25/09/13

I nostri PELLEGRINAGGI (Bollettino 2012)

VERONA: SANTUARIO N. S. DI LOURDES
GRENOBLE: NOTRE DAME DE MYANS
PELLEGRINAGGIO PARROCCHIALE A PARIGI
NOTRE DAME DU CHARMAIX
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VERONA: SANTUARIO N. S. DI LOURDES
- Mercoledì 23 Maggio –
Alcuni dei pellegrini in posa davanti alla statua
dell’Immacolata di Lourdes posta all’interno del
Santuario di Verona. [foto L. Marchello]
Il pullman parte in orario perfetto alle 6,00 dalla Piazza della Fiera di Borgovecchio. Il Parroco è, come al solito, organizzatissimo. Dopo le preghiere del mattino, fa distribuire i fogli contenenti i testi delle “lodi mattutine”, seguite da alcuni canti mariani.
Siamo distesi: è una porzione della nostra comunità che si ritrova assieme. Aspettiamo sempre con piacere  questo pellegrinaggio-gita parrocchiale.
Breve sosta per il caffè in autostrada e poi si riparte. Arriviamo finalmente a Verona, ed esattamente al Santuario della Madonna di Lourdes da dove possiamo ammirare uno stupendo panorama.
Il Santuario fu costruito dapprima nel centro di Verona nel 1908, ma i bombardamenti della seconda guerra mondiale lo distrussero, lasciando illesa la bella statua dell’Immacolata, opera dello scultore U. Zanoni. Per la ricostruzione del Santuario fu scelto un fortilizio austriaco del 1938 sulla collina di S. Leonardo che  domina la città; un luogo di tristissima memoria per essere stato, nel corso della guerra, un carcere e prigione politica. La fortezza di guerra e di morte nel 1958 fu trasformata in luogo di pace, di preghiera e di riconciliazione.

All’interno si possono ammirare le tele del pittore romano A. Del Vecchio. La Cappella laterale destra è dedicata a San Gaspare Bertoni (1777-1853), fondatore degli Stimmatini.

Il 1º maggio 2003 è stato inaugurato il percorso del Rosario, un tragitto panoramico con i pannelli dei venti misteri.
Dopo la S. Messa ne approfittiamo per fare qualche foto davanti alla statua della Madonna e poi ci ritroviamo per il pranzo al ristorante adiacente il Santuario. Successivamente si riparte per la visita di Verona con una preparata guida turistica.
La Basilica dedicata a San Zeno, patrono
della città. [foto A. Balsamo]
Iniziamo dalla Basilica di San Zeno. Esempio perfetto di romanico, dedicata al patrono della città, ottavo Vescovo di Verona, morto nell’anno 380. Il meraviglioso portale in legno è rivestito da formelle bronzee rappresentanti storie del Nuovo e Antico Testamento, oltre alla storia di San Zeno.
Il giro prosegue al Ponte Pietra. Anticamente chiamato Pons marmoreus, è l’unico ponte romano rimasto nella città. È a cinque arcate e la costruzione della sua prima struttura probabilmente in legno, è collocabile all’epoca preaugustea. È il primo ponte di pietra costruito a Verona. Purtroppo il celeberrimo balcone di Giulietta l’abbiamo appena intravisto in quanto, in quel momento, era in fase di restauro.
Giungiamo alle Arche scaligere, situate nel centro storico. Sono un monumentale complesso funerario in stile gotico della famiglia degli Scaligeri, destinate a contenere le arche, o tombe, di alcuni illustri rappresentanti della Casata, tra cui quella del più grande signore di Verona. Non lontano è la Piazza delle erbe che ricalca l’impianto dell’antico Foro Romano e per secoli è stata il centro della vita politica ed economica della città. La zona centrale, il cosiddetto “Toloneo”, è ancora oggi animata da un colorato mercato. Tra le bancarelle, con ombrelloni bianchi, si ergono colonne e monumenti. Sempre all’interno dell’ansa dell’Adige si trova la Cattedrale. Questa, che doveva essere l’esempio tipico di romanico veronese (XII sec.) in realtà nel tempo ha subito varie modifiche che ne hanno snaturato l’aspetto originario: sia la facciata che il campanile – tra l’altro ancora incompleto – seppure in tempi diversi, sono stati rialzati, ed anche l’interno ha subito vari interventi manipolativi a partire dal XV sec. Del complesso del Duomo fanno parte anche le due piccole chiese adiacenti di Sant’Elena e di San Giovanni in Fonte, nonché il chiostro del Capitolo su cui si affaccia la Biblioteca Capitolare.
Foto di gruppo davanti all’Arena. [foto A. Balsamo]
Al termine del nostro tour si presenta ai nostri occhi, grandiosa, la famosissima Arena. L’anfiteatro Romano che è, insieme a Romeo e Giulietta, il simbolo che rende famosa Verona in tutto il mondo. Probabilmente costruita intorno al I sec., l’Arena, come tutti gli Anfiteatri, ospitava gli spettacoli dei gladiatori. Una struttura solida ed imponente con l’esterno rivestito di mattoni e pietra veronese che creano uno scintillante effetto cromatico, mentre l’interno, con il movimento concentrico delle gradinate, incute negli spettatori un singolare effetto di maestosità. Grandioso palcoscenico di importanti rappresentazioni musicali, l’Arena continua a preservare la sua millenaria funzione.
Qui finisce la nostra visita a Verona, è ormai ora di ritrovare il nostro pullman. Siamo stanchi ma soddisfatti. È sempre bello fare queste esperienze!
Arrivederci al prossimo viaggio.
Ernestina Guy

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La comunicazione ufficiale del 69º miracolo legato a Lourdes riguarda la guarigione miracolosa di Suor Luigina Traverso, Figlia di Maria Ausiliatrice, avvenuta a Lourdes il 23 luglio 1965, nel corso di un pellegrinaggio organizzato dall’O.F.T.A.L. Alla partenza era gravemente ammalata di lombosciastica paralizzante in meningocele, ma al suo rientro fu giudicata guarita, com’è scritto sulla cartella clinica per mano del primario dott. Claudio Rinaldi: «tornata da Lourdes inspiegabilmente guarita».
La notizia del miracolo è stata data in contemporanea il giorno 11 ottobre 2012 – giorno di inizio dell’Anno della Fede – da Mons. Alceste Catella, Vescovo di Casale Monferrato, e da Mons. Martino Canessa, Vescovo di Tortona, Diocesi originaria della religiosa, «nella fiducia che il miracolo possa essere di aiuto alla fede del popolo cristiano». (Da “Avvenire” del 12 ottobre 2012)


GRENOBLE: NOTRE DAME DE MYANS
- Martedì 24 Luglio -

Martedì 24 luglio è una data molto attesa da tutti coloro che soggiornano a Bardonecchia per le vacanze, perché ha luogo un evento di rilievo: la gita-pellegrinaggio in Francia organizzata dalla Parrocchia. Quest’anno si è particolarmente numerosi: 60 iscritti, perché il programma è assai allettante: Santuario di N. D. de Myans, in Savoia, dove sarà celebrata la S. Messa; visita alla città di Grenoble, capoluogo del dipartimento dell’Isère e capitale del Delfinato e, infine, una sosta alle Distillerie della Grande Chartreuse di Voiron.
Superato il traforo del Fréjus, recitate le orazioni del mattino e cantate le lodi, il Parroco ci fa entrare nello spirito della giornata raccontandoci che la devozione mariana, in Francia, ha tre riferimenti con le immagini della Madonna Nera: una a Lione, presso il Santuario di Fourvière, oggetto del pellegrinaggio del 2011; uno a Myans, presso Montmèlian, dove siamo diretti; ed infine allo Charmaix, sulle montagne di Modane.
La statua della Madonna Nera 
venerata 52 nel Santuario di
Myans. [foto L. Tancini]
Superato St. Jean de Maurienne la valle dell’Arc si apre via v
ia sempre di più fino a giungere ad Aiguebelle dove si intravvede la grande e maestosa Combe de Savoie. Il panorama che si offre allo sguardo dell’attento e curioso turista è splendido, si ammirano infatti i dolci pendii vitati da cui si ottengono i noti vini di Abymes e gli imponenti massicci rocciosi che sovrastano l’intera vallata.
Avvicinandosi alla meta risulta ben visibile la grande statua della Madonna in bronzo dorato che svetta sul massiccio campanile in pietra di foggia quadrangolare situato alla sinistra del Santuario. La visione risulta particolarmente suggestiva anche di notte perché la Vergine è illuminata da potenti riflettori che consentono di scorgerla anche dalla vicina autostrada.
Il piccolo Santuario si erge ai piedi del Monte Granier, su di una collina a lato della valle che da Montmélian degrada dolcemente verso Chambéry. Arrivando sul piazzale del Santuario notiamo anche la guglia del minuscolo campanile sul tetto della costruzione, dotato di 14 campane che nei giorni di festa suonano, con un melodioso carillon, le lodi mariane.
Incastonata nel portale triangolare che sormonta l’ingresso della chiesa vi è la statua della Madonna con in braccio il Bambino Gesù in marmo bianco, opera dello scultore savoiardo Carle (1638).
Nella Basilica inferiore di Myans, dov’è
la statua della Madonna. [foto L. Tancini]
Varcato il portone d’ingresso siamo immediatamente colpiti dalla particolare costruzione dell’edificio, infatti – come a Lourdes – ci appare la basilica superiore, austera, di più recente edificazione, di grandi dimensioni, idonea ad accogliere i grandi pellegrinaggi raggiungibile con due scale laterali, ed in basso la chiesetta storica a cui si accede con un’ampia scalinata centrale della stessa ampiezza della navata. La cripta ha tutte le pareti finemente decorate riportanti 9 dipinti di Beati e Santi, mentre la volta è completamente affrescata con la storia della fondazione della chiesa, che ci viene raccontata da un oblato del Santuario, in un francese italianizzato, quando tutti i pellegrini hanno trovato posto nei banchi.
Il Santuario ha avuto origine da un fatto storico. Il Monte Granier, alto 1.938 metri, a causa di erosioni e a seguito di un terremoto avvenuto il 24 novembre 1248, avvertito anche in Inghilterra, franò rovinosamente travolgendo sedici villaggi, fra cui St. André, causando almeno 5.000 morti. La storia narra che l’enorme quantità di detriti, arrivando di fronte alla piccola Cappella della Madonna Nera – citata in documenti risalenti almeno al 1100 – non la travolse, ma si separò in due tronconi, a destra e a sinistra, lasciando l’edificio intatto. Questo avvenimento fu giudicato miracoloso e la gente volle immediatamente costruire una Cappella più ampia per ospitare la statua che divenne subito meta di continui pellegrinaggi da tutta la Savoia. In tempi successivi venne costruita la Basilica superiore.
La statua della Madonna Nera proviene probabilmente dall’Etiopia portata, a suo tempo, dai Crociati. Gli abiti che l’adornano sono assai preziosi e tessuti con fili d’oro.
Grenoble: la bellissima Piazza St. André.
[foto L. Tancini]
La Santa Messa viene celebrata con grande raccoglimento e partecipazione da parte di tutti.
Il tempo è tiranno per cui, acquistati alcuni ricordi del Santuario, si parte subito alla volta di Grenoble che raggiungiamo in circa un’ora e mezzo di viaggio grazie all’eccellente collegamento autostradale. Fatta salire la guida facciamo un giro turistico ammirando il villaggio olimpico costruito per le Olimpiadi invernali del 1968.
La guida ci spiega che il nome di Grenoble deriva da “Grazianopolis”, nome imposto dall’imperatore romano Graziano nel 379 all’antico borgo gallo-romano e fin d’allora vi costituì la sede episcopale.
La storia della città è molto intensa, infatti fu dominio arabo fino al X secolo quando i conti di Albon si impadronirono del Delfinato, così denominato a partire dal XII secolo da “Dolphin”, soprannome dato all’erede del conte Guigues III.
Grenoble è inoltre città di cultura, infatti Umberto II, già nel 1339, vi fondò una Università con tre Facoltà ed un Politecnico nazionale molto frequentati anche da studenti stranieri. Grenoble è una città moderna, vivace ed accogliente situata ai piedi delle Alpi francesi a 212 metri s.l.m. nella breve pianura formata dall’incontro della valle dell’Isère che dalla Savoia entra nel Delfinato e dalla valle del Drac, un tempo famosa per l’industria dei guanti ora per i cementifici, cartiere e la metallurgia.
A Grenoble, nel 1783, nacque il celebre romanziere Stendhal, pseudonimo di Marie-Henri Beyle, autore di numerosi romanzi fra cui “La certosa di Parma”, e molto amante dell’Italia in particolare di Milano dove soggiornò fino al 1821; anche Condillac, padre della filosofia sensista, nacque a Grenoble nel 1714.
È l’ora di pranzo e la nostra hostess ci accompagna nel locale prenotato nella bellissima piazza St. Andrè dove ha sede la chiesa gotica, edificata nel sec. XIII, dedicata al Santo ed alla splendida facciata del Palazzo di Giustizia eretto fra il XV ed il XVI secolo.
Nel primo pomeriggio la guida ci conduce nelle viuzze della città antica, visitiamo così la piazzetta del mercato delle erbe, del pesce, ammiriamo pure alcuni cortili interni che ci forniscono uno spaccato dell’edilizia rinascimentale della città; i vecchi fondachi, laterali alle strade, sono stati trasformati in laboratori di pasticceria con specialità medio-orientali: siriane, marocchine, algerine, tunisine e le vetrine sono stracolme di dolci dagli sgargianti colori rosso, arancioni, giallo, verde, celeste, mentre dai ristoranti indiani provengono intensi profumi misteriosi di spezie orientali. Non ci è possibile visitare la Cattedrale di Notre Dame perché il martedì è giorno di chiusura, in compenso percorriamo le centralissime Rue Republique e Rue Montorge, vediamo così la casa natale di Stendhal, ci soffermiamo ad ammirare la bellissima Place Grenette con i fioritissimi vasi e la fontana. Concludiamo il giro turistico con il Jardin de Ville.
Il famoso liquore dei monaci della Chartreuse è
ottenuto facendo macerare 120 essenze
aromatiche provenienti da ogni parte del mondo.
[foto L. Tancini]
Ripartiamo con il pullman ed in circa un’oretta di viaggio giungiamo a Voiron, sede delle distillerie della Grande Chartreuse. Prima della visita assistiamo ad un bellissimo filmato tridimensionale, assai suggestivo, sulla fondazione della Certosa da parte di San Bruno nel 1084 e sulle prime elaborazioni del celebre liquore ottenuto facendo macerare 120 essenze aromatiche provenienti da tutto il mondo. Con ancora negli occhi queste bellissime visioni, una hostess, con sobrio abbigliamento dello stesso colore della Chartreuse verde, ci accompagna, prima in distilleria – dove il prof. Marco Rissone sintetizza il processo tecnico dell’operazione della distillazione discontinua per l’estrazione degli aromi dalle varie essenze – e poi le immense cantine sotterranee contenenti i grandi tini in legno dove i liquori si affinano ed i sapori si amalgamano creando una piacevole armonia organolettica.
Al termine della visita l’ampia sala di degustazione accoglie i visitatori che, dopo avere assaggiato i vari tipi di elisir: giallo, verde e del IX centenario, possono fare i vari acquisti.
Si riprende così la strada del ritorno contenti per ciò che si è visto ed un briciolo di malinconia nel cuore perché è stato tutto così veloce.
Transitando vicino a Myans un’ultima Ave Maria alla Vergine perché ci protegga per questo anno da tutti i mali.
Marco Rissone
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Ecco come possiamo raffigurare questo Anno della Fede: un pellegrinaggio nei deserti del mondo contemporaneo, in cui portare con sé solo ciò che è essenziale ... il Vangelo e la Fede della Chiesa, di cui i documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II sono luminosa espressione, come pure lo è il Catechismo della Chiesa Cattolica, pubblicato venti anni or sono.
BENEDETTO XVI
(omelia dell’11 ottobre 2012 per l’apertura dell’Anno della Fede)
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PELLEGRINAGGIO PARROCCHIALE A PARIGI
Solitamente quando si parla di pellegrinaggio si hanno in mente la classiche mete, come Oropa, Varallo o Varese qui vicino a noi, oppure Loreto, Lourdes, Fatima, Santiago de Compostela a livello internazionale. Mai si pensa a Parigi, perché questa è sempre e soltanto la “Ville Lumière”, splendida città di cultura e arte, ma soprattutto di mondanità, voluta e cresciuta prima con la pomposità dei regnanti francesi, poi con la cosiddetta “Grandeur” del fugace impero napoleonico, dal quale la fede e la Chiesa Cattolica furono addirittura violentemente perseguitati.
Eppure, ad una neanche tanto profonda analisi, si scopre che anche una città apparentemente pagana come questa è piena di testimonianze cristiane che sono sopravvissute alla scristianizzazione della Rivoluzione, e sono lì a testimoniare che, nonostante tutto, la fede è sempre stata fortemente radicata sul suolo di Francia. Così sempre più frequentemente i suoi quartieri vengono scelti dai pellegrini di tutto il mondo per le loro preghiere, con visite ai suoi luoghi sacri: ovviamente, in primis, la cattedrale di Notre Dame, poi Saint Etienne, Saint Sulpice, la Basilica del Sacré-Coeur di Montmartre e la piccola Cappella di Rue du Bac.
Proprio da quest’ultima chiesetta è iniziato quest’anno il pellegrinaggio estivo di Bardonecchia, per concludersi, dopo la visita di altri tesori sacri e profani di Parigi e Versailles, all’imponente Basilica del Sacré-Coeur. Il gruppo di pellegrini bardonecchiesi è partito in pullman alle ore 6,00 del giorno 20 agosto. Dopo i saluti e il benvenuto da parte di don Franco, e dopo la recita della preghiera del mattino, il Parroco illustra prima di tutto l’organizzazione del pellegrinaggio, sempre impegnativa ed encomiabile, che ha richiesto contatti con vari uffici turistici per le visite guidate di Parigi e Versailles e il pernottamento. Quindi parla della Medaglia Miracolosa e della vita di Santa Caterina Labouré, come anticipatrice delle apparizioni mariane di Lourdes. Le origini della Medaglia Miracolosa sono legate alle apparizioni mariane della Cappella di Rue du Bac di Parigi nel 1830, quando il 27 novembre la Vergine Immacolata apparve a Suor Caterina, Figlia della Carità, e le chiese di fare coniare una medaglia secondo un modello voluto da Lei.
«Maria è in piedi sul globo, le sue
mani emanano raggi, simbolo delle
grazie che spande su coloro che 
gliele chiedono...».
 [foto L. Inglese Ganora
Caterina Labouré era nata nel piccolo villaggio di Montbard, in Borgogna, tra praterie, campi di grano e vigneti. I suoi genitori erano di origine contadina e possedevano una grande fattoria; il padre godeva della stima di tutti e per tutti era Mastro Pietro Labouré. Nel 1793, in pieno periodo del Terrore della Rivoluzione Francese, aveva sposato una ragazza delle vicinanze, Luisa Gortrand. Caterina nacque nel 1806, nona dopo una sorella e sette fratelli e seguita ancora da altre due sorelle. In questa famiglia, dove si lavora moltissimo, regna l’amore fraterno e Dio è sempre al primo posto: tutti insieme Lo pregano ogni sera e i bambini imparano molto bene a pregare, prima ancora di leggere e scrivere. I genitori di Caterina hanno molto da fare e non possono portarla a scuola, che non è neppure obbligatoria. Dopo la precoce morte della madre, che lascia la famiglia in un grande dolore, la ragazza si rifugia nell’amore di Maria e, insieme alle altre sorelle, cerca di mandare avanti la fattoria del padre. Nel 1818, all’età di dodici anni, fa la sua Prima Comunione e ora comincia a vedere la sua vocazione e il vero senso della sua vita. Ma il padre si oppone alla sua vocazione e per dissuaderla la manda a Parigi, nel ristorante del fratello Carlo, dove potrebbe cambiare parere. Ma Dio l’attende proprio a Parigi, alla Casa delle Figlie della Carità.
«Suor Caterina ... vide la Vergine,
mentre presenta a Dio il globo
sormontato da una piccola croce,
che rappresenta il mondo ed ogni
persona in particolare».
[foto L. Inglese Ganora]
Così Caterina, dopo un sofferto consenso del padre, all’inizio del 1830 inizia il suo postulato nella casa di Chatillon sur Seine all’insegna di una profonda felicità; inizia poi il suo noviziato e, qualche giorno dopo il suo arrivo, ha luogo la traslazione del corpo di San Vincenzo dalla Cattedrale di Notre Dame di Parigi alla Cappella dei Lazzaristi, sempre a Parigi. Poco dopo, una notte, quando si trova in preghiera nella Cappella, un bambino le annuncia la comparsa della Santa Vergine. La Vergine le confida parecchie cose, che poi Caterina trascriverà o racconterà fino al 1876, poco prima della sua morte: le dice che i tempi sarebbero stati molto duri e molti mali sarebbero successi al mondo e in particolare alla Francia, ma se la gente fosse accorsa ai piedi dell’altare avrebbe avuto molte grazie; quindi la Vergine scompare. La seconda apparizione si verificò il 27 novembre 1830 e qui la Vergine le dice che avrebbero dovuto invocarla così: «Maria  concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi» e di incidere questa frase su una  medaglietta da portare sempre con sé per essere ricolmati di grazie.
San Vincenzo de’ Paoli. Dietro la 
statua c’è il mosaico che riproduce
una fiamma, simbolo della carità 
che bruciava il suo cuore. 
[foto P. Mossetti]
Così, con questa prima descrizione del pellegrinaggio, dopo una breve sosta lungo l’autostrada, è giunta l’ora del pranzo, il primo pasto in terra francese, consumato in allegria e amicizia con il pensiero rivolto in avanti verso le bellezze di Parigi. Qui si giunge verso sera, dopo aver percorso e ammirato centinaia di chilometri di ordinata campagna francese; dopo esserci sistemati nell’albergo, in camere belle, pulite e accoglienti, e aver cenato in un ristorante poco distante, ognuno è libero di dedicare la serata ad una prima visita di Parigi: e pare quasi un obbligo visitare per primo quello che è il simbolo indiscusso di tutta la Francia, la Tour Eiffel, che affascina sempre con la sua imponenza sia di giorno sia di notte, soprattutto quando, quasi magicamente, è avvolta da giochi di luci. Il giorno successivo è stato molto intenso, iniziando con la prima meta del nostro pellegrinaggio, la Cappella della Medaglia Miracolosa di Rue du Bac. Si tratta di una strada lunga 1.150 metri lungo la quale si incontra, al numero 140, un portone che introduce in una delle Cappelle più importanti di tutta la Francia: è la Chapelle Notre Dame de la Medaille Miraculeuse, luogo da cui si è diffuso il culto di questa medaglia voluto dalla Madonna. La chiesa si trova all’interno del convento delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, ed è divenuta meta di pellegrinaggi: fu qui infatti che nel 1830 la suora novizia Caterina Labouré ebbe le visioni della Santa Vergine, che le richiese di far coniare la medaglia, conosciuta poi come miracolosa, e la cui diffusione fu rapidissima, fino ad arrivare al miliardo nel 1876, anno della morte di Caterina. Anche oggi, nonostante le apparizioni non siano approvate dalla Chiesa, questo culto è presente in tutto il mondo.
L’urna con il corpo di S. Luisa de Marillac 
che, con S. Vincenzo de’ Paoli, fondò la 
Compagnia delle Figlie della Carità.
[foto L. Inglese Ganora]
In questa chiesa luminosa, bellissima pur nella sua semplicità, ci siamo raccolti in preghiera e don Franco ha celebrato per noi la S. Messa, da tutti vissuta intensamente e con emozione. Vi sono tre navate: la centrale, molto ampia e verticale, e le due laterali, soppalcate per poter accogliere più pellegrini. L’altare al centro dell’abside è quello che nel 1856 ha sostituito l’altare originale delle apparizioni, mentre il tabernacolo è ancora quello originale del tempo di Caterina; tutto è dominato dalla Vergine dei Raggi, circondata dalle 12 stelle, che riproduce l’effigie della medaglia miracolosa. Sul lato sinistro dell’altare c’è la statua di San Giuseppe con il Bambino Gesù, mentre su quello destro una statua in marmo della Vergine con in mano un globo dorato che sovrasta il corpo di S. Caterina conservato intatto. A destra, in un’altra Cappella, la statua di San Vincenzo de’ Paoli sormonta l’altare originale delle apparizioni.

Successivamente, con il pullman abbiamo iniziato il giro turistico di Parigi, principalmente attraverso il quartiere latino, simbolo della vita universitaria parigina, così chiamato perché legato all’esistenza dell’Università della Sorbona, dove l’istruzione universitaria veniva tenuta principalmente in lingua latina.
Con la descrizione, non solo della guida turistica ufficiale, ma soprattutto della professoressa Antonella Filippi, di origini bardonecchiesi da parte di mamma e presente a Parigi per le vacanze, che in questi giorni si unisce al nostro gruppo, abbiamo visto il Pantheon, enorme edificio sorto come chiesa, poi trasformata in edificio civile nel corso della Rivoluzione. La chiesa era stata fatta costruire da Luigi XV, come voto per la guarigione da una malattia, e fu dedicata a Santa Genoveffa, patrona della città. Lì vicino abbiamo visitato la bella chiesa di Saint Etienne, con una facciata originale a tre piani, un grande crocifisso appeso alla parete che separa la navata dal coro e un pulpito barocco sostenuto dalla statua di Sansone, oltre alle reliquie di Santa Genoveffa.
Abbiamo proseguito in pullman verso altri luoghi celebri. Abbiamo sostato sul piazzale di fronte alla piramide del Museo del Louvre da cui, guardando attraverso l’Are du Carrousel, si possono vedere allineati i Giardini delle Tuileries, l’Obelisco di Place de la Concorde e l’Arco di Trionfo al fondo degli Champs Elysées; siamo passati in Place de la Bastille, di fronte all’Opéra e al moderno Centro Pompidou, e ancora di fronte al Museo d’Orsay e al Palazzo dell’Assemblea Nazionale; infine abbiamo fatto un’ultima tappa di fronte al complesso monumentale di Les Invalides, sede di musei militari e della tomba di Napoleone.

A St. Louis des invalides, dov’è la tomba di Napoleone. [foto G. Alimento]


Terminata questa prima visita di Parigi, dopo il pranzo si parte alla volta della vicina cittadina di Versailles, sede dell’imponente Reggia, fatta edificare dal Re Luigi XIV, che governò la Francia per oltre 70 anni con l’appellativo di Re Sole. Così si arriva alla grande spianata della Reggia che attraversiamo sotto il sole cocente, cercando di giungere prima possibile in salvo nelle limitate zone di ombra. Poi, suddivisi in due gruppi con rispettive guide, ci apprestiamo alla visita di quello che è considerato uno dei Palazzi antichi più belli al mondo, sicuramente uno dei più grandi e sfarzosi.
Quella che inizialmente era solo una casa di caccia, fatta costruire dal re Luigi XIII, con il figlio Luigi XIV era stata trasformata alla sua morte nel 1715 in una immensa reggia, divenuta simbolo della sua potenza politica e militare; e per realizzarlo sperperò patrimoni statali enormi, impensabili per l’epoca. E- non si può neanche dire che il Re si fosse spostato a Versailles perché amasse la natura, gli animali o l’aria sana della campagna, ma solo perché a Parigi si sentiva assediato da continue congiure di nobili, che avrebbe potuto controllare meglio in uno spazio più raccolto, come quello di Versailles. Dopo un po’ di attesa all’entrata, visitiamo gli appartamenti del Re, della Regina e il famoso Salone degli Specchi. Le diverse stanze sono intitolate ai pianeti e sono raccolte attorno al Salone di Apollo, Dio del Sole, che era la Camera del Trono, nel quale era stato sistemato su un tappeto persiano un solido trono di argento. Noi le abbiamo attraversate tutte e abbiamo colto i particolari essenziali grazie alle esaurienti spiegazioni delle due guide, anche se con difficoltà a causa della grande ressa di visitatori.
In Place des Vosges. [foto G. Alimento]
La Stanza del Re è stata restaurata negli stessi temi rosso e oro originari, mentre lo splendore delle stanze della Regina è ancora maggiore e più lussuoso. Ma il luogo veramente più sfarzoso della Reggia per le sue vistose dorature è senza dubbio il Salone degli Specchi: è una sala enorme, lunga forse più di 80 metri, con moltissime alte finestre che guardano sui giardini sconfinati. Nella cornice di questo salone furono proclamati imperi (Impero Germanico nel 1871, dopo la sconfitta della Francia nella Guerra Franco-Prussiana del 1870) e firmate rese (resa della Germania alla fine della Grande Guerra nel 1918 e resa della Francia a Hitler nel 1940).
Alla sera, dopo essere ritornati a Parigi ed aver cenato, si è ancora approfittato di alcune ore per percorrere il centro oppure salire sulla Tour Eiffel o sull’Arco di Trionfo, dai quali si è potuto godere dall’alto dello spettacolo impressionante della vita notturna della città.
Il giorno successivo, 22 agosto, partiamo in pullman dall’albergo alla volta di Notre Dame, l’imponente e fascinosa cattedrale gotica che da 850 anni troneggia sull’Ile de la Cité. La cattedrale è stata costruita sui resti di due chiese precedenti, una è del IV secolo e l’altra è una basilica del VI secolo; poiché quest’ultima, verso la metà del XII secolo, era mal ridotta si decise di sostituirla con una cattedrale così imponente da rivaleggiare con altre basiliche. Nel corso dei secoli subì molte traversie e danni, specialmente durante la Rivoluzione, fino al restauro del XIX secolo operato dall’architetto Eugene Viollet-le-Duc, il quale passò quasi venti anni a restaurare statue e vetrate, demolite o asportate dalla stupidità dell’uomo.
La cattedrale colpisce subito per l’eleganza del suo profilo: a partire dalla facciata con le due torri campanarie, abbiamo potuto osservate i tre portali, di cui quello centrale rappresenta il Giudizio Universale, quello a sinistra la Vergine Maria e quello a destra Sant’Anna. Al di sopra sono molto belli i rosoni, vetrate circolari tipiche dell’architettura gotica, con diametri da 13 a 21 metri. Anche l’esterno dell’abside, circondato e avvolto da altissimi archi rampanti, risulta grandioso e tanto bello da far passare molto tempo ad ammirarli con il naso all’insù. Lo spazio interno, anche se un po’ buio, è maestoso e si sviluppa su cinque navate con moltissime Cappelle laterali. Da Notre Dame ci spostiamo in pullman a Montmartre, dove c’è un altro importante luogo di culto, la Basilica del Sacré-Coeur, ben visibile da tutta Parigi. Tutta la zona di Montmartre è formata da una collina situata all’interno di Parigi e che, allo stesso
tempo, sovrasta la città con un’atmosfera tutta particolare, quasi da paese. Arriviamo ai piedi della collina e, abbandonato il pullman, saliamo, divisi in due gruppi, sul trenino monorotaia che porta a metà della grande scalinata monumentale; da qui percorrendo le strade sulla sinistra della scalinata – anziché andare direttamente in basilica, nella cui cripta è prevista la celebrazione della Santa Messa verso le ore 12 – ci è consentita una breve passeggiata nelle zone circostanti, le più caratteristiche della vecchia Montmartre: in particolare la Piazza degli Artisti, piena di espositori e venditori di opere artistiche di ogni genere, e le varie stradine circostanti con negozi di souvenir, caffè lussuosi e ancora ritrattisti.

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Il Tesoro di Notre Dame Baldovino, imperatore di Costantinopoli, aveva contratto un prestito con i veneziani e aveva dato loro in pegno la Corona di spine di Gesù, ma non aveva potuto rispettare le scadenze. Luigi IX Re di Francia (San Luigi) pagò i creditori e nel 1239 prese possesso della preziosa Corona. Negli anni seguenti fece cercare altre reliquie di Cristo e della Vergine. Per custodire queste Sante Reliquie fece costruire un prezioso reliquiario, e impegnò enormi somme di denaro, due volte e mezzo quello che costerà la costruzione della Sainte Chapelle, destinata a riceverle.
All’epoca della Rivoluzione l’Urna Sacra fu destinata alla fusione. Parte delle Reliquie sfuggirono alla distruzione e sono ora custodite in Notre Dame, nel “Tesoro” (visitabile) ed esposte nella chiesa i venerdì di Quaresima e durante la Settimana Santa.
Nel Tesoro di Notre Dame sono conservate: la Corona di Spine, il Santo Chiodo e una porzione della vera Croce di Cristo.
Antonella Filippi
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Ritornando poi verso la Basilica si è potuto visitare una delle chiese più antiche di Parigi: la chiesa di San Pietro, con una bellissima navata in stile romanico del XII secolo. Dopodiché, puntuali, siamo tutti entrati nella grande basilica bianca. Essa fu costruita dopo il 1870, dopo la Guerra Franco-Prussiana, come voto dei cattolici francesi per essere sopravvissuti all’invasione nemica.
Due aspetti che colpiscono subito sono l’interno romanico-bizantino, che affascina per la sua vastità e per i grandi mosaici, e l’esterno, costruito con un calcare bianco così duro e compatto da non essere assalito dallo smog e dalla sporcizia e aver così conservato il candore iniziale dopo oltre un secolo. Ci sono quattro cupole di cui quella centrale supera gli 80 metri di altezza, e si entra percorrendo l’immensa scalinata. Siamo tutti molto commossi e così partecipiamo alla Celebrazione Eucaristica per ringraziare Dio di averci concesso questo bel pellegrinaggio.
Quindi, dopo aver pregato ancora nella basilica, aver fatto le foto di gruppo sulla scalinata antistante, immersi in una grande fila di turisti, prevalentemente orientali, e il pranzo nei pressi del Moulin Rouge, si parte per il viaggio di ritorno.
Purtroppo il pellegrinaggio volge al termine e si avverte un certo sentimento di rincrescimento, tipico di questi momenti; durante il viaggio sul pullman si parla, si fraternizza e si prega.
Si ringraziano calorosamente Renzino e Federico, i quali ancora una volta hanno dato prova della loro grande esperienza di autisti o, come si dice anche oggi, di “navigatori nel mondo reale” e della loro costante vicinanza e disponibilità nei confronti di tutti; il prof. Marco Rissone per la sua preziosa esposizione sui rapporti tra vini e formaggi e sulla storia della famiglia piemontese Cirio, inventrice e regina delle conserve, e il prof. Marco Albera per i suoi interventi di carattere storico-culturale, da tutti apprezzati e seguiti con grande interesse.

Famiglia Bosco
In braccio al nonno Beatrice Bussi,
l’ultima dei tre fratellini, con
Vittoria, Edoardo, i genitori e
i nonni che ci hanno accolto
e accompagnato alla visita di Versailles.
Beatrice riceverà il Battesimo
a Bardonecchia a fine dicembre.
[foto collezione Bussi]







NOTRE DAME DU CHARMAIX

Lunedì 10 settembre 2012 si conclude il ciclo di pellegrinaggi della parrocchia di Bardonecchia a Notre Dame du Charmaix. Quest’anno, contrariamente al passato, non si effettua l’8 settembre perché di sabato.
In processione verso il Santuario di Notre Dame du Charmaix. È Alberto Micai a portare la Croce. [foto L. Tancini]
Sulla piazza del mercato si è molto numerosi e così, oltre al pullman della capienza di 60 posti ci sono anche alcune macchine al seguito per accontentare tutti i pellegrini desiderosi di salutare la Madonna nera. La giornata è splendida, il cielo è terso ed il sole è caldo come quello di agosto.
All’ultima curva, tutti i partecipanti scesi dal pullman, si pongono su due lunghe file precedute dalla croce ed inizia così la recita del Rosario che si conclude nel piccolo Santuario con il canto delle litanie e quello dei Vespri. Segue la S. Messa in cui don Franco, nell’omelia, spiega che la nostra numerosa partecipazione ed il nostro fervore è dovuto all’intimo piacere spirituale di salutare la Madonna nera che, dall’alto delle montagne, veglia su di noi.
La Vergine dello Charmaix, come quella di Myans, è rivestita da un bell’abito, però assai meno ricco, infatti è di preziosa seta bianca tutta ricamata con fiori e rose. Al termine della celebrazione, il Parroco fa notare come siano in atto restauri di abbellimento dell’altare e della nicchia dove è posta la venerata statua della Vergine nera; le custodi del Santuario, all’uscita della chiesa, distribuiscono immagini con la preghiera alla Madonna de Charmaix.
Marco Rissone