22/10/17

Bardonecchia e la Grande Guerra – 5 (2016)



CANONICO DON GIOVANNI ALFONSO FONTAN

Don Fontan cappellano militare.
(Archivio parrocchiale)
La scuola elementare di Bardonecchia è intitolata a Don Fontan: ma chi era questo sacerdote?
I bambini e anche le persone di mezza età non possono ricordare questa figura così importante per la nostra cittadina perché Don Fontan lasciò la sua vita terrena nel 1964. Lo ricordiamo in queste pagine dedicate alla Grande Guerra perché Don Fontan fu cappellano militare durante il primo conflitto mondiale.
Giovanni Alfonso Fontan era nato ad Exilles l’11 novembre 1883. Dopo gli studi nel Seminario di Susa conseguì la licenza in teologia e fu ordinato sacerdote nel 1909 dal Vescovo di Susa, Monsignor Carlo Marozio. Diplomato maestro presso le scuole salesiane di Torino, iniziò il suo insegnamento nelle frazioni di Exilles, suo paese natale.
Soldato di leva per la classe 1883, nel 1904 fu lasciato in congedo illimitato ma fu richiamato il 28 luglio 1916 nella 1ª Compagnia di Sanità di Torino, presso l’ospedale militare Mauriziano. Nel settembre 1916 giunse al fronte, impegnato nel 123º ospedale da campo. Il 7 settembre 1917 fu nominato cappellano militare(45) e assimilato al grado di tenente nel 73º Reggimento Fanteria Brigata “Lombardia”. Il 29 ottobre 1917 la brigata fu schierata sulle alture alla destra del Tagliamento ed il 2 novembre affrontò un primo sanguinoso combattimento. Il 6 novembre i resti della brigata, ormai ridotti a due soli battaglioni, affrontarono gli austriaci sulle mulattiere di San Francesco a Tramonti e furono costretti a retrocedere. Don Fontan fu catturato dagli austriaci in pieno svolgimento dell’offensiva austriaca proprio il 6 novembre e condotto prigioniero nel campo di Mauthausen, dove rimase fino all’armistizio.
Ricordiamo qui brevemente che cosa erano i campi di prigionia durante la Prima guerra mondiale per poter immaginare le dure prove che subì il nostro Don Fontan: i 470 campi di prigionia degli Imperi centrali erano disseminati su territori vastissimi che andavano dall’Alsazia-Lorena alla Germania, all’Ungheria, Bulgaria e Austria.
Tra questi, il più tristemente noto, quello di Mauthausen(46), fu fatto costruire dalle alte gerarchie austriache in previsione di una rapida vittoria sull’Italia che avrebbe prodotto migliaia di prigionieri. Situato nei pressi della cittadina di Mauthausen, distante 25 km da Linz sul corso del Danubio, il campo era formato da baracche di legno e circondato da reticolati e torrette di guardia. A Mauthausen russi, serbi, italiani raggiunsero la cifra di 40.000 internati, e circa 9.000 di loro vi persero la vita, tra i quali 1.816 italiani. Tra gli italiani, oltre ai soldati prigionieri, giunsero nel campo anche i malati prelevati dagli ospedali abbandonati dopo la rotta di Caporetto e i feriti in barella che ebbero ben poche possibilità di sopravvivenza. Ai militari di truppa italiani fu sempre riservato un trattamento inumano: denutriti, mal vestiti, impegnati nelle compagnie di lavoro, furono utilizzati nella vicina cava di granito di Wiener-Graben; torturati da guardie feroci, appesi al “palo” a morire, abbandonati dai comandi italiani che li consideravano disertori, vissero di stenti nelle baracche fredde, umide e luride, vittime di tubercolosi e pidocchi, si cibarono di topi e di quel poco che trovavano nelle immondizie. Gli ufficiali avevano un trattamento migliore ma le condizioni erano durissime per tutti data la fame implacabile in un tempo in cui nemmeno la popolazione civile aveva di che mangiare. Don Fontan tornò dopo un anno trascorso in quell’inferno, vivo ma certamente provato.
Chiesa di Maria Ausiliatrice, 1937.(Archivio parrocchiale)
Nel gennaio del 1919 lo troviamo impiegato nella 3ª Compagnia di Sanità nell’ospedale Guastalla di Milano e a giugno dello stesso anno nella 1ª Compagnia di Sanità di Torino.
Nello stesso mese per lui finiva la guerra ed era lasciato in congedo illimitato.
Nel 1932 giunse a Bardonecchia dove esercitò il ministero sacerdotale nella chiesetta di Maria Assunta dell’albergo Villeggianti47 in via Sommeiller; contemporaneamente dall’ottobre iniziò l’insegnamento nella scuola elementare del paese. Ma la sua memoria è soprattutto legata alla chiesa di Maria Ausiliatrice.
La Cappella era nata come chiesa privata, voluta da un gruppo di villeggianti che avevano le abitazioni nel borgo nuovo. I soci fondatori erano: il Comm. Mario Bertola, il marchese Alfredo Clavarino, il Cav. Cesare Fantino, il Cav. Giuseppe Fornari, l’Ing. Mario Gioannini, il Cav. Innocente Rigoli, e l’Ing. Giuseppe Verzone(48).
Azione della Società 
per 

Maria Ausiliatrice. 

(Arch.don Gian Paolo Di Pascale)
La chiesa fu terminata nel 1937 e Don Fontan ne diventò il primo cappellano. Fu lui che volle dedicare la Cappella a Maria Ausiliatrice, la Madonna di Don Bosco, in omaggio ai suoi anni di studio trascorsi con i Salesiani a Torino. Costruita anche la casa del cappellano, la Società dei Fondatori cedette il complesso dell’Oratorio di Maria Ausiliatrice alla Diocesi. Nel 1940, con l’entrata in guerra dell’Italia e con l’attacco alla Francia, Bardonecchia fu forzatamente sfollata, gli abitanti dovettero lasciare il paese sulle cui montagne infuriava la battaglia. Don Fontan invece volle rimanere per aiutare i pochi rimasti e diede prova di grande coraggio e umanità. Così lo ricordava il Sindaco cav. Bosticco nel saluto a Don Fontan in occasione del suo funerale: «Nel giugno del 1940, quando scoppiò la guerra, non curante del pericolo, restaste qui volontariamente per continuare la Vostra missione umanitaria; ed io Vi rivedo ancora nel mio ricordo, premurosamente intento a soccorrere feriti e affannosamente indaffarato alla ricerca di tavole e materiali, per comporre in bare improvvisate i poveri caduti, ai quali, pietosamente deste Cristiana sepoltura. Instancabilmente, ovunque vi era bisogno di aiuto o di soccorso, Don Fontan era presente, e anche per dar manforte alle pompe dei Pompieri, intenti nell’estinzione degli incendi»(49).
Giugno 1940, fotografia scattata davanti al Palazzo delle Feste con Don Fontan che benedice le salme dei soldati ricomposte in povere e improvvisate bare. (Archivio dell’arch. Alberto Rabino)

Anche i soci della chiesa di Maria Ausiliatrice vollero ringraziare il loro cappellano Don Fontan per l’abnegazione dimostrata in quei tragici giorni di guerra del 1940: nei verbali della Società, in data 25 luglio 1940, si legge: «Il Consiglio invia innanzitutto un plauso al valoroso cappellano dell’oratorio, teologo Don Alfonso Fontan, per l’opera di alta umanità da lui svolta con sprezzo del pericolo, durante le cruenti operazioni di guerra, che fu tale da meritare l’encomio delle Autorità militari e civili»(50).
Con la Seconda guerra mondiale Don Fontan, che all’epoca aveva quasi sessant’anni, era stato nuovamente chiamato in servizio come cappellano nel Regio Esercito: nel dicembre del 1942 fu «assunto in temporaneo servizio per esigenze di carattere eccezionale e per l’assistenza spirituale presso il R.E., quale cappellano militare di mobilitazione con assimilazione al grado di tenente»(51). Il 4 gennaio 1943 fu assegnato all’VIIIº/A sottosettore della Guardia alla Frontiera di Bardonecchia, che all’epoca era in territorio in stato di guerra(52), e prestò servizio collaborando con gli altri cappellani militari(53).
L’8 settembre 1943 Don Fontan forse era a Torino perché leggiamo questa notizia dal suo foglio matricolare: «Sottrattosi dopo l’8 settembre 1943 alla cattura in territorio metropolitano occupato dai nazifascisti per ricongiungersi ad un comando Militare Italiano».
Don Fontan rimase ufficialmente in servizio militare fino al 25 aprile 1945, ma proprio in quei difficilissimi anni dopo l’armistizio diede a Bardonecchia un’altra grande prova di fedeltà e coraggio.
Il Parroco, Don Coda, nel 1944 – spaventato dai bombardamenti (54) e dalla pericolosa convivenza con i tedeschi – abbandonò la parrocchia e si ritirò nel Seminario di Susa. Bardonecchia da un giorno all’altro rimase senza Parroco: il Vescovo di Susa, Mons. Umberto Ugliengo, si trovò nella difficile situazione di dover dare al paese una guida spirituale e si rivolse a Don Fontan il quale, vista la gravità del momento, accettò.

1944, Bardonecchia bombardata (casa Ambrois). (Archivio don Gian Paolo Di Pascale)

Nel 1944 diventò Parroco e visse con i bardonecchiesi una delle fasi più difficili e dolorose della loro storia. Don Fontan fu ancora una volta esempio di grande forza morale: dal pulpito faceva coraggio alla popolazione e non mancava di sottolineare i soprusi delle truppe di occupazione. «Nel 1944, ricordo ancora e con fierezza, il virile e fermo atteggiamento tenuto nei confronti delle truppe nemiche di occupazione, delle quali non valsero né le intimidazioni né l’arresto in ostaggio, a smorzare o mitigare i roventi moniti lanciati dall’alto Pulpito della nostra Parrocchia»(55).
Finita la guerra, nel 1946, secondo gli accordi presi con il Vescovo, rinunciò all’incarico di Parroco(56) e ritornò a fare il maestro e il cappellano della chiesa di Maria Ausiliatrice.
Nel 1950, dopo 40 anni di insegnamento, lasciò la scuola e il 27 novembre il paese lo ringraziò con una giornata di celebrazioni. Tanti alunni, piccoli e grandi, con commossa riconoscenza ringraziarono il maestro e Don Fontan li salutò con nostalgia e rimpianto.
«Le campane hanno dato l’annuncio con suono festoso, il teol. cav. Canavesio ha rivolto un toccante discorso tratteggiando le benemerenze del sacerdote e del maestro esemplare, il Can. Fontan ha cantato la Messa solenne assistito da Don Gorlier e da Don Ponte, la Cantoria ha eseguito con molto affetto musica di Perosi. […] Dopo la cerimonia religiosa le autorità del Comune accompagnavano il maestro all’albergo della Nuova Italia per un vermouth d’onore iniziato con un brindisi del Sindaco cav. Amprimo»(57).
Il vecchio maestro con un filo di commozione rispondeva a tanto affetto ricevuto con una bella lettera sul Bollettino parrocchiale con un ultimo importante insegnamento ai suoi alunni: «La mia più grande soddisfazione è quella di vedervi crescere buoni, rispettosi verso i vostri genitori, di vedervi amanti del lavoro. Mettete pure molta importanza nell’adempimento dei vostri doveri religiosi. Nella Religione troverete forza per affrontare le difficoltà che incontrerete nelle vostre imprese, per mantenervi sulla retta via»(58).
Nel 1959 Bardonecchia festeggiò i 50 anni di Sacerdozio di Don Fontan con un programma eminentemente religioso: Don Fontan celebrò la sua Messa d’Oro assistito dal Parroco e dal Superiore del Convento francescano.
In chiesa davanti alle autorità e agli alpini che vollero ricordare il cappellano militare, il Can. prof. Rivetti tenne un discorso in cui ricordò Don Fontan sacerdote, maestro, cappellano di guerra e Parroco nelle drammatiche ore di Bardonecchia. Nel pomeriggio le celebrazioni proseguirono a Maria Ausiliatrice tra piccoli racconti sulla vita di Don Fontan(59), recite di poesie, canti. Il “Te Deum” e la benedizione solenne suggellarono la bella giornata.
Don Fontan si avviava verso la vecchiaia: una vita intensa e densa di tragici avvenimenti, due guerre mondiali vissute in prima persona, l’impegno nella scuola e nel sacerdozio, tutto contribuiva a rendere il suo corpo stanco e malato.
Nel 1961 Don Serafino Chiapusso lo sostituì nella conduzione di Maria Ausiliatrice diventandone Rettore.
Nel 1962 Don Fontan lasciò Bardonecchia e si ritirò nella Casa di Riposo di Susa con il titolo di Canonico Onorario della Collegiata di Oulx.
Nel 1964, il 25 gennaio, Don Fontan moriva a Susa e i suoi funerali furono celebrati a Bardonecchia tra grande partecipazione e immensa commozione. «È stato un addio sentito, un addio di gente che deve staccarsi da una persona stimata ed amata, con la quale aveva condiviso per lunghi anni gioie e dolori, speranze e delusioni»(60).
Don Fontan riposa nel nostro cimitero nella cappella della famiglia Marchese.

note ___
45 All’entrata in guerra dell’Italia anche gli ecclesiastici (sacerdoti non parroci, frati, novizi e chierici) furono chiamati alle armi. Nel corso del conflitto furono arruolati 24.446 uomini di Chiesa: i sacerdoti (circa 15.000) furono in gran parte assegnati ai reparti sanitari; i chierici e i novizi (circa 7.000) entrarono nell’esercito come soldati e furono assegnati alle unità combattenti. Il 12 aprile 1915, con una circolare di Luigi Cadorna, furono introdotti nell’Esercito Italiano i cappellani militari. Nel giugno del 1915, con un accordo tra Governo italiano e Chiesa cattolica, fu istituita, con il grado di maggiore generale, la figura del Vescovo di campo, carica ricoperta per tutto il corso della guerra dal VescovoAusiliare di TorinoAngelo Bartolomasi: tra i suoi compiti vi era quello di nominare i cappellani dopo aver raccolto informazioni sui candidati dai loro Vescovi e di proporne la nomina al Ministero della Guerra. I cappellani militari, che raggiunsero il numero di 2.400, assumevano il grado di tenente.
46 Il campo della Prima guerra mondiale fu smantellato dagli austriaci subito dopo la sconfitta: rimane di quel periodo il cimitero di guerra dove sono sepolti 1.816 prigionieri italiani. Nel 1938 sulla collina fu costruito dai nazisti il terribile lager di Mauthausen, una fortezza di granito che doveva essere un campo di sterminio sul lavoro, un lager in cui le possibilità di sopravvivenza furono scarsissime fin dalla sua costruzione. Quando nei primi mesi del 1944 giunsero nella stazioncina di
Mauthausen i primi vagoni piombati con il loro carico di deportati politici italiani, qualcuno tra loro aveva ancora memoria di quel nome. Le SS con i cani feroci li incolonnarono su verso il lager da cui si usciva solo attraverso il camino del crematorio.
47 La Cappella dell’Assunta, detta dei Villeggianti, fu abbattuta nel 1978 durante i rifacimenti dell’edificio dell’albergo Villeggianti; ricostruita al di là della strada nel 1981 fu inaugurata il 18 settembre 1982: conserva dell’antica Cappella la campana e il quadro dedicato alla Madonna.
48 La Chiesetta di Bardonecchia, Borgone di Susa, Tipolito Melli 2003, p. 17.
49 “Don Fontan”, Bollettino Parrocchiale di Bardonecchia, 1964, p. 52. 
50 La Chiesetta di Bardonecchia, op. cit., p. 31
51 Esercito Italiano, Notiziario matricolare, stato di servizio di Fontan Giovanni, p. 2, Archivio dell’Ordinariato Militare, Roma.
52 I Comuni di Bardonecchia, Oulx e Cesana erano stati dichiarati territorio in stato di guerra fin dal 10 giugno 1940. L’VIII Settore G.a.F. era quello che comprendeva Bardonecchia tra il VII, Monginevro, e il IX, Moncenisio. L’VIII Settore era diviso in due porzioni contraddistinte con le lettere A e B.
53 Don Fontan coadiuvava Don Scaglione, cappellano dell’artiglieria della G.a.F., insieme a Don Prinetto Parroco di Melezet. Quest’ultimo dopo l’8 settembre 1943 si unì alle formazioni partigiane della bassa valle: catturato dai tedeschi fu deportato a Mauthausen dove morì. Vedi: Pier Giorgio Corino, Bardonecchia 1940-1943: diario di un ufficiale dell’8º settore Guardia alla Frontiera, Borgone di Susa, Edizione Melli, 2000, p. 165.
54 Dalla valle della Clarée, dal forte dell’Olive, nell’autunno del 1944 ripresero i bombardamenti dei francesi su Bardonecchia quando «dopo lo sbarco in Provenza americani e francesi si erano spinti anche verso leAlpi fino a toccare la vecchia frontiera con l’Italia». Per saperne di più: Alberto Turinetti di Priero, “1944, le grange Chevillot, luogo sperduto e dimenticato”, «in... Libreria», Librerie Panassi, S. Ambrogio, nº 34, agosto-settembre 2015, p. 10 e 11.
55 “Il saluto del Sindaco Cav. Bosticco a Don Fontan”, Bollettino parrocchiale di Bardonecchia, 1964, p. 52.
56 Nel 1946 fu nominato Parroco Don Francesco Bellando.
57 “L’omaggio al Canonico teol. Fontan nel 40.mo d’insegnamento”, Bollettino parrocchiale di Bardonecchia, 1950, p. 6.
58 “Ringraziamento di Don Fontan”, Bollettino parrocchiale di Bardonecchia, 1950, p 7.
59 “Vita di don Fontan” del Prof. Don Guido Ferrero.
60 “Don Fontan”, Bollettino parrocchiale di Bardonecchia, 1964, p. 49.

FONTI:

Testimonianza di Don Gian Paolo Di Pascale. • Esercito Italiano, Archivio dell’Ordinariato Militare, Roma,Notiziario matricolare, stato di servizio di Fontan Giovanni. • Bollettino parrocchiale di Bardonecchia, 1950, 1959, 1964. • La Chiesetta di Bardonecchia, Borgone di Susa, Tipolito Melli 2003.