07/04/15

Lotte di religione a Bardonecchia (2014)

ANGOLO DELLA CULTURA (2014)
 anteprima

Fra la fine dell’ XI secolo e la fine del XVI l’Europa fu ripetutamente attraversata dal desiderio di masse di poveri e diseredati di migliorare le proprie condizioni di vita unitamente all’idea che fosse oramai prossimo l’avvento di un favoloso Millenio nel quale il mondo purificato dalla sofferenza avrebbe finalmente trovato da una parte giustizia e dall’altra il Regno dei Santi. Il fascino potente di questo sogno escatologico attraversò i secoli e l’Europa partendo dai movimenti pauperistici dell’anno Mille, alle crociate, alle teorie di Lutero, al fanatismo dei seguaci di Müntzer e dei movimenti taboriti.
Anche le  “ alte valli ” e Bardonecchia non furono esenti da tale temperie e sin dalla prima metà del 1300 il Delfino ordinò di cacciare i Valdesi dalle proprie terre, così come troviamo fra gli inquisitori impegnati nei vari processi contro gli eterodossi  personaggi di Bardonecchia come nel 1353 il nobile Baldovino de Bardonnèche, o ancora  nella cosiddetta “ crociata” contro i Valdesi rileviamo fra i partecipanti anche i nobili di Bardonecchia  Elzearo e Ippolito.
La Cazette
Fra le varie minoranze religiose quella dei  valdesi  è stata una delle più singolari, in quanto la loro area di diffusione nel Piemonte occidentale era suddivisa in tre territori appartenenti politicamente a sovrani diversi, ovvero quella di  Laserna e Perosa sotto i Savoia, quella nella Valle Po sotto i Marchesi di Saluzzo, mentre la valle di Pragelato era dominata dalla Francia.
 L’avvento del luteranesimo nel 1517  ebbe un’ampia risonanza anche nelle valli alpine e non senza tentennamenti e ripensamenti i Valdesi nel 1532 a Chanforan, in val d’ Angrogna, dopo l’incontro con il ginevrino Guillame Farel, decisero di aderire alla riforma, ratificando poi tale scelta nel sinodo provinciale delle chiese valdesi del 1564.
Dal punto di vista  sociale l’adesione alla Riforma significava anche trasformare alcuni gruppi pauperistici di stampo medievale in qualcosa di moderno e organizzato con ampie ripercussioni politiche sulle aree contigue a quelle delle comunità riformate.
In particolar modo i valdesi di Pragelato, sottoposti al re di Francia, parteciparono attivamente alle guerre di religione fornendo armati alle fazioni ugonotte e attaccando direttamente le comunità dell’alta Val di Susa. Ben presto quindi alle scaramucce e ai processi si sostuituirono gli scontri fra gli eserciti e le nostre vallate furono teatro di scontri fra Cattolici e Riformati.
A partire dal 1555 con l’affermarsi della Riforma nel Delfinato e nella valle Chisone lo scontro fra cattolici e valdesi ebbe una vera e propria escalation e nel 1560 La Cazette, comandante della fortezza di Exilles, venne invitato ad intervenire nella castellania di Pragelato con il compito di costruivi una fortezza per cercare di strapparla di mano ai valdesi.[1]
In pratica si definiva con sempre maggior precisione una  Val Chisone ugonotta mentre il potere cattolico si attestava   nella valle di Bardonecchia e nei  presidi regi di Exilles e Briançon.
Gli eventi precipitarono e nell’ estate del 1562  duemila Ugonotti provenienti dalla valle di Pragelato e dalle valli valdesi, valicando il colle del Sestriere, conquistarono Cesana, Oulx, Salbertrand e Chiomonte. L’azione proseguì con l’attacco degli Ugonotti alla roccaforte di Briançon, ma una volta respinti si diressero, attraverso la val Clarea e il colle della Scala, su Bardonecchia. Qui lo scontro fu violentissimo e il comandante La Cazette, con truppe fresche provenienti da Embron  uccise oltre 400 Ugonotti e inseguì 140 scampati alla Tour d’ Amont, un torrione signorile posto sopra il borgo vecchio di Bardonecchia, nel quale i Riformati si rifugiarono.
La Cazette non esitò ad incendiare il torrione e a passare a fil di spada i sopravvissuti.
Gli scontri continuarono negli anni seguenti, anche perché spesso gli incursori si trovavano di fronte solo la locale milizia paesana, che poco poteva fare per arginare gli attacchi degli Ugonotti, che di fatto potevano essere rintuzzati solo attraverso azioni organizzate come quelle condotte dal capitano

La Cazette; infatti nel 1574 i riformati ebbero buon gioco nell’ incendiare la Prevostura di Oulx, e nel 1584 a Bardonecchia nel dare alle fiamme la Chiesa di  Santa Maria, “ Ab ereticam combusta “.
La vendetta dei Valdesi dovette però attendere trent’ anni, ovvero fino a quando, al morte del cattolico Enrico III, nella lotta per la corona di Francia, il capitano La Cazette si incaponì nel voler sostenere al titolo regio un pretendente cattolico come il Carlo Emanuele I di Savoia[2], quest’ ultimo già  in guerra con la Francia per il possesso del Marchesato di Saluzzo.
In questo modo si scatenarono su La Cazette , con il beneplacito dell’ aspirante alla corona francese  Enrico IV di Borbone[3], tutti i desideri revanscisti degli Ugonotti di Lesdiguières, che nel 1590 uccideranno il capitano La Cazette.
L’ editto di Nantes del 1598, garantirà una tregua seppur con fasi alterne sino al 1685 con la revoca dell’editto da parte di Luigi XIV e la lotta per l’ eliminazione del culto ugonotto e valdese. A questa politica Vittorio Amedeo II sarà costretto ad adeguarsi con una analoga politica di repressione.
Con alterne fortune sia da parte cattolica, sia da parte valdese gli scontri continueranno sino al “secolo dei lumi “ dove prenderà  piede un atteggiamento più tollerante verso Valdesi e Protestanti e in tal senso vale la pena di ricordare la figura di Sebastiano Valfrè che non solo sosterrà con i Savoia l’ opportunità di un atteggiamento meno repressivo, ma evidenzierà anche  la necessità di uno sforzo politico e religioso verso i diseredati e le plebi del sottoproletariato urbano, ponendosi come un antesignano di quei “santi sociali “che tanto lustro daranno a Torino.

Il breve racconto che segue è una mia ricostruzione narrativa dei fatti realmente accaduti nel 1590 a Oulx nella lotta fra La Cazette e Lesdiguières, dove al di là delle parti più romanzate ho attinto rigorosamente alle fonti storiche del tempo. Questo testo ha fatto parte del  reading- musicale   “La via dei lupi “ messo in scena, in collaborazione con Tangram teatro, nell’ Agosto del 2014 presso il giardino “ Le Trouvaille “. 

Lesdiguières
La Cazette e Lesdiguières

Monte Fraiteve notte del 14 Luglio 1590.

Il capitano Du Pont fissava l’orizzonte che si apriva davanti a loro, la notte faceva intravedere in un limpido orizzonte la valle sottostante. La quota e una leggera brezza facevano rabbrividire il manipolo di uomini.
‹‹ Cosa c’è laggiù Capitano, là sul fondo valle ? ›› chiese Jean.
<< Là abita quel bastardo che dobbiamo uccidere, là è il fine della nostra missione, è dove potresti… potremmo trovare la morte >> il silenzio scese sul gruppetto di armati..
Ad un cenno del comandante si mossero, iniziando la discesa.
Du Pont pensava alle stranezze della vita e come dopo quasi trent’ anni gli  fosse offerta la possibilità di vendicare i 140 ugonotti morti bruciati nella Tour d’ Amoun di Bardonecchia, ma solo perché la Francia aveva incoronato un re protestante, e La Cazette, comandante generale delle truppe del Briançonnais e Governatore della fortezza di Exilles, si era incaponito nel sostenere alla corona francese il cattolico Carlo Emanuele I di Savoia.
Quei poveracci bruciati vivi avrebbero meritato una vendetta immediata,  La Cazette avrebbe dovuto essere scuoiato l’indomani per quanto aveva fatto, ma ne era mancata la forza o forse il coraggio…e solo ora la grande politica permetteva di porre giustizia a un così grande torto, senza neanche sapere di farlo, solo per eliminare un pericoloso sostenitore dell’ odiato savoia. Scosse la testa pensando che così va il mondo…
<< Il vento ulula sempre così forte da queste parti ? >> si lamentò il giovane Guy Allard.
<< Taci ragazzo ! >> lo zittì  Arnaud, il  più anziano dei soldati, << sei una vera iattura ! Mi chiedo cosa può aver convinto il capitano a portarti con noi in una missione così importante.>>
Il vento incominciò a ruggire come un leone.
<< Veloci… nel bosco, saremo meno esposti…>>  disse Du Pont.
<< Capitano lei c’era a Bardonecchia nel 1562 ? >> chiese  Guy, con voce curiosa, ma per nulla intimorito dalle rampogne di Arnaud.
Du Pont rallentò il passo, si portò su una sporgenza rocciosa per controllare l’esattezza del percorso, apparentemente senza dare peso alla domanda di Guy, poi come se fosse ispirato incominciò a parlare.
<< Io ero rimasto indietro con un centinaio di uomini, chiusi nelle strette vie del Borgo Vecchio di Bardonecchia, e dopo le baldanzose vittorie nella valle di Oulx eravamo stati affrontati nella piana di Bardonecchia. Quattrocento dei nostri erano già stati uccisi nello scontro con le truppe di La Cazette, e gli armati cattolici avanzavano con inesorabile forza . Sentivo che la battaglia era persa, oltre un centinaio dei nostri uomini prese il castello degli antichi signori di Bardonecchia asserragliandosi nella torre per apprestare una difesa più efficace. Con i miei uomini cercai una via di fuga verso i boschi, oltrepassando la chiesa del borgo perché in  mezzo al paese saremmo stati un bersaglio troppo facile >>
Du Pont fece cenno di sedersi, << ben presto passammo un torrente che chiamano La Rho, e salendo fra i larici ci sentimmo un po’ più tranquilli, quando improvvisamente vedemmo alte fiamme salire intorno alla torre. Alla torre con dentro i nostri amici e compagni…La Cazette con ordini perentori fece circondare la torre con l’ordine di uccidere chiunque fosse uscito. Dunque morire bruciati o essere infilzati: che strazio ! Il fumo acre, misto all’ odore dei corpi arsi e alle grida dei moribondi ci stordiva come la nostra vigliaccheria di non essere là a difendere, seppur inutilmente, i nostri compagni…>>
Il capitano fece una pausa  << Rapidamente scollinammo e alle urla, al fumo e al lezzo dei corpi bruciati si sostituì l’ aria pura dell’ altura . >>
Ripresero il cammino in assoluto silenzio ma nessuno ora aveva più dubbi sul perché di quella missione.  Guy improvvisamente si sentì come l’Apollo dell’ Iliade intento a scendere verso valle con le frecce tintinnanti sull’ omero pronto a far strage di chi aveva offeso il sacerdote Crise.

Il generale La Cazette, quella sera aveva licenziato la sua scorta, era tranquillo non perché non si sentisse in pericolo ma perché anni di guerra lo avevano reso forte come una quercia e pronto ad ogni evento. Si sentiva un guerriero nel senso più puro del termine, una sorta di monaco guerriero dedito “al qui e ora “ senza divagazioni, era come se ad un certo punto la sua vita si fosse rivelata e avesse compreso la sua missione di comandante e ora in modo quasi fanatico di difensore della “vera fede “.
Licenziati gli uomini di guardia, si apprestò alla cena, un pasto frugale come sempre, nonostante la carriera e i titoli era rimasto l' uomo di sempre, un militare !
Dopo aver cenato uscì sul balcone, la bella serata, il caldo di giugno e la luna piena inducevano a riflettere...
 Pensava a quello che era diventato, alla certezza che la conoscenza di se stesso e la sua volontà di
affermarsi era stati fondamentali  per diventare l' uomo che era…strani i pensieri di quella sera, era come se percepisse di dover rileggere la sua vita.
Chiusa l’anta del balcone, indossò la camicia da notte e  si lasciò cadere sul letto, stanco, affaticato e subito preda di un sonno profondo.

Poco dopo la mezzanotte il manipolo dei 25 uomini era oramai in vista del paese di Oulx e il comandante Du Pont si fermò sulla collinetta di San Marco per  arringare i suoi uomini e definire  le varie fasi dell’azione.
<< Dovete essere rapidi ed efficaci >> disse il Du  Pont, << nessun errore è ammesso, se gli abitanti di Oulx scoprissero che stiamo cercando di uccidere La Cazette, ci farebbero a pezzi perché la considerazione di quell’ uomo è altissima ! >>
Radunate idee e forze il manipolo di uomini partì alla volta del paese.

Intorno all’ una e trenta si trovarono davanti all’ abitazione del capitano.
 Guy era nervoso e pensava che in una notte così chiara e dolce e nulla avrebbe fatto presagire morte e dolore.
<< Guy sveglia ! >> le parole del capitano lo riportarono brutalmente alla realtà . << vieni con me attaccheremo dal giardino scavalcando il muro di cinta, tu Arnaud, prendi la metà degli uomini e piazza la carica di esplosivo davanti all’ ingresso principale, faremo un’ azione a tenaglia .>>
L’ esplosione risvegliò l’anziano capitano, ma ebbe appena il tempo di afferrare l’alabarda appesa al muro che Du Pont gli era davanti.  Parando  come poteva La Cazette riuscì ad entrare in uno studiolo attiguo, stretto e lungo, dove sarebbe stato più  facile difendersi dal nugolo di assalitori.  I colpi si abbattevano vorticosamente sul La Cazette.
 Guy quasi incredulo approfittò di un varco nella difesa del capitano per far partire un colpo di roverso, da sinistra a destra, colpendo la spalla destra del generale e facendo schizzare sulle pareti dello studio il sangue di La Cazette, che impallidì indebolito dalla profonda ferita.
Improvvisamente era come se per il  capitano tutto procedesse in modo rallentato, La Cazette  pensò per un istante lungo un’ eternità : << muoio come ho sempre voluto, da guerriero, nell’ unico modo in cui può perire un militare, combattendo come un leone contro un nugolo di avversari, come gli eroi delle Termopili, senza temere la morte, anzi rischiando a ogni colpo di subire la stoccata finale e proprio per questo gettarsi su ogni assalto come se fosse l’ultimo, dimenticando di avere un corpo in carne ed ossa …>> L’ attimo fu fatale per perdere la consapevolezza del  “ qui e ora” e l’affondo di Du Pont lo trapassò entrando profondamente poche dita sotto il cuore e bucando il polmone, mentre un secondo colpo di Guy squarciava la giugulare sul lato sinistro del collo facendo schizzare nuovamente il sangue sulla pareti decorate con pergolati e tralci di vite; gli schizzi macchiarono la parete come acini dipinti da un pittore impazzito .
Mentre La Cazette si accasciava nel suo sangue, gli uomini di Du Pont iniziarono a rovistare nello studio e nella stanza da letto per cercare quei documenti voluti di Lesdiguières, quelli che agli occhi del mondo avrebbero mostrato la collaborazione con il Duca di Savoia e giustificato l’assassinio.
Guy, pallido e sul punto di vomitare di fronte a tanto sangue, pensò che giustizia era fatta, i morti del Tour d’Amun avevano trovato pace,  sangue aveva lavato altro sangue, ma forse tutto questo non faceva che creare nuovo odio: davvero una forza feroce possiede il mondo e ognuno, secondo la propria misura,  la chiama giustizia…
Come fantasmi Du Pont e i suoi uomini lasciarono il paese. La luna splendeva in alto e un cane latrava solitario e inconsapevole.

Senza Jean Borel capitano de La Cazette, Briançon e la valle d’Oulx capitolarono e “ su preghiera del signor Perron, ministro della parola di Dio a Pragelato “ venne concesso loro il libero esercizio del culto cattolico. 

                                                                                                                                   Roberto Borgis
(Una versione ridotta di questo testo sarà pubblicata sul Bollettini Parrocchiale del 2014)


[1] In realtà il progetto non vide mai la luce
[2] Carlo Emanuele I era figlio di Margherita di Francia.
[3] Si tratta del famoso Enrico IV re di Francia, noto per la famosa frase “ Parigi val bene una messa “ e incoronato nel 1594.