quando la Bulgaria firmò l’armistizio, il 30 settembre
1918: suo padre, che aveva seguito tutti gli svolgimenti della guerra e li
annotava nel suo quaderno, quel giorno scrisse: “Anfin Mon fils depui l’armizio
de la bulgarie mon fils se trouvant parmi les prisioniers et touts les
prisoniers prirents la fuite touts en desordre”.(3
Arrivò
in Italia l’8 dicembre 1918 e quella data fu per tutta la sua vita una festa:
ogni anno, l’8 dicembre lui stappava una bottiglia per festeggiare il giorno in
cui aveva rimesso i piedi sul suolo italiano!
Filomena e Andrea sposi nel 1929.
Andrea Gendre, a destra in piedi con la tuta da meccanico
Andrea Gendre nel 1961.
Il
21 agosto 1919 fu lasciato in congedo illimitato e poté finalmente ritornare a
Millaures.
Fu
assunto nelle ferrovie e lavorò fino alla pensione alla decauville, addetto
alla guida del trenino, continuando, come tutti, a lavorare e mantenere i suoi
terreni agricoli.
Nel
1929 si sposò con Filomena Vallory, ebbero due figlie, Maria nata nel 1931 e
Olga nel 1933.
Andrea
Gendre fu sempre disponibile verso tutti e un uomo molto attivo e impegnato: fu
presidente dell’Azione Cattolica di Millaures e promotore della costituzione
del Consorzio dell’acquedotto di Millaures, insieme al parroco don Fedele Villa
e di quasi tutti gli abitanti della frazione che realizzarono l’acquedotto,
inaugurato nel 1962, alla presenza del vescovo Garneri e dell’on. Donat-Cattin.
Gendre
ne fu il primo presidente con don Fedele segretario.
Andrea
Gendre morì il 7 maggio 1969 nella sua casa di Millaures che si era acquistato
e ristrutturato dopo la seconda guerra mondiale.
1
“Nel 1915…il giorno fatale dell’11 maggio mio figlio Andrea è partito per la
guerra lasciando tutti i lavori della casa fatti per tre quarti…” [nostra
traduzione].
2
L’Heller era una moneta austriaca del valore di mezzo Pfennig (centesimo) che
circolò in Austria fino all’immissione dello scellino austriaco.
3
“Infine mio figlio, in seguito all’armistizio della Bulgaria, mio figlio era
tra i prigionieri, e tutti i prigionieri fuggirono in gran disordine”.
Filomena e Andrea sposi nel 1929.
Andrea Gendre, a destra in piedi con la tuta da
meccanico
Andrea Gendre nel 1961.
Archivio
Gendre-Guiffre, documentazione del campo di prigionia di Mauthausen e di
Rouslihouk e documentazione fotografica della famiglia.
Manoscritto
di Massimino Gendre, archivio Livio Agnes..
Archivio di Stato di Torino, foglio matricolare
di Gendre Andrea.