«Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa»
(Matteo
16,18)
Carissimi,
il
nostro Bollettino Parrocchiale, con questo numero, è arrivato al 65º anno di
vita! Mi pare un bel compleanno da rimarcare, augurandogli di proseguire a
lungo in questa sua opera di documentazione della vita religiosa e civile di
Bardonecchia e, allo stesso tempo, soprattutto, di potere entrare in ogni
famiglia per offrire una parola di bene e di incoraggiamento.
Gli
avvenimenti che andrebbero annotati sarebbero davvero tanti. Mi limiterò a
ricordarne alcuni, a mio giudizio particolarmente significativi.
In
primo luogo il ritorno nella nostra chiesa della preziosa Croce Processionale
che sembrava perduta per sempre. Era stata trafugata notte tempo, quarantuno
anni fa, e scomparsa nel nulla. Invece, inaspettatamente, il lavoro meticoloso
e costante compiuto dai Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale
di Roma, l’ha ritrovata e restituita nel corso della festa patronale il 13
agosto.
Altro
motivo per cui rallegrarci è l’avvenuta inaugurazione del restauro degli affreschi quattrocenteschi affiorati
casualmente nella Cappella del Chaffaux. La Cappella è tornata al suo splendore
iniziale.
Sia
la Croce che gli Affreschi sono coevi, entrambi del sec. XV , e manife- stano
con la loro presenza espressioni di fede viva. All’amore di Dio non era
destinato il superfluo bensì offerte le primizie. Segno di una religiosità pro-
fonda e autentica, non intaccata, come spesso oggi avviene, da pregiudizi e
luoghi comuni. C’è davvero da riflettere e da imparare!
* * *
Ci sarebbe da parlare delle iniziative dell’Anno della Fede; da
riprendere il testo del Motu Proprio “Porta Fidei” e gustare il suo contenuto,
con le stupende riflessioni del Santo
Padre. Allo stesso modo andrebbero qui ripresi i discorsi e documenti del suo
Magistero per averne profitto spirituale, ma, mentre il manoscritto di questo
Bollettino sta per essere consegnato alla tipografia per la stampa, la
cristianità e il mondo intero apprende la
notizia, storica e inattesa, circa la decisione di Benedetto XVI di rinunciare al
mandato petrino che aveva ricevuto circa otto anni fa,
succedendo a Giovanni Paolo II. Una decisione comunicata da lui stesso ai Cardinali di Curia, radunati in Vaticano,
nella tarda mattinata di lunedì 11 febbraio e che, in pochi minuti, ha fatto il
giro del mondo, lasciandoci, in quei primi momenti, smarriti e disorientati:
«Dopo avere ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti
a Dio, sono pervenuto alla
certezza che le mie forze, per
l’età avanzata, non sono più
adatte per eserci - tare in modo adeguato il mini- stero petrino ... per
questo, in piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di V escovo di
Roma, successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19
aprile 2005».
Subito è iniziata la campagna mediatica alla ricerca di
chissà quali com- plotti o intrighi, aventi come scopo di offrire
interpretazioni riduttive al gesto papale e colpire l’istituzione del Papato.
Il Papa Benedetto XVI – che ora è Papa Emerito – ha invece dato l’esempio di
una grande umiltà. Egli ha riconosciuto nella circostanza della vecchiaia «e
del venire meno delle ener- gie» un segno oggettivo che l’ha spinto a “passare
la mano”, riconoscendo la signoria di Cristo sulla Chiesa e sul mondo, e nel
Papato non un potere umano, bensì un servizio all’uomo. Pensando alla logica di
questo mondo e al delirio di onnipotenza che ha ormai avvinto tutto il nostro
mondo moderno, talvolta, cattolici compresi, quella di Benedetto XVI suona come
un segno di contraddizione. Egli – come lui stesso ha detto – «si nasconderà
agli occhi del mondo a pregare», l’unica attività veramente essenziale per il
bene della Chiesa.
In
questi anni in cui la fede è spesso messa alla prova, dileggiata e frain- tesa,
il Papa ha fatto da parafulmine a molte critiche, prendendole tutte su di sé.
Egli ha tracciato con chiarezza la strada per l’autentica riforma e il rin-
novamento della Chiesa. Ha individuato il nocciolo della crisi contempora- nea,
del mondo e della Chiesa, di cui non ha mai nascosto i problemi.
Tutto sta nella
mancanza di fede. La madre di tutti i problemi è la man canza di fede.
Ed
è proprio la grande testimonianza di fede personale l’eredità più grande che
egli lascia. È il contrario della resa: chi si arrende molla tutto ed è svuo-
tato di energia. Invece lui ha indicato la strada da percorrere.
Nel
dare l’annuncio della sua rinuncia, non ha smesso di indicare la strada, come
farebbe chiunque si fosse arreso, sconfitto dalle difficoltà. Subito prima e
subito dopo l’annuncio delle dimissioni ha tenuto dei discorsi memorabili:
nell’incontro di inizio Quaresima con i Parroci di Roma giovedì 14 febbraio
sullo spirito autentico del Concilio, all’Angelus di domenica 24 e all’Udienza
generale di mercoledì 27 febbraio. Sono
interventi che costituiscono una parte non secondaria della sua eredità e
certamente un passaggio sicuro e ine- ludibile per il suo successore.
Giovedì
28 febbraio 2013, com’egli aveva annunciato, ha lasciato il Palazzo Apostolico
per trasferirsi a Castel Gandolfo e, dalle ore 20, la sede di Pietro è stata
vacante.
Martedì 12 marzo i 115 Cardinali
elettori sono entrati nella Cappella Sistina per il Conclave e, al quinto
scrutinio, il giorno successivo mercoledì 13 marzo, il camino della Cappella
Sistina ha lanciato un abbondante e vistoso fumo bianco, annunciando così,
secondo la tradizione, l’avvenuta elezione del Papa. Alle ore 20,15 il
Protodiacono Card. Jean-Louis Touran, dal balcone della Basilica Vaticana, dà
il solenne annuncio: «... habemus Papam: Eminentissimum ac Reverendissimum
Dominum, Dominum GEORGIUM MARIUM Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem
BERGOGLIO qui sibi nomen imposuit
FRANCISCUM».
La
Chiesa ha il 266º Successore di San Pietro. A lui la nostra preghiera nella
consapevolezza che è il nuovo V icario di Cristo in terra.
A tutti
rivolgo il mio cordiale saluto.
Il vostro Parroco don Franco Tonda