09/07/13

LETTERA DEL PARROCO 2012


«Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa»
(Matteo 16,18)


Carissimi,
il nostro Bollettino Parrocchiale, con questo numero, è arrivato al 65º anno di vita! Mi pare un bel compleanno da rimarcare, augurandogli di proseguire a lungo in questa sua opera di documentazione della vita religiosa e civile di Bardonecchia e, allo stesso tempo, soprattutto, di potere entrare in ogni famiglia per offrire una parola di bene e di incoraggiamento.
Gli avvenimenti che andrebbero annotati sarebbero davvero tanti. Mi limiterò a ricordarne alcuni, a mio giudizio particolarmente significativi.
In primo luogo il ritorno nella nostra chiesa della preziosa Croce Processionale che sembrava perduta per sempre. Era stata trafugata notte tempo, quarantuno anni fa, e scomparsa nel nulla. Invece, inaspettatamente, il lavoro meticoloso e costante compiuto dai Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale di Roma, l’ha ritrovata e restituita nel corso della festa patronale il 13 agosto.
Altro motivo per cui rallegrarci è l’avvenuta inaugurazione del restauro degli  affreschi quattrocenteschi affiorati casualmente nella Cappella del Chaffaux. La Cappella è tornata al suo splendore iniziale.
Sia la Croce che gli Affreschi sono coevi, entrambi del sec. XV , e manife- stano con la loro presenza espressioni di fede viva. All’amore di Dio non era destinato il superfluo bensì offerte le primizie. Segno di una religiosità pro- fonda e autentica, non intaccata, come spesso oggi avviene, da pregiudizi e luoghi comuni. C’è davvero da riflettere e da imparare!


*        *       *

Ci sarebbe da parlare delle iniziative dell’Anno della Fede; da riprendere il testo del Motu Proprio “Porta Fidei” e gustare il suo contenuto, con le stupende  riflessioni del Santo Padre. Allo stesso modo andrebbero qui ripresi i discorsi e documenti del suo Magistero per averne profitto spirituale, ma, mentre il manoscritto di questo Bollettino sta per essere consegnato alla tipografia per la stampa, la cristianità e il mondo intero apprende la notizia, storica e inattesa, circa la decisione di Benedetto XVI di rinunciare  al  mandato  petrino  che aveva ricevuto circa otto anni fa, succedendo a Giovanni Paolo II. Una decisione comunicata da lui stesso  ai Cardinali di Curia, radunati in Vaticano, nella tarda mattinata di lunedì 11 febbraio e che, in pochi minuti, ha fatto il giro del mondo, lasciandoci, in quei primi momenti, smarriti e disorientati: «Dopo avere ripetutamente esaminato la mia coscienza  davanti  a Dio, sono pervenuto  alla certezza che le mie  forze,  per  l’età  avanzata, non sono più adatte per eserci - tare in modo adeguato il mini- stero petrino ... per questo, in piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di V escovo di Roma, successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005».
Subito è iniziata la campagna mediatica alla ricerca di chissà quali com- plotti o intrighi, aventi come scopo di offrire interpretazioni riduttive al gesto papale e colpire l’istituzione del Papato. Il Papa Benedetto XVI – che ora è Papa Emerito – ha invece dato l’esempio di una grande umiltà. Egli ha riconosciuto nella circostanza della vecchiaia «e del venire meno delle ener- gie» un segno oggettivo che l’ha spinto a “passare la mano”, riconoscendo la signoria di Cristo sulla Chiesa e sul mondo, e nel Papato non un potere umano, bensì un servizio all’uomo. Pensando alla logica di questo mondo e al delirio di onnipotenza che ha ormai avvinto tutto il nostro mondo moderno, talvolta, cattolici compresi, quella di Benedetto XVI suona come un segno di contraddizione. Egli – come lui stesso ha detto – «si nasconderà agli occhi del mondo a pregare», l’unica attività veramente essenziale per il bene della Chiesa.
In questi anni in cui la fede è spesso messa alla prova, dileggiata e frain- tesa, il Papa ha fatto da parafulmine a molte critiche, prendendole tutte su di sé. Egli ha tracciato con chiarezza la strada per l’autentica riforma e il rin- novamento della Chiesa. Ha individuato il nocciolo della crisi contempora- nea, del mondo e della Chiesa, di cui non ha mai nascosto i problemi.
Tutto sta nella mancanza di fede. La madre di tutti i problemi è la man canza di fede.
Ed è proprio la grande testimonianza di fede personale l’eredità più grande che egli lascia. È il contrario della resa: chi si arrende molla tutto ed è svuo- tato di energia. Invece lui ha indicato la strada da percorrere.
Nel dare l’annuncio della sua rinuncia, non ha smesso di indicare la strada, come farebbe chiunque si fosse arreso, sconfitto dalle difficoltà. Subito prima e subito dopo l’annuncio delle dimissioni ha tenuto dei discorsi memorabili: nell’incontro di inizio Quaresima con i Parroci di Roma giovedì 14 febbraio sullo spirito autentico del Concilio, all’Angelus di domenica 24 e all’Udienza generale  di mercoledì 27 febbraio. Sono interventi che costituiscono una parte non secondaria della sua eredità e certamente un passaggio sicuro e ine- ludibile per il suo successore.
Giovedì 28 febbraio 2013, com’egli aveva annunciato, ha lasciato il Palazzo Apostolico per trasferirsi a Castel Gandolfo e, dalle ore 20, la sede di Pietro è stata vacante.

Martedì  12 marzo i 115 Cardinali elettori sono entrati nella Cappella Sistina per il Conclave e, al quinto scrutinio, il giorno successivo mercoledì 13 marzo, il camino della Cappella Sistina ha lanciato un abbondante e vistoso fumo bianco, annunciando così, secondo la tradizione, l’avvenuta elezione del Papa. Alle ore 20,15 il Protodiacono Card. Jean-Louis Touran, dal balcone della Basilica Vaticana, dà il solenne annuncio: «... habemus Papam: Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum, Dominum GEORGIUM MARIUM Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem BERGOGLIO  qui sibi nomen imposuit FRANCISCUM».
La Chiesa ha il 266º Successore di San Pietro. A lui la nostra preghiera nella consapevolezza che è il nuovo V icario di Cristo in terra.

A tutti rivolgo il mio cordiale saluto.
Il vostro Parroco don Franco Tonda