ANGOLO DELLA CULTURA (2014)
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Fra la fine dell’ XI secolo e la fine del XVI l’Europa fu ripetutamente attraversata dal desiderio di masse di poveri e diseredati di migliorare le proprie condizioni di vita unitamente all’idea che fosse oramai prossimo l’avvento di un favoloso Millenio nel quale il mondo purificato dalla sofferenza avrebbe finalmente trovato da una parte giustizia e dall’altra il Regno dei Santi. Il fascino potente di questo sogno escatologico attraversò i secoli e l’Europa partendo dai movimenti pauperistici dell’anno Mille, alle crociate, alle teorie di Lutero, al fanatismo dei seguaci di Müntzer e dei movimenti taboriti.
Anche le
“ alte valli ” e Bardonecchia non furono esenti da tale temperie e sin
dalla prima metà del 1300 il Delfino ordinò di cacciare i Valdesi dalle proprie
terre, così come troviamo fra gli inquisitori impegnati nei vari processi
contro gli eterodossi personaggi di
Bardonecchia come nel 1353 il nobile Baldovino de Bardonnèche, o ancora nella cosiddetta “ crociata” contro i Valdesi
rileviamo fra i partecipanti anche i nobili di Bardonecchia Elzearo e Ippolito.
La Cazette |
L’avvento del luteranesimo nel 1517 ebbe un’ampia risonanza anche nelle valli
alpine e non senza tentennamenti e ripensamenti i Valdesi nel 1532 a Chanforan, in val d’
Angrogna, dopo l’incontro con il ginevrino Guillame Farel, decisero di aderire
alla riforma, ratificando poi tale scelta nel sinodo provinciale delle chiese
valdesi del 1564.
Dal punto di vista sociale l’adesione alla Riforma significava
anche trasformare alcuni gruppi pauperistici di stampo medievale in qualcosa di
moderno e organizzato con ampie ripercussioni politiche sulle aree contigue a
quelle delle comunità riformate.
In particolar modo i valdesi di Pragelato,
sottoposti al re di Francia, parteciparono attivamente alle guerre di religione
fornendo armati alle fazioni ugonotte e attaccando direttamente le comunità
dell’alta Val di Susa. Ben presto quindi alle scaramucce e ai processi si
sostuituirono gli scontri fra gli eserciti e le nostre vallate furono teatro di
scontri fra Cattolici e Riformati.
A partire dal 1555 con l’affermarsi della
Riforma nel Delfinato e nella valle Chisone lo scontro fra cattolici e valdesi
ebbe una vera e propria escalation e
nel 1560 La Cazette, comandante della fortezza di Exilles, venne invitato ad
intervenire nella castellania di Pragelato con il compito di costruivi una fortezza
per cercare di strapparla di mano ai valdesi.[1]
In pratica si definiva con sempre maggior
precisione una Val Chisone ugonotta
mentre il potere cattolico si attestava
nella valle di Bardonecchia e nei
presidi regi di Exilles e Briançon.
Gli eventi precipitarono e nell’ estate del
1562 duemila Ugonotti provenienti dalla
valle di Pragelato e dalle valli valdesi, valicando il colle del Sestriere,
conquistarono Cesana, Oulx, Salbertrand e Chiomonte. L’azione proseguì con
l’attacco degli Ugonotti alla roccaforte di Briançon, ma una volta respinti si
diressero, attraverso la val Clarea e il colle della Scala, su Bardonecchia.
Qui lo scontro fu violentissimo e il comandante La Cazette, con truppe fresche
provenienti da Embron uccise oltre 400
Ugonotti e inseguì 140 scampati alla Tour d’ Amont, un torrione signorile posto
sopra il borgo vecchio di Bardonecchia, nel quale i Riformati si rifugiarono.
La Cazette non esitò ad incendiare il torrione e a passare a fil di spada i sopravvissuti.
La Cazette non esitò ad incendiare il torrione e a passare a fil di spada i sopravvissuti.
Gli scontri continuarono negli anni seguenti,
anche perché spesso gli incursori si trovavano di fronte solo la locale milizia
paesana, che poco poteva fare per arginare gli attacchi degli Ugonotti, che di
fatto potevano essere rintuzzati solo attraverso azioni organizzate come quelle
condotte dal capitano
La Cazette; infatti nel 1574 i riformati
ebbero buon gioco nell’ incendiare la Prevostura di Oulx, e nel 1584 a Bardonecchia nel dare
alle fiamme la Chiesa
di Santa Maria, “ Ab ereticam combusta
“.
La vendetta dei Valdesi dovette però
attendere trent’ anni, ovvero fino a quando, al morte del cattolico Enrico III,
nella lotta per la corona di Francia, il capitano La Cazette si incaponì nel
voler sostenere al titolo regio un pretendente cattolico come il Carlo Emanuele
I di Savoia[2], quest’ ultimo già in guerra con la Francia per il possesso
del Marchesato di Saluzzo.
In questo modo si scatenarono su La Cazette ,
con il beneplacito dell’ aspirante alla corona francese Enrico IV di Borbone[3], tutti
i desideri revanscisti degli Ugonotti di Lesdiguières, che nel 1590 uccideranno
il capitano La Cazette.
L’ editto di Nantes del 1598, garantirà una
tregua seppur con fasi alterne sino al 1685 con la revoca dell’editto da parte
di Luigi XIV e la lotta per l’ eliminazione del culto ugonotto e valdese. A
questa politica Vittorio Amedeo II sarà costretto ad adeguarsi con una analoga
politica di repressione.
Con alterne fortune sia da parte cattolica,
sia da parte valdese gli scontri continueranno sino al “secolo dei lumi “ dove
prenderà piede un atteggiamento più tollerante
verso Valdesi e Protestanti e in tal senso vale la pena di ricordare la figura
di Sebastiano Valfrè che non solo sosterrà con i Savoia l’ opportunità di un
atteggiamento meno repressivo, ma evidenzierà anche la necessità di uno sforzo politico e
religioso verso i diseredati e le plebi del sottoproletariato urbano, ponendosi
come un antesignano di quei “santi sociali “che tanto lustro daranno a Torino.
Il breve racconto che segue è una mia
ricostruzione narrativa dei fatti realmente accaduti nel 1590 a Oulx nella lotta fra
La Cazette e Lesdiguières, dove al di là delle parti più romanzate ho attinto
rigorosamente alle fonti storiche del tempo. Questo testo ha fatto parte
del reading-
musicale “La via dei lupi “ messo
in scena, in collaborazione con Tangram teatro, nell’ Agosto del 2014 presso il
giardino “ Le Trouvaille “.
Monte Fraiteve notte del 14 Luglio 1590.
Il capitano Du Pont fissava l’orizzonte che
si apriva davanti a loro, la notte faceva intravedere in un limpido orizzonte
la valle sottostante. La quota e una leggera brezza facevano rabbrividire il
manipolo di uomini.
‹‹ Cosa c’è laggiù Capitano, là sul fondo
valle ? ›› chiese Jean.
<< Là abita quel bastardo che dobbiamo
uccidere, là è il fine della nostra missione, è dove potresti… potremmo trovare
la morte >> il silenzio scese sul gruppetto di armati..
Ad un cenno del comandante si mossero,
iniziando la discesa.
Du Pont pensava alle stranezze della vita e
come dopo quasi trent’ anni gli fosse
offerta la possibilità di vendicare i 140 ugonotti morti bruciati nella Tour d’
Amoun di Bardonecchia, ma solo perché la Francia aveva incoronato un re protestante, e La
Cazette, comandante generale delle truppe del Briançonnais e Governatore della
fortezza di Exilles, si era incaponito nel sostenere alla corona francese il
cattolico Carlo Emanuele I di Savoia.
Quei poveracci bruciati vivi avrebbero
meritato una vendetta immediata, La Cazette
avrebbe dovuto essere scuoiato l’indomani per quanto aveva fatto, ma ne era
mancata la forza o forse il coraggio…e solo ora la grande politica permetteva
di porre giustizia a un così grande torto, senza neanche sapere di farlo, solo
per eliminare un pericoloso sostenitore dell’ odiato savoia. Scosse la testa
pensando che così va il mondo…
<< Il vento ulula sempre così forte da
queste parti ? >> si lamentò il giovane Guy Allard.
<< Taci ragazzo ! >> lo
zittì Arnaud, il più anziano dei soldati, << sei una
vera iattura ! Mi chiedo cosa può aver convinto il capitano a portarti con noi
in una missione così importante.>>
Il vento incominciò a ruggire come un leone.
<< Veloci… nel bosco, saremo meno
esposti…>> disse Du Pont.
<< Capitano lei c’era a Bardonecchia
nel 1562 ? >> chiese Guy, con voce
curiosa, ma per nulla intimorito dalle rampogne di Arnaud.
Du Pont rallentò il passo, si portò su una
sporgenza rocciosa per controllare l’esattezza del percorso, apparentemente
senza dare peso alla domanda di Guy, poi come se fosse ispirato incominciò a
parlare.
<< Io ero rimasto indietro con un
centinaio di uomini, chiusi nelle strette vie del Borgo Vecchio di
Bardonecchia, e dopo le baldanzose vittorie nella valle di Oulx eravamo stati
affrontati nella piana di Bardonecchia. Quattrocento dei nostri erano già stati
uccisi nello scontro con le truppe di La Cazette, e gli armati cattolici
avanzavano con inesorabile forza . Sentivo che la battaglia era persa, oltre un
centinaio dei nostri uomini prese il castello degli antichi signori di
Bardonecchia asserragliandosi nella torre per apprestare una difesa più
efficace. Con i miei uomini cercai una via di fuga verso i boschi,
oltrepassando la chiesa del borgo perché in
mezzo al paese saremmo stati un bersaglio troppo facile >>
Du Pont fece cenno di sedersi, << ben
presto passammo un torrente che chiamano La Rho , e salendo fra i larici ci sentimmo un po’
più tranquilli, quando improvvisamente vedemmo alte fiamme salire intorno alla
torre. Alla torre con dentro i nostri amici e compagni…La Cazette con ordini perentori
fece circondare la torre con l’ordine di uccidere chiunque fosse uscito. Dunque
morire bruciati o essere infilzati: che strazio ! Il fumo acre, misto all’
odore dei corpi arsi e alle grida dei moribondi ci stordiva come la nostra
vigliaccheria di non essere là a difendere, seppur inutilmente, i nostri
compagni…>>
Il capitano fece una pausa << Rapidamente scollinammo e alle urla,
al fumo e al lezzo dei corpi bruciati si sostituì l’ aria pura dell’ altura .
>>
Ripresero il cammino in assoluto silenzio ma
nessuno ora aveva più dubbi sul perché di quella missione. Guy improvvisamente si sentì come l’Apollo
dell’ Iliade intento a scendere verso valle con le frecce tintinnanti sull’
omero pronto a far strage di chi aveva offeso il sacerdote Crise.
Il generale La Cazette, quella sera aveva
licenziato la sua scorta, era tranquillo non perché non si sentisse in pericolo
ma perché anni di guerra lo avevano reso forte come una quercia e pronto ad
ogni evento. Si sentiva un guerriero nel senso più puro del termine, una sorta
di monaco guerriero dedito “al qui e ora “ senza divagazioni, era come se ad un
certo punto la sua vita si fosse rivelata e avesse compreso la sua missione di
comandante e ora in modo quasi fanatico di difensore della “vera fede “.
Licenziati gli uomini di guardia, si apprestò
alla cena, un pasto frugale come sempre, nonostante la carriera e i titoli era
rimasto l' uomo di sempre, un militare !
Dopo aver cenato uscì sul balcone, la bella
serata, il caldo di giugno e la luna piena inducevano a riflettere...
Pensava a quello che era diventato, alla
certezza che la conoscenza di se stesso e la sua volontà di
affermarsi era stati fondamentali per diventare l' uomo che era…strani i pensieri di quella sera, era come se percepisse di dover rileggere la sua vita.
affermarsi era stati fondamentali per diventare l' uomo che era…strani i pensieri di quella sera, era come se percepisse di dover rileggere la sua vita.
Chiusa l’anta del balcone, indossò la camicia
da notte e si lasciò cadere sul letto,
stanco, affaticato e subito preda di un sonno profondo.
Poco dopo la mezzanotte il manipolo dei 25
uomini era oramai in vista del paese di Oulx e il comandante Du Pont si fermò
sulla collinetta di San Marco per
arringare i suoi uomini e definire
le varie fasi dell’azione.
<< Dovete essere rapidi ed efficaci
>> disse il Du Pont, <<
nessun errore è ammesso, se gli abitanti di Oulx scoprissero che stiamo
cercando di uccidere La
Cazette , ci farebbero a pezzi perché la considerazione di
quell’ uomo è altissima ! >>
Radunate idee e forze il manipolo di uomini
partì alla volta del paese.
Intorno all’ una e trenta si trovarono
davanti all’ abitazione del capitano.
Guy
era nervoso e pensava che in una notte così chiara e dolce e nulla avrebbe
fatto presagire morte e dolore.
<< Guy sveglia ! >> le parole del
capitano lo riportarono brutalmente alla realtà . << vieni con me
attaccheremo dal giardino scavalcando il muro di cinta, tu Arnaud, prendi la
metà degli uomini e piazza la carica di esplosivo davanti all’ ingresso
principale, faremo un’ azione a tenaglia .>>
L’ esplosione risvegliò l’anziano capitano,
ma ebbe appena il tempo di afferrare l’alabarda appesa al muro che Du Pont gli
era davanti. Parando come poteva La Cazette riuscì ad entrare
in uno studiolo attiguo, stretto e lungo, dove sarebbe stato più facile difendersi dal nugolo di
assalitori. I colpi si abbattevano
vorticosamente sul La
Cazette.
Guy
quasi incredulo approfittò di un varco nella difesa del capitano per far
partire un colpo di roverso, da sinistra a destra, colpendo la spalla destra
del generale e facendo schizzare sulle pareti dello studio il sangue di La
Cazette, che impallidì indebolito dalla profonda ferita.
Improvvisamente era come se per il capitano tutto procedesse in modo rallentato,
La Cazette pensò per un istante lungo un’ eternità :
<< muoio come ho sempre voluto, da guerriero, nell’ unico modo in cui può
perire un militare, combattendo come un leone contro un nugolo di avversari,
come gli eroi delle Termopili, senza temere la morte, anzi rischiando a ogni
colpo di subire la stoccata finale e proprio per questo gettarsi su ogni
assalto come se fosse l’ultimo, dimenticando di avere un corpo in carne ed ossa
…>> L’ attimo fu fatale per perdere la consapevolezza del “ qui e ora” e l’affondo di Du Pont lo
trapassò entrando profondamente poche dita sotto il cuore e bucando il polmone,
mentre un secondo colpo di Guy squarciava la giugulare sul lato sinistro del
collo facendo schizzare nuovamente il sangue sulla pareti decorate con
pergolati e tralci di vite; gli schizzi macchiarono la parete come acini
dipinti da un pittore impazzito .
Mentre La Cazette si accasciava nel suo sangue,
gli uomini di Du Pont iniziarono a rovistare nello studio e nella stanza da
letto per cercare quei documenti voluti di Lesdiguières, quelli che agli occhi
del mondo avrebbero mostrato la collaborazione con il Duca di Savoia e
giustificato l’assassinio.
Guy, pallido e sul punto di vomitare di
fronte a tanto sangue, pensò che giustizia era fatta, i morti del Tour d’Amun
avevano trovato pace, sangue aveva
lavato altro sangue, ma forse tutto questo non faceva che creare nuovo odio:
davvero una forza feroce possiede il mondo e ognuno, secondo la propria
misura, la chiama giustizia…
Come fantasmi Du Pont e i suoi uomini
lasciarono il paese. La luna splendeva in alto e un cane latrava solitario e
inconsapevole.
Senza Jean Borel capitano de La Cazette, Briançon
e la valle d’Oulx capitolarono e “ su preghiera del signor Perron, ministro
della parola di Dio a Pragelato “ venne concesso loro il libero esercizio del
culto cattolico.
(Una versione ridotta di questo testo sarà pubblicata sul Bollettini Parrocchiale del 2014)