Don Anselmo Tournoud,
Parroco di Melezet dal 1920 al 1944,
negli anni tragici della guerra.
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In quegli anni l’acqua potabile non aveva ancora raggiunto l’interno delle case e per le necessità della famiglia e degli animali nelle stalle ci si doveva rifornire con i secchi alle fontane del paese. Le fontane servivano poi anche come punto di incontro per le donne del paese che qui si ritrovavano per lavare i panni nella parte attrezzata a lavatoio.
Anche gli animali necessitavano di acqua e così le donne, specialmente le più giovani, provvedevano alla bisogna riempiendo i secchi e trasportandoli con la “balance”, una specie di giogo da appoggiarsi alle spalle e dove i secchi venivano agganciati alle estremità. Lavoro estremamente pesante e difficoltoso, specialmente in inverno, quando alla base delle fontane si formavano lastre di ghiaccio.
Altro punto di incontro era il forno, dove ogni famiglia portava a cuocere il proprio pane. È bello sapere che i ragazzi di oggi hanno rimesso a nuovo il forno per farne un loro punto di incontro e dove a volte si incontra pure la nostra comunità.
Non si possono poi dimenticare le serate trascorse nelle stalle, “la vilhà”, e che festa quando, in occasione della uccisione del maiale, si mangiavano i “tourtiaouu ’d san” fatti con il sangue del maiale impastato con farina e un po’ di grappa, cotti come piccole frittatine e poi ricoperti con un soffritto di cipolle e mostarda... come erano buoni! Ne ho ancora nostalgia!
Particolarmente dura era la vita delle donne di casa, “le menagère”, specialmente in estate quando il bestiame saliva ai pascoli alti e loro dovevano salire all’alpeggio ogni sera per mungere, fare il burro e provvedere a quanto necessario al bestiame e poi, al mattino, ridiscendere al paese per accudire alle necessità della casa e dei campi. Una vera faticaccia.
In quegli anni il paese visse pure la tragedia della guerra. Dovette subire l’occupazione delle truppe tedesche e i cannoneggiamenti e le scorrerie dei francesi, che furono forse quelli che produssero i maggiori danni al paese. Alcune case furono requisite dai tedeschi, tra cui il vecchio “Provinciale”, i cui occupanti furono costretti a trovare accoglienza nella casetta attigua alla casa parrocchiale e di cui don Paolo, allora bambino, custodisce il ricordo.
Per sfuggire ai cannoneggiamenti e ai bombardamenti da parte dei francesi ci si rifugiava nelle cantine, ma se ci si trovava nei campi ci si rifugiava ...sotto i carri; se poi si era al pascolo si fuggiva lasciando pecore, mucche e capre al loro destino.
Alcune case furono danneggiate e incendiate dalle cannonate francesi e allora tutti accorrevano per spegnere il fuoco. In un freddo giorno d’inverno anche il Parroco, don Anselmo Tournoud, accorse in aiuto, ma per il freddo si prese una polmonite e
ne morì. Ma la mala sorte lo perseguitò, perché durante il suo funerale il paese fu colpito da un nuovo bombardamento per cui tutti fuggirono dalla chiesa e il feretro fu lasciato solo in chiesa. Dopo il bombardamento la funzione funebre fu ripresa.
Ricordiamo i piccoli Tonino e Celestina Frugolo, che morirono per lo scoppio di una bomba in una casa diroccata in cui essi stavano giocando.
Alcuni uomini furono deportati in Germania, ma fortunatamente tutti poterono ritornare a casa. Alcune donne che accudivano al bestiame all’alpeggio, in Valle Stretta, tra cui si ricordano Virginia Grand e Giuseppina (Fina) Rochas, furono requisite con tutto il bestiame e condotte in Francia.
Nel settembre del 1944 moriva nonna Maria Vachet, colpita dalla scheggia di una bomba che, si seppe poi, avrebbe dovuto colpire il campanile della chiesa parrocchiale. Tristi ricordi di una guerra crudele.
Sono ricordi lieti e ricordi tristi; ricordi di tempi duri ma anche di tempi belli... erano i tempi della nostra gioventù.
Vittorio Massignan