02/05/20

IV Domenica di Pasqua


Carissimi parrocchiani e villeggianti residenti,
vi porgo un caro saluto e augurio di buona domenica. Stiamo giungendo al tanto atteso lunedì 4 maggio, che attendevamo nella speranza di potere riprendere un minimo di vita normale. Qualche piccola apertura ci è stata concessa ma, nella sostanza, cambia poco da prima. Le Autorità temono che un allentamento ulteriore possa cagionare la ripresa dell’epidemia e fare peggiorare le cose. In effetti non c’è da scherzare, soprattutto da noi in Piemonte, dove i miglioramenti vanno a rilento. Restiamo però fiduciosi in quanto è solo questione di tempo, prima o poi, tutto cambierà in meglio.
   Vi confido, tuttavia, che mi attendevo qualche concessione in più, per quanto riguarda la ripresa delle celebrazioni religiose con la presenza in chiesa dei fedeli come ve ne avevo parlato domenica scorsa.
   Sentiamo in molti la necessità di tornare a vivere la Messa domenicale. Mi ha dato conferma, una delle sere passate, nel corso di un telegiornale, la risposta data con entusiasmo, da una donna, al giornalista che le aveva domandato: “Quale sarà la prima cosa che vorrà fare quando cesseranno le limitazioni attuali?”. Lei disse, con naturalezza e semplicità: “La prima cosa che farò è quella di andare in chiesa”, lasciando l’intervistatore stupito e senza parole. Quella donna, con la sua risposta sgorgata dal cuore, aveva dichiarato che l’uomo, assieme a ciò di cui ha bisogno in ordine materiale per la sua vita, sente anche l’esigenza di interiorità, di rapportarsi con Dio, di nutrire l’anima.
   La vita cristiana ha bisogno di vivere i suoi appuntamenti almeno alla domenica. Ogni volta nella Messa, quelle buone parole di incoraggiamento che vengono dal Vangelo, di cui abbiamo bisogno, scendono nell’anima, quasi a ripetere: “Coraggio, forza, andiamo avanti insieme, da buoni amici”. Questo ci fa del bene. L’unione con Dio ci fa sentire più sicuri ed è un antidoto per vincere l’ansia e la depressione. È vero che si può seguire la Messa in TV, e di questi tempi è una grazia, io stesso l’avevo raccomandato nelle precedenti lettere, ma se, posso permettermi un esempio, vorrei fare notare che: una cosa è guardare la sala da pranzo di un ristorante, rimanendo ai vetri, all’esterno; altra cosa è entrare nel ristorante e sedersi a tavola. Sono oramai due mesi che “guardiamo dai vetri” e sentiamo l’esigenza di tornare nelle nostre chiese. Indubbiamente non in modo sprovveduto e irresponsabile, bensì osservando tutte le indicazioni di sicurezza necessarie. Quando questo avverrà l’apprezzeremo più di prima, in quanto, nel corso della vita, ciò che di prezioso abbiamo, spesso lo diamo per scontato, come cosa dovuta, senza troppo apprezzarlo. Solo nel momento in cui queste cose preziose ci vengono a mancare, ne comprendiamo il loro valore.
   Penso, ad esempio, alla gioia provata, nei mesi passati, dai bambini nell’attesa del giorno della loro Prima Comunione che, quest’anno, come sapete, era stata fissata per il 10 maggio, ed ora la loro delusione perché rinviata a data da stabilire. Così anche per i ragazzi delle Cresime. Sono occasioni festose per radunare le famiglie, in queste circostanze arrivano i nonni, gli zii, i cugini e gli amici, magari da lontano; è bello ritrovarsi e restare assieme. Anche questi appuntamenti che si danno per scontati, adesso ci mancano.
  
Che dire poi in merito alle persone che in questi ultimi due mesi sono decedute senza potere dare loro una decorosa sepoltura cristiana? È mancata la parola di luce e di speranza del Vangelo, quella di conforto del Sacerdote, ed anche la presenza degli amici e dei conoscenti, per ricevere da loro un abbraccio ed un gesto di condoglianze. Anche questi momenti, che si danno per scontati, ci sono mancati. Per ogni persona defunta, senza la presenza dei parenti, ho celebrato le Messe di Novena e di Trigesima, però non poterci essere di persona in Chiesa, è un dispiacere. Lo viviamo come un torto fatto ai nostri cari.
   Non è la prima volta nella storia di Bardonecchia che si vive una esperienza simile. È indubbio che nell’epidemia di peste avvenuta nel corso del 1630 la situazione era stata assai peggiore. Non essendoci gli ospedali dovettero aprire un Lazzaretto per curare i contagiati fuori paese, nei pressi di Royeres. In un antico Registro, custodito nell’Archivio parrocchiale, si legge che in quell’anno si contarono 739 decessi, per un paese di 1.050 abitanti. Furono 80 le case interdette perché ritenute infette e 65 quelle abbandonate perché senza eredi. Sono numeri che impressionano e fanno capire la gravità di quei tempi. Verosimilmente per un periodo prolungato, anche in quella circostanza, le Autorità dovettero chiedere di sospendere le celebrazioni religiose, come si deduce dal Registro della Confraternita di S. Ippolito, nel quale è annotato che: “… nel giorno della festa patronale il 13 agosto 1630 la Messa è stata celebrata a Pra Gautier (all’aperto, nei pressi della Torre, non essendo possibile celebrarla in Chiesa a motivo del contagio …)”.
   Anche quell’epidemia, che fu spaventosa, finì, e la vita, pur con grossi problemi economici e pratici, riprese il suo percorso normale.
   Questo pensiero, che viene dalla nostra storia locale, ci deve stimolare per il presente, ad essere fiduciosi, a ravvivare la fede e a ricompattare tra di noi lo spirito di solidarietà e di condivisione.   
   A questo riguardo vorrei spendere una parola di lode per i bardonecchiesi residenti e villeggianti  che con grande generosità, quasi facendo a gara nel segreto del loro cuore, secondo le parole evangeliche: “Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra” hanno fatto pervenire quotidianamente, attraverso i negozi, generi alimentari di prima necessità per sostenere coloro che per mancanza di lavoro a causa dell’epidemia del covid 19 si trovano in difficoltà economica.  Sembra di assistere alla ripetizione del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Così, dal centro di raccolta disposto dalla Caritas nei locali parrocchiali, le persone volontarie possono preparare le borse alimentari a coloro che, direttamente alla Caritas oppure agli uffici del Comune che non ha mai interrotto, nei giorni scorsi,  la distribuzione dei “buoni viveri” agli aventi diritto hanno segnalato il loro momentaneo disagio economico.
   Pur volendo ancora restare in vostra compagnia, è necessario che anche oggi chiuda questa lettera domenicale, non senza però ricordavi che venerdì scorso – 1° maggio – l’Italia è stata posta nella fiduciosa protezione della Vergine Maria. La Supplica alla Madonna è avvenuta nella Basilica di “Santa Maria del Fonte” a Caravaggio, diocesi di Cremona, provincia di Bergamo. La scelta di questo Santuario è molto significativa perché racchiude in se la sofferenza e il dolore vissuti in una terra duramente provata dall’emergenza sanitaria del corona virus. È un Santuario che conosciamo, in quanto la nostra Parrocchia si era recata in pellegrinaggio nel lontano 18 maggio 2011. (Bollettino parr. 2011 pag. 39 - 41).
   Come avvisi parrocchiali desidero solo ricordare che prosegue, ogni sera prima della Messa, sempre celebrata a porte chiuse, la recita del Santo Rosario per il Mese Mariano. Invito anche voi a recitarlo nelle vostre case. Oggi, domenica 3 maggio, la celebrazione dell’Eucarestia è in suffragio di Piero Marino nel giorno Trigesimo della morte e  nel primo anniversario di Renato Brunelli e Assunta. Domani, lunedì 4, sarà celebrata la Messa di Novena per Roberto Meneghelli. Sabato prossimo – 9 maggio – ricorre il Trigesimo di Giorgio Montrucchio. È mancato il Sig. Domenico Bonanni di anni 77 la cui sepoltura avverrà la prossima settimana in giorno ancora da stabilire.
Un caro e cordiale saluto a voi tutti.
Don Franco Tonda, parroco
Bardonecchia, 3 maggio 2020
IV° domenica di Pasqua