Il Parco della Rimembranza negli anni '30 |
Tra coloro che tornarono anche un
grande invalido, Ernesto Lantelme, che alla guerra aveva dato gli occhi e le
mani. Il paese lo accolse al suo ritorno con tutti gli onori, la collettività
aveva fatto una raccolta di denaro per offrigli una medaglia d’oro e i reduci,
in un piccolo album rilegato in pelle che portava i loro nomi, avevano scritto:
“A Ernesto Lantelme che alla Patria pegno
di rovente amore donò la forza del suo braccio la luce dei suoi occhi, al Corpo
dilaniato allo Spirito intatto e superbo, i fratelli d’arme e di terra, ieri
forti alla lotta come oggi tenaci al lavoro, offrono”.
Masset Camillo,
Medaglia d’argento al valor militare
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Tra coloro che non tornarono
anche tre “ragazzi del ‘99”: il fante Canuto Domenico di Rochemolles, morto a
18 anni, il caporale degli alpini Golzio Francesco di Bardonecchia, morto a 19
anni, il caporal maggiore di fanteria Piolatto Francesco di Bardonecchia, morto
a 18 anni. Questi giovani chiamati alle armi nel 1917 e mandati al fronte a
combattere dopo la ritirata di Caporetto, erano poco più che bambini quando
scoppiò la guerra e si trovarono di lì a pochi anni forzatamente adulti nel
grande massacro del fronte.
Tra i caduti due decorati,
entrambi provenienti da Rochemolles. Il sottotenente degli alpini Masset
Camillo, morto a 29 anni, medaglia d’argento al valor militare, che «Già distintosi in precedenti azioni per
fermezza, coraggio e sprezzo del pericolo, comandante di un posto avanzato, in
località difficile, all’inizio di un bombardamento avversario, che con tiro
preciso sconvolgeva le nostre difese, volle personalmente portarsi presso le
vedette per assicurarsi della loro incolumità, per incoraggiarle e
rassicurarle. Nel recarsi da un posto ad un altro, venne colpito in pieno da
granata nemica. Fulgido esempio di alto sentimento del dovere, morì serenamente
gridando alle vedette “Fermi, coraggio!” - Forame 16 agosto 1917».
Magaris Emilio, Medaglia di bronzo al valor militare |
E poi il giovane alpino Magaris Emilio, morto a 20 anni, medaglia di bronzo al valor militare, che: «Durante l’assalto alle trincee nemiche, dava bell’esempio di coraggio, combattendo a corpo a corpo con l’avversario, finché cadeva mortalmente ferito – Collina di Santa Maria di Tolmino, 9 settembre 1915».
Tra i 51 caduti 21 erano alpini,
quasi tutti del 3° reggimento, battaglione Exilles; tre morirono in prigionia a
causa delle terribili condizioni con cui erano trattati i prigionieri di guerra,
soprattutto quelli italiani.
Tra i morti due ufficiali di
Fanteria e uno degli Alpini.
Anche tre sacerdoti di
Bardonecchia parteciparono alla Grande guerra.
Don Giovanni Alfonso Fontan,
originario di Exilles, ma legato a Bardonecchia dove visse e insegnò dagli anni
’30, alla cui memoria è intitolata la scuola elementare del paese. Don Fontan
fu cappellano degli alpini nel 73° reggimento Fanteria brigata “Lombardia” e fu
catturato dagli austriaci il 6 novembre 1917 nel pieno dell’offensiva nemica a
San Francesco a Tramonti, sulle alture del Tagliamento. Condotto prigioniero a
Mauthausen subì le durissime condizioni di vita e sopravvivenza di questo
campo, dove rimase per un anno fino alla fine della guerra.
Don Giuseppe Francou di
Bardonecchia fu richiamato alle armi per mobilitazione quando aveva 33 anni,
nel luglio del 1916, nella Prima compagnia di sanità. Nell’agosto dello stesso
anno fu riformato per malattia e nel gennaio 1918 richiamato, ma in quanto
parroco di Les Arnauds fu “dispensato
dalla chiamata alle armi perché ministro di culto avente cura di anime.” Il
canonico Francou trascorse tutta la sua esistenza a Susa dove è ricordato per
aver dato vita alla gloriosa Schola
Cantorum del Seminario e per essere stato l’organista del grande organo
Vegezzi Bossi della cattedrale di San Giusto.
Padre Antonio Rey, nativo del
Melezet, gesuita e professore di filosofia, fu richiamato alle armi all’età di
39 anni, nel dicembre 1916 nella Prima compagnia di sanità: diede assistenza ai
moribondi e ai feriti confortandoli con le preghiere e privandosi spesso del
necessario per il proprio sostentamento. Di salute malferma patì le privazioni
della guerra e dopo una licenza nell’aprile del 1917 fu riformato per “deperimento organico di cuore”: morì il
30 dicembre 1918.
A Bardonecchia è in corso d’opera
una ricerca sui bardonecchiesi nella Grande guerra che si prefigge di
raccogliere le memorie delle famiglie sui congiunti che parteciparono al
conflitto. Voluta e sostenuta dal Parroco, Don Franco Tonda, è già stata pubblicata
in parte sul bollettino parrocchiale 2015; nei prossimi anni, fino al 2018, è
intenzione dei curatori proseguire con la raccolta delle testimonianze per dar
vita al ricordo di coloro che non ci sono più affinchè non si perda la memoria
della guerra dei nostri nonni. Il lavoro di ricerca condotto da Antonella
Filippi, con la collaborazione di Lino Ferracin e Alberto Turinetti di Priero,
ha portato alla ricomposizione dell’elenco dei caduti con un aggiornamento di
13 nomi che non comparivano sulla lapide del monumento del Parco della Rimembranza.
Molte famiglie hanno trovato nei
cassetti e nei bauli i vecchi ricordi di guerra, cimeli e reperti di grande
interesse.
Vogliamo qui ricordarne alcuni,
nella speranza che ancora altri si aggiungano fino ad arrivare ad avere
materiale per potere dedicare una mostra ai nostri nonni che hanno subito e
patito le sofferenze della Grande guerra.
Pagina del Diario di Guerra di Masset Giovanni
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Un documento di notevole importanza
è il “Diario di Guerra” di Giovanni Masset, inedito manoscritto conservato
dalla famiglia, vero e proprio reportage quotidiano fatto di stringate
annotazioni che il giovane Masset appuntava con precisione giorno per giorno e
che ci riportano nella guerra sull’altipiano di Asiago. Il Masset fu
protagonista e testimone della Strafexpedition,
la grande offensiva austro-tedesca iniziata il 20 maggio 1916, quando il
suo battaglione (1° battaglione della Regia Guardia di Finanza) resistette
all’urto nemico fino alla drammatica ritirata sotto il tiro dell’artiglieria
austriaca. Passato dalla Guardia di Finanza al 6° reggimento Alpini, Masset si
trovò protagonista di un’altra sanguinosa battaglia, quella dell’Ortigara,
durata dal 16 giugno al 24 luglio 1916 che vide un’ecatombe degli alpini. Il
Masset ferito ad una gamba fu operato in condizioni estreme ma si salvò.
Dai preziosi ricordi conservati
dalle famiglie è emerso uno straordinario reportage fotografico di Giovanni
Ferrero, che inviato in Macedonia con la 1ª Compagnia Automobilisti nel 1916,
aveva con sé una macchina fotografica con la quale fermò immagini sia della sua
compagnia sia della popolazione macedone. Da quegli album conservati dalla
figlia escono immagini ingiallite di gente lontana, prezioso documento storico
e antropologico.
La ricchissima documentazione
custodita da Carlo Lantelme su suo padre, il grande invalido Cavaliere Ernesto
Lantelme, ci riporta negli anni del ritorno di quel povero e sfortunato ragazzo
a Bardonecchia, e vediamo in originale il manifesto tricolore del 1923 che
invitava la popolazione alla recita al teatro Sofilba (nel cortile del caffè
Medail) per raccogliere i fondi per la medaglia d’oro, i piccoli album con i
nomi e le firme dei reduci, e poi ancora le medaglie, la croce di Cavaliere
dell’ordine della Corona d’Italia, le lettere, le fotografie, i ritagli di
giornale.
Stessa ricchezza di documentazione
a casa di Alberto Vallory che del nonno, l’alpino Giovanni Vallory di
Rochemolles, ha tutto: le pagelle dalla prima elementare alla 5ª ginnasio del
Seminario di Susa, le lettere dei fratelli al fronte, il piastrino metallico
intatto, la busta in stoffa per i documenti di soldato.
Del sottotenente degli alpini
Camillo Masset la famiglia ha ancora le fotografie, alcune lettere e il
bauletto di ufficiale perfettamente conservato.
A Bardonecchia il 4 novembre 2015
è stato celebrato solennemente l’anniversario della Vittoria con la funzione in
chiesa e la cerimonia al Parco della Rimembranza dove sono state scoperte le
nuove targhette dedicate ai 13 caduti mancanti, tra tanta commozione e grande
partecipazione.
Antonella Filippi
Precisazione
Questo testo, firmato da Mario Tonini, è comparso rimaneggiato in due
articoli, sulla Valsusa del 31 marzo scorso, nella pagina dedicata alla Grande
Guerra.
Errore redazionale? Arbitrio? L'autrice, prof.ssa Antonella Filippi, si occupa
da due anni, con ricerche e interviste di questo argomento (vedi ultimo
bollettino e il prossimo). Il suo articolo originale, reso disponibile per il
blog, consente il confronto e può indurre i lettori alle giuste risposte.
Il blog