28/05/18

Bardonecchia e le sue frazioni - 2017

E' in distribuzione il nuovo Bollettino Parrocchiale
 


È UN MONDO CHE CAMBIA
«... ero forestiero e mi avete ospitato ...
ogni volta che avrete fatto queste cose a
uno di questi fratelli più piccoli, l’avrete
fatto a me». (Mt. 25,35.40)

Carissimi,
quello dell’immigrazione è un fatto che si ripete nella storia, anche se con coloriture diverse. Se volessimo fare un discorso completo bisognerebbe partire a ragionare con i migranti biblici: Abramo con la sua famiglia che migra da Ur; Mosè, con il popolo da lui guidato, migra dall’Egitto verso la Terra Promessa, e così via.
Ma, senza disturbare tempi così lontani da noi, basti pensare alle migrazioni degli anni ’60, compiute dagli stessi italiani, sia all’interno dell’Italia che all’estero.
I migranti sono sempre stati guardati con sospetto e diffidenza. In un articolo a firma di don Bellando, pubblicato sul Bollettino Parrocchiale del 1962, si legge: «Una volta da noi era una cosa trascurabile, ma da qualche anno il fenomeno dell’immigrazione interna ha preso una proporzione notevole ... sono particolarmente meridionali e sardi che, spinti dalla necessità di uscire da condizioni disagiate, cercano una migliore situazione di vita. L’Episcopato italiano raccomanda a tutti i parrocchiani che abbiano uno spirito di comprensione e di fraternità cristiana, memori del monito divino “Non contristerai il forestiero, non affliggerlo” (Es. 22,21) e anche “Amate i pellegrini” (Deut. 10,19). Occorre aprire cuore e intelligenza a chi viene da lontano per necessità spesso durissime...». Anche il Vescovo Mons. Garneri, nella Lettera Pastorale
del 1963 scriveva: «... verso gli immigrati bisogna nutrire un senso di aperta e fattiva comprensione ... grave amarezza mi procurano soprattutto i casi di rifiuto di affittare a famiglie immigrate da parte di proprietari di alloggi ... auspico che gli immigrati possano avere un’abitazione degna di creature di Dio...» (Bollettino 1963).
Con il tempo la diffidenza iniziale è scomparsa e si sono formate delle comunità meglio integrate.
* * *
I tempi attuali ci pongono davanti ad altri fatti relativi all’immigrazione, di dimensioni assai più vaste, che riguardano interi Continenti. La diffidenza è tornata a farsi spazio. Indietro di qualche anno assistevamo, dai mezzi di comunicazione, agli sbarchi in Sicilia e non solo, di centinaia, diventati poi migliaia, di giovani, provenienti dal Continente africano. Sentivamo parlare di Lampedusa, di Centri di accoglienza, di soccorsi fatti in mare, e immaginavamo questo esodo come un avvenimento lontano da noi e che dovesse rimanere tale. Invece ci siamo resi conto che qualcosa cambiava, fino dall’anno 2014, quando giunsero a Bardonecchia i primi diciotto giovani di colore, tutti nigeriani, portati e seguiti dalla Cooperativa “Liberi Tutti”, ospitati nelle strutture del Convento Francescano. In quel contesto qualcuno, a Bardonecchia, ebbe timore: “Chi sono... da dove vengono... cosa fanno... perché non lavorano... sono onesti oppure andranno a rubare nelle nostre case...?». In quei mesi impararono i primi rudimenti della lingua italiana, che un gruppo di insegnanti volontarie cercò di trasmettere loro, nel corso delle lezioni quotidiane. Rimasero poco tempo, poi la Cooperativa li trasferì a Susa, collocandoli in due appartamenti.
Qualcuno di loro rimase legato a Bardonecchia e, da Susa, ogni domenica, in treno, tornava volentieri nella nostra chiesa per la Messa. Molte persone presero a ben volere quei giovani, che si cimentavano a leggere qualche intenzione di preghiera in un italiano assai stentato. Sono passati oltre tre anni e, dopo un lungo e laborioso iter burocratico, alcuni di loro hanno ricevuto dalle autorità il permesso di soggiorno umanitario, con la possibilità di lavorare legalmente, onestamente, e di iniziare una vita più serena. Tra questi cito Gallant
che, il mistero della vita, ha portato a sposarsi con una ragazza polacca. Adesso vive e lavora in Polonia. È diventato papà di una bella bambina. Qualche tempo fa aveva inviato una commovente lettera, ringraziando la Caritas per gli aiuti ricevuti e per i buoni consigli, senza i quali, scrive: «... forse mi sarei perso». Poi c’è Thomas, battezzato in Sant’Ippolito la notte di Pasqua, e che ora lavora come dipendente nel campo della ristorazione, meritandosi un buon giudizio di sé, per la laboriosità e il buon carattere. C’è Ernest, sempre allegro, che si sposta con la sua bicicletta. Anche lui ha trovato un lavoro stagionale. Poi ci sono Belvis e Harrison, entrambi con un lavoro. Ed altri ancora in attesa dei documenti per regolarizzare la loro posizione.
Dal mese di agosto, poi, con l’interessamento e la disponibilità del Comune, che ha accolto il progetto “dell’accoglienza diffusa”, sono giunti sei giovani pachistani e due nuclei familiari nigeriani, ospitati in tre diversi appartamenti e seguiti dalla Cooperativa Frassati. Anche loro fuggiti da situazioni impossibili di vita, nella fiducia di poter vivere senza paura e di risollevarsi dalla povertà.
* * *
Il fatto più angoscioso è, a partire dai mesi estivi, l’arrivo quotidiano di innumerevoli giovani di colore, privi di documenti, intenzionati ad entrare in Francia, attraverso il Colle della Scala. Sono, però, respinti dalle autorità francesi, che hanno disposto la sorveglianza e posti di blocco, da parte di varie pattuglie di gendarmi, sia all’ingresso della Valle Stretta, che sul Colle. Qualcuno, nonostante i serrati controlli, riesce a raggiungere Briançon, dove trova dei volontari che danno loro soccorso. Purtroppo questo flusso, anche se diventato numericamente meno evidente, prosegue anche nei mesi invernali, con pericoli enormi derivanti dal freddo e dalla grande quantità di neve. Dall’inizio di dicembre è in funzione un presidio notturno, presso alcuni locali messi a disposizione nella Stazione Ferroviaria, sia per offrire loro un riparo per la notte, del cibo, degli indumenti pesanti, ed anche per tentare di dissuaderli a compiere la traversata. In questa opera sono impegnati, con compiti diversi e complementari, l’Associazione di medici “onlus Rainbow4Africa”, il Soccorso Alpino, la Croce Rossa, la Caritas e due mediatori culturali coordinati dal Comune, e in stretto contatto con le forze di polizia. L’Amministrazione Comunale ha provveduto anche a collocare dei vistosi cartelli scritti in varie lingue, per dissuaderli dall’intento che, se attuato, potrebbe significare anche il rischio di andare incontro alla morte.
La scorsa primavera qualcuno aveva provato a passare il confine incamminandosi a piedi nel tunnel ferroviario del Frejus nel buio più fitto, e sfidando il pericolo di essere travolti dai treni in transito. Le Autorità hanno interrotto questi tentativi, pericolosissimi, facendo stazionare ininterrottamente, giorno e notte, all’imbocco della galleria, dei militari, con il compito di respingere qualsiasi tentativo.
* * *
Anche la fisionomia di Bardonecchia sta cambiando, in quanto, a vivere e a lavorare, oltre a tante famiglie provenienti, nei decenni passati, da ogni parte d’Italia, che per motivi di lavoro erano giunte in paese, e a tante persone arrivate gradualmente, nell’ultimo ventennio, soprattutto dall’Albania e dalla Romania, ora dobbiamo annoverare anche persone provenienti dall’Africa. È il mondo che cambia. Nelle classi scolastiche, ai pochi cognomi storicamente bardonecchiesi, appaiono, ormai, cognomi che giungono da altre parti del mondo.
L’auspicio è, senz’altro, quello di creare una sola comunità integrata, superando le comprensibili iniziali diffidenze.
Cordialmente
il Parroco
don Franco Tonda






Nell’accingermi a scrivere questa lettera mi assilla un pensiero: “cosa scriverò?”. Gli argomenti sarebbero molti, soprattutto riguardo alla Chiesa e al mondo, ma volutamente desidero limitarmi a trattare le piccole cose delle nostre parrocchie. Sono realtà appunto piccole, sovente ripetitive, ma sono la nostra vita, quel  poco che cerchiamo di attuare con le nostre forze e possibilità.

Veniamo così al MELEZET.
Le cronache ci parlano delle celebrazioni dell’anno, particolarmente della Settimana Santa che viviamo nelle sue suggestive funzioni, animate dai bimbi del catechismo, come la lavanda dei piedi al Giovedì Santo e la Veglia Pasquale con la partecipazione del Gruppo Scout.
Il catechismo vede quest’anno un numero eccezionale, per noi, di partecipanti. Ben 47 bambini e ragazzi, dalla 2ª elementare alla 3ª media! Le due catechiste Adriana Ugetti e Laura Silvestro si prodigano con amore e assiduità: a loro il grazie sentito del Parroco e della comunità!
Nel centro dell’estate abbiamo la festa dello Scapulaire, questo oggetto misterioso che ci lega alle nostre tradizioni più vive, una giornata intensamente vissuta sia in chiesa che nel paese, con iniziative e animazioni.
La Messa estiva alla Cappella di S. Pietro al Cimitero è diventata ormai una bella tradizione, ben frequentata e vissuta.
Le celebrazioni alle Cappelle di montagna, in particolare al Coignet, sono vissute con sentita partecipazione, al Coignet appunto ormai da tempo festeggiamo la fine dell’anno catechistico con i bimbi e numerosi genitori.
La Cappella del Tabor! È, come ben sapete, un problema grave e difficile, attualmente è inagibile per la minaccia di crollo, si stanno cercando con il Comune – proprietario della Cappella – le soluzioni possibili, e i fondi raccolti dalla parrocchia confluiranno in questa direzione, faremo di tutto per salvare la Cappella del Tabor!

LES ARNAUDS: la Messa prefestiva del sabato con i bimbi del catechismo è ormai una realtà, talvolta meno partecipata per i troppi impegni dei bimbi stessi, ma in generale ben vissuta con l’animazione e i canti, grazie all’impegno di Adriana Ugetti e Laura Silvestro.
A Les Arnauds abbiamo dovuto rifare il castello che sorregge le 3 campane:
la Ditta Trebino di Uscio (Genova) ha compiuto il lavoro con perizia e comune soddisfazione. Ora le campane sono anche elettrificate e la spesa è stata sostenuta grazie all’intervento del Comune.
Il problema della casa parrocchiale che si trascinava da anni è ormai vicino alla definitiva conclusione: ne parliamo in altra parte del Bollettino.

MILLAURES. La vita della parrocchia si svolge nei ritmi e nelle celebrazioni consuete. La partecipazione è scarsa, soprattutto da parte dei villeggianti così numerosi soprattutto alle Gleise. Forse la posizione della chiesa, così decentrata, l’orario della Messa festiva sono tra le cause: non è però possibile fare altrimenti!
Quest’anno, il 27 maggio, avremo a Millaures la 1ª Comunione, dopo anni di assenza: sia un momento importante per i bimbi coinvolti e le famiglie, la cui collaborazione è indispensabile per un risultato continuativo.

ROCHEMOLLES. La vita del paese si anima soprattutto nella stagione estiva, con le varie iniziative che l’Associazione “Vivi Rochemolles” mette in campo per dare nuovo slancio al paese. La cronaca ci parla dei lavori per il restauro del campanile e di altri che sono ancora in programma per quel gioiello che è la nostra chiesa.
La casa parrocchiale è stata lasciata in condizioni disastrose da quelli che l’hanno abitata per anni, abbiamo in corso un progetto per il suo ricupero: si deve rifare il tetto e lavori vari all’interno: con i fondi dell’8xmille potremo fare fronte alle spese.
Rochemolles in questo inverno eccezionale è stata al centro delle cronache per le valanghe: quella del vallone ha solo sfiorato il paese, mentre l’altra si è riversata nel paravalanghe che si è dimostrato utile.
Ci adoperiamo perché i segni di risveglio per Rochemolles non siano bloccati da questi eventi ma continuino nel cammino intrapreso.
Così concludo questa familiare chiacchierata. Le quattro parrocchie che mi sono state affidate vanno avanti con la buona volontà di tutti e per me è doveroso ripetere il “grazie” più sentito ai collaboratori e al Signore che mi dà, per ora, ancora un po’ di forza e salute.
Anche da queste pagine saluto tutti i parrocchiani, i villeggianti, gli amici, prego per loro a voi pregate per me!
Sempre con affetto, don Paolo.