Carissimi accompagnatori, animatori, catechisti e religiosi,
«è dovere permanente della Chiesa
di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così
che possa rispondere ai perenni interrogativi degli uo- mini sul senso della
vita presente e futura e sulle loro relazioni reciproche» (Gaudium et Spes, 4).
Così si esprimeva il Concilio
Vaticano II con parole che risuonano
profetiche nel presente della nostra Italia e del mondo intero. Questa è l’identità di noi
credenti: siamo portatori della luce del Vangelo in tutte le situazioni della
vita.
In comunione con i Vescovi e con tutti i
pastori delle nostre Chiese locali veniamo a voi in questo momento particolare:
da alcuni giorni tutto è cambiato e continua a cambiare, richiedendo una
capacità di adattamento sempre nuova.
Nel momento in cui ci viene chiesto di
adottare comportamenti responsabili come cittadini della stessa nazione,
crediamo che chi è impegnato nell’annuncio abbia una responsabilità
ulteriore. In primo luogo, abbiamo il compito di diffondere il gusto della
buona notizia in modo preciso e accurato, senza esagerazioni o
spettacolarizzazioni. Come testimoni del Vangelo nel mondo siamo chiamati a
dimostrare che in tempi eccezionali le persone speciali si manifestano facendo
cose normali, come il rispetto accurato delle regole che riguardano tutti.
Tuttavia, come credenti e annunciatori, possiamo e dobbiamo vivere questo
ordinario con un di più di senso evangelico, che possiamo provare a tradurre
con tre parole: essenzialità, interiorità e comunità.
La raccomandazione “Io resto a casa” può
diventare l’occasione per ritrovare l’essenzialità nella vita ordinaria.
Paradossalmente la limitazione ad alcune possibilità ci fa scoprire che tante
cose non sono necessarie per una vita veramente felice. D’altra parte, sentiamo
la nostalgia di qualcosa di pro- fondo a cui non possiamo rinunciare, se non
per un tempo limitato. Così, mentre i cammini formativi si sono interrotti, ci
rendiamo conto che la catechesi non si limita alla preparazione ai sacramenti,
ma nutre l’intera vita cristiana. Mentre ci scopriamo fragili, l’ascolto
meditato della Parola di Dio ci fa riconoscere il valore dei doni quotidiani
del Signore, come la vita, la salute, il cibo e gli amici.
1 Tra le mura domestiche possiamo
coltivare anche l’interiorità. Messa da parte la frenesia, possiamo riascoltare
noi stessi e gli altri in modo nuovo, per riscoprire chi siamo, cosa
desideriamo, in cosa crediamo. Come credenti non possiamo dimenticare che siamo
in Quaresima, quel tempo che la Liturgia ci aveva fatto aprire con l’invito di
Gesù ad incontrare il Padre nel segreto (cfr. Mt 6,1-18). Restare soli con se
stessi non è facile: ma possiamo rieducarci ed educare gli altri a riscoprire
il silenzio come spazio necessario per ritrovare se stessi e incontrare il
Padre buono, che vede nel segreto.
La solitudine fisica forzata può aiutare
a recuperare anche un’idea più evangelica di comunità. Si tratta di tornare a
considerare la Chiesa come la comunità spirituale dei credenti in Cristo, che
nella società è lievito e sale (Mt 13,33; 5,13). Pur restando fisicamente a
casa, ma senza chiuderci in noi stessi, quanti volti, quante persone, quante
storie di vita tornano alla nostra mente e nei nostri cuori? Stiamo poi
imparando ad apprezzare l’impegno generoso degli operatori sanitari e di tanti
che quotidianamente compiono gesti in favore dei più deboli. Alla logica della
paura dell’altro, il cristiano risponde con la cura personale e la preghiera di
intercessione soprattutto per i più bisognosi. Questa è la solidarietà cristiana,
fatta di impegno concreto, di relazioni solidali e di preghiera.
A questo proposito, non possiamo non
ammettere che ci mancano le nostre celebrazioni comunitarie. I collegamenti
virtuali sono utili e persino necessari: bisogna senz’altro salutare con favore
e sostenere le iniziative di chi nelle parrocchie ha sviluppato strumenti come
la radio, la tv o i canali streaming per far arrivare la voce o le immagini
delle celebrazioni in tutte le case. Al contempo, questo ci fa desiderare
ancora di più di tornare presto all’incontro personale, che è anche fisico, con
l’eucaristia, centro della vita comunitaria ecclesiale e della comunione con
Dio.
Proponiamo dunque alcuni suggerimenti da
adattare secondo le diverse fasce di età:
• la preghiera in famiglia può
concretizzarsi come la lettura meditata o lectio divina del vangelo domenicale;
• il tempo libero può consentire
di fare spazio ad alcune relazioni, soprattutto con le persone più fragili o
sole, facendo sentire la vicinanza della comunità cristiana anche con una
telefonata o un messaggio;
• si può suggerire di valorizzare
alcuni momenti della vita familiare quotidiana: la preghiera del mattino e
della sera, la preghiera prima e 2 dopo i pasti, la benedizione tra familiari
soprattutto dei genitori ai figli;
• aiutiamo a celebrare la
quotidianità come spazio sacro di consegna e di accoglienza nei gesti semplici
e domestici che dicono cura e passione. Uno spazio, in questo momento, abitato
da generazioni diverse accomunate dalle stesse domande;
• si possono preparare le
famiglie all’eventuale rinvio della celebrazione dei sacramenti, rammentando
che la grazia di Dio è sempre disponibile e che la vita di fede è sempre in
crescita;
• si può infine suggerire di
sviluppare una creatività ludica della propria fede, ad esempio, giocando con
la Bibbia attraverso la memorizzazione delle storie bibliche (in questo può
essere utile il sito di BibbiaEDU), o facendo lo stesso con i Catechismi (in
questo può essere utile il sito di EduCat) o con altri strumenti predisposti
dalle Chiese locali.
Mentre teniamo i piedi
realisticamente piantati a terra, guardiamo al domani con speranza: come sarà
questo domani dipende anche dalla nostra responsabilità e creatività di
credenti oggi. Mentre chiediamo la grazia di po- ter vivere da discepoli di
Gesù questo tempo di Quaresima, camminiamo insieme verso la Pasqua del Signore
per vivere finalmente la vita nuova del Risorto. Per questo vogliamo consegnare
infine a noi stessi e alle persone che ci sono affidate queste parole di Papa
Francesco:
«La sua risurrezione non è una
cosa del passato; contiene una forza di vita che ha penetrato il mondo. Dove
sembra che tutto sia morto, da ogni parte tornano ad apparire i germogli della
risurrezione. È una forza senza uguali. […] Nel mezzo dell’oscurità comincia
sempre a sbocciare qualcosa di nuovo, che presto o tardi produce un frutto. In
un campo spianato torna ad apparire la vita, ostinata e invincibile. Ci saranno
molte cose brutte, tuttavia il bene tende sempre a ritornare a sbocciare ed a
diffondersi. Ogni giorno nel mondo rinasce la bellezza, che risuscita
trasformata attraverso i drammi della storia. I valori tendono sempre a
riapparire in nuove forme, e di fatto l’essere umano è rinato molte volte da
situazioni che sembravano irreversibili. Questa è la forza della risurrezione e
ogni evangelizzatore è uno strumento di tale dinamismo» (Evangelii Gaudium,
276).
La Consulta dell’Ufficio
Catechistico Nazionale