con la ricchezza
dei suoi sette doni e ... li renda
pienamente
conformi a Cristo suo unico Figlio».
(Dalla
“Liturgia della Confermazione”)
Carissimi,
mi accingo a
scrivere questa lettera dopo avere tenuto una lezione di catechismo ai
cresimandi che frequentano la terza media. Porto nel mio animo l’immagine di
quel gruppo, di una dozzina di adolescenti, seduto attorno al grande tavolo,
oggi qualcuno meno del solito, in quanto quattro di loro erano assenti, e,
parte dei quali, visibilmente svogliati. Uno ha un bel da dire che al
catechismo non si è obbligati a venire e chi fa la scelta di esserci deve,
però, impegnarsi con serietà e interesse. Sono parole dette al vento.
L’incontro,
come al solito, è iniziato con la recita di una preghiera poi, prima di
sedersi, offro loro, con buon garbo e modo affabile, la prima raccomandazione,
nella fiducia di ottenere subito un clima di interesse e di viva attenzione:
«Abbiamo a disposizione soltanto un’ora alla settimana per ascoltare Gesù
Maestro di vita.
Approfittiamone senza sprecare neppure un minuto». Macché.
Qualche istante appena e c’è subito da ridacchiare con il vicino, da
parlottare, da prendere le cose sotto gamba. Non tutti. Ma bastano quei pochi
per distrarre anche
coloro che vorrebbero impegnarsi. Come vorrei che qualche genitore, ogni tanto,
mi domandasse: «Come si comporta mio figlio al catechismo?».
Inizio a
trattare l’argomento di oggi e devo, quasi subito, dare la prima occhiataccia
ai distratti. Poi, poco dopo, mi tocca alzare la voce per richiamarli a fare
bene. Per qualche minuto la lezione riprende ordinata e questo mi anima ad
andare avanti con entusiasmo. Poi siamo da capo. Dico a voce bassa a chi mi sta
seduto accanto, educato e attento, come parecchi altri e come dovrebbero essere
tutti: «Ma... a scuola fate anche così?!».
Spesso... è molto peggio, mi risponde convinto e con un po’ di amarezza. Quella
sua risposta un po’ mi solleva. Non dipende da me, penso. È il loro
atteggiamento abituale. Poveri noi... povera scuola... rifletto tra me e me.
Come aveva ragione il Papa Emerito Benedetto XVI quando affermava che la più
grande urgenza del momento è quella educativa. Lui parlava di «emergenza
educativa». Ne sono convinto anch’io. Quella di educare è
un’arte che si è smarrita. Un tempo la famiglia, la scuola e la Chiesa, in
questo, andavano nella stessa direzione. Era, poi, così sbagliato...
considerando come oggi, nel lassismo educativo, sia tutto parecchio a
brandelli? Pur volendo offrire, con il catechismo, un’educazione solida per la
formazione delle coscienze, questa resta ininfluente. Cosa può ottenere un
povero Parroco, oppure una brava catechista della Parrocchia, una volta alla
settimana, pur mettendoci tutto l’impegno possibile? È una goccia che si perde
nel mare.
Oggi avrei
voluto entusiasmarli circa gli impegni di vita cristiana derivanti dalla
Cresima.
Avrei voluto
entrare nel loro cuore per convincerli che Gesù è l’Amico divino che non
tradisce. Avrei voluto aiutarli a comprendere la necessità di rifuggire dai
pericoli contro la fede. Avrei voluto accendere in loro dei buoni propositi di
vita cristiana. Ho raccomandato, come sempre, la necessità della Messa
domenicale, che trascurano in tanti, pur sapendo a priori lo scarso effetto del
mio appello. Avrei voluto vedere brillare i loro occhi di gioia. Tra
un “sta’ zitto, per favore...” e un “girati, fa’ attenzione...” ed altri
rimproveri garbati, qualche buon sentimento ho tentato di trasmetterlo. Ma
quanta fatica!
Negli ultimi
anni, a malincuore, ho dovuto gradualmente rinunciare a quegli obiettivi che
ritenevo e ritengo necessari per una solida formazione cristiana, come la
conoscenza dei contenuti della fede e gli insegnamenti principali del
catechismo, perché mi accorgo che “l’educazione” attuale si accontenta del
pressapochismo, manca di precisione, un po’ tutto è arruffato, così, anch’io,
mi devo accontentare di quel poco e, dopo sette anni di catechismo, giunti alla
Cresima, il loro bagaglio di formazione cristiana è assai esiguo. Vorrei che
non solo “conoscessero” bene i contenuti della fede e del catechismo ma,
soprattutto, che incontrassero Gesù nella vita interiore, per farlo diventare
il loro unico punto sicuro di riferimento.
Con lui,
compagno di viaggio e Maestro di vita, avrebbero un futuro ordinato, preciso,
luminoso e colmo di bene. Chiedo troppo? Domando la luna? Sono un sognatore?
Nell’ultimo
quarto d’ora consegno loro una scheda riassuntiva sull’argomento trattato da
completare, custodire nel raccoglitore e
da riguardare a casa (!). Un lavoro semplice, di minimo impegno. Eppure anche
questo, da parecchi, viene compiuto nel disordine, nella distrazione,
frettolosamente, con poca cura. Vorrei che la loro vita adulta potesse
impostarsi sul senso del dovere ben compiuto, sulla tenacia, sulla precisione.
Mah!
Vorrei che,
unitamente ai loro cari, credessero di più nell’efficacia del catechismo ben
fatto e di non considerarlo più l’ultima ruota del carro, oppure di andarci
quando non si ha nulla di meglio da fare, perché «Io sono la via, la verità e
la vita» (Gv 14,6). Altro che storie.
Intanto l’ora
di catechismo è finita. Si alzano rumoreggiando con le sedie, il vociare
cresce... vorrei ancora rivolgere loro qualche buona parola, ma non è più
tempo... escono, qualcuno saluta, altri si allontanano frettolosamente, un
gruppetto va nella stanza accanto a giocare a calcetto... ed io li osservo,
penso al loro avvenire, alla loro vita, e li affido a Lui che conosce il cuore
di ognuno, nella fiducia che la prossima settimana siano più recettivi e
comprendano che la formazione cristiana è alla base della buona riuscita della
vita, di quando saranno dei papà e delle mamme e avranno una loro famiglia da
portare avanti e dei figli da educare.
Penso anche,
tutto sommato, che, rispetto ad altri gruppi seguiti in un recente passato, non
sono poi così male... e torno ad essere moderatamente ottimista.
Con l’affetto
che conoscete.
Cordialmente.
Il Parroco
Don Franco
Tonda
Bardonecchia,
dicembre 2016.