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DAL MUSEO
LA MOSTRA “DI LUCE RIFLESSA”
La locandina della mostra, opera di Andrej Bosc. |
In occasione della festa dello “Scapulaire”, il 20 luglio 2013,
nel Museo di Arte Religiosa Alpina di Melezet, dedicato a don Francesco Masset,
è stata inaugurata la mostra “Di Luce Riflessa - il ’700 a Melezet e
dintorni”. Prendendo spunto dalla data 1713, anno del Trattato di Utrecht,
si è cercato di raggruppare alcuni avvenimenti storici del ’700 che hanno
coinvolto Melezet e l’Alta Valle di Susa, elencandoli in una breve dispensa.
Traiamo da essa alcuni esempi. Ricordiamo che Melezet, piccolo
borgo del Regno di Francia, facente parte del Delfinato e dell’Escarton d’Oulx,
nel 1713 passò sotto il Ducato di Savoia e si trovò in profonda crisi a causa
dei numerosi saccheggi, furti e devastazioni dovuti al passaggio degli eserciti
e alla perdita delle franchigie, come la facoltà di riunirsi liberamente, la
libertà di gestione dei canali di irrigazione, delle fontane, dei forni, ecc.,
concesse alla popolazione fin dal XIV secolo.
Un altro esempio riguarda l’attuale chiesa parrocchiale di
Melezet, costruita alla fine del ’600. Essa fu consacrata solo nel 1726, ad
opera del Vescovo di St. Jean de Maurienne, Francesco Giacinto di Masino.
Attraversando la navata con un po’ d’attenzione è possibile vedere ancora le
croci dipinte al suo interno.
Inoltre nel 1732 venne realizzata una fontana con lastre
scolpite, di cui una firmata Joannes André de Melezeto. Essa sarà ubicata sul
lato nord-est (verso Bardonecchia) della chiesa parrocchiale. Ora si trova di fronte
all’ingresso principale. Per citare altri avvenimenti, ricordiamo che nel 1743,
dopo quasi trent’anni di sede vacante, venne nominato l’ultimo Prevosto di
Oulx, Jean Baptiste D’Orbé de St. Innocent, il quale avrà il compito di
liquidare la Prevostura. Durante una sua Visita Pastorale a Melezet, nel 1771,
egli notò la presenza di un orologio di recente costruzione sul campanile della
chiesa, realizzato dalla Ditta Fratelli Guaraglia orologiai di Torino, lo
stesso orologio che si può ancora ammirare oggi. Nella stessa Visita venne
inoltre citata la presenza delle catacombe ubicate al di sotto della chiesa,
utilizzate per le sepolture provvisorie invernali.
Verso la fine del secolo, in seguito alla Rivoluzione Francese,
nel 1789 fu piantato un tiglio nella piazza antistante la chiesa. Esso fu
considerato “l’albero della libertà”. La popolazione di Melezet per anni si
raccolse attorno all’albero, ballando ed inneggiando all’uguaglianza e
all’emancipazione. Purtroppo venne tagliato verso la metà degli anni ’70 del
secolo scorso, per volere del Comune. Il fatto creò alcuni malumori tra la
popolazione.
Dopo pochi anni, siamo nel 1795, ironia della sorte, il
territorio di Melezet e Bardonecchia, che fu considerato francese per parecchi
secoli, venne saccheggiato dalle truppe rivoluzionarie francesi.
Per concludere questo breve spicchio storico, citiamo, da un
elenco di Parroci che hanno gestito la parrocchia di Melezet nel XVIII sec.: il
primo, Jérome André di Melezet in carica fino al 1703, e l’ultimo, Dominique
Chalmas di Beaulard dal 1787 al 1821.
Il secondo passo della nostra ricerca è stato quello di
evidenziare tutti gli oggetti del XVIII secolo presenti nel Museo, ed è così
che abbiamo potuto valorizzare alcune lampade pensili in bronzo o rame, e da lì
il titolo “Di Luce Riflessa”.
Nei verbali delle Visite Pastorali condotte nel Settecento nelle
nostre parrocchie si fa spesso accenno ad alcuni elementi d’arredo quali le
Lampade Pensili, di varie forme e grandezze, sospese mediante tre catenelle ed
attaccate ad un appendicolo nell’area dell’altare.
Per ornare ed illuminare si ricorre anche all’uso del vetro e
del cristallo di rocca nei Lampadari con pendenti di varie fogge che
permettevano alla luce di rifrangersi, aumentandone l’intensità luminosa. Molto
importanti furono anche i Candelieri, posti sugli altari, ai piedi dei
reliquiari, delle statue o dei dipinti venerati dai fedeli. I nostri candelieri
di epoca settecentesca sono in genere elaborati, scolpiti nel legno, decorati
con motivi floreali e dorati a foglia. Esistevano poi delle Statuette
porta-candela, ossia delle sculture di piccole dimensioni che fungevano da
sostegno per il candeliere. Nella prevalenza dei casi la statuetta
rappresentava la figura di un angelo, talvolta inginocchiato, oppure di un
putto con il candeliere in mano o poggiato sulla testa.
La collezione museale comprende anche alcuni paramenti liturgici
di pregiata fattura confezionati nel XVIII secolo. Pianete, stole e dalmatiche
presentano al visitatore le loro sete
ricamate con fili d’oro e d’argento creando ricchi decori di assoluto
prestigio, pari a molte altre espressioni artistiche. Gli altari, poi, durante
i giorni feriali, erano addobbati da originali paliotti in cuoio di cui il museo
ha alcuni esempi, realizzati all’inizio del ’700, in una bottega di Lyon.
Questi manufatti erano costituiti da un insieme di pelli, generalmente di
capretto, montone o vitello conciate al vegetale, squadrate, dorate, dipinte, punzonate
o impresse a rilievo e unite in funzione delle dimensioni da coprire mediante
cucitura o incollaggio.
E per concludere, aggiungiamo un’altra piccola curiosità e cioè
che è stato presentato, nel corso dell’esposizione, un elenco di confratelli
appartenenti alla Confraternita del Santo Scapolare, costituitasi nel 1651, qui
aMelezet, nella Cappella dedicata allaMadonna del Carmine, ora Museo. Questa
lista di nomi fa parte di un catalogo conservato presso l’Archivio Storico
Diocesano di Susa e si riferisce all’anno 1713. Nonostante Melezet non
appartenesse più al regno di Francia, è interessante constatare che nell’elenco
si trovano tutti cognomi francesi e, molti di questi appartenenti a cittadini
di Névache e Plampinet.
Daniela Ferrero - Valeria
Bonaiti