È
UN MONDO CHE CAMBIA
«... ero forestiero e mi
avete ospitato ...
ogni volta che avrete fatto
queste cose a
uno di questi fratelli più
piccoli, l’avrete
fatto a me». (Mt. 25,35.40)
Carissimi,
quello dell’immigrazione è un
fatto che si ripete nella storia, anche se con coloriture diverse. Se volessimo
fare un discorso completo bisognerebbe partire a ragionare con i migranti
biblici: Abramo con la sua famiglia che migra da Ur; Mosè, con il popolo da lui
guidato, migra dall’Egitto verso la Terra Promessa, e così via.
Ma, senza disturbare tempi così
lontani da noi, basti pensare alle migrazioni degli anni ’60, compiute dagli
stessi italiani, sia all’interno dell’Italia che all’estero.
I migranti sono sempre stati
guardati con sospetto e diffidenza. In un articolo a firma di don Bellando,
pubblicato sul Bollettino Parrocchiale del 1962, si legge: «Una volta da noi
era una cosa trascurabile, ma da qualche anno il fenomeno dell’immigrazione
interna ha preso una proporzione notevole ... sono particolarmente meridionali
e sardi che, spinti dalla necessità di uscire da condizioni disagiate, cercano
una migliore situazione di vita. L’Episcopato italiano raccomanda a tutti i
parrocchiani che abbiano uno spirito di comprensione e di fraternità cristiana,
memori del monito divino “Non contristerai il forestiero, non affliggerlo” (Es.
22,21) e anche “Amate i pellegrini” (Deut. 10,19). Occorre aprire cuore e
intelligenza a chi viene da lontano per necessità spesso durissime...». Anche
il Vescovo Mons. Garneri, nella Lettera Pastorale
del 1963 scriveva: «... verso gli
immigrati bisogna nutrire un senso di aperta e fattiva comprensione ... grave
amarezza mi procurano soprattutto i casi di rifiuto di affittare a famiglie
immigrate da parte di proprietari di alloggi ... auspico che gli immigrati
possano avere un’abitazione degna di creature di Dio...» (Bollettino 1963).
Con il tempo la diffidenza
iniziale è scomparsa e si sono formate delle comunità meglio integrate.
* * *
I tempi attuali ci pongono
davanti ad altri fatti relativi all’immigrazione, di dimensioni assai più
vaste, che riguardano interi Continenti. La diffidenza è tornata a farsi
spazio. Indietro di qualche anno assistevamo, dai mezzi di comunicazione, agli
sbarchi in Sicilia e non solo, di centinaia, diventati poi migliaia, di
giovani, provenienti dal Continente africano. Sentivamo parlare di Lampedusa,
di Centri di accoglienza, di soccorsi fatti in mare, e immaginavamo questo
esodo come un avvenimento lontano da noi e che dovesse rimanere tale. Invece ci
siamo resi conto che qualcosa cambiava, fino dall’anno 2014, quando giunsero a
Bardonecchia i primi diciotto giovani di colore, tutti nigeriani, portati e
seguiti dalla Cooperativa “Liberi Tutti”, ospitati nelle strutture del Convento
Francescano. In quel contesto qualcuno, a Bardonecchia, ebbe timore: “Chi
sono... da dove vengono... cosa fanno... perché non lavorano... sono onesti
oppure andranno a rubare nelle nostre case...?». In quei mesi impararono i
primi rudimenti della lingua italiana, che un gruppo di insegnanti volontarie
cercò di trasmettere loro, nel corso delle lezioni quotidiane. Rimasero poco
tempo, poi la Cooperativa li trasferì a Susa, collocandoli in due appartamenti.
Qualcuno di loro rimase legato a
Bardonecchia e, da Susa, ogni domenica, in treno, tornava volentieri nella
nostra chiesa per la Messa. Molte persone presero a ben volere quei giovani,
che si cimentavano a leggere qualche intenzione di preghiera in un italiano
assai stentato. Sono passati oltre tre anni e, dopo un lungo e laborioso iter
burocratico, alcuni di loro hanno ricevuto dalle autorità il permesso di
soggiorno umanitario, con la possibilità di lavorare legalmente, onestamente, e
di iniziare una vita più serena. Tra questi cito Gallant
che, il mistero della vita, ha
portato a sposarsi con una ragazza polacca. Adesso vive e lavora in Polonia. È
diventato papà di una bella bambina. Qualche tempo fa aveva inviato una
commovente lettera, ringraziando la Caritas per gli aiuti ricevuti e per i
buoni consigli, senza i quali, scrive: «... forse mi sarei perso». Poi c’è
Thomas, battezzato in Sant’Ippolito la notte di Pasqua, e che ora lavora come
dipendente nel campo della ristorazione, meritandosi un buon giudizio di sé,
per la laboriosità e il buon carattere. C’è Ernest, sempre allegro, che si
sposta con la sua bicicletta. Anche lui ha trovato un lavoro stagionale. Poi ci
sono Belvis e Harrison, entrambi con un lavoro. Ed altri ancora in attesa dei
documenti per regolarizzare la loro posizione.
Dal mese di agosto, poi, con
l’interessamento e la disponibilità del Comune, che ha accolto il progetto
“dell’accoglienza diffusa”, sono giunti sei giovani pachistani e due nuclei
familiari nigeriani, ospitati in tre diversi appartamenti e seguiti dalla
Cooperativa Frassati. Anche loro fuggiti da situazioni impossibili di vita,
nella fiducia di poter vivere senza paura e di risollevarsi dalla povertà.
* * *
Il fatto più angoscioso è, a
partire dai mesi estivi, l’arrivo quotidiano di innumerevoli giovani di colore,
privi di documenti, intenzionati ad entrare in Francia, attraverso il Colle
della Scala. Sono, però, respinti dalle autorità francesi, che hanno disposto
la sorveglianza e posti di blocco, da parte di varie pattuglie di gendarmi, sia
all’ingresso della Valle Stretta, che sul Colle. Qualcuno, nonostante i serrati
controlli, riesce a raggiungere Briançon, dove trova dei volontari che danno
loro soccorso. Purtroppo questo flusso, anche se diventato numericamente meno
evidente, prosegue anche nei mesi invernali, con pericoli enormi derivanti dal
freddo e dalla grande quantità di neve. Dall’inizio di dicembre è in funzione
un presidio notturno, presso alcuni locali messi a disposizione nella Stazione
Ferroviaria, sia per offrire loro un riparo per la notte, del cibo, degli
indumenti pesanti, ed anche per tentare di dissuaderli a compiere la
traversata. In questa opera sono impegnati, con compiti diversi e
complementari, l’Associazione di medici “onlus Rainbow4Africa”, il Soccorso
Alpino, la Croce Rossa, la Caritas e due mediatori culturali coordinati dal
Comune, e in stretto contatto con le forze di polizia. L’Amministrazione
Comunale ha provveduto anche a collocare dei vistosi cartelli scritti in varie
lingue, per dissuaderli dall’intento che, se attuato, potrebbe significare
anche il rischio di andare incontro alla morte.
La scorsa primavera qualcuno
aveva provato a passare il confine incamminandosi a piedi nel tunnel
ferroviario del Frejus nel buio più fitto, e sfidando il pericolo di essere
travolti dai treni in transito. Le Autorità hanno interrotto questi tentativi,
pericolosissimi, facendo stazionare ininterrottamente, giorno e notte,
all’imbocco della galleria, dei militari, con il compito di respingere
qualsiasi tentativo.
* * *
Anche la fisionomia di
Bardonecchia sta cambiando, in quanto, a vivere e a lavorare, oltre a tante
famiglie provenienti, nei decenni passati, da ogni parte d’Italia, che per
motivi di lavoro erano giunte in paese, e a tante persone arrivate
gradualmente, nell’ultimo ventennio, soprattutto dall’Albania e dalla Romania,
ora dobbiamo annoverare anche persone provenienti dall’Africa. È il mondo che
cambia. Nelle classi scolastiche, ai pochi cognomi storicamente bardonecchiesi,
appaiono, ormai, cognomi che giungono da altre parti del mondo.
L’auspicio è, senz’altro, quello
di creare una sola comunità integrata, superando le comprensibili iniziali
diffidenze.
Cordialmente
don Franco Tonda
Nell’accingermi a scrivere questa lettera mi assilla un
pensiero: “cosa scriverò?”. Gli argomenti sarebbero molti, soprattutto riguardo
alla Chiesa e al mondo, ma volutamente desidero limitarmi a trattare le piccole
cose delle nostre parrocchie. Sono realtà appunto piccole, sovente ripetitive,
ma sono la nostra vita, quel poco che
cerchiamo di attuare con le nostre forze e possibilità.
Veniamo così al MELEZET.
Le cronache ci parlano delle
celebrazioni dell’anno, particolarmente della Settimana Santa che viviamo nelle
sue suggestive funzioni, animate dai bimbi del catechismo, come la lavanda dei
piedi al Giovedì Santo e la Veglia Pasquale con la partecipazione del Gruppo
Scout.
Il catechismo vede quest’anno un
numero eccezionale, per noi, di partecipanti. Ben 47 bambini e ragazzi, dalla
2ª elementare alla 3ª media! Le due catechiste Adriana Ugetti e Laura Silvestro
si prodigano con amore e assiduità: a loro il grazie sentito del Parroco e
della comunità!
Nel centro dell’estate abbiamo la
festa dello Scapulaire, questo oggetto misterioso che ci lega alle nostre
tradizioni più vive, una giornata intensamente vissuta sia in chiesa che nel
paese, con iniziative e animazioni.
La Messa estiva alla Cappella di
S. Pietro al Cimitero è diventata ormai una bella tradizione, ben frequentata e
vissuta.
Le celebrazioni alle Cappelle di
montagna, in particolare al Coignet, sono vissute con sentita partecipazione,
al Coignet appunto ormai da tempo festeggiamo la fine dell’anno catechistico
con i bimbi e numerosi genitori.
La Cappella del Tabor! È, come
ben sapete, un problema grave e difficile, attualmente è inagibile per la
minaccia di crollo, si stanno cercando con il Comune – proprietario della
Cappella – le soluzioni possibili, e i fondi raccolti dalla parrocchia confluiranno
in questa direzione, faremo di tutto per salvare la Cappella del Tabor!
LES ARNAUDS: la Messa prefestiva del sabato con i bimbi del
catechismo è ormai una realtà, talvolta meno partecipata per i troppi impegni
dei bimbi stessi, ma in generale ben vissuta con l’animazione e i canti, grazie
all’impegno di Adriana Ugetti e Laura Silvestro.
A Les Arnauds abbiamo dovuto
rifare il castello che sorregge le 3 campane:
la Ditta Trebino di Uscio
(Genova) ha compiuto il lavoro con perizia e comune soddisfazione. Ora le
campane sono anche elettrificate e la spesa è stata sostenuta grazie
all’intervento del Comune.
Il problema della casa
parrocchiale che si trascinava da anni è ormai vicino alla definitiva
conclusione: ne parliamo in altra parte del Bollettino.
MILLAURES. La vita della parrocchia si svolge nei ritmi e nelle
celebrazioni consuete. La partecipazione è scarsa, soprattutto da parte dei
villeggianti così numerosi soprattutto alle Gleise. Forse la posizione della
chiesa, così decentrata, l’orario della Messa festiva sono tra le cause: non è
però possibile fare altrimenti!
Quest’anno, il 27 maggio, avremo
a Millaures la 1ª Comunione, dopo anni di assenza: sia un momento importante
per i bimbi coinvolti e le famiglie, la cui collaborazione è indispensabile per
un risultato continuativo.
ROCHEMOLLES. La vita del paese si anima soprattutto nella
stagione estiva, con le varie iniziative che l’Associazione “Vivi Rochemolles”
mette in campo per dare nuovo slancio al paese. La cronaca ci parla dei lavori per
il restauro del campanile e di altri che sono ancora in programma per quel
gioiello che è la nostra chiesa.
La casa parrocchiale è stata
lasciata in condizioni disastrose da quelli che l’hanno abitata per anni,
abbiamo in corso un progetto per il suo ricupero: si deve rifare il tetto e
lavori vari all’interno: con i fondi dell’8xmille potremo fare fronte alle
spese.
Rochemolles in questo inverno
eccezionale è stata al centro delle cronache per le valanghe: quella del
vallone ha solo sfiorato il paese, mentre l’altra si è riversata nel
paravalanghe che si è dimostrato utile.
Ci adoperiamo perché i segni di
risveglio per Rochemolles non siano bloccati da questi eventi ma continuino nel
cammino intrapreso.
Così concludo questa familiare
chiacchierata. Le quattro parrocchie che mi sono state affidate vanno avanti
con la buona volontà di tutti e per me è doveroso ripetere il “grazie” più
sentito ai collaboratori e al Signore che mi dà, per ora, ancora un po’ di
forza e salute.
Anche da queste pagine saluto tutti
i parrocchiani, i villeggianti, gli amici, prego per loro a voi pregate per me!