Il Cenacolo Domenicano
Non so quanti,
bardonecchiesi o villeggianti, saprebbero identificare con il nome proprio di Villa Ave Maria quello che, correntemente, è sempre stato
designato come Il cenacolo. Ancora oggi, se non altro, ne è rimasto oltre
all’edificio almeno il nome Residence
il Cenacolo, nel cuore di Via
Medail. Una bella realtà che teniamo in benedizione, in tanti.
Suor Tommasina, ai tempi in cui
era a Bardonecchia. |
Bardonecchia,
nel suo piccolo, presentava particolare attenzione al mondo giovanile, già a
quei tempi. Basti pensare che oltre all’Istituto Frejus ideato da Valentini,
come scuola superiore esisteva anche la Scuola alberghiera per diversi anni,
prima al Savoia e poi all’hotel Frejus, dove il maggiore Pegoraro fu docente e
direttore. Ne ho conosciuto personalmente il segretario che venne a lavorarvi da
Roma, Emilio Maltinti, che poi tornato nella capitale vi aprì un rinomato negozio
atelier di moda, in via di Fontanella Borghese. Inoltre, a fianco della Scuola
media, in cui molti di noi si sono svezzati alla cultura, guidata dalla mitica preside
professoressa Emma Ricchezza Aliprandi, a garanzia della stabilità e serietà
dell’istruzione, sorse la Scuola di avviamento. Nel 1954, infatti, Bardonecchia
vide la fondazione di una casa religiosa chiamata Cenacolo Domenicano, presso la
Villa Rigoli.
Fondatrice
della Congregazione fu Ermelinda Rigon (nata a Frinco d’Asti il 21 novembre
1889, morta a Genova-Sestri il 6 gennaio 1973), di cui è in corso la causa di
beatificazione, in religione Madre Maria Benedetta del SS.mo Sacramento, un
nome che è già tutto un programma, ne compì l’opera con cura vigi-lante e l’ebbe
cara come una figlia di predilezione. Il Cenacolo Domenicano è una Famiglia
religiosa chiamata “Congregazione delle Insegnanti Terziarie Domenicane”, sorta
a Genova-Sestri nel 1932. L’apostolato del Cenacolo Domenicano è anzitutto
quello della scuola: la formazione intellettuale e morale, la diffusione della
cultura cattolica, la preparazione di insegnanti laiche destinate al pubblico insegnamento.
Suo compito è la carità nella verità con attenzione particolare alla formazione
dei formatori. Le Suore del Cenacolo Domenicano, che non portano abito religioso
per essere ancor più presenti e con più libertà nelle diverse realtà apostoliche,
sono ancor oggi impegnate nella formazione e nel sociale. Sono presenti in
Italia, Albania, Guatemala. Le religiose,
sulle orme della fondatrice anelano a studiare e “predicare” la dottrina di
Gesù, a consumarsi e morire per essa. L’opera si diffuse presto, oltre la
grande centrale di Genova, in tutta una ramificazione di Istituti chiamati di S.
Tommaso d’Aquino, e giunse così, anche a Bardonecchia dove sorse inizialmente una scuola di Avviamento accompagnata da corsi
serali di steno-dattilo-grafia, da un dopo-scuola, da iniziative varie di
lezioni private. L’opera fu sostenuta molto dal Parroco don Bellando, che ebbe
molteplici incontri con Madre Rigon, e fra i quali si creò un’intesa speciale,
come quella che nasce tra i grandi spiriti. Anche la contessa Maria Dal Verme
ne fu benefattrice e convinta assertrice, con altre personalità.
Furono Direttrici della Casa anche la prof.ssa
Baldassini e la sig.na Giordana Bersani, che fu per cinque anni a Bardonecchia.
La Villa Ave Maria e le sue attività sotto di lei ebbero particolare impulso,
sia per la scuola di avviamento sia per la gioventù. Morì nel 1972, nella casa
madre di Genova-Sestri, ad appena 58 anni, benvoluta dai molti ex allievi che a
Bardonecchia fecero celebrare diverse Messe per lei, sepolta poi a Palazzolo,
suo paese nativo.
Sarebbero
molti i nomi da ricordare fra quelli delle Religiose che si sono alternate,
negli anni. Non vorrei dimenticarne nessuno, ma ricordiamo almeno Suor Candida
Izzo, affiancata da Suor Gemma che fu anima della Casa per diversi anni e
lasciò Bardonecchia, rimpianta da molti, nel 1983. Fu sostituita da Suor
Raffaella, arrivata dalla casa di Solarino in Sicilia, con Suor Domenica.
Il vertiginoso
cambiamento della scuola, dopo una parentesi di sosta ha portato la casa di
Bardonecchia, Villa Ave Maria, a divenire casa di accoglienza, centro di
spiritualità, dove si svolgevano convegni, incontri, studi, ritiri, settimane bianche
a ritmi continuati. Si è voluto poi, giustamente, che il Cenacolo non perdesse
del tutto il suo contatto con i giovani, ma che continuasse a svolgere un qualche
ruolo nella formazione della gioventù.
Suor Tommasina del Divino Amore
Fu così che –
è proprio il caso di dirlo – provvidenzialmente una religiosa del Cenacolo
Domenicano capitò a Bardonecchia più per motivi di salute che per altro, avendo
bisogno di rimettersi in sesto, dopo estenuanti fatiche svolte nel mondo della
scuola, cominciando a far breccia nel cuore di alcuni ragazzi e ragazze.
Dinamica, sorridente, estroversa, sciolta e con una vena di umorismo, aveva
spesso voglia di ridere e di far ridere. Il carattere era quindi gioioso,
sportivo, accompagnato sempre da grande competenza nell’arte dell’educazione.
Per molti è stata soprattutto una
maestra di vita. Aveva due occhi intelligenti e vivaci, che ti penetravano
dentro, con tanta gioia di vivere e una energia contagiosa, che noi non
potevamo sapere, ma l’avremmo capito crescendo, nasceva da una profonda vita
interiore e di preghiera.
Si chiamava
Rina Maira all’anagrafe, ma per noi era Suor Tommasina, col nome di religione e
per qualche “prediletto”, fra cui il sottoscritto, a Suor Tommasina si
aggiungeva – almeno in qualche circostanza – l’attributo: del Divino Amore.
Ricordo che rimanemmo incantati quando ci spiegò che le Religiose usavano
aggiungere questi appellativi il giorno della loro professione religiosa. Noi eravamo
ragazzini di tredici, quattordici anni. Scoprivamo un mondo inedito, sacro,
misterioso. Un mondo che esercitava, in particolare su chi scrive, un fascino
ineguagliabile.
Entrò a far
parte del Cenacolo Domenicano in giovanissima età, interrompendo con coraggio
la sua brillante carriera di insegnante nella scuola statale. La Madre
Fondatrice l’ accolse con entusiasmo tra le sue figlie e ne ebbe sempre molta
stima, ritrovando in lei un animo ardente, capace di trascinare tante giovani
anche alla vocazione consacrata. Le furono affidati compiti delicati. Dopo i
primi anni della fondazione del Cenacolo, la fondatrice l’incaricò di aprire
l’Istituto Magistrale a Correggio (Emilia) nell’anno 1951. Insegnanti, alunne e
lo stesso Provveditore agli studi avevano sempre apprez zato il suo lavoro, e
tuttora è ricordata con molta stima. Tra gli in segnan ti merita un particolare
ricordo don Pietro
Margini, per il cui 25º di Sacerdozio Rina Maira aveva messo in musica il
mottetto: “ Amor tuus, Amor Fortis, Domine”. Suor Celina, una consorella molto legata a
lei, prima di ripartire per il Guatemala nel gennaio 2007, racconta che
salutandola le ricordò le parole del mottetto musicale. Lei si commosse e si è
messa a cantare con quel poco fiato che le rimaneva – era negli ultimi mesi di
vita – quelle parole, con tanto am ore. A questa consorella aveva suggerito,
nei tempi passati, una coroncina di preghiera che recita ancora tutt’ora: dice Gesù ti amo nelle cinque decine e poi, al termine di ogni
decina
Fammi morire di amore per te.
Non fu mai
accompagnata da grande salute fisica, ma seppe lottare coraggiosamente per
affermare principi e difendere la Verità, anche in dibattiti pubblici e in
tempi di contestazione, mettendoci la faccia e pagando di persona anche
l’irrisione.
Suor Tommasina
arrivò a Bardonecchia portando questa ricca personalità, con una forte
spiritualità e piena d’amore e di zelo apostolico, in particolare per la
gioventù. Io fui “pescato” nella rete che aveva buttato per le strade di
Bardonecchia, quando non avevo ancora 14 anni e avevo appena iniziato a
frequentare la terza media. Da compagne di scuola sentii parlare di un
gruppetto di studenti che andava regolarmente
da lei, al Cenacolo, per svolgere i compiti e studiare, ma soprattutto per
altre attività, giocare a ping-pong e altre cose divertenti. Fui attratto da
quest’ultimo aspetto e convinsi qualche amico a venire con me.
Erano quasi
tutte ragazze e c’era un piccolo via vai, nelle varie ore dei pomeriggi dei giorni
feriali. Chi doveva farsi spiegare meglio delle lezioni, chi aiutato in certi
compiti o altro. C’era anche la professoressa Briccarelli Clementina, allora
insegnante di lettere alle Medie, che con qualche studente universitario, o
giovane della Parrocchia aiutava i più bisognosi. Suor Tommasina, sempre ci portava
in cappella a pregare e da lei imparai a salutare quel misterioso “padrone di
Casa”, che scoprii essere il Signore presente nel Tabernacolo. Mi sembra di sentirla:
«L’hai già salutato il Padrone di Casa?». E mi rivedo tante volte col gruppo o da solo
con lei, a pregare, davanti a quella riproduzione del Crocifisso del Beato
Angelico, con San Domenico ai piedi e lei, che quando cominciava a pregare diventava quasi estatica, molto compresa, con
il viso tra le mani, su cui brillava quell’anello d’oro con il simbolo
eucaristico, unico segno esterno della sua consacrazione. Più volte mi fermai a
pregare il Vespro con lei e le altre Suore e imparai qualcosa della liturgia
delle ore. Mi regalò un vecchio libretto con le lettere di San Paolo e una sua
dedica e mi chiedeva se ne avevo letto qualcosa e che cosa mi era rimasto in
mente.
L’anno
scorreva fra giochi, attività, studi, incontri e per la Quaresima ci propose di
formare un coretto, soprattutto per animare la Via Crucis o unirci ad altri momenti
liturgici in Parrocchia. Veniva don Angelo Bettoni, allora viceparroco, ad
accompagnare all’armonium, mentre lei – che era anche musicista – con molta pazienza
e energia ci dirigeva. Ti saluto Croce Santa, Signore Ascolta Padre Perdona,
Pietà Signor della tua Chiesa Santa, ce li insegnò lei.
Scoprirsi chiamato al sacerdozio
Scoprirsi chiamato al sacerdozio
Tutto questo
aiuta a capire ciò che ho confidato, per la prima volta in pubblico, durante la
Messa per il 25º di Sacerdozio, il 29 giugno scorso, in Parrocchia.
Ricordavo quel
ragazzo quasi quattordicenne che si preparava agli esami di terza media e
trascorreva, con altri, soprattutto compagne di scuola, interi pomeriggi al
Cenacolo. Un pomeriggio, studiavamo storia, eravamo seduti nel prato, intorno a
noi una distesa di narcisi bianchissimi, ai piedi delle statue della Madonna della
Salette (che ora sono state portate nel giardinetto della chiesa parrocchiale)
quando a un certo punto, mentre gli altri continuavano, io mi assentai con la
mente, a lungo e non so proprio spiegare cosa mi stava succedendo, però lo
ricordo come un’esperienza radiosa, di soave gioia e di luce interiore. Suor Tommasina
che mi guardava se ne accorse, dopo volle parlarmi, ma io non ci riuscivo e mi
misi a piangere. Solo dopo parecchio tempo, lei era riuscita a calmarmi facendomi
parlare di me, della mia famiglia, della mia vita, mi prese e mi portò in
cappella. Fu lì che, seduti al fondo, accanto alla finestra, io le disse così,
di getto: «Mi piacerebbe diventare
prete». Lei forse già presagiva
qualcosa, ne fu felice e
abbracciandomi mi disse di mettere tutto ai piedi di Gesù. Poi uscendo mi chiese
se ne avessi voluto parlare con il Parroco, che ci avrebbe pensato lei. Infatti
fu così, pochi giorni dopo nello studio della casa parrocchiale, come già altre
volte raccontato, anche su questo Bollettino, incontrai don Bellando e gli
confidai quello che avevo in cuore. Sono molti anni ormai che le Suore hanno
lasciato Bardonecchia e il Cenacolo – oggi ristrutturato – è diventato un
residence. Ha lasciato però, dietro di sé, una provvidenziale
seminagione di bene. Mi perdoneranno i lettori se sono entrato in dettagli così
personali, intimi, ma è solo per testimoniare di quanto sia grande la misericordia
del Signore che opera attraverso le persone che lui sceglie. Suor Tommasina, da
Bardonecchia andò poi a Torino, nel pensionato delle universitarie in via S.
Quintino e là fui molte volte a trovarla. Ed in altre case, infine a Genova.
Negli ultimi
anni della sua lunga vita, 93 anni, alternava periodi di aggravamento fisico a
improvvise riprese di vitalità e di brio. Suor Egidia, che si intratteneva
tutte le sere con lei, racconta di quanto fervore avesse nei momenti di
preghiera, dopo che magari aveva giocato a carte con la consorella e vinceva
quasi sempre, perché
attenta e perspicace.
Il sacerdote che le amministrò l’unzione degli infermi e pregò con lei, rimase edificato. Le consorelle testimoniano che morì pregando: il 6 novembre 2007, dopo una notte di preghiera è arrivato lo Sposo, da cui aveva ricevuto quell’ Amor Fortis, che fu la musica del suo cuore. Dal Cielo accompagni tutti i suoi ragazzi e ragazze e sostenga le consorelle e tutto il Cenacolo Domenicano. Sono sicuro, soprattutto, che quello che potrà fare lo farà per le vocazioni alla vita consacrata e al sacerdozio. Un po’ di Bardonecchia poi è con lei, lassù, in cielo!
Il sacerdote che le amministrò l’unzione degli infermi e pregò con lei, rimase edificato. Le consorelle testimoniano che morì pregando: il 6 novembre 2007, dopo una notte di preghiera è arrivato lo Sposo, da cui aveva ricevuto quell’ Amor Fortis, che fu la musica del suo cuore. Dal Cielo accompagni tutti i suoi ragazzi e ragazze e sostenga le consorelle e tutto il Cenacolo Domenicano. Sono sicuro, soprattutto, che quello che potrà fare lo farà per le vocazioni alla vita consacrata e al sacerdozio. Un po’ di Bardonecchia poi è con lei, lassù, in cielo!
Don Claudio
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Secondo
quesito: Come deve essere intesa
l’affermazione secondo cui la Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa cattolica?
Risposta: Cristo «ha costituito sulla terra» un’unica
Chiesa e l’ha istituita come «comunità visibile e spirituale», che fin dalla
sua origine e nel corso della storia sempre esiste ed esisterà, e nella quale
soltanto sono rimasti e rimarranno tutti gli elementi da Cristo istituiti.
«Questa è l’unica Chiesa di Cristo, che nel simbolo apostolico professiamo una,
santa, cattolica e apostolica. [...] Questa Chiesa, in questo modo costituita e
organizzata come società, sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal
Successore di Pietro e dai Vescovi con lui».
Nella
Costituzione dogmatica Lumen gentium (n. 8) la sussistenza è questa perenne continuità
storica e la permanenza di tutti gli elementi istituiti da Cristo nella Chiesa
cattolica, nella quale concretamente si trova la Chiesa di Cristo su questa
terra. Secondo la dottrina cattolica, mentre si può rettamente affermare che la
Chiesa di Cristo è presente e operante nelle Chiese e nelle Comunità ecclesiali
non ancora in piena comunione con la Chiesa cattolica grazie agli elementi di
santificazione e di verità che sono presenti in esse, la
parola «sussiste», invece, può essere attribuita esclusivamente alla sola
Chiesa cattolica, poiché si riferisce appunto alla nota dell’unità professata
nei simboli di fede («Credo [...] la Chiesa “una”») e questa Chiesa «una»
sussiste nella Chiesa cattolica.
(Da “Risposte
a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la Dottrina della Chiesa”, Congregazione
per la Dottrina della Fede, 27 luglio 2007)
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