04/04/16

BARDONECCHIA NELLA GRANDE GUERRA


Il Parco della Rimembranza negli anni '30
A Bardonecchia la Prima Guerra Mondiale chiamò alle armi quasi 150 uomini e ragazzi: di questi 51 morirono sul fronte o dopo il conflitto a causa di malattie e ferite.
Tra coloro che tornarono anche un grande invalido, Ernesto Lantelme, che alla guerra aveva dato gli occhi e le mani. Il paese lo accolse al suo ritorno con tutti gli onori, la collettività aveva fatto una raccolta di denaro per offrigli una medaglia d’oro e i reduci, in un piccolo album rilegato in pelle che portava i loro nomi, avevano scritto: “A Ernesto Lantelme che alla Patria pegno di rovente amore donò la forza del suo braccio la luce dei suoi occhi, al Corpo dilaniato allo Spirito intatto e superbo, i fratelli d’arme e di terra, ieri forti alla lotta come oggi tenaci al lavoro, offrono”.
Masset Camillo, 
Medaglia d’argento al valor militare
Ma era ai compagni morti che andava il loro rimpianto: quanti al loro ritorno non trovarono più il compagno di giochi e di scuola? Quanti genitori piansero i loro figli? Le famiglie Gautier di Bardonecchia e Mathieu del Melezet avevano dato il più alto tributo, due figli morti nella guerra: Giorgio Gautier che quando morì aveva 33 anni e il fratello Giovanni 26, entrambi contadini; Emilio Mathieu che aveva 24 anni, il fratello Giorgio solo 22, anch’essi contadini.
Tra coloro che non tornarono anche tre “ragazzi del ‘99”: il fante Canuto Domenico di Rochemolles, morto a 18 anni, il caporale degli alpini Golzio Francesco di Bardonecchia, morto a 19 anni, il caporal maggiore di fanteria Piolatto Francesco di Bardonecchia, morto a 18 anni. Questi giovani chiamati alle armi nel 1917 e mandati al fronte a combattere dopo la ritirata di Caporetto, erano poco più che bambini quando scoppiò la guerra e si trovarono di lì a pochi anni forzatamente adulti nel grande massacro del fronte.
Tra i caduti due decorati, entrambi provenienti da Rochemolles. Il sottotenente degli alpini Masset Camillo, morto a 29 anni, medaglia d’argento al valor militare, che «Già distintosi in precedenti azioni per fermezza, coraggio e sprezzo del pericolo, comandante di un posto avanzato, in località difficile, all’inizio di un bombardamento avversario, che con tiro preciso sconvolgeva le nostre difese, volle personalmente portarsi presso le vedette per assicurarsi della loro incolumità, per incoraggiarle e rassicurarle. Nel recarsi da un posto ad un altro, venne colpito in pieno da granata nemica. Fulgido esempio di alto sentimento del dovere, morì serenamente gridando alle vedette “Fermi, coraggio!” - Forame 16 agosto 1917».
Magaris Emilio,
Medaglia di bronzo al valor militare


E poi il giovane alpino Magaris Emilio, morto a 20 anni, medaglia di bronzo al valor militare, che: «Durante l’assalto alle trincee nemiche, dava bell’esempio di coraggio, combattendo a corpo a corpo con l’avversario, finché cadeva mortalmente ferito – Collina di Santa Maria di Tolmino, 9 settembre 1915».
Tra i 51 caduti 21 erano alpini, quasi tutti del 3° reggimento, battaglione Exilles; tre morirono in prigionia a causa delle terribili condizioni con cui erano trattati i prigionieri di guerra, soprattutto quelli italiani.
Tra i morti due ufficiali di Fanteria e uno degli Alpini.
Anche tre sacerdoti di Bardonecchia parteciparono alla Grande guerra.
Don Giovanni Alfonso Fontan, originario di Exilles, ma legato a Bardonecchia dove visse e insegnò dagli anni ’30, alla cui memoria è intitolata la scuola elementare del paese. Don Fontan fu cappellano degli alpini nel 73° reggimento Fanteria brigata “Lombardia” e fu catturato dagli austriaci il 6 novembre 1917 nel pieno dell’offensiva nemica a San Francesco a Tramonti, sulle alture del Tagliamento. Condotto prigioniero a Mauthausen subì le durissime condizioni di vita e sopravvivenza di questo campo, dove rimase per un anno fino alla fine della guerra.
Don Giuseppe Francou di Bardonecchia fu richiamato alle armi per mobilitazione quando aveva 33 anni, nel luglio del 1916, nella Prima compagnia di sanità. Nell’agosto dello stesso anno fu riformato per malattia e nel gennaio 1918 richiamato, ma in quanto parroco di Les Arnauds fu “dispensato dalla chiamata alle armi perché ministro di culto avente cura di anime.” Il canonico Francou trascorse tutta la sua esistenza a Susa dove è ricordato per aver dato vita alla gloriosa Schola Cantorum del Seminario e per essere stato l’organista del grande organo Vegezzi Bossi della cattedrale di San Giusto.
Padre Antonio Rey, nativo del Melezet, gesuita e professore di filosofia, fu richiamato alle armi all’età di 39 anni, nel dicembre 1916 nella Prima compagnia di sanità: diede assistenza ai moribondi e ai feriti confortandoli con le preghiere e privandosi spesso del necessario per il proprio sostentamento. Di salute malferma patì le privazioni della guerra e dopo una licenza nell’aprile del 1917 fu riformato per “deperimento organico di cuore”: morì il 30 dicembre 1918. 
A Bardonecchia è in corso d’opera una ricerca sui bardonecchiesi nella Grande guerra che si prefigge di raccogliere le memorie delle famiglie sui congiunti che parteciparono al conflitto. Voluta e sostenuta dal Parroco, Don Franco Tonda, è già stata pubblicata in parte sul bollettino parrocchiale 2015; nei prossimi anni, fino al 2018, è intenzione dei curatori proseguire con la raccolta delle testimonianze per dar vita al ricordo di coloro che non ci sono più affinchè non si perda la memoria della guerra dei nostri nonni. Il lavoro di ricerca condotto da Antonella Filippi, con la collaborazione di Lino Ferracin e Alberto Turinetti di Priero, ha portato alla ricomposizione dell’elenco dei caduti con un aggiornamento di 13 nomi che non comparivano sulla lapide del monumento del Parco della Rimembranza.
Molte famiglie hanno trovato nei cassetti e nei bauli i vecchi ricordi di guerra, cimeli e reperti di grande interesse.
Vogliamo qui ricordarne alcuni, nella speranza che ancora altri si aggiungano fino ad arrivare ad avere materiale per potere dedicare una mostra ai nostri nonni che hanno subito e patito le sofferenze della Grande guerra.
Pagina del Diario di Guerra di Masset Giovanni
Un documento di notevole importanza è il “Diario di Guerra” di Giovanni Masset, inedito manoscritto conservato dalla famiglia, vero e proprio reportage quotidiano fatto di stringate annotazioni che il giovane Masset appuntava con precisione giorno per giorno e che ci riportano nella guerra sull’altipiano di Asiago. Il Masset fu protagonista e testimone della Strafexpedition, la grande offensiva austro-tedesca iniziata il 20 maggio 1916, quando il suo battaglione (1° battaglione della Regia Guardia di Finanza) resistette all’urto nemico fino alla drammatica ritirata sotto il tiro dell’artiglieria austriaca. Passato dalla Guardia di Finanza al 6° reggimento Alpini, Masset si trovò protagonista di un’altra sanguinosa battaglia, quella dell’Ortigara, durata dal 16 giugno al 24 luglio 1916 che vide un’ecatombe degli alpini. Il Masset ferito ad una gamba fu operato in condizioni estreme ma si salvò.
Dai preziosi ricordi conservati dalle famiglie è emerso uno straordinario reportage fotografico di Giovanni Ferrero, che inviato in Macedonia con la 1ª Compagnia Automobilisti nel 1916, aveva con sé una macchina fotografica con la quale fermò immagini sia della sua compagnia sia della popolazione macedone. Da quegli album conservati dalla figlia escono immagini ingiallite di gente lontana, prezioso documento storico e antropologico.
La ricchissima documentazione custodita da Carlo Lantelme su suo padre, il grande invalido Cavaliere Ernesto Lantelme, ci riporta negli anni del ritorno di quel povero e sfortunato ragazzo a Bardonecchia, e vediamo in originale il manifesto tricolore del 1923 che invitava la popolazione alla recita al teatro Sofilba (nel cortile del caffè Medail) per raccogliere i fondi per la medaglia d’oro, i piccoli album con i nomi e le firme dei reduci, e poi ancora le medaglie, la croce di Cavaliere dell’ordine della Corona d’Italia, le lettere, le fotografie, i ritagli di giornale.
Stessa ricchezza di documentazione a casa di Alberto Vallory che del nonno, l’alpino Giovanni Vallory di Rochemolles, ha tutto: le pagelle dalla prima elementare alla 5ª ginnasio del Seminario di Susa, le lettere dei fratelli al fronte, il piastrino metallico intatto, la busta in stoffa per i documenti di soldato.
Del sottotenente degli alpini Camillo Masset la famiglia ha ancora le fotografie, alcune lettere e il bauletto di ufficiale perfettamente conservato.
A Bardonecchia il 4 novembre 2015 è stato celebrato solennemente l’anniversario della Vittoria con la funzione in chiesa e la cerimonia al Parco della Rimembranza dove sono state scoperte le nuove targhette dedicate ai 13 caduti mancanti, tra tanta commozione e grande partecipazione. 
                                                                                    
                                                                                                                               Antonella Filippi

Precisazione
Questo testo, firmato da Mario Tonini, è comparso rimaneggiato in due articoli, sulla Valsusa del 31 marzo scorso, nella pagina dedicata alla Grande Guerra.
Errore redazionale? Arbitrio? L'autrice, prof.ssa Antonella Filippi, si occupa da due anni, con ricerche e interviste di questo argomento (vedi ultimo bollettino e il prossimo). Il suo articolo originale, reso disponibile per il blog, consente il confronto e può indurre i lettori alle giuste risposte.

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