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La Parrocchia di Sant'Ippolito: Bollettini Parrocchiali (bardonecchiasantippolito.blogspot.com)
Carissimi,
Mi trovo a scrivere questa lettera al
termine di una Messa domenicale alla quale finalmente, dopo parecchio tempo,
sono stati presenti quattro chierichetti, non più bambini, bensì ragazzi di età
compresa tra la terza media e i primi anni del Liceo. Questi ragazzi che già
conoscevo perché, anche se raramente, venivano e vengono a trascorrere qualche
momento di vacanza. Ogni volta al termine della Messa passano a salutarmi in
Sacrestia e a scambiare qualche parola. Questa volta con mio piacevole stupore
si sono proposti per servire la Messa, trovandomi naturalmente d’accordo. Hanno
indossato la veste paonazza con la cotta bianca. Facevano un figurone! È stato
durante la Messa che mi hanno riempito l’animo di gioia. Li osservavo: tenevano
le mani perfettamente giunte e quand’erano seduti stavano ben ritti sulla
schiena, con le mani poste sulle ginocchia. Il campanello all’elevazione lo
hanno suonato con i tre colpi, come stabilito. Gli inchini fatti con nobile
cenno del capo e soprattutto, dopo avere ricevuto la Comunione, li ho visti
inginocchiati sul pavimento accanto ai loro sgabelli, assorti, con gli occhi
chiusi e le mani giunte a fare il ringraziamento. Giunti in Sacrestia al
termine della celebrazione non ho potuto fare a meno di complimentarmi e di
domandare loro chi avesse insegnato a servire la Messa così bene, con tale
dignità e compostezza. Quasi in coro mi hanno risposto: “la mamma”! Mi è venuto
spontaneo dare loro un abbraccio dicendo: “Come vorrei avere a Bardonecchia
qualche chierichetto come voi”! Sì, perché da qualche tempo non si vedono più
bambini e ragazzi a servire la Messa, pur invitandoli ripetutamente ad ogni
occasione. Qualcuno accetta e si presenta due o tre volte. Sembrano entusiasti,
poi non si vedono più. E pensare che indietro di qualche anno la Sacrestia si
riempiva di ragazzi. Avevano la veste tarcisiana personale con il nome ricamato
sul risvolto del colletto e bisognava fare i turni perché non litigassero per
manovrare il turibolo e l’incensiere, per portare all’altare le ampolline, la
tovaglia alla Comunione, le candele ... gli stalli del Coro erano occupati da
tutti loro, anche se capitava talvolta, giunti in Sacrestia dopo la Messa, di
rimproverare benevolmente qualcuno perché non si era comportato correttamente. Da
qualche tempo non ci sono più. Tornano in mente le parole dei miei
quattro chierichetti “di passaggio”: chi vi ha insegnato a servire così bene?
“La mamma”. Riflettendo sulla loro risposta mi sono convinto che il parroco può
invitare, incoraggiare, stimolare ... ma se alle spalle di ogni bambino o
ragazzo non vi è la cura religiosa che nasce in casa e respirata in famiglia,
tutte le mie raccomandazioni sono destinate a fallire e a cadere nel
vuoto. Poco dopo quella Messa, in Sacrestia sono giunti la mamma e il
papà di quei ragazzi e mi sono rallegrato ripetendo anche a loro: “Come vorrei
avere a Bardonecchia qualche chierichetto come i vostri fi gli!”. Quando ho
confidato che eccetto qualcuno, per i più era difficilissimo vederli alla Messa
... tanto meno a fare i chierichetti ... quel papà si è lasciato sfuggire a
mezza voce ... “la scristianizzazione”, che ho fatto finta di 2 non sentire, di
non cogliere. Però quelle parole mi hanno scosso molto ... la
scristianizzazione. No, mi sono detto, non voglio neppure pensarci. Mollezza
religiosa sì, ma scristianizzazione no. Voglio continuare ad avere nella
mia mente e nei miei ricordi la Sacrestia gremita di chierichetti a contendersi
turibolo e candelieri ... nell’attesa fiduciosa che quei tempi tornino quanto
prima. Non voglio cancellare questa mia fiducia. Talvolta succede che
alcuni chierichetti di un tempo più o meno lontano, divenuti uomini, parecchi
anche padri di famiglia, magari trasferiti in altre località diverse da
Bardonecchia, tornino in paese per qualche motivo e passando in chiesa entrino
volentieri nella “loro” Sacrestia: la osservano sorridenti, volgono lo sguardo
ovunque, trovandola uguale a com’era quando la frequentavano. In quell’armadio
c’erano le nostre vestine, dicono ... ancora adesso, rispondo; … in quella
cassapanca si poneva la cera ... anche adesso continua ad essere così, ribatto
... poi, ponendo lo sguardo sul turibolo appeso al suo trespolo ... ma quello è
il turibolo che usavo anch’io ... sì, è sempre quello, annuisco sorridendo. I
ricordi della fanciullezza sono legati a quei momenti belli che rimangono
indelebili e luminosi nella coscienza per tutta la vita. Ricordi semplici:
profumo d’incenso ... rosario ogni sera del mese di maggio ... i giochi sulla
piazza all’uscita dalle Funzioni ... le partite in oratorio. I ragazzi di oggi
non potranno più avere questi “dolci” ricordi, presi come sono da altre
occupazioni che li tengono lontani dalla chiesa. Non sanno purtroppo ciò che
stanno perdendo. Alla loro guida occorrono “una mamma e un papà” che, come
“quella mamma e quel papà” dei quattro chierichetti, comunichino loro la
bellezza della fede e dell’incontro sacramentale con Gesù. Genitori che li
incoraggino, li invoglino, li seguano costantemente nella loro formazione di
fede. Genitori che siano coscienti che la cura dell’anima pone ai loro figli le
fondamenta solide per la vita adulta. Lasciatemi sognare che la Sacr
estia torni
al più presto ad affollarsi di bravi chierichetti. Quando pensavo a cosa
avrei scritto in questa lettera di apertura del Bollettino in un primo tempo mi
ero proposto di parlare degli avvenimenti dell’anno: della nomina il 19
febbraio e dell’ingresso in Diocesi l’8 maggio del Vescovo Mons. Roberto
Repole. Avrei voluto parlare dell’invasione da parte dell’Armata Russa
dell’Ucraina il 24 febbraio e della conseguente crisi economica e della pace
che tutti auspichiamo. Avrei voluto ragionare sulle parole di Gesù “Vi lascio
la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi” (Gv
14,27). Avrei voluto soffermarmi a lodare e ringraziare i vari autori delle
ricerche storiche che con i loro articoli alzano di livello la qualità di
questo Bollettino ... poi, nella stesura della lettera il pensiero si è fermato
ai quattro chierichetti e con loro ai tanti chierichetti di Bardonecchia degli
anni scorsi ed anche di tempi più lontani, nella fiducia che ... dopo l’inverno
tornino la primavera e l’estate.
Con viva cordialità
don Franco Tonda, parroco