1920 viale Cappuccio (foto coll. G.Rossi) |
Un viale a Bardonecchia
ricorda Mario
Capuccio,
ingegnere nella Belle Epoque
Maria Luisa
Moncassoli Tibone
Curata da Franca
Ceresa, nipote del celebre Carlo Angelo a cui si devono tanti progetti urbani
per la creazione di una Bardonecchia moderna e turistica dal 1905 al 1923, la
ricca mostra workshop “IL SOGNO LA NASCITA DI UN NUOVO BORGO” ha rievocato al
Palazzo delle Feste, quel progetto che trasformò lo spazio dell’antica pineta.
Qui si vuole brevemente ricordare Mario Capuccio, socio di Ceresa in quella
importante progettazione, che diede il nome al più significativo percorso
urbano della conca di Bardonecchia.
Il nome di Mario Capuccio, l’ingegnere che negli anni
dell’Art Nouveau progettò a Bardonecchia il suo ‘Sogno’ urbanistico, è ricordato
nel lungo viale che, partendo dallo spazio a nord di Bardonecchia, ai piedi del
Borgo Vecchio si volge a sud e raggiunge la strada per Les Arnauds e Melezet.
Era nato a Torino, da
una famiglia della buona borghesia, il 13 marzo 1871. Il padre Gaetano era
ingegnere di grandi vedute. Progettista ferroviario e di impianti idraulici,
diede opera alla sistemazione della torinese Piazza Statuto dove ebbe con il
socio ingegner Paolo Raimondo fin dal 1865 un Ufficio Internazionale
specializzato in Privative Industriali e Brevetti d’invenzione in Italia e
all’estero. Si deve a Gaetano Capuccio, tra i molti progetti, il collegamento
ferroviario tra Susa e la linea del Fréjus. Tra gli incarichi di prestigio, la
delega al Congresso per la visita al Canale di Suez, nel 1855. Morì a 48 anni
nel 1881.
Il figlio Mario, decenne, riuscì tuttavia ad assimilare l’atmosfera fortemente impegnata ed internazionale dell’opera paterna che costituì per lui un retroterra familiare importante ed organico, capace di trasmettergli i primi notevoli interessi ambientali e progettuali, sostenuti da collaudati contatti internazionali.
Dobbiamo ad una
singolare bibliografia i materiali per delineare la formazione giovanile e
l’evoluzione del carattere del nostro ingegnere. Essa ci offre anzitutto
l’elemento cardine di un momento particolarmente creativo, legato allo sviluppo
degli studi universitari ed è la nascita delle Associazioni studentesche,
nell’ambito di una goliardia allora vivacissima.
In un primo
documento, l’Annuario della Associazione
Universitaria Torinese, incontriamo come leader Efisio GiglioTos a cui è
dedicato il secondo importante
documento: un carteggio –epistolario a lui rivolto per molti anni dall’amico
Mario Capuccio. Compaiono nell’ Annuario anche il futuro ingegnere Andrea Luino
organizzatore di feste e Carlo Angelo Ceresa, pittore di scenografie. Saranno i
soci di Mario Capuccio nella progettazione e realizzazione del ‘ Sogno’, un
progetto allora di avanguardia, per vitalizzare spazi e turismo nella conca di
Bardonecchia.
Un terzo documento
tratta, ad opera di A.A.Mola. ancora un’ associazione studentesca, la ‘Corda
Fratres’ (Cuori Fratelli) in cui sono ancora ricordati i nostri protagonisti.Ma
il pezzo forte della documentazione resta l’epistolario, in cui si scopre come,
dopo la laurea ottenuta ventiduenne a Torino in Ingegneria Industriale con la
votazione di 95/100 Mario Capuccio inizia a Parigi una serie di soggiorni
all’estero. Dalla prima tappa parigina passa ad esplorare con vivace interesse
gli Stati Uniti, di cui traccia un ritratto indimenticabile.
1915 Viale Cappuccio, Villa San Giorgio e Palazzo delle Feste(Kursaal) (foto coll. G.P. Di Pascale) |
Tornato dalla lunga esperienza, ritrova gli amici torinesi e
coinvolge Andrea Luino e Carlo Angelo Ceresa nella creazione della Società
Immobiliare Bardonecchia che vide la luce a Torino, il 27 marzo 1907. In quella
manciata di anni, breve e intensa, tornato dal Nuovo Mondo, l’ingegner Mario si
dà a pensare in grande all’origine e allo sviluppo di quel rinnovamento urbano
che, in epoca ancora modernista, egli volle definire il «Sogno». In una Bardonecchia
allora formata da un Borgo Vecchio di antiche baite intorno alla Chiesa
Parrocchiale, e di un Borgo Nuovo sorto per ospitare soprattutto le maestranze
giunte qui per realizzare il Traforo del Fréjus, egli pensa di realizzare un
nuovo borgo residenziale turistico, in cui le ville e un grande albergo con un
Kursaal possano offrire lo spazio moderno ai villeggianti sempre più nomerosi.
Dal dissesto
ambientale del disboscamento e delle alluvioni che avevano colpito la ricca
pineta di Bardonecchia- che prima aveva offerto il materiale ligneo per il
Traforo e successivamente aveva visto
quei terreni devastati dalle piene della Rho- Mario Capuccio elaborò l’idea
moderna una grande rinascita che i suoi soci Luino e Ceresa porteranno a
termine con successo. Mentre il progetto stava decollando egli si ammalò e morì
a Rubiana il 14 maggio 1908, a soli trentasette anni. A sua memoria resta
dunque a Bardonecchia il lungo percorso che, costeggiando l’area allora
rinnovata, attraversa tutta la conca: il viale Capuccio.
L’amicizia nata in
età giovanile con l’architetto Carlo Angelo Ceresa si espresse anche in un atto
di affetto estremo: la creazione nel Cimitero Generale di Torino da parte di
quest’uitimo della tomba di famiglia dei Capuccio, completata dalle allegorie
della Fede e del Lavoro dello scultore G.B. Forchino.