... a Caravaggio (BG) - 18 maggio 2011
ACARAVAGGIO visiteremo il famoso Santuario
della Madonna miracolosa. Il pullman, perfettamente in orario, con partenza
alle 6,30, è quasi al completo. Il nostro caro Parroco don Franco è, come al
solito, organizzatissimo. Dopo le preghiere del mattino, fa distribuire i fogli
contenenti i testi delle “lodi mattutine” seguite da alcuni canti mariani.
Siamo distesi, ci sentiamo tutti amici: è un pezzetto della nostra comunità che
si sposta.
Tutto procede bene, anche se il
tempo è un po’ bizzarro con le sue pioggerelle sparse qua e là.
Arriviamo finalmente! Scendendo
dal nostro pullman rimaniamo incantati dalla monumentale, magnifica Basilica,
posta su un piazzale degno di lei! Osserviamo la vasta piazza “cinta da portici simmetrici
che corrono con 200 arcate, per uno sviluppo di quasi 800 metri”. Ecco il famoso obelisco che
ricorda il miracolo della “Tazza rubata”, la fontana che scorre sotto il
Santuario, raccogliendo l’acqua del “Sacro
fonte”: acqua ritenuta
benefica, infatti alcuni fedeli malati vi si immergono. C’è anche una “Via
Crucis” che risale al 1942, quando fu anche eretto un crocifisso a ricordo del “Giubileo
episcopale” di Papa Pio XII.
Veniamo a sapere che la
Basilica è molto antica: era l’anno 1576 quando l’architetto Pellegrino Tibaldi
vide realizzato il suo grande progetto.
Entriamo in chiesa. L’interno è
ad una sola navata, a croce latina, di stile classico. Sotto la cupola è posto
l’altare maggiore, visibile da tutti i punti. Questo altare è grandioso, in
marmo, con colonne alternate, sorreggenti un trono che si slancia verso la
cupola; il trono termina con una gloria di angeli che sostengono una
meravigliosa corona di stelle. La decorazione è opera di Giovanni Moriggia e di
Luigi Cavenaghi.
Il Santuario è dotato di uno
splendido organo composto da 127 registri e numerosissime canne!
Noi ci sistemiamo nei banchi
posti a destra guardando l’altare, mentre un’altra comunità parrocchiale,
proveniente da Soave, si inginocchia a sinistra.
Monumento raffigurante l’Apparizione, all’esterno del Santuario. [foto: A. Balsamo] |
Inizia la Santa Messa
presieduta dal nostro Parroco e concelebrata dal sacerdote degli altri
pellegrini.
L’omelia è un’esortazione al
raccoglimento, alla fede, alla pace, alla comprensione reciproca, a lasciare da
parte i malumori... Ecco, è vero, solo così i nostri problemi, le nostre
l’infermità spirituali potranno trovare ascolto lassù.
Stanno chiudendo la chiesa,
occorre affrettarsi, uscire all’esterno e poi infilarci in una porticina che ci
condurrà al Sacro Fonte. È un luogo speciale, lo raggiungiamo al termine di una
discesa di alcuni gradini. Ci informano che qui fu posta, nel 1432, la prima
pietra a ricordo dell’apparizione miracolosa della Madonna a una contadina, una
certa Giannetta de’ Varchi, intenta a raccogliere erba in un prato detto
“Mazzolengo”: qui sgorgò una sorgente d’acqua miracolosa.
Il Santuario oggi è, non solo
luogo di preghiera, ma anche un attivo centro di spiritualità e di ritiro di
studio.
Ritorniamo a noi pellegrini: lo
stomaco è pronto, reclama, non vogliamo che insorga una “crisi da astinenza”...
Ci accoglie, in una grande sala refettorio, una gentilissima suora, e qui ci
ristoriamo molto bene anche con belle e simpatiche chiacchierate con i nostri
commensali vicini.
Risaliamo sul pullman alla
volta di BERGAMO. Bergamo, “Bergomum”, una delle
più antiche città celtiche del Nord Italia, ora una delle più attive ed
interessanti città lombarde.
Bergomum, municipio romano,
sede vescovile, devastata da Attila, ducato longobardo, sede comunale sotto i
Franchi, dopo i Comuni, Signoria dei Visconti, conquistata da Venezia fino alla
pace di Campoformido, da Napoleone in poi unita alla Lombardia. Sale sul nostro
mezzo di trasporto una espertissima guida: è veramente una signora garbata e
sorridente. Ci informa che Bergamo è ora divisa in due parti distinte: Bergamo
Bassa e Bergamo Alta. Superiamo la prima e ci portiamo alla volta della seconda,
cioè Bergamo Alta. Essa è posta proprio su un alto colle. Si notano ancora i resti
delle antiche mura che la difendevano.
Attraversiamo quelle vie
strette: quanti negozietti di ogni genere, veri “buchi” all’insegna del buon
gusto però, ma non possiamo sostare, il tempo corre, una parte storica, religiosa,
artistica ci attende...
Arriviamo in Piazza Vecchia
adiacente alla Piazza del Duomo, vediamo il Palazzo della Ragione: palazzo
comunale del XII secolo, aperto a portico; ammiriamo una scala esterna che
porta al piano superiore, scala abbellita artisticamente da basse petunie, una
sinfonia di colori...
Vediamo a fianco la Torre
Civica e di fronte il Palazzo della Biblioteca. Sulla piazza del Duomo c’è la
chiesa di S. Maria Maggiore: il più importante monumento romanico della città,
eretto nella seconda metà del XII secolo. Vi si accede attraverso un portale
con un protiro di Giovanni da Campione (1353).
Ci spostiamo nell’antica
chiesetta romanica di Santa Croce rinnovata nel XVI-XVII secolo, qui si
scorgono notevoli “boiseries” intagliate ed intarsiate, i monumenti funebri del
Cardinale Longhi e del famoso compositore Gaetano Donizetti. Dalle pareti
pendono preziosi arazzi toscani e fiamminghi.
Accanto alla chiesa di S. Maria
Maggiore c’è la Cappella Colleoni, costruita per il famoso condottiero
veneziano, la Cappella è un capolavoro del Rinascimento lombardo. A sinistra ammiriamo il
Battistero ottagonale in marmi rossi di Verona, però è chiuso al pubblico
purtroppo...
A Donizetti si intitola
l’istituto musicale di Bergamo. Annesso all’istituto c’è l’importante museo
musicale.
È ormai ora di ritrovare il
nostro pullman, la simpatica guida ci lascia. Adesso ci meritiamo una pausa
“dolcissima”. Ci sono attraenti locali in questa piazza, un caffè è d’obbligo
ed un gigante cono gelato lo segue...
Con una punta di rammarico ci
incamminiamo a ritroso per le stradine, qualcuno si sofferma, poi, dopo
un’esitazione, entra decisamente nel locale in cui ha individuato un ricordo
per chi attende a casa.
Siamo soddisfatti anche se
stanchi. Comincia la recita del Vespro e poi, dopo una serie di barzellette di
Anna Maria Rappelli, la proiezione del divertente film di Don Camillo e
Peppone.
È ormai calata la notte,
squillano alcuni cellulari, ci alletta il ritorno a casa... Ci siamo nella
nostra Bardonecchia deserta e piuttosto freddina.
Vorrei ancora riportare una
parte del testo di un’immagine reperita nella Cappella del Crocifisso della
Basilica di Santa Maria Maggiore: «Mio Dio, tu sei la luce che mi illumina,
l’alimento che mi nutre, la fonte che mi disseta, la dolcezza che mi inebria,
il balsamo che mi ristora, la bellezza che mi incanta!».
Noemi
Pavese Grisa
... a Notre
Dame de Fourvière
Se nella mattinata di mercoledì
27 luglio fossimo scesi lungo il “femminil Cozio torrente”, sino a raggiungere l’antica
Augusta Taurinorum con le sue architettoniche opere d’arte, avremmo certamente
La grandiosa facciata del Santuario di
Notre Dame de Fourvière. [foto: L. Tancini] |
dato un’occhiata alle due belle chiese di Piazza S. Carlo; ci saremmo ricordati
del Duomo di S. Giovanni con la bella cupola del Guarini, dei suoi affreschi,
della S. Sindone, del grande organo a canne. Ma, quel mattino, non scendemmo da
quel versante, salimmo invece per raggiungere il grande traforo del Frejus,
opera che ricorda l’ingegno e l’impegno dei nostri padri del recente passato, che
consente in pochi minuti di affacciarsi prima sulla bella valle della Maurienne
ed infine sui cieli e sui tetti della Provenza francese. Mete del
pellegrinaggio, organizzato dal nostro Parroco: Lyon e Vienne.
Prima tappa del tragitto LYON. Viaggiammo sul moderno
torpedone, guidato da Renzino con particolare bravura, capace di districarsi
anche nel convulso traffico della città di Lyon e di dirigersi con sicurezza
verso la collina Fourvière, detta “la Collina che prega”, dove si erge la
Basilica dedicata alla Vergine Maria. La Basilica si è guadagnata il nomignolo
di “Elefante rovesciato” per la sagoma imponente e la presenza di quattro torri
ottagonali. Un insieme di stili che unisce il neo-gotico, il classico e il
bizantino. Gli imponenti mosaici della navata raccontano la storia della
Vergine Maria.
Qui in Francia, dov’era
l’antica Gallia, la cristianità ha visto il suo sorgere, con la presenza di San
Photino fin dal 1º secolo e i famosi Martiri Lionesi dell’anno 177, ai tempi di
S. Ireneo.Il fiume che attraversa la regione
non è il nostro Po, ma l’altrettanto maestoso Rodano. Nel pomeriggio, dopo il pranzo,
giungiamo a VIENNE. Si dice sia stata fondata su
di un terreno paludoso quanto poteva esserlo la nostra Maremma, di lì
il suo nome, anche se i locali di adesso, la indicano in italiano Vienna come
la città austriaca che ha dato tra l’altro i grandi musici. Anche qui il
romanico prevale a cominciare dalla bellissima Arena e la base della Cattedrale
che si rifà al gotico ed elogia l’immagine del Santo
Maurizio, altra opera
straordinaria. Ed ancora i gradoni a secco che sostengono un’altra collinetta
con in cima la bella chiesa, di cui non ricordo più a chi è dedicata, eppure l’efficiente
guida incaricata di seguirci l’aveva nominata!!! (pazienza). Cosa dire di
queste opere? Io non saprei da che parte cominciare!Architetture neo classiche o
risorgimentali che si innestano su di un romanico quasi preistorico, opere che
lasciano senza respiro. Adesso è possibile visitare anche questi luoghi sacri o
no, stando comodamente seduti davanti ad un computer ma, non illudetevi,
bisogna andare lì per vederli veramente! Quei grandi pilastri scannellati, i quasi
irreali capitelli, le cupole, le vetrate rinascimentali e no, quei marmi che
bisogna poter accarezzare per sentire quanto amore è stato profuso scolpendoli.
Vorrei essere uno scrittore per potervi dire più a lungo di queste cose
meravigliose che abbiamo visto durante tutta la giornata, ma
non ne sono capace.
Mi salvò, e credo con me anche
molti altri di quel pellegrinaggio, il nostro Parroco don Franco, la sera
quando stavamo tornando. Si stava avvicinando la notte, il tempo era piovoso e
grigio di nebbia, il nostro mezzo stava risalendo il costone in cima al quale
avremmo ritrovato il traforo e la nostra valle, la sua voce chiara che
riassunse in modo sintetico cosa avevamo visto durante tutta la giornata,
questo rese tutto più facile credo per molti di noi.Il rientro, la piazza del
mercato, il retro-facciata della chiesa che ci ricorda un più familiare Santo:
Sant’Ippolito Martire. Ma, eravamo stati laggiù e sui nostri volti si leggeva la
felicità delle persone che hanno potuto ammirare cose straordinarie, che
ricorderemo per tanto tempo.
Giuseppe Bernardi
... a Lourdes
LOURDES è una cittadina francese del
Dipartimento degli Alti Pirenei, è attraversata dal fiume Gave de Pau, un
tranquillo corso d’acqua che sfocia poi nel Adour dopo un percorso di 180
chilometri. Questa cittadina ha assunto notorietà mondiale a partire dall’11
febbraio 1858, a seguito delle numerose apparizioni della Madonna ad una
giovane contadina di nome Bernadette Soubirous. Qui, nei pressi di una grotta
in località Massabielle, la Vergine è apparsa ben diciotto volte alla piccola Bernadette a partire da tale
data.
Quel giorno faceva molto freddo
e in casa Soubirous non c’era più legna da ardere. Bernadette, che allora aveva
14 anni, fu mandata insieme alla sorella Toinette e ad un’amica a raccogliere
legna nei dintorni del paese. Ad un tratto un improvviso e inspiegabile forte
vento proveniente dai pressi di una grotta la indusse ad alzare lo sguardo, per
rendersi conto di cosa stesse succedendo. Scorse così in alto al di sopra della
grotta l’immagine di una bella signora vestita di bianco con una cintura
celeste e una rosa sui piedi, che le sorrideva e pregava con una corona del
Rosario. Anche Bernadette
allora, fatto il Segno della
Croce ed estratta la corona del Rosario, recitò le Ave Maria, e alla fine la
Signora le sorrise e scomparve. La fanciulla tornò nuovamente alla grotta,
attratta in modo irresistibile, e la Signora le apparve ancora altre 17 volte;
ma soltanto alla sedicesima volta (25 marzo) le svelerà la sua identità,
dicendo in lingua occitana parlata dalla fanciulla: «Io sono l’Immacolata
Concezione», cosa che Bernadette riferirà
immediatamente al Parroco Peyramale.
La Via Crucis “monumentale” inaugurata nel 1912, che si snoda
per un tratto di circa 1.500 metri. [foto:G. Alimento]
|
Per conoscere e per provare
anche noi l’esperienza di quei luoghi santi, che suscitano in tutti emozione e
trepidazione, abbiamo aderito con entusiasmo alla proposta di
gita-pellegrinaggio di tre giorni nel Sud della Francia.
La gita, principalmente
pellegrinaggio a Lourdes ma anche visita del Sud francese, si è svolta in
pullman nei giorni 24, 25 e 26 agosto, e ad essa abbiamo partecipato in circa
50 persone.
Il gruppo – partito alle 6 del
mattino del giorno 24, dopo aver percorso un lunghissimo tratto di campagna
francese prima tra vasti e ordinati impianti di noci, poi tra le prime macchie
mediterranee – giunge a ESTÉZARGUES nei pressi di Nimes, meta del pranzo,
squisito e accompagnato da ottimi vini (come avrebbe potuto essere altrimenti, considerato
che l’area di Estézargues è rinomata per i suoi vini?).
Quindi si riparte per la
seconda lunga tappa che ci farà approdare a LOURDES
in serata, stanchi ma pervasi
dalla stessa certezza di chi dopo lungo peregrinare approda con la sua nave in
un luogo a lungo atteso e invocato. Giunti all’albergo, dopo l’assegnazione delle
camere, il riassetto delle persone e la cena, si parte alla volta dei luoghi santi,
per vedere subito la Grotta, pregare davanti alla stessa e assistere alle ultime
funzioni serali con la grande processione mariana delle fiaccole.
L’albergo che ci ospita,
chiamato “Lys de Marie”, è proprio di fronte al fiume Gave, che scende dai
Pirenei e che è maestoso anche nella lentezza del fluire della sua acqua. Ai
lati delle vie è tutto un susseguirsi di negozi. Gli interni delle vie sono
pieni di pellegrini, in grande numero giovani e ragazzi; molti sono gli
italiani, e questo si vedrà pure all’interno del sacro recinto, tanto che in
certi momenti sembra di essere in Italia e non nell’estremo Sud della Francia.
Nonostante la calca tutto è tranquillo e ordinato tra la gente che si
affretta alla meta: ... ed è proprio questo affrettarsi gioioso verso la meta
vicina che riempie di emozione e trepidazione.
La grande piazza, la famosa
Esplanade, si apre davanti a noi immensa e piena di persone che pregano e
cantano.
Noi ci dirigiamo subito alla
Grotta, ansiosi di visitare o conoscere il punto esatto della prima apparizione
di Maria. Anche qui è pieno di pellegrini per la preghiera serale, alla quale
anche noi partecipiamo con la recita del Santo Rosario. Poi ci incolonniamo per
passare all’interno della Grotta a toccare la roccia sacra e vedere dove sgorga
la sorgente dell’acqua con la quale Maria aveva detto a Bernadette di bere e
lavarsi in segno di purificazione, e indicandogliela come simbolo del battesimo
e di Gesù, sorgente di vita. La Grotta di Massabielle
ha conservato il suo aspetto primitivo, circondata da alberi e ricoperta da
cespugli e edera. Soltanto la roccia appare annerita dal fumo dei ceri e dalle
mani di tutti i pellegrini che negli anni l’hanno accarezzata amorevolmente, e
tuttora la accarezzano, in segno di devozione.
Il giorno dopo, 25 agosto, è
una giornata molto intensa, che ci permette di scoprire il più possibile
Lourdes e soprattutto di seguirne le diverse funzioni. Così, dopo la
partecipazione alla S. Messa alla Grotta, concelebrata da don Franco insieme a
numerosi altri sacerdoti italiani, si visitano prima le tre Basiliche del
Santuario, poi le chiese più recenti come la Basilica di San Pio X e la
Basilica di Santa Bernadette.
Il Santuario è formato da tre
Basiliche sovrapposte, a costituire appunto un unico grande santuario posto
sopra la Grotta. La prima che visitiamo è la Chiesa Inferiore o Basilica del
Santo Rosario, che è la più bassa delle tre. La caratteristica principale è quella
della presenza attorno alle tre navate di 15 Cappelle ornate da mosaici che
rappresentano i 15 Misteri del Rosario, mentre le vetrate della cupola sono
opera di maestri vasai. Saliamo e incontriamo la Cripta che fu la prima chiesa
costruita direttamente sulla roccia di Massabielle, in risposta alla richiesta
della Madonna; alla sua realizzazione tra il 1863 e il 1866
partecipò tra gli operai anche il padre di Bernadette, mentre lei fu presente
alla celebrazione della prima Messa, avendo per questo ritardato la sua
partenza per Nevers.
Sovrapposta alla Cripta e alla
Basilica del Rosario, visitiamo la Basilica dell’Immacolata o Chiesa Superiore.
Questa è stata costruita tra il 1866 e il 1871, a navata unica in stile gotico,
con 23 vetrate che riportano la storia delle Apparizioni. Il suo campanile, alto
70 metri, è proprio la cuspide più alta sovrastante l’intera costruzione del Santuario.
Passando dall’ingresso
principale di Porta St. Michel, incontriamo il grande monumento in pietra
grigia del Calvario Bretone, donato dalle Diocesi della Bretagna, formato da
Cristo in Croce, alto 12 metri, circondato dalle statue della Vergine, di San
Giovanni Evangelista, di Maria Maddalena e di Saint Longin.
Piantate nell’aiuola che
circonda il Calvario ci sono decine di croci di legno, con le forme più
svariate, lasciate da gruppi diversi di pellegrini. Da qui entriamo
nell’imponente Basilica sotterranea di San Pio X, consacrata nel 1958
dall’allora Legato Pontificio in Francia Mons. Angelo Roncalli, futuro Papa
Giovanni XXIII. È una chiesa enorme, costruita tutta in calcestruzzo armato, a
forma di nave rovesciata con la carena rivolta verso l’alto che la rende molto
suggestiva. È capace di accogliere quasi 30.000 persone. Infatti proprio qui
sono fatte terminare ogni giorno le affollatissime processioni eucaristiche del
pomeriggio.
Molto suggestiva è poi anche la
Basilica di Bernadette, anche se di minori dimensioni, posta sulla destra del
Santuario, al di là del Gave, consacrata nel 1988. Sulla collina che sovrasta
le Basiliche del Santuario si snoda per un tratto di circa 1.500 metri il
percorso di una Via Crucis monumentale, che fu inaugurata nel 1912 per i
pellegrini che arrivano a Lourdes. Caratteristica di questo Calvario è quella
di avere quindici Stazioni,
anziché quattordici: infatti essa termina con la proclamazione della gioia
nella Risurrezione di Gesù, gioia ben rappresentata da raggi incisi sulla
pietra rotonda, i quali da un punto centrale, Gesù, si irradiano ovunque. Le
statue che compongono le Stazioni hanno altezza di circa 2 metri e sono in
ghisa ricoperta di vernice dorata. Noi facciamo volentieri e con grande
partecipazione questo percorso con meditazioni, preghiere, salmi e inni
incrociando e pregando con altri gruppi di pellegrini.
All’Incoronata, prima di iniziare la Processione Eucaristica. [foto: G. Alimento] |
Tutti abbiamo vissuto
intensamente questo momento, pensandolo come preparazione a quello successivo,
che avremmo vissuto di lì a poco: la Processione Eucaristica. Infatti questo è
il momento centrale della giornata di Lourdes e forse quello più commovente
perché vede tutti i gruppi con i loro malati stretti attorno a Gesù, in attesa della
sua benedizione di conforto e di sostegno nei dolori della vita. La Processione
è partita alle 17, sostando davanti alla Basilica del Rosario, si è poi snodata
lentamente con preghiere e canti sul grande piazzale sotto un sole cocente fino
a scendere nella Basilica di San Pio X.
Dopo cena ritorniamo con
trepidazione, ognuno con una propria fiaccola, sul piazzale per partecipare
alla Processione aux-flambeaux, dalla quale chi non è mai stato a Lourdes è
sempre colpito ed estasiato sentendola descrivere minuziosamente da chi invece
l’ha già vissuta più volte o leggendola su libri o giornali.
La Processione inizia dalla Grotta,
verso le ore 21. Il piazzale è traboccante di pellegrini di molte nazionalità.
Anche noi ci infiliamo in gruppo o alla spicciolata cercando per quanto
possibile di rimanere uniti; siamo trasportati dalla folla la quale però non è
mai disordinata ma sempre composta e in grande raccoglimento con preghiere e canti.
Così dapprima il corteo processionale si dirige verso il fondo dell’Esplanade,
poi ritorna con percorso serpeggiante verso la Basilica del Rosario, dove
termina con il canto del “Credo in unum Deum”.
È superfluo dire quanto grande sia stata l’emozione di questo particolare
momento.
Il giorno seguente, 26 agosto,
è il momento della partenza e come tale sempre accompagnato da un poco di
mestizia, accentuata anche da una leggera pioggia. Dopo la partecipazione alla
celebrazione dell’Eucaristia nella Cappella di Santa Giovanna d’Arco ed esserci
soffermati per un’ultima volta ancora in preghiera in questi luoghi che ci
hanno dato tanta serenità durante il nostro pur breve soggiorno, partiamo con
rincrescimento.
A Carcassonne, inserita dall’UNESCO tra i monumenti da considerare patrimonio
mondiale dell’umanità. [foto: F.S. Bonarrivo] |
Si ha comunque, e ci consola,
la certezza che tutte le intense emozioni spirituali provate in questi luoghi
di Maria rimarranno per sempre vive e impresse nei nostri cuori.
Arriviamo a CARCASSONNE, capoluogo del Dipartimento
meridionale dell’Aude, e quindi ci concediamo una veloce visita al borgo
medioevale attorno e ai piedi del quale si è sviluppata la città moderna.
Gran parte della città fortezza
è stata restaurata a fine XIX - inizio XX secolo, secondo progetto e sotto la
guida di uno dei maggiori architetti francesi del tempo, Viollet-le-Duc. Essa è
stata così perfettamente restaurata che quando ce la troviamo improvvisamente
davanti con la sua duplice fila di imponenti bastioni e le sue numerose grandi
torri ci pare di ritornare indietro di centinaia di anni. Visitiamo anche
l’imponente Basilica di Saint Nazaire et Celse, a lungo Cattedrale della città,
costituita da una mescolanza di stili romanico e gotico, con grandi rosoni per
rendere più luminoso l’ambiente.
Nel pomeriggio avanzato
lasciamo anche questa splendida località francese, iniziando così il vero e
proprio viaggio di ritorno a Bardonecchia, che raggiungiamo dopo la mezzanotte.
Lungo il tragitto, svoltosi in
un clima di gioiosa e sincera amicizia, don Franco, con grande attenzione e
interessamento di tutti, ricostruisce i momenti più significativi di questo
particolare pellegrinaggio.
Tutti abbiamo sentito con forza
di dover ringraziare Dio con preghiere e canti, per la bellezza del viaggio nel
suo complesso, ma soprattutto per averci concesso la meravigliosa esperienza del
percorso spirituale di Lourdes, accompagnati dalla sua inseparabile Madre, la
Vergine Maria.
Vengono espressi vivi
ringraziamenti da parte di tutti anche al prof. Marco Rissone per la sua
appassionata e interessante relazione sulla viticoltura e sui vini del
meridione francese (...tale da farne sentire i profumi e i gusti sul momento),
e ai valenti autisti Renzino e Federico, i quali oltre a svolgere il loro
compito con estrema perizia hanno dimostrato, come sempre d’altronde, grande
disponibilità nei confronti delle esigenze di tutti.
Vincenzo e Anna Bosco
... ai Monasteri dell’Austria
Il nostro viaggio inizia sotto i
migliori auspici, lunedì 12 settembre, alle ore 5,45 con la S. Messa celebrata
all’altare di S. Giuseppe nella nostra chiesa. Subito dopo, tutti pronti e
puntuali, i pellegrini salgono sul pullman che è in attesa sulla piazza del
mercato, dove i due autisti della Ditta Bellando erano pronti a stivare i
bagagli. A Novara l’autista “di spinta” scende per fare ritorno in Ditta, e
Costanzo prende il volante per l’intero tour. Egli si rivela esperto nella
guida e abile nella lingua tedesca, molto utile per la buona riuscita del
viaggio. Durante il tragitto don Franco
illustra, in sintesi, il programma del Pellegrinaggio, non perdendo occasione
per fare un po’ di sana istruzione religiosa.
A VERONA ci fermiamo per la prima tappa.
C’è ad aspettare una bravissima accompagnatrice che, con mirabile sintesi, in
poco più di un’ora e mezza, ci fa visitare la città scaligera, ponendo in
evidenza sia le origini romane (Porta dei leoni, l’Arena, Ponte pietra, Teatro
Romano), che l’edilizia medievale e rinascimentale (Castel Vecchio, Ponte Scaligero,
Piazza delle Erbe, Piazza dei Signori con la statua di Dante Alighieri, le
Arche Scaligere). La visita termina al “Ristorante Accademia”, dove ci viene
servito un ottimo pranzo da due compassati camerieri in livrea.
Si prosegue veloci sulla
Serenissima utilizzando il passante di Mestre e, poco prima di superare il
Tagliamento, si danneggia la gomma posteriore sinistra che, manco a dirlo,
comporta un breve ritardo sulla tabella di viaggio.
A Tarvisio si giunge
all’imbrunire, di conseguenza, con il buio, perdiamo il panorama austriaco fino
a Graz. Nei pressi di Klagenfurt l’autostrada era interrotta, e solo grazie alla
conoscenza del tedesco del nostro autista – che deve chiedere informazioni per strade
alternative – riusciamo a riprendere, molto più avanti, l’autostrada che ci
conduce a GRAZ, in tarda serata, dopo aver
percorso 933 chilometri. L’accoglienza all’Hotel Bokan Exclusiv è buona e,
malgrado l’ora, ci servono una cena molto gradita, in particolare la
“Leberknödelsuppe”. Le camere sono ampie e confortevoli.
Il centro storico di Graz è un gioiello dell’arte rinascimentale, con palazzi in stile gotico, rinascimentale e barocco. [foto: P.G. Bava] |
Martedì 13 settembre la
giornata è splendida, il sole radioso, la temperatura piacevole e Silvana, la
nostra guida turistica, originaria di Mantova, si rammarica del poco tempo a
disposizione per la visita della capitale della Stiria. Graz è una ridente
cittadina adagiata sul fiume Mur, con 290.000 abitanti; a 363 metri sul livello
del mare.
Nel 1571 vide la nascita di
Keplero. Il suo centro storico è un gioiello dell’arte rinascimentale ed è
quello meglio conservato della “Mitteleuropa” con le facciate dei palazzi in
stile gotico-rinascimentale e barocco; ciò è valso l’ambita
nomina a Patrimonio Culturale Mondiale da parte dell’UNESCO.
Visitiamo il caratteristico
mercatino contadino di frutta e verdura in piazza Kaiser- Josef, e costeggiando
Girardigasse percorriamo la principale via Herrengasse. Silvana ci fa visitare
la chiesa parrocchiale del Sacro Sangue, le cui origini risalgono al 1439; fu
l’imperatore Federico III che, in quel periodo, fece costruire una cappella
dedicata al “Corporis Christi” e nel 1478 la chiesa fu ampliata con tre navate;
nel 1586, in piena controriforma, divenne la principale parrocchia della città;
pregevole la tela di Jacopo Tintoretto raffigurante
l’Assunzione della Vergine. La facciata barocca risale al 1884. Durante
l’ultimo conflitto mondiale la chiesa fu gravemente danneggiata e fra il 1950 e
1953 fu ristrutturata. Le vetrate policrome, raffiguranti la passione di Cristo
sono opera di A. Birkle, che alla schiera dei derisori di Cristo coronato di
spine ha inserito i due tiranni Hitler e Mussolini.
Seguendo Silvana ci sembra di
fare un percorso senza meta perdendoci in viuzze e vicoletti per scoprire
romantici scorci, così, con nostro grande stupore ci troviamo fra una pizzeria
intitolata a Don Camillo ed una vineria a Peppone; rimaniamo senza parole ad
ammirare il palazzo ed il cortile della Ragione, capolavoro del rinascimento
italiano opera di D. dell’Aglio. Il nostro sguardo rimane attratto da Herzoghf:
“La casa dipinta”; o da Luegghau: “Casa con la facciata totalmente rivestita da
stucchi”. Una sosta di fronte al panificio Edegger-tax è d’obbligo, qui si
producono i celebri “Bacetti di Sissi” ed il “Biscotto dell’Imperatore”.
Concludiamo la nostra visita nel Duomo di Graz, costruito fra il 1438 ed il
1464, ricco di innumerevoli opere d’arte.
Salutiamo Graz e la nostra
simpatica Silvana all’ombra del teatro dell’opera proprio fronte alla moderna
scultura della “Spada di Luce”, scultura in acciaio opera di Hartmut Skerbisch,
simbolo di tolleranza e di apertura.
Si prosegue per VIENNA dove si giunge in perfetto
orario. Il pranzo è fissato nel ristorante del Rathaus (municipio) che ha sede
nel piano interrato. L’enorme sala decorata è molto austera, il cibo servito è
squisito: la “Frittatensuppe” che prepara lo stomaco per il tipico piatto di
carne viennese: “Wienerschnitzel”, la bistecca preferita dal Maresciallo
Radétzky che insegnò a prepararla a Milano e che ora noi chiamiamo “Bistecca
alla milanese”.
A Schönbrunn, con sullo sfondo Vienna e la Cattedrale di Santo Stefano. [foto: P.G. Bava] |
Il dottor Andreas, nostro
accompagnatore, parla correntemente italiano, tradendo una leggera inflessione
austriaca. Il pomeriggio inizia con la visita orientativa di Vienna. In autobus
si percorre la Ringstrasse – strada ad anello – costruita nel 1857 al posto
delle mura di fortificazione della città. Su questa bellissima strada si
affacciano gli splendidi edifici che testimoniano la grandezza della monarchia
austroungarica, e possiamo ammirare i modelli architettonici ispirati agli
stili del passato: il Rathaus in stile neogotico
costruito fra il 1872 ed il 1883 con l’imponente guglia alta 100,8 metri
compresa la statua portabandiera, il Parlamento con la statua di Pallade Atena
in stile neoclassico, che si rifà allo “storicismo” del Palladio, il padiglione
del metrò in stile liberty.
Avviandoci verso il Belvedere
osserviamo la chiesa di San Carlo, capolavoro del barocco austriaco, fatta
costruire dall’Imperatore Carlo fra il 1716 ed il 1738 su modello di S. Pietro
di Roma in ringraziamento per la fine della peste. Il palazzo del Belvedere, in
stile barocco, fu fatto costruire da Lucas von Hildebrandt fra il 1714 ed il 1725
per onorare il principe Eugenio di Savoia che liberò Vienna dal pericolo dei
turchi: i tetti del palazzo ricordano per l’appunto le tende dei turchi; Vienna
ammirata dal Belvedere è veramente una città
stupenda.
Alle 16,30 è prevista la
celebrazione della S. Messa nella Cattedrale di Santo Stefano. Il Duomo di
Vienna che venne costruito fra il 1137 ed il 1147 in stile romanico, a seguito
di un incendio fra il 1360 ed il 1440 venne ricostruito in stile gotico. Dopo gli
eventi bellici dell’ultimo conflitto mondiale il tetto è stato rifatto ed è
ricoperto con 250.000 tegole smaltate. Nella torre nord è sistemata Pummerin,
la più grande campana austriaca del peso di 22 tonnellate, costruita con i
cannoni lasciati sul campo di
battaglia dai turchi. Se
l’esterno dell’edificio è monumentale, l’interno lascia il visitatore senza
parole sia per l’austerità dello stile gotico sia per la ricchezza di statue e
di fregi che ornano gli altari e le colonne.
La celebrazione avviene nella
Cappella laterale in cui troneggia il Fonte battesimale; la conclusione del
rito è stata particolarmente suggestiva perché appena il Parroco ha pronunciato
l’“andate in pace”, il suono grave, solenne e possente del campanone ha
riempito l’intero spazio della basilica.
Dopo cena Costanzo ci conduce a
fare un giro nella Vienna notturna che si conclude al Prater dove l’irresistibile
attrazione della ruota gigante porta i pellegrini ad una indimenticabile vista
della capitale austriaca illuminata da migliaia di luci.
Mercoledì 14 settembre è
totalmente dedicata alla visita di Vienna. Dopo la celebrazione della S. Messa
nella chiesa nazionale italiana dei Frati Minori, dove viene conservata una
copia dell’Ultima Cena di Leonardo, Andreas, con passo veloce ci conduce a
piedi per piazze, strade e vicoli a scoprire gli scorci più caratteristici
della capitale: la piazza degli Eroi nel cui centro campeggia il monumento
equestre di Eugenio di Savoia, la chiesa degli Agostiniani, i monumenti a
Mozart, a Maria Theresa, il monumento dell’imperatrice Elisabetta “Sissi”,
Graben – la colonna della peste – eretta in segno di ringraziamento per la
fine della tremenda epidemia del 1679 dedicata alla SS. Trinità. Il giro si
conclude al ristorante Schubert.
Il pomeriggio è dedicato al
palazzo Schönbrunn, che letteralmente significa “bella fonte”, costruito fra il
1692 ed il 1780, residenza estiva dell’imperatrice Maria Theresa che, per
ospitare la sua numerosa prole – 11 figlie e 5 figli – aveva 1.600 stanze ed un
parco di 70 ettari, pari alla superficie dell’intero Principato di Monaco, e
per la cui manutenzione occorrono 80 giardinieri.
Dopo la visita ci accomiatiamo
dalla nostra guida con un bell’applauso di ringraziamento ed andiamo a scoprire
il parco con il trenino, si ha così modo di vedere da vicino la Gloriette ed in
lontananza il panorama di Vienna. Il tempo, nel frattempo si guasta, e ci
prendiamo un bell’acquazzone nell’attesa che giunga il pullman a prelevarci.
Costanzo, per accontentare un
nostro desiderio, ci porta a vedere il Danubio che, dopo la pioggia, è
veramente blu e,meraviglia delle meraviglie, è incorniciato da uno stupendo arcobaleno.
Una sosta sul ponte è d’obbligo per vedere scorrere i lunghi navigli bianchi ed
immortalare con una foto l’attimo fuggente.
Giovedì 15 settembre,
accompagnati da una nuova guida di nome Gaetano, partiamo alla volta del “Bosco
viennese” che si estende per 1.250 chilometri quadrati, dove si trova la
seconda più antica abbazia cistercense del mondo: HELLINGENKREUZ.
In una bianca Cappella viene
celebrata la S. Messa; Gaetano ci fa poi visitare il chiostro e la grande
chiesa abbaziale dove esperti organari stanno facendo manutenzione al grande
organo. Attualmente la grande struttura monastica è abitata da ottanta giovani monaci;
la visita si conclude nel piccolo negozio dove i pellegrini fanno incetta dei vari
articoli, in particolare dei CD in canto gregoriano che rapiscono l’ascoltatore
ed ognuno sperimenta la veridicità dell’espressione di Thomas Merton: «Il
Gregoriano è la voce di Dio».
Si prosegue per l’abbazia di MELK, dove si giunge giusto in
tempo per il pranzo. Il ristorante è molto accogliente, luminoso, ed il cibo è
veramente squisito, in particolare il piatto di pesce, cucinato in maniera
eccellente.
L’abbazia benedettina di Melk è
grandiosa, superiore ad ogni aspettativa. L’ala riservata all’Imperatore
si articola su di un grande
corridoio della lunghezza di 200 metri: ora, nelle sale è ospitata una mostra
d’arte. La chiesa abbaziale è la massima espressione del barocco austriaco,
ogni descrizione sarebbe inadeguata.
Dall’alto di Melk si ammira la valle
del Danubio che si snoda come un interminabile nastro d’argento a perdita
d’occhio nel verde della pianeggiante distesa di dolci collinette.
Il viaggio, a malincuore,
prosegue verso INNSBRUCK, nel cuore del Tirolo. Il
percorso autostradale scantona, per un tratto, in Germania dove si costeggia il
vasto lago di Chiem, poi, a Rosenheim, si svolta verso sud e si rientra in
Austria a Kufstein per giungere in serata allo stupendo “Austria Trend Hotel
Congress” di Innsbruck. La cena è a base di specialità tirolesi: canederli,
pollo e apfelstrudel.
Venerdì 16, ultimo giorno di
viaggio, si presenta con un calendario molto denso, al mattino Hilde, la nostra
guida, in costume tirolese, ci accompagna per la visita alla città. Innsbruck
significa “Ponte sul fiume Inn”, e ha origini romane che costruirono un presidio
fortificato a Valdidiena, oggi è il quartiere di Wilten, la storia è ricca di
avvenimenti, non ultimi i Giochi olimpici invernali del 1964 e del 1976.
Hilde ci fa fare una breve
visita a S. Lorenzo, nel quartiere di Wilten, edificata fra il IV ed il V
secolo e poi ricostruita fra il 1751 ed il 1755 in stile barocco rococò; la
visita prosegue e così ammiriamo la città dall’alto di Bergisel, vediamo il
trampolino olimpionico utilizzato per le gare di salto con gli sci e la statua
di Andreas Hofer, il grande irredentista tirolese che Napoleone fece impiccare
a Mantova.
L’abbazia benedettina di Melk è grandiosa, superiore ad ogni aspettativa. [foto: P.G. Bava]
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Una breve visita alla città
vecchia con le antiche insegne di locande ed alberghi del XV secolo. Il “Tetto
dorato”, costituito da 2.600 lamine di rame dorato fu costruito per le nozze
dell’imperatore Massimiliano e Bianca Maria Sforza nel 1494, l’antica torre civica
e la casa Helbling totalmente decorata con preziosi stucchi da A. Gigl nel
1730.
La visita del Duomo è
particolarmente ricca di emozioni, lo stile è barocco ed è stato edificato fra
il 1717 ed il 1724, il Santo patrono è
Jakob, sull’altare maggiore c’è Mariahilf, una bellissima immagine della
Vergine con il Bambino stretto fra le mani; attorno all’effigie una grande
raggera d’argento con 16 angioletti, anch’essi d’argento, donati
dall’imperatrice Maria Theresa in ringraziamento alla Madonna per la nascita di
ogni suo figlio. Curiosità interessante, il peso degli angeli è quello che
presentavano alla nascita i pargoli
dell’Imperatrice.
Un po’ stanchi, ma con molta
gioia nel cuore, ripartiamo per l’Italia: superato il Brennero scendiamo per la
valle Isarco, fino a raggiungere l’Abbazia Agostiniana di NOVACELLA, dov’è fissata la celebrazione
della S. Messa. Pranziamo nel tipico “Ristorante del Ponte” e, nel primo
pomeriggio, ripartiamo alla volta di Bardonecchia, dove giungiamo attorno alla
mezzanotte.
Abbiamo constatato la perfetta
efficienza dell’organizzazione austriaca a livello di accoglienza turistica.
Tutte le guide si sono rivelate molto preparate ed entusiaste del loro lavoro.
Ripensando a quanto detto da Andreas comprendiamo meglio l’importanza avuta
dall’Austria sia per fermare i turchi, e, quindi, l’avanzata dell’Islam in Europa,
sia per l’appoggio fornito dagli Asburgo a fermare l’avanzata della Riforma
protestante con la Controriforma, grazie alla loro fede cattolica, dando un
notevole impulso artistico all’edilizia religiosa con meravigliose opere
d’arte. In Austria ci siamo però sentiti orgogliosi nell’ammirare le più belle
opere d’arte da Graz a Vienna a Innsbruck eseguite dai più celebri artisti
italiani, tanto che in alcuni momenti ci sembrava di essere in Italia a Firenze,
Roma o Venezia.
Un grazie di tutto cuore agli organizzatori
e ai compagni di viaggio.