La nascita della Diocesi di Susa
La firma del trattato di Utrecht, che nel 1713 pose fine alla guerra di successione spagnola, segnò un punto di svolta per la storia della Valle di Susa e per il Piemonte in generale. Con la stipula del trattato, infatti, il Ducato di Savoia fu elevato alla dignità di regno ed ingrandì i propri domini con nuovi territori, tra cui l’alta valle della Dora Riparia. La pace finalmente conquistata garantì inoltre agli ultimi anni di regno di Vittorio Amedeo II la tranquillità necessaria a compiere una serie di profonde riforme in campo amministrativo, legislativo e fiscale che avrebbero avuto grandi ripercussioni sulla struttura economica e sociale del Paese. Le riforme in campo fiscale furono quelle che interessarono maggiormente i rapporti con la Chiesa poiché coinvolsero anche i benefici ecclesiastici, avviando una disputa che valicò i confini temporali del regno di Vittorio Amedeo II. Solo nel 1742, infatti, sotto il regno di Carlo Emanuele III si giunse alla firma del nuovo Concordato con la Chiesa che, aggiornando quello stipulato da Vittorio Amedeo II nel 1727, consentiva ai Savoia l’instaurazione di una struttura ecclesiastica assai vicina ad una vera e propria Chiesa di Stato, con un’organizzazione che ricalcava più da vicino quella del governo civile. Con la firma del Concordato, inoltre, la casa regnante acquisiva i diritti per poter esplicitare un progetto fino ad allora rimasto latente, il quale consisteva nell’adattare lo spazio religioso delle Diocesi a quello politico delle Province.
Bolla di erezione della Diocesi Quod nobis di papa Clemente XIV.Aggiungi didascalia |
È in questo contesto che si collocano le vicende legate alla
nascita della Diocesi di Susa, avvenuta nel 1772. Da tempo appariva necessaria una
razionalizzazione delle circoscrizioni ecclesiastiche valsusine, ancora affidate
al governo degli abati di San Giusto di Susa, della Novalesa, della Sacra di San
Michele e della Prevostura di Oulx, le quali non rispecchiavano più le necessità
politiche e amministrative dello Stato. Con la firma del Concordato del 1742 questo
progetto di revisione andò in porto, coinvolgendo non solo le giurisdizioni abbaziali
valsusine, ma anche quelle del Pinerolese.
Un primo e articolato tassello del progetto di ridefinizione
dei confini ecclesiastici fu infatti la nascita della Diocesi di Pinerolo, avvenuta
nel 1748. L’iter per la creazione del nuovo ente fu seguito dal Cardinale Delle
Lanze, abate commendatario di San Giusto di Susa, che previde innanzitutto la soppressione
della Prevostura di San Lorenzo di Oulx, il cui prevosto commendatario divenne primo
Vescovo di Pinerolo. La scomparsa dell’abbazia ulcense, però, comportava anche una
ridefinizione delle giurisdizioni delle altre abbazie: con la soppressione della
Prevostura, infatti, sorgeva il nodo dello status del Priorato di Santa Maria Maggiore di Susa,
dipendente dalla Prevostura e chiesa madre per alcune parrocchie nella media e alta
valle. Secondo i disegni del Cardinale Delle Lanze, il priorato segusino avrebbe
dovuto essere accorpato a San Giusto di Susa, che, in previsione di divenire a sua
volta sede vescovile, si sarebbe trasformata da abbazia in collegiata secolare.
Il nuovo ente, nato nel 1749, ereditava la mensa abbaziale di San Giusto e l’elemosineria
di Santa Maria Maggiore, i canonici regolari dei due monasteri venivano ridotti
a preti secolari e gli abati commendatari di San Giusto mantenevano i benefici feudali.
La collegiata, inoltre, ereditava la giurisdizione nullius, ossia esente dal controllo dell’Arcivescovo
di Torino, sulle parrocchie prima dipendenti dai due enti, con l’esclusione di Chiomonte
e Exilles affidate al governo del Vescovo di Pinerolo. San Giusto, inoltre, assumeva
le funzioni parrocchiali prima svolte dalle due chiese urbane di Santa Maria Maggiore
e San Paolo, includendo dunque all’interno del proprio territorio parrocchiale anche
le borgate di Mompantero ad eccezione di quelle dipendenti da Sant’Evasio.
Una volta concluso il difficoltoso iter per la soppressione
della Prevostura di Oulx e la trasformazione di San Giusto in collegiata secolare,
restava da porre un ultimo tassello prima di dar vita alla Diocesi di Susa: la rinuncia
ai benefici feudali da parte dell’abate commendatario di San Giusto, la quale giunse
nel 1768. Superati questi ostacoli, si procedette dunque alla creazione della Diocesi
di Susa. Il suo territorio fu composto unendo le parrocchie dipendenti dalla Collegiata
di San Giusto e Santa Maria, pari a circa un terzo della Valle, con quelle dipendenti
dall’Abbazia di Novalesa (Venaus, Novalesa e Ferrera) e con quelle di Sant’Antonino
di Susa, Vaie, Chiusa San Michele e Sant’Ambrogio, scorporate dai territori dipendenti
dalla Sacra. Inoltre, si stabilì che alla morte del primo Vescovo di Pinerolo (avvenuta
nel 1794), tutte le parrocchie dell’alta Valle di Susa dipendenti da quella Diocesi
fossero accorpate a quella di Susa. In tal modo,il territorio della Diocesi segusina
veniva a coincidere con quello della Provincia di Susa.
La bolla di erezione della Diocesi, intitolata Quod nobis dalle prime parole che compongono il
documento, fu emanata il 3 agosto 1772 e appena un mese dopo fu resa esecutiva.
Si dovettero attendere però altri sei anni prima di ottenere la nomina del primo
Vescovo, mons. Giuseppe Maria Francesco Ferraris di Genola, avvenuta il 4 aprile
1778. Investita dagli eventi rivoluzionari, la nostra Diocesi fu soppressa nel 1804
e aggregata a Torino e solo nel 1817, con la Restaurazione, fu ricostituita, assegnando
alla Valle di Susa quell’autonomia religiosa che ancora oggi la contraddistingue,
anche se dal 12 ottobre 2019, pur restando Diocesi autonoma, non ha più un Vescovo
residenziale, ma è guidata dall’Arcivescovo di Torino come Amministratore Apostolico.
Andrea Zonato