vi porgo un
caro saluto e augurio di buona domenica. Stiamo giungendo al tanto atteso
lunedì 4 maggio, che attendevamo nella speranza di potere riprendere un minimo
di vita normale. Qualche piccola apertura ci è stata concessa ma, nella
sostanza, cambia poco da prima. Le Autorità temono che un allentamento
ulteriore possa cagionare la ripresa dell’epidemia e fare peggiorare le cose.
In effetti non c’è da scherzare, soprattutto da noi in Piemonte, dove i
miglioramenti vanno a rilento. Restiamo però fiduciosi in quanto è solo
questione di tempo, prima o poi, tutto cambierà in meglio.
Vi confido, tuttavia, che mi attendevo
qualche concessione in più, per quanto riguarda la ripresa delle celebrazioni
religiose con la presenza in chiesa dei fedeli come ve ne avevo parlato
domenica scorsa.
Sentiamo in molti la necessità di tornare a
vivere la Messa domenicale. Mi ha dato conferma, una delle sere passate, nel
corso di un telegiornale, la risposta data con entusiasmo, da una donna, al
giornalista che le aveva domandato: “Quale sarà la prima cosa che vorrà fare
quando cesseranno le limitazioni attuali?”. Lei disse, con naturalezza e
semplicità: “La prima cosa che farò è quella di andare in chiesa”, lasciando
l’intervistatore stupito e senza parole. Quella donna, con la sua risposta
sgorgata dal cuore, aveva dichiarato che l’uomo, assieme a ciò di cui ha
bisogno in ordine materiale per la sua vita, sente anche l’esigenza di
interiorità, di rapportarsi con Dio, di nutrire l’anima.
La vita cristiana ha bisogno di vivere i
suoi appuntamenti almeno alla domenica. Ogni volta nella Messa, quelle buone
parole di incoraggiamento che vengono dal Vangelo, di cui abbiamo bisogno,
scendono nell’anima, quasi a ripetere: “Coraggio, forza, andiamo avanti
insieme, da buoni amici”. Questo ci fa del bene. L’unione con Dio ci fa sentire
più sicuri ed è un antidoto per vincere l’ansia e la depressione. È vero che si
può seguire la Messa in TV, e di questi tempi è una grazia, io stesso l’avevo
raccomandato nelle precedenti lettere, ma se, posso permettermi un esempio,
vorrei fare notare che: una cosa è guardare la sala da pranzo di un ristorante,
rimanendo ai vetri, all’esterno; altra cosa è entrare nel ristorante e sedersi
a tavola. Sono oramai due mesi che “guardiamo dai vetri” e sentiamo l’esigenza
di tornare nelle nostre chiese. Indubbiamente non in modo sprovveduto e
irresponsabile, bensì osservando tutte le indicazioni di sicurezza necessarie.
Quando questo avverrà l’apprezzeremo più di prima, in quanto, nel corso della
vita, ciò che di prezioso abbiamo, spesso lo diamo per scontato, come cosa
dovuta, senza troppo apprezzarlo. Solo nel momento in cui queste cose preziose
ci vengono a mancare, ne comprendiamo il loro valore.
Penso, ad esempio, alla gioia provata, nei
mesi passati, dai bambini nell’attesa del giorno della loro Prima Comunione
che, quest’anno, come sapete, era stata fissata per il 10 maggio, ed ora la
loro delusione perché rinviata a data da stabilire. Così anche per i ragazzi
delle Cresime. Sono occasioni festose per radunare le famiglie, in queste
circostanze arrivano i nonni, gli zii, i cugini e gli amici, magari da lontano;
è bello ritrovarsi e restare assieme. Anche questi appuntamenti che si danno
per scontati, adesso ci mancano.
Che dire poi in merito alle persone che in questi ultimi due mesi sono decedute senza potere dare loro una decorosa sepoltura cristiana? È mancata la parola di luce e di speranza del Vangelo, quella di conforto del Sacerdote, ed anche la presenza degli amici e dei conoscenti, per ricevere da loro un abbraccio ed un gesto di condoglianze. Anche questi momenti, che si danno per scontati, ci sono mancati. Per ogni persona defunta, senza la presenza dei parenti, ho celebrato le Messe di Novena e di Trigesima, però non poterci essere di persona in Chiesa, è un dispiacere. Lo viviamo come un torto fatto ai nostri cari.
Non è la prima volta nella storia di
Bardonecchia che si vive una esperienza simile. È indubbio che nell’epidemia di
peste avvenuta nel corso del 1630 la situazione era stata assai peggiore. Non
essendoci gli ospedali dovettero aprire un Lazzaretto per curare i contagiati
fuori paese, nei pressi di Royeres. In un antico Registro, custodito
nell’Archivio parrocchiale, si legge che in quell’anno si contarono 739
decessi, per un paese di 1.050 abitanti. Furono 80 le case interdette perché
ritenute infette e 65 quelle abbandonate perché senza eredi. Sono numeri che
impressionano e fanno capire la gravità di quei tempi. Verosimilmente per un
periodo prolungato, anche in quella circostanza, le Autorità dovettero chiedere
di sospendere le celebrazioni religiose, come si deduce dal Registro della
Confraternita di S. Ippolito, nel quale è annotato che: “… nel giorno della
festa patronale il 13 agosto 1630 la Messa è stata celebrata a Pra Gautier
(all’aperto, nei pressi della Torre, non essendo possibile celebrarla in Chiesa
a motivo del contagio …)”.
Anche quell’epidemia, che fu spaventosa,
finì, e la vita, pur con grossi problemi economici e pratici, riprese il suo
percorso normale.
Questo pensiero, che viene dalla nostra
storia locale, ci deve stimolare per il presente, ad essere fiduciosi, a ravvivare
la fede e a ricompattare tra di noi lo spirito di solidarietà e di
condivisione.
A questo riguardo vorrei spendere una parola
di lode per i bardonecchiesi residenti e villeggianti
che con grande generosità, quasi facendo
a gara nel segreto del loro cuore,
secondo le parole evangeliche: “Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua
destra” hanno fatto pervenire quotidianamente, attraverso i negozi, generi
alimentari di prima necessità per sostenere coloro che per mancanza di lavoro a
causa dell’epidemia del covid 19 si
trovano in difficoltà economica. Sembra di assistere alla ripetizione del
miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Così, dal centro di
raccolta disposto dalla Caritas nei locali parrocchiali, le persone volontarie
possono preparare le borse alimentari a coloro che, direttamente alla Caritas
oppure agli uffici del Comune che non ha mai interrotto, nei giorni
scorsi, la distribuzione dei “buoni
viveri” agli aventi diritto hanno segnalato il loro momentaneo disagio
economico.
Pur volendo ancora restare in vostra
compagnia, è necessario che anche oggi chiuda questa lettera domenicale, non
senza però ricordavi che venerdì scorso – 1° maggio – l’Italia è stata posta
nella fiduciosa protezione della Vergine Maria. La Supplica alla Madonna è
avvenuta nella Basilica di “Santa Maria del Fonte” a Caravaggio, diocesi di
Cremona, provincia di Bergamo. La scelta di questo Santuario è molto
significativa perché racchiude in se la sofferenza e il dolore vissuti in una terra
duramente provata dall’emergenza sanitaria del corona virus. È un Santuario che
conosciamo, in quanto la nostra Parrocchia si era recata in pellegrinaggio nel
lontano 18 maggio 2011. (Bollettino parr. 2011 pag. 39 - 41).
Come avvisi parrocchiali desidero solo
ricordare che prosegue, ogni sera prima della Messa, sempre celebrata a porte
chiuse, la recita del Santo Rosario per il Mese Mariano. Invito anche voi a
recitarlo nelle vostre case. Oggi, domenica 3 maggio, la celebrazione
dell’Eucarestia è in suffragio di Piero Marino nel giorno Trigesimo della morte
e nel primo anniversario di Renato
Brunelli e Assunta. Domani, lunedì 4, sarà celebrata la Messa di Novena per
Roberto Meneghelli. Sabato prossimo – 9 maggio – ricorre il Trigesimo di
Giorgio Montrucchio. È mancato il Sig. Domenico Bonanni di anni 77 la cui
sepoltura avverrà la prossima settimana in giorno ancora da stabilire.
Un caro e
cordiale saluto a voi tutti.
Don Franco
Tonda, parroco
Bardonecchia, 3 maggio 2020
IV° domenica di Pasqua