VERONA: SANTUARIO N. S. DI LOURDES
GRENOBLE: NOTRE DAME DE MYANS
PELLEGRINAGGIO PARROCCHIALE A PARIGI
NOTRE DAME DU CHARMAIX
* * *
VERONA: SANTUARIO N. S. DI LOURDES
- Mercoledì 23 Maggio –
Alcuni dei pellegrini in posa davanti alla statua
dell’Immacolata di Lourdes posta all’interno del
Santuario di Verona. [foto L. Marchello] |
Il pullman parte in orario perfetto alle 6,00 dalla Piazza
della Fiera di Borgovecchio. Il Parroco è, come al solito, organizzatissimo.
Dopo le preghiere del mattino, fa distribuire i fogli contenenti i testi delle
“lodi mattutine”, seguite da alcuni canti mariani.
Siamo distesi: è una porzione della nostra comunità che si
ritrova assieme. Aspettiamo sempre con piacere questo pellegrinaggio-gita parrocchiale.
Breve sosta per il caffè in autostrada e poi si riparte.
Arriviamo finalmente a Verona, ed esattamente al Santuario della Madonna di
Lourdes da dove possiamo ammirare uno stupendo panorama.
Il Santuario fu costruito dapprima nel centro di Verona nel
1908, ma i bombardamenti della seconda guerra mondiale lo distrussero,
lasciando illesa la bella statua dell’Immacolata, opera dello scultore U.
Zanoni. Per la ricostruzione del Santuario fu scelto un fortilizio austriaco
del 1938 sulla collina di S. Leonardo che domina la città; un luogo di tristissima
memoria per essere stato, nel corso della guerra, un carcere e prigione politica.
La fortezza di guerra e di morte nel 1958 fu trasformata in luogo di pace, di
preghiera e di riconciliazione.
All’interno si possono ammirare le tele del pittore romano
A. Del Vecchio. La Cappella laterale destra è dedicata a San Gaspare Bertoni
(1777-1853), fondatore degli Stimmatini.
Il 1º maggio 2003 è stato inaugurato il percorso del
Rosario, un tragitto panoramico con i pannelli dei venti misteri.
Dopo la S. Messa ne approfittiamo per fare qualche foto
davanti alla statua della Madonna e poi ci ritroviamo per il pranzo al
ristorante adiacente il Santuario. Successivamente si riparte per la visita di
Verona con una preparata guida turistica.
La Basilica dedicata a San Zeno, patrono della città. [foto A. Balsamo] |
Iniziamo dalla Basilica di San Zeno. Esempio perfetto di
romanico, dedicata al patrono della città, ottavo Vescovo di Verona, morto
nell’anno 380. Il meraviglioso portale in legno è rivestito da formelle bronzee
rappresentanti storie del Nuovo e Antico Testamento, oltre alla storia di San
Zeno.
Il giro prosegue al Ponte Pietra. Anticamente chiamato Pons
marmoreus, è l’unico ponte romano rimasto nella città. È a cinque arcate e la
costruzione della sua prima struttura probabilmente in legno, è collocabile
all’epoca preaugustea. È il primo ponte di pietra costruito a Verona. Purtroppo
il celeberrimo balcone di Giulietta l’abbiamo appena intravisto in quanto, in
quel momento, era in fase di restauro.
Giungiamo alle Arche scaligere, situate nel centro storico.
Sono un monumentale complesso funerario in stile gotico della famiglia degli
Scaligeri, destinate a contenere le arche, o tombe, di alcuni illustri
rappresentanti della Casata, tra cui quella del più grande signore di Verona.
Non lontano è la Piazza delle erbe che ricalca l’impianto dell’antico Foro
Romano e per secoli è stata il centro della vita politica ed economica della città.
La zona centrale, il cosiddetto “Toloneo”, è ancora oggi animata da un colorato mercato. Tra le bancarelle, con ombrelloni bianchi, si
ergono colonne e monumenti. Sempre all’interno dell’ansa dell’Adige si trova la
Cattedrale. Questa, che doveva essere l’esempio tipico di romanico veronese
(XII sec.) in realtà nel tempo ha subito varie modifiche che ne hanno snaturato
l’aspetto originario: sia la facciata che il campanile – tra l’altro ancora
incompleto – seppure in tempi diversi, sono stati rialzati, ed anche l’interno ha subito vari interventi manipolativi a
partire dal XV sec. Del complesso del Duomo fanno parte anche le due piccole
chiese adiacenti di Sant’Elena e di San Giovanni in Fonte, nonché il chiostro
del Capitolo su cui si affaccia la Biblioteca Capitolare.
Foto di gruppo davanti all’Arena. [foto A. Balsamo] |
Al termine del nostro tour si presenta ai nostri occhi,
grandiosa, la famosissima Arena. L’anfiteatro Romano che è, insieme a Romeo e
Giulietta, il simbolo che rende famosa Verona in tutto il mondo. Probabilmente
costruita intorno al I sec., l’Arena, come tutti gli Anfiteatri, ospitava gli
spettacoli dei gladiatori. Una struttura solida ed imponente con l’esterno
rivestito di mattoni e pietra veronese che creano uno scintillante effetto
cromatico, mentre l’interno, con il movimento concentrico delle gradinate,
incute negli spettatori un singolare effetto di maestosità.
Grandioso palcoscenico di importanti rappresentazioni musicali, l’Arena
continua a preservare la sua millenaria funzione.
Qui finisce la nostra visita a Verona, è ormai ora di
ritrovare il nostro pullman. Siamo stanchi ma soddisfatti. È sempre bello fare
queste esperienze!
Arrivederci al prossimo viaggio.
Ernestina Guy
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La comunicazione ufficiale del 69º miracolo legato a Lourdes
riguarda la guarigione miracolosa di Suor Luigina Traverso, Figlia di Maria
Ausiliatrice, avvenuta a Lourdes il 23 luglio 1965, nel corso di un
pellegrinaggio organizzato dall’O.F.T.A.L. Alla partenza era gravemente
ammalata di lombosciastica paralizzante in meningocele, ma al suo rientro fu
giudicata guarita, com’è scritto sulla cartella clinica per mano del primario dott.
Claudio Rinaldi: «tornata da Lourdes inspiegabilmente guarita».
La notizia del miracolo è stata data in contemporanea il
giorno 11 ottobre 2012 – giorno di inizio dell’Anno della Fede – da Mons. Alceste
Catella, Vescovo di Casale Monferrato, e da Mons. Martino Canessa, Vescovo di
Tortona, Diocesi originaria della religiosa, «nella fiducia che il miracolo
possa essere di aiuto alla fede del popolo cristiano». (Da “Avvenire” del 12
ottobre 2012)
GRENOBLE: NOTRE
DAME DE MYANS
- Martedì 24
Luglio -
Martedì 24 luglio è una data molto attesa da tutti coloro
che soggiornano a Bardonecchia per le vacanze, perché ha luogo un evento di
rilievo: la gita-pellegrinaggio in Francia organizzata dalla Parrocchia.
Quest’anno si è particolarmente numerosi: 60 iscritti, perché il programma è
assai allettante: Santuario di N. D. de Myans, in Savoia, dove sarà celebrata
la S. Messa; visita alla città di Grenoble, capoluogo del dipartimento dell’Isère
e capitale del Delfinato e, infine, una sosta alle Distillerie della Grande Chartreuse di Voiron.
Superato il traforo del Fréjus, recitate le orazioni del
mattino e cantate le lodi, il Parroco ci fa entrare nello spirito della
giornata raccontandoci che la devozione mariana, in Francia, ha tre riferimenti
con le immagini della Madonna Nera: una a Lione, presso il Santuario di
Fourvière, oggetto del pellegrinaggio del 2011; uno a Myans, presso Montmèlian,
dove siamo diretti; ed infine allo Charmaix, sulle montagne di Modane.
La statua della Madonna Nera
venerata 52 nel Santuario di
Myans. [foto L. Tancini]
|
Superato St. Jean de Maurienne la valle dell’Arc si apre via
v
ia sempre di più fino a giungere ad Aiguebelle dove si intravvede la grande e
maestosa Combe de Savoie. Il panorama che si offre allo sguardo dell’attento e
curioso turista è splendido, si ammirano infatti i dolci pendii vitati da cui
si ottengono i noti vini di Abymes e gli imponenti massicci rocciosi che
sovrastano l’intera vallata.
Avvicinandosi alla meta risulta ben visibile la grande
statua della Madonna in bronzo dorato che svetta sul massiccio campanile in
pietra di foggia quadrangolare situato alla sinistra del Santuario. La visione
risulta particolarmente suggestiva anche di notte perché la Vergine è
illuminata da potenti riflettori che consentono di scorgerla anche dalla vicina
autostrada.
Il piccolo Santuario si erge ai piedi del Monte Granier, su
di una collina a lato della valle che da Montmélian degrada dolcemente verso Chambéry.
Arrivando sul piazzale del Santuario notiamo anche la guglia del minuscolo
campanile sul tetto della costruzione, dotato di 14 campane che nei giorni di
festa suonano, con un melodioso carillon, le lodi mariane.
Incastonata nel portale triangolare che sormonta l’ingresso
della chiesa vi è la statua della Madonna con in braccio il Bambino Gesù in
marmo bianco, opera dello scultore savoiardo Carle (1638).
Nella Basilica inferiore di Myans, dov’è
la statua della Madonna. [foto L. Tancini]
|
Varcato il portone d’ingresso siamo immediatamente colpiti
dalla particolare costruzione dell’edificio, infatti – come a Lourdes – ci appare la basilica superiore,
austera, di più recente edificazione, di grandi dimensioni, idonea ad
accogliere i grandi pellegrinaggi raggiungibile con due scale laterali, ed in
basso la chiesetta storica a cui si accede con un’ampia scalinata centrale
della stessa ampiezza della navata. La cripta ha tutte le pareti finemente decorate
riportanti 9 dipinti di Beati e Santi, mentre la volta è completamente
affrescata con la storia della fondazione della chiesa, che ci viene raccontata
da un oblato del Santuario, in un francese italianizzato, quando tutti i
pellegrini hanno trovato posto nei banchi.
Il Santuario ha avuto origine da un fatto storico. Il Monte
Granier, alto 1.938 metri, a causa di erosioni e a seguito di un terremoto
avvenuto il 24 novembre 1248, avvertito anche in Inghilterra, franò
rovinosamente travolgendo sedici villaggi, fra cui St. André, causando almeno
5.000 morti. La storia narra che l’enorme quantità di detriti, arrivando di
fronte alla piccola Cappella della Madonna Nera – citata in documenti risalenti
almeno al 1100 – non la travolse, ma si separò in due tronconi, a destra e a
sinistra, lasciando l’edificio intatto. Questo avvenimento fu giudicato
miracoloso e la gente volle immediatamente costruire una Cappella più ampia per
ospitare la statua che divenne subito meta di continui pellegrinaggi da tutta
la Savoia. In tempi successivi venne costruita la Basilica superiore.
La statua della Madonna Nera proviene probabilmente
dall’Etiopia portata, a suo tempo, dai Crociati. Gli abiti che l’adornano sono
assai preziosi e tessuti con fili d’oro.
Grenoble: la bellissima Piazza St. André. [foto L. Tancini] |
La Santa Messa viene celebrata con grande raccoglimento e
partecipazione da parte di tutti.
Il tempo è tiranno per cui, acquistati alcuni ricordi del
Santuario, si parte subito alla volta di Grenoble che raggiungiamo in circa
un’ora e mezzo di viaggio grazie all’eccellente collegamento autostradale.
Fatta salire la guida facciamo un giro turistico ammirando il villaggio
olimpico costruito per le Olimpiadi invernali del 1968.
La guida ci spiega che il nome di Grenoble deriva da
“Grazianopolis”, nome imposto dall’imperatore romano Graziano nel 379
all’antico borgo gallo-romano e fin d’allora vi costituì la sede episcopale.
La storia della città è molto intensa, infatti fu dominio
arabo fino al X secolo quando i conti di Albon si impadronirono del Delfinato,
così denominato a partire dal XII secolo da “Dolphin”, soprannome dato all’erede
del conte Guigues III.
Grenoble è inoltre città di cultura, infatti Umberto II, già
nel 1339, vi fondò una Università con tre Facoltà ed un Politecnico nazionale
molto frequentati anche da studenti stranieri. Grenoble è una città moderna,
vivace ed accogliente situata ai piedi delle Alpi francesi a 212 metri s.l.m.
nella breve pianura formata dall’incontro della valle dell’Isère che dalla
Savoia entra nel Delfinato e dalla valle del Drac, un tempo famosa per
l’industria dei guanti ora per i cementifici, cartiere e la metallurgia.
A Grenoble, nel 1783, nacque il celebre romanziere Stendhal,
pseudonimo di Marie-Henri Beyle, autore di numerosi romanzi fra cui “La certosa
di Parma”, e molto amante dell’Italia in particolare di Milano dove soggiornò
fino al 1821; anche Condillac, padre della filosofia sensista, nacque a
Grenoble nel 1714.
È l’ora di pranzo e la nostra hostess ci accompagna nel
locale prenotato nella bellissima piazza St. Andrè dove ha sede la chiesa
gotica, edificata nel sec. XIII, dedicata al Santo ed alla splendida facciata
del Palazzo di Giustizia eretto fra il XV ed il XVI secolo.
Nel primo pomeriggio la guida ci conduce nelle viuzze della
città antica, visitiamo così la piazzetta del mercato delle erbe, del pesce,
ammiriamo pure alcuni cortili interni che ci forniscono uno spaccato
dell’edilizia rinascimentale della città; i vecchi fondachi, laterali alle
strade, sono stati trasformati in laboratori di pasticceria con specialità medio-orientali:
siriane, marocchine, algerine, tunisine e le vetrine sono stracolme di dolci
dagli sgargianti colori rosso, arancioni, giallo, verde, celeste, mentre dai
ristoranti indiani provengono intensi profumi misteriosi di spezie
orientali. Non ci è possibile visitare la Cattedrale di Notre Dame perché il
martedì è giorno di chiusura, in compenso percorriamo le centralissime Rue
Republique e Rue Montorge, vediamo così la casa natale di Stendhal, ci
soffermiamo ad ammirare la bellissima Place Grenette con i fioritissimi vasi e
la fontana. Concludiamo il giro turistico con il Jardin de Ville.
Il famoso liquore dei monaci della Chartreuse è
ottenuto facendo macerare 120 essenze
aromatiche provenienti da ogni parte del mondo.
[foto L. Tancini]
|
Ripartiamo con il pullman ed in circa un’oretta di viaggio
giungiamo a Voiron, sede delle distillerie della Grande Chartreuse. Prima della
visita assistiamo ad un bellissimo filmato tridimensionale, assai suggestivo,
sulla fondazione della Certosa da parte di San Bruno nel 1084 e sulle prime
elaborazioni del celebre liquore ottenuto facendo macerare 120 essenze
aromatiche provenienti da tutto il mondo. Con ancora negli occhi queste bellissime
visioni, una hostess, con sobrio abbigliamento dello stesso colore della
Chartreuse verde, ci accompagna, prima in distilleria – dove il prof. Marco
Rissone sintetizza il processo tecnico dell’operazione della distillazione
discontinua per l’estrazione degli aromi dalle varie essenze – e poi le immense
cantine sotterranee contenenti i grandi tini in legno dove i liquori si
affinano ed i sapori si amalgamano creando una piacevole armonia organolettica.
Al termine della visita l’ampia sala di degustazione
accoglie i visitatori che, dopo avere assaggiato i vari tipi di elisir: giallo,
verde e del IX centenario, possono fare i vari acquisti.
Si riprende così la strada del ritorno contenti per ciò che
si è visto ed un briciolo di malinconia nel cuore perché è stato tutto così
veloce.
Transitando vicino a Myans un’ultima Ave Maria alla Vergine
perché ci protegga per questo anno da tutti i mali.
Marco Rissone
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Ecco come possiamo raffigurare questo Anno della Fede: un
pellegrinaggio nei deserti del mondo contemporaneo, in cui portare con sé solo
ciò che è essenziale ... il Vangelo e la Fede della Chiesa, di cui i documenti
del Concilio Ecumenico Vaticano II sono luminosa espressione, come pure lo è il
Catechismo della Chiesa Cattolica, pubblicato venti anni or sono.
BENEDETTO XVI
(omelia dell’11 ottobre 2012 per l’apertura dell’Anno della
Fede)
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PELLEGRINAGGIO PARROCCHIALE A PARIGI
Solitamente quando
si parla di pellegrinaggio si hanno in mente la classiche mete, come Oropa,
Varallo o Varese qui vicino a noi, oppure Loreto, Lourdes, Fatima, Santiago de
Compostela a livello internazionale. Mai si pensa a Parigi, perché questa è
sempre e soltanto la “Ville Lumière”, splendida città di cultura e arte, ma
soprattutto di mondanità, voluta e cresciuta prima con la pomposità dei
regnanti francesi, poi con la cosiddetta “Grandeur” del fugace impero
napoleonico, dal quale la fede e la Chiesa Cattolica furono addirittura violentemente
perseguitati.
Eppure, ad una neanche tanto profonda analisi, si scopre che
anche una città apparentemente pagana come questa è piena di testimonianze
cristiane che sono sopravvissute alla scristianizzazione della Rivoluzione, e
sono lì a testimoniare che, nonostante tutto, la fede è sempre stata fortemente
radicata sul suolo di Francia. Così sempre più frequentemente i suoi quartieri
vengono scelti dai pellegrini di tutto il mondo per le loro preghiere, con
visite ai suoi luoghi sacri: ovviamente, in primis, la cattedrale di Notre Dame, poi Saint Etienne, Saint Sulpice, la Basilica del
Sacré-Coeur di Montmartre e la piccola Cappella di Rue du Bac.
Proprio da quest’ultima chiesetta è iniziato quest’anno il
pellegrinaggio estivo di Bardonecchia, per concludersi, dopo la visita di altri
tesori sacri e profani di Parigi e Versailles, all’imponente Basilica del
Sacré-Coeur. Il gruppo di pellegrini bardonecchiesi è partito in pullman alle
ore 6,00 del giorno 20 agosto. Dopo i saluti e il benvenuto da parte di don
Franco, e dopo la recita della preghiera del mattino, il Parroco illustra prima
di tutto l’organizzazione del pellegrinaggio, sempre impegnativa ed
encomiabile, che ha richiesto contatti con vari uffici turistici per le visite
guidate di Parigi e Versailles e il pernottamento. Quindi parla della Medaglia Miracolosa
e della vita di Santa Caterina Labouré, come anticipatrice delle apparizioni mariane di Lourdes. Le origini della Medaglia Miracolosa
sono legate alle apparizioni mariane della Cappella di Rue du Bac di Parigi nel
1830, quando il 27 novembre la Vergine Immacolata apparve a Suor Caterina,
Figlia della Carità, e le chiese di fare coniare una medaglia secondo un
modello voluto da Lei.
«Maria è in piedi sul globo, le sue
mani emanano raggi, simbolo delle
grazie che spande su coloro che
gliele chiedono...».
[foto L. Inglese Ganora
|
Caterina Labouré era nata nel piccolo villaggio di Montbard,
in Borgogna, tra praterie, campi di grano e vigneti. I suoi genitori erano di
origine contadina e possedevano una grande fattoria; il padre godeva della
stima di tutti e per tutti era Mastro Pietro Labouré. Nel 1793, in pieno
periodo del Terrore della Rivoluzione Francese, aveva sposato una ragazza delle
vicinanze, Luisa Gortrand. Caterina nacque nel 1806, nona dopo una sorella e sette fratelli e seguita ancora da altre due
sorelle. In questa famiglia, dove si lavora moltissimo, regna l’amore fraterno
e Dio è sempre al primo posto: tutti insieme Lo pregano ogni sera e i bambini
imparano molto bene a pregare, prima ancora di leggere e scrivere. I genitori
di Caterina hanno molto da fare e non possono portarla a scuola, che non è
neppure obbligatoria. Dopo la precoce morte della madre, che lascia la famiglia
in un grande dolore, la ragazza si rifugia nell’amore di Maria e, insieme alle altre
sorelle, cerca di mandare avanti la fattoria del padre. Nel 1818, all’età di
dodici anni, fa la sua Prima Comunione e ora comincia a vedere la sua vocazione
e il vero senso della sua vita. Ma il padre si oppone alla sua vocazione e per
dissuaderla la manda a Parigi, nel ristorante del fratello Carlo, dove potrebbe
cambiare parere. Ma Dio l’attende proprio a Parigi, alla Casa delle Figlie
della Carità.
«Suor Caterina ... vide la Vergine,
mentre presenta a Dio il globo sormontato da una piccola croce, che rappresenta il mondo ed ogni persona in particolare». [foto L. Inglese Ganora] |
Così Caterina, dopo un sofferto consenso del padre,
all’inizio del 1830 inizia il suo postulato nella casa di Chatillon sur Seine
all’insegna di una profonda felicità; inizia poi il suo noviziato e, qualche
giorno dopo il suo arrivo, ha luogo la traslazione del corpo di San Vincenzo
dalla Cattedrale di Notre Dame di Parigi alla Cappella dei Lazzaristi, sempre a
Parigi. Poco dopo, una notte, quando si trova in preghiera nella Cappella, un
bambino le annuncia la comparsa della Santa Vergine. La Vergine le confida
parecchie cose, che poi Caterina trascriverà o racconterà fino al 1876, poco
prima della sua morte: le dice che i tempi sarebbero stati molto duri e molti
mali sarebbero successi al mondo e in particolare alla Francia, ma se la gente
fosse accorsa ai piedi dell’altare avrebbe avuto molte grazie; quindi la
Vergine scompare. La seconda apparizione si verificò il 27 novembre 1830 e qui
la Vergine le dice che avrebbero dovuto invocarla così: «Maria concepita senza peccato, pregate per noi che
ricorriamo a Voi» e di incidere questa frase su una medaglietta da portare sempre con sé per
essere ricolmati di grazie.
San Vincenzo de’ Paoli. Dietro la
statua c’è il mosaico che riproduce
una fiamma, simbolo della carità
che bruciava il suo cuore.
[foto P. Mossetti]
|
Così, con questa prima descrizione del pellegrinaggio, dopo
una breve sosta lungo l’autostrada, è giunta l’ora del pranzo, il primo pasto
in terra francese, consumato in allegria e amicizia con il pensiero rivolto in
avanti verso le bellezze di Parigi. Qui si giunge verso sera, dopo aver
percorso e ammirato centinaia di chilometri di ordinata campagna francese; dopo
esserci sistemati nell’albergo, in camere belle, pulite e accoglienti, e aver cenato
in un ristorante poco distante, ognuno è libero di dedicare la serata ad una
prima visita di Parigi: e pare quasi un obbligo visitare per primo
quello che è il simbolo indiscusso di tutta la Francia, la Tour Eiffel, che
affascina sempre con la sua imponenza sia di giorno sia di notte, soprattutto
quando, quasi magicamente, è avvolta da giochi di luci. Il giorno successivo è
stato molto intenso, iniziando con la prima meta del nostro pellegrinaggio, la
Cappella della Medaglia Miracolosa di Rue du Bac. Si tratta di una strada lunga
1.150 metri lungo la quale si incontra, al numero 140, un portone che introduce in una delle Cappelle più importanti di tutta la Francia: è
la Chapelle Notre Dame de la Medaille Miraculeuse, luogo da cui si è diffuso il
culto di questa medaglia voluto dalla Madonna. La chiesa si trova all’interno
del convento delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, ed è divenuta
meta di pellegrinaggi: fu qui infatti che nel 1830 la suora novizia Caterina Labouré
ebbe le visioni della Santa Vergine, che le richiese di far coniare la
medaglia, conosciuta poi come miracolosa, e la cui diffusione fu rapidissima, fino
ad arrivare al miliardo nel 1876, anno della morte di Caterina. Anche oggi,
nonostante le apparizioni non siano approvate dalla Chiesa, questo culto è
presente in tutto il mondo.
L’urna con il corpo di S. Luisa de Marillac
che, con S. Vincenzo de’ Paoli, fondò la
Compagnia delle Figlie della Carità.
[foto L. Inglese Ganora]
|
In questa chiesa luminosa, bellissima pur nella sua semplicità, ci siamo
raccolti in preghiera e don Franco ha celebrato per noi la S. Messa, da tutti
vissuta intensamente e con emozione. Vi sono tre navate: la centrale, molto
ampia e verticale, e le due laterali, soppalcate per poter accogliere più
pellegrini. L’altare al centro dell’abside è quello che nel 1856 ha sostituito l’altare
originale delle apparizioni, mentre il tabernacolo è ancora quello originale
del tempo di Caterina; tutto è dominato dalla Vergine dei Raggi, circondata dalle
12 stelle, che riproduce l’effigie della medaglia miracolosa. Sul lato sinistro
dell’altare c’è la statua di San Giuseppe con il Bambino Gesù, mentre su quello
destro una statua in marmo della Vergine con in mano un globo dorato che
sovrasta il corpo di S. Caterina conservato intatto. A destra, in un’altra
Cappella, la statua di San Vincenzo de’ Paoli sormonta l’altare originale delle
apparizioni.
Successivamente, con il pullman abbiamo iniziato il giro
turistico di Parigi, principalmente attraverso il quartiere latino, simbolo
della vita universitaria parigina, così chiamato perché legato all’esistenza
dell’Università della Sorbona, dove l’istruzione universitaria veniva tenuta
principalmente in lingua latina.
Con la descrizione, non solo della guida turistica
ufficiale, ma soprattutto della professoressa Antonella Filippi, di origini
bardonecchiesi da parte di mamma e presente a Parigi per le vacanze, che in
questi giorni si unisce al nostro gruppo, abbiamo visto il Pantheon, enorme
edificio sorto come chiesa, poi trasformata in edificio civile nel corso della
Rivoluzione. La chiesa era stata fatta costruire da Luigi XV, come voto per la
guarigione da una malattia, e fu dedicata a Santa Genoveffa, patrona della
città. Lì vicino abbiamo visitato la bella chiesa di Saint Etienne, con una
facciata originale a tre piani, un grande crocifisso appeso alla parete che
separa la navata dal coro e un pulpito barocco sostenuto dalla statua di
Sansone, oltre alle reliquie di Santa Genoveffa.
Abbiamo proseguito in pullman verso altri luoghi celebri.
Abbiamo sostato sul piazzale di fronte alla piramide del Museo del Louvre da
cui, guardando attraverso l’Are du Carrousel, si possono vedere allineati i
Giardini delle Tuileries, l’Obelisco di Place de la Concorde e l’Arco di
Trionfo al fondo degli Champs Elysées; siamo passati in Place de la Bastille,
di fronte all’Opéra e al moderno Centro Pompidou, e ancora di fronte al Museo d’Orsay e al Palazzo dell’Assemblea Nazionale; infine
abbiamo fatto un’ultima tappa di fronte al complesso monumentale di Les
Invalides, sede di musei militari e della tomba di Napoleone.
A St. Louis des
invalides, dov’è la tomba di Napoleone. [foto G. Alimento]
Terminata questa prima visita di Parigi, dopo il pranzo si
parte alla volta della vicina cittadina di Versailles, sede dell’imponente
Reggia, fatta edificare dal Re Luigi XIV, che governò la Francia per oltre 70
anni con l’appellativo di Re Sole. Così si arriva alla grande spianata della
Reggia che attraversiamo sotto il sole cocente, cercando di giungere prima
possibile in salvo nelle limitate zone di ombra. Poi, suddivisi in due gruppi con
rispettive guide, ci apprestiamo alla visita di quello che è considerato uno
dei Palazzi antichi più belli al mondo, sicuramente uno dei più grandi e sfarzosi.
Quella che inizialmente era solo una casa di caccia, fatta
costruire dal re Luigi XIII, con il figlio Luigi XIV era stata trasformata alla
sua morte nel 1715 in una immensa reggia, divenuta simbolo della sua potenza
politica e militare; e per realizzarlo sperperò patrimoni statali enormi,
impensabili per l’epoca. E- non si può neanche dire che il Re si fosse spostato
a Versailles perché amasse la natura, gli animali o l’aria sana della campagna,
ma solo perché a Parigi si sentiva assediato da continue congiure di nobili,
che avrebbe potuto controllare meglio in uno spazio più raccolto, come quello
di Versailles. Dopo un po’ di attesa all’entrata, visitiamo gli appartamenti
del Re, della Regina e il famoso Salone degli Specchi. Le diverse stanze sono
intitolate ai pianeti e sono raccolte attorno al Salone di Apollo, Dio del
Sole, che era la Camera del Trono, nel quale era stato sistemato su un tappeto
persiano un solido trono di argento. Noi le abbiamo attraversate tutte e
abbiamo colto i particolari essenziali grazie alle esaurienti spiegazioni delle
due guide, anche se con difficoltà a causa della grande ressa di visitatori.
In Place des Vosges. [foto G. Alimento] |
La Stanza del Re è stata restaurata negli stessi temi rosso
e oro originari, mentre lo splendore delle stanze della Regina è ancora
maggiore e più lussuoso. Ma il luogo veramente più sfarzoso della Reggia per le
sue vistose dorature è senza dubbio il Salone degli Specchi: è una sala enorme,
lunga forse più di 80 metri, con moltissime alte finestre che guardano sui
giardini sconfinati. Nella cornice di questo salone furono proclamati imperi
(Impero Germanico nel 1871, dopo la sconfitta della Francia nella Guerra
Franco-Prussiana del 1870) e firmate rese (resa della Germania alla fine della
Grande Guerra nel 1918 e resa della Francia a Hitler nel 1940).
Alla sera, dopo essere ritornati a Parigi ed aver cenato, si
è ancora approfittato di alcune ore per percorrere il centro oppure salire
sulla Tour Eiffel o sull’Arco di Trionfo, dai quali si è potuto godere
dall’alto dello spettacolo impressionante della vita notturna della città.
Il giorno successivo, 22 agosto, partiamo in pullman
dall’albergo alla volta di Notre Dame, l’imponente e fascinosa cattedrale
gotica che da 850 anni troneggia sull’Ile de la Cité. La cattedrale è stata
costruita sui resti di due chiese precedenti, una è del IV secolo e l’altra è
una basilica del VI secolo; poiché quest’ultima, verso la metà del XII secolo, era
mal ridotta si decise di sostituirla con una cattedrale così imponente da
rivaleggiare con altre basiliche. Nel corso dei secoli subì molte traversie e
danni, specialmente durante la Rivoluzione, fino al restauro del XIX secolo
operato dall’architetto Eugene Viollet-le-Duc, il quale passò quasi venti anni
a restaurare statue e vetrate, demolite o asportate dalla stupidità dell’uomo.
La cattedrale colpisce subito per l’eleganza del suo
profilo: a partire dalla facciata con le due torri campanarie, abbiamo potuto
osservate i tre portali, di cui quello centrale rappresenta il Giudizio
Universale, quello a sinistra la Vergine Maria e quello a destra Sant’Anna. Al
di sopra sono molto belli i rosoni, vetrate circolari tipiche dell’architettura
gotica, con diametri da 13 a 21 metri. Anche l’esterno dell’abside, circondato e
avvolto da altissimi archi rampanti, risulta grandioso e tanto bello da far
passare molto tempo ad ammirarli con il naso all’insù. Lo spazio interno, anche
se un po’ buio, è maestoso e si sviluppa su cinque navate con moltissime
Cappelle laterali. Da Notre Dame ci spostiamo in pullman a Montmartre, dove c’è
un altro importante luogo di culto, la Basilica del Sacré-Coeur, ben visibile
da tutta Parigi. Tutta la zona di Montmartre è formata da una collina situata
all’interno di Parigi e che, allo stesso
tempo, sovrasta la città con un’atmosfera tutta particolare,
quasi da paese. Arriviamo ai piedi della collina e, abbandonato il pullman,
saliamo, divisi in due gruppi, sul trenino monorotaia che porta a metà della
grande scalinata monumentale; da qui percorrendo le strade sulla sinistra della
scalinata – anziché andare direttamente in basilica, nella cui cripta è
prevista la celebrazione della Santa Messa verso le ore 12 – ci è consentita
una breve passeggiata nelle zone circostanti, le più caratteristiche della
vecchia Montmartre: in particolare la Piazza degli Artisti, piena di espositori
e venditori di opere artistiche di ogni genere, e le varie stradine circostanti
con negozi di souvenir, caffè lussuosi e ancora ritrattisti.
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Il Tesoro di Notre Dame Baldovino, imperatore di
Costantinopoli, aveva contratto un prestito con i veneziani e aveva dato loro
in pegno la Corona di spine di Gesù, ma non aveva potuto rispettare le
scadenze. Luigi IX Re di Francia (San Luigi) pagò i creditori e nel 1239 prese
possesso della preziosa Corona. Negli anni seguenti fece cercare altre reliquie
di Cristo e della Vergine. Per custodire queste Sante Reliquie fece costruire
un prezioso reliquiario, e impegnò enormi somme di denaro, due volte e mezzo
quello che costerà la costruzione della Sainte Chapelle, destinata a riceverle.
All’epoca della Rivoluzione l’Urna Sacra fu destinata alla
fusione. Parte delle Reliquie sfuggirono alla distruzione e sono ora custodite
in Notre Dame, nel “Tesoro” (visitabile) ed esposte nella chiesa i venerdì di
Quaresima e durante la Settimana Santa.
Nel Tesoro di Notre Dame sono conservate: la Corona di
Spine, il Santo Chiodo e una porzione della vera Croce di Cristo.
Antonella Filippi
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Ritornando poi verso la Basilica si è potuto visitare una
delle chiese più antiche di Parigi: la chiesa di San Pietro, con una bellissima
navata in stile romanico del XII secolo. Dopodiché, puntuali, siamo tutti
entrati nella grande basilica bianca. Essa fu costruita dopo il 1870, dopo la
Guerra Franco-Prussiana, come voto dei cattolici francesi per essere
sopravvissuti all’invasione nemica.
Due aspetti che colpiscono subito sono l’interno
romanico-bizantino, che affascina per la sua vastità e per i grandi mosaici, e
l’esterno, costruito con un calcare bianco così duro e compatto da non essere
assalito dallo smog e dalla sporcizia e aver così conservato il candore
iniziale dopo oltre un secolo. Ci sono quattro cupole di cui quella centrale supera
gli 80 metri di altezza, e si entra percorrendo l’immensa scalinata. Siamo tutti
molto commossi e così partecipiamo alla Celebrazione Eucaristica per
ringraziare Dio di averci concesso questo bel pellegrinaggio.
Quindi, dopo aver pregato ancora nella basilica, aver fatto
le foto di gruppo sulla scalinata antistante, immersi in una grande fila di
turisti, prevalentemente orientali, e il pranzo nei pressi del Moulin Rouge, si
parte per il viaggio di ritorno.
Purtroppo il pellegrinaggio volge al termine e si avverte un
certo sentimento di rincrescimento, tipico di questi momenti; durante il
viaggio sul pullman si parla, si fraternizza e si prega.
Si ringraziano calorosamente Renzino e Federico, i quali
ancora una volta hanno dato prova della loro grande esperienza di autisti o,
come si dice anche oggi, di “navigatori nel mondo reale” e della loro costante
vicinanza e disponibilità nei confronti di tutti; il prof. Marco Rissone per la
sua preziosa esposizione sui rapporti tra vini e formaggi e sulla storia della
famiglia piemontese Cirio, inventrice e regina delle conserve, e il prof. Marco Albera per i suoi interventi di carattere
storico-culturale, da tutti apprezzati e seguiti con grande interesse.
In braccio al nonno Beatrice Bussi,
l’ultima dei tre fratellini, con
Vittoria, Edoardo, i genitori e
i nonni che ci hanno accolto
i nonni che ci hanno accolto
e accompagnato alla visita di Versailles.
Beatrice riceverà il Battesimo
a Bardonecchia a fine dicembre.
[foto collezione Bussi]
NOTRE DAME DU CHARMAIX
Lunedì 10 settembre 2012 si conclude il ciclo di
pellegrinaggi della parrocchia di Bardonecchia a Notre Dame du Charmaix. Quest’anno,
contrariamente al passato, non si effettua l’8 settembre perché di sabato.
In processione verso il Santuario di Notre Dame du Charmaix. È Alberto Micai a portare la Croce. [foto L. Tancini] |
Sulla piazza del mercato si è molto numerosi e così, oltre
al pullman della capienza di 60 posti ci sono anche alcune macchine al seguito
per accontentare tutti i pellegrini desiderosi di salutare la Madonna nera. La
giornata è splendida, il cielo è terso ed il sole è caldo come quello di
agosto.
All’ultima curva, tutti i partecipanti scesi dal pullman, si
pongono su due lunghe file precedute dalla croce ed inizia così la recita del
Rosario che si conclude nel piccolo Santuario con il canto delle litanie e
quello dei Vespri. Segue la S. Messa in cui don Franco, nell’omelia, spiega che
la nostra numerosa partecipazione ed il nostro fervore è dovuto all’intimo
piacere spirituale di salutare la Madonna nera che, dall’alto delle montagne, veglia
su di noi.
La Vergine dello Charmaix, come quella di Myans, è rivestita
da un bell’abito, però assai meno ricco, infatti è di preziosa seta bianca
tutta ricamata con fiori e rose. Al termine della celebrazione, il Parroco fa
notare come siano in atto restauri di abbellimento dell’altare e della nicchia
dove è posta la venerata statua della Vergine nera; le custodi del Santuario,
all’uscita della chiesa, distribuiscono immagini con la preghiera alla Madonna
de Charmaix.
Marco Rissone