Lo Stendardo restaurato |
L’antico stendardo col quale, solitamente, veniva aperta la Processione di Corpus Domini, era ormai ridotto in pessimo stato di conservazione, rendendo indispensabile un suo restauro compiuto da mani esperte. A seguito dell’autorizzazione avuta dalla Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per il Piemonte e sotto la direzione dei lavori del dott. Claudio Bertolotto, lo stendardo è stato affidato al Laboratorio di Restauro dei tessili diretto dalle Suore Benedettine dell’Isola di San Giulio. Il lavoro si è rivelato lungo e minuzioso. La scheda del restauro segna l’inizio alla data del 27 novembre 2008 e il termine il 28 novembre dell’anno successivo 2009, mentre la consegna per la restituzione del manufatto il 28 maggio 2010.
La scheda tecnica compilata dal Laboratorio si esprime in questi termini: «Lo stendardo è composto da due facciate, entrambi realizzate con tessuto operato ad effetto damascato di cotone. Ogni facciata presenta una bifora dipinta con tempera ad olio su tela, poi applicata, raffiguranti dei santi; la decorazione è poi completata con ricamo in oro e con frange perimetrali. L’avanzato degrado del tessuto ha alterato profondamente sia l’effetto che l’armatura utilizzata avrebbe dovuto produrre, sia la tonalità di tutto il manufatto.
La scheda tecnica compilata dal Laboratorio si esprime in questi termini: «Lo stendardo è composto da due facciate, entrambi realizzate con tessuto operato ad effetto damascato di cotone. Ogni facciata presenta una bifora dipinta con tempera ad olio su tela, poi applicata, raffiguranti dei santi; la decorazione è poi completata con ricamo in oro e con frange perimetrali. L’avanzato degrado del tessuto ha alterato profondamente sia l’effetto che l’armatura utilizzata avrebbe dovuto produrre, sia la tonalità di tutto il manufatto.
Negli archi a volta, decorato con trifogli, sono ricamati i nomi dei santi mentre nel basamento si snodano invocazioni e suppliche. In una facciata sono raffigurati St. François Xavier e St. Hippolyte. Il primo è raffigurato con talare nera, cotta bianca e stola dorata e tiene in mano il crocifisso. Intorno al capo è dipinta la scritta “Garantissez nous de l’esprit malin”. Nella zona inferiore la scritta è incompleta a causa del degrado mentre è visibile una data scritta a caratteri cubitali, in giallo: 1873. Il secondo è a cavallo ed indossa abiti romani (tunica bianca, mantello rosso ed elmo). Nella mano destra impugna la palma del martirio. È accompagnato dalla scritta: “Preservez nous de l’ennemi” e nella zona inferiore dalla dicitura “Fait pour sa femme Cecile Pascal”, forse il committente o addirittura l’artista. Il dittico è completato da un basamento rettangolare che reca la scritta ricamata: “Notre Dame de Fourviere qui avez toujours preservé Lyon mettons Bardonnéche sous votre protection”.
Prima del restauro (Foto: Monache di S.Giulio) |
Dopo il restauro (foto: Monache di Isola S.Giulio) |
L’altra facciata invece vede rappresentati St. Laurent e St. Georges. Il primo è raffigurato in abito diaconale mentre impugna nella mano destra la palma del martirio e con la sinistra la graticola, lo strumento con cui venne torturato e ucciso. Il secondo cavalca un destriero ed è raffigurato mentre uccide il drago con la lancia. Indossa abiti da guerriero, maglia e gambali di ferro. Sono accompa
gnati dalle seguenti scritte: il primo da “Protecteur des pauvres” e “Priez pour nous”, il secondo da “Patron de notre eglise” e “Protegez nous”. Nel basamento un lapidario commento: “Ils ont mis leur gloire dans la croix”.
La zona inferiore dello stendardo a tre festoni ha una decorazione ricamata in oro uguale su entrambi le facciate. Al centro è presente il simbolo cristiano formato da una P con X sovrapposta completato dalle lettere Alfa e Omega e posto tra una croce e un palma del martirio. Ai lati fregi con foglie e piccoli fiori.
Di manifattura chiaramente francese, il manufatto è databile alla seconda metà del sec. XIX. Il tessuto è realizzato con telai meccanici e con materiale economico; la tecnica del ricamo che è stata utilizzata richiama alla mente quelle decorazioni in oro su tulle o tessuti leggerissimi diffusisi nel primo Impero e poi perdurata negli anni anche su tessuti più svariati. L’importanza data prevalentemente ai riquadri dei santi, eseguiti completamente a tempera, unita alla sobrietà del ricamo convalidano ulteriormente la datazione. La data, 1873, presente in una delle raffigurazioni, risulta così sproporzionata nel contesto da supporre che sia stata dipinta in un tempo successivo: in ogni caso non fa altro che attestare la datazione suggerita dall’analisi tecnico-stilistica del manufatto.
Con questo intervento di restauro lo stendardo ha ritrovato maggiore solidità e decoro. Il recupero di tale manufatto è stato laborioso soprattutto per le bifore dipinte. Per esse si è concordato con la Soprintendenza di risarcire le lacune in modo tale da essere riconoscibili sia la sovrabbondante operazione di fermatura ad ago sia l’intervento pittorico. Considerando la fragilità del manufatto, sarà opportuno provvedere ad una sua stabile collocazione».