30/06/11

Quale stella apparve ai Magi?

E' risaputo che Gesù nacque ...alcuni anni prima di Cristo.
Diverse considerazioni con­sentono di fissare l’anno di nascita di Nostro Signore intorno al 7 a.C.
1) «Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode...» (Mt 2,1).
E' storicamente documentato (Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche) che Erode il Grande, il cui regno durò ben 34 anni, morì nella primavera del 750 ab urbe condita, cioè nel 4 a.C., più precisamente nel periodo intercorso tra un’eclisse di luna avvenuta l’indomani di un digiuno (purim) (13 marzo) e la successiva Pasqua (11 aprile). La nascita di Gesù deve quindi essere fissata prima del 4 a.C.

2) «... Erode ... mandò ad uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù» (Mt 2,16). La nascita di Gesù può essere pertanto anticipata di altri due anni.

3) «In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio» (Lc 2,1).
Presso i Romani vi erano vari tipi di censimento, regionali e globali: questi ultimi si svolgevano ogni 14 anni e servivano non solo per quantificare la popolazione ma anche per determinare l’importo delle tasse da richiedere. Quello indetto da Cesare Augusto, cui fa riferimento Luca, era per tutto l’impero, e si svolse nel 8-7 a.C.; dagli annali (Res gestae, 8) si apprende che questo censimento ebbe luogo quando i consoli di Roma erano Caio Marcio Censorino e Caio Asinio Gatto (8-7 a.C.) e furono contati 4.233.000 citta­dini romani. Il censimento successivo avvenne nel 6-7 d.C., quando in Siria governava Quirinio.
L’Evangelista Luca commette una semplice imprecisione terminologica: Publio Sim­plicio Quirinio, senatore romano, nel periodo 10-7 a.C. non era governatore della Siria, ma comandava le legioni romane nella campagna contro gli Homonadenses, una tribù delle montagne del Tauro nell’Asia Minore. In questo periodo il suo quartier generale era in Siria. Venne nominato legato di Siria, cioè ambasciatore dell’impero romano presso popoli stranieri non ancora totalmente soggetti a Roma, nel 6 d.C. Giunto in sede, effettuò un cen­simento negli anni 6-7 d.C., circa 14 anni dopo il precedente.
Si apprende da Giuseppe Flavio che la carica di legato della Siria-Palestina nel 9-8 a.C. era occupata da due funzionari, Saturnino e Volumnio; tuttavia, poiché questi “governa­tori” si avvicendavano se impegnati in spedizioni belliche, è probabile che Saturnino, che all’epoca non era più affiancato da Volumnio, fosse temporaneamente coadiuvato da Qui­rinio, in quanto presente nella regione come comandante di legioni.
Matteo colloca la nascita di Gesù quando Erode è vivo, quindi negli anni precedenti il 4 a.C. Il 7 è l’unico compatibile con il riferimento a Quirinio; inoltre corrisponde alla tra­dizione copta, secondo la quale alla morte di Erode la sacra famiglia risiedeva in Egitto da tre anni e mezzo.

4) «... ecco alcuni Magi vennero da Oriente a Gerusalemme» (Mt 2,1) «... abbiamo
visto spuntare la sua stella» (Mt 2,2) «essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano ,.. visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il 
bambino» (Mt 2,9).


Chi erano i Magi ayot) Certamente personaggi di rilievo, altrimenti non sarebbero stati ammessi al cospetto di Erode, il despota; ed erano ben informati sul fatto che da tempo, a Gerusalemme, si attendeva un nuovo re. Venivano da oriente, quindi verosimil­mente da Babilonia, dove, fin dal VI secolo a.C., la conoscenza del cielo e la capacità di calcolo astronomico avevano raggiunto livelli considerevoli. I babilonesi consideravano le stelle, soprattutto i sette astri erranti (Sole, Luna, Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno), esseri ultraterreni, cioè divinità. Per questo le stelle erano oggetto di venerazione e gli astronomi babilonesi, di conseguenza, assumevano il ruolo di sacerdoti. La divinità maggiore era Giove, impressionante non solo per la sua luminosità ma anche per la lenta e maestosa migrazione celeste; era denominato Marduk e considerato il dio protettore di Babilonia. Inoltre questi sacerdoti-astronomi credevano di riconoscere nelle figure delle costellazioni le diverse regioni della terra. In grado di compiere calcoli sorprendentemente esatti, erano capaci di prevedere anche fenomeni celesti futuri quali le eclissi solari e lunari nonché le congiunzioni delle stelle mobili, i pianeti; in altre parole pensavano di interpre­tare i movimenti attuali e futuri dei pianeti quali espressioni del volere delle rispettive divi­nità che in tal modo dominavano e guidavano gli avvenimenti della vita sulla terra.
Il segno celeste che il Vangelo descrive non è necessariamente un’unica stella ma, secondo il testo originale greco, un’«apparizione stellare». Di che cosa si trattò e perché venne rilevato dai Magi e non dai capi dei sacerdoti e dagli scribi di Gerusalemme, cui Erode si rivolse per chiedere «Dove dovrà nascere il Messia?»? Nes­suno in Palestina sapeva niente di un’apparizione celeste, tanto che Erode dovette chiedere direttamente ai nuovi venuti notizie al riguardo.
Certamente non fu una cometa: le comete luminose e splendenti sono una rarità, hanno sempre suscitato grande interesse in tutti i popoli e la comparsa di quelle più appariscenti fu sempre documentata e trasmessa alle generazioni future. Halley transitò alcuni anni prima della nascita di Gesù, nel 12 a.C. Fonti cinesi riferiscono di un’altra cometa lumi­nosa apparsa nel 5 a.C., ma non esistono testimonianze di un tale evento né in Babilonia nell’intero bacino del Mediterraneo. In aggiunta, le comete non furono mai considerate simboli di buon augurio per una nascita felice, piuttosto messaggere di sventura quali care­stie, epidemie, guerre. La comparsa di una cometa sarebbe stata considerata da Erode piut­tosto un segno di morte che un segnale di buon augurio per la nascita del Messia. In ogni caso non c’era nessuna cometa in cielo, né una supernova, la cui improvvisa sfolgorante luminosità non sarebbe sfuggita all’osservazione. A Gerusalemme avrebbero saputo di tale fenomeno celeste e non si sarebbero “spaventati” per un supposto segnale dal cielo. Si dovette quindi trattare di un avvenimento astronomico che sfuggì agli inesperti, ma che indusse invece i Magi a intraprendere un lungo viaggio per incontrare il re dei giudei.
Nel dicembre 1603 Keplero osservò un strettissima congiunzione planetaria tra Giove e Saturno. I suoi calcoli gli permisero di stabilire che si trattava di un fenomeno molto raro, che si verificava ogni 805 anni (il prossimo avverrà nel 2413), già accaduto nel 7 a.C. Suppose anche che questo segno potesse essere interpretato come la stella di Betlemme, senza peraltro poter disporre di convincenti dimostrazioni. Come detto, nell’anno 7 a.C. avvenne, caso unico, una triplice congiunzione planetaria di Giove, il dio Marduk pro­tettore di Babilonia, con Saturno, il dio Kewan, sovrano degli israeliti; l’evento si proiet­tava nella costellazione dei Pesci, simboleggiante per gli astronomi babilonesi il territorio palestinese. La triplice congiunzione derivò dal fatto che la posizione nel cielo di entrambi i tratti retrogradi delle curve di Giove e Saturno in opposizione coincisero, cosicché i due pianeti si raggiunsero e superarono a vicenda avvicinandosi prospetticamente in maniera eclatante in tre distinti periodi, intorno al 29 maggio, 3 ottobre e 4 dicembre secondo il calendario attuale. Questo triplice incontro del loro dio babilonese Marduk con Kewan nella costellazione dei Pesci, cioè nella stessa terra di cui questi era sovrano, fu interpretato dai magi come un segnale che il nuovo re di Israeli, lungamente atteso, aveva finalmente visto la luce nel nostro mondo. Soltanto le osservazioni e i calcoli astronomici asso­ciati all’interpretazione astrale dei fenomeni celesti permisero loro di arrivare a tali con­clusioni. Sicuramente ben informati sui rapporti politici di allora, i Magi si avviarono per rendere omaggio al nuovo re. Dove avrebbero potuto cercarlo se non nella reggia di Geru­salemme?
L’analisi precisa del testo di Matteo rafforza la convinzione che il viaggio dei Magi sia stato un avvenimento storico: nel maggio del 7 a.C. osservano la prima delle tre congiun­zioni di Giove e Saturno nella costellazione dei Pesci e le attribuiscono il valore simbolico di cui si è detto; «abbiamo visto spuntare la sua stella in oriente» significa che avevano osservato il sorgere dei due pianeti nel cielo del mattino, ad est; avendo poi calcolato anche le successive congiunzioni, si mettono in viaggio per trovarsi a Gerusalemme per dicem­bre. In autunno Giove e Saturno si scorgono solo nel cielo serale. Muovendosi da Gerusa­lemme verso Betlemme nel pomeriggio, mentre si oscurava il cielo, i due pianeti sarebbero sorti a sud-est per poi culminare a sud, abbastanza alti per essere luminosi e ben visibili («ed ecco la stella, che avevano visto in oriente, li precedeva finché non andò a fermarsi sopra il luogo dove si trovava il bambino»).

dott. Carlo Crosazzo