26/02/12

IL RISORGIMENTO IN DIRETTA - ARTI BELLE PER L'ITALIA UNITA

Maria Luisa Tibone

Nell'agosto 2011 al, Palazzo delle Feste di Bardonecchia, nell'ambito delle celebrazioni del 150 anniversario dell'Unità di Italia Giancarlo Melano e Maria Luisa Tibone hanno tenuto un incontro su Il Risorgimento in diretta esaminando giornali, periodici e libelli che ne hanno scandito le tappe.
Verso il terzo decennio dell'Ottocento giornali e periodici sono in vivace fermento. L'attualità sollecita il moltiplicarsi di libri ed opuscoli che portano attenzione al momento storico, offrendone una lettura spesso immediata e provocatoria.
L'anno dei portenti, la primavera della patria come l'ha definito il poeta è il 1848. Già appare sottolineato da tante diverse pubblicazioni. Dei "Lutti di Lombardia" parlò con passione Massimo D'Azeglio; in Francia la "Rivoluzione del 1848 fu chiosata da Alphonse de Lamartine, che ne pubblicò a Torino la storia. I "Fatti di Milano" furono raccontati dal Comitato di Pubblica Difesa; la campagna di Lombardia fu ricordata da diversi militari: il colonnello Anfossi, il generale barone Eusebio Bava, l'ufficiale Maximilien Ferrero, ma anche il deputato di Felizzano Antonio Franzini che intervenne per difendere il suo operato in polemica proprio con il generale Bava. Fra gli otgani di informazione i libelli e gli opuscoli alimentano le polemiche: così accade anche nel 1849 quando interviene una Commissione d'inchiesta e poi si stila il racconto delle rivoluzioni dell'Italia "rossa". Anche la sconfitta alimenta nuove polemiche. Nel `decennio di preparazione' 1849-59, si offre l'opportunità di intervenire nella Guerra di Crimea: eccone lo scenario, narrato da resoconti immediati in diverse lingue dove per la prima volta si usano la fotografia e il telegrafo. Poi viene il dilemma: Congresso o guerra? Verrà quest'ultima e sarà raccontata ancora in diverse lingue... La questione italiana sarà affrontata, come farà D'Azeglio, tra politica e diritto cristiano e il dibattito sui poteri del papa si farà acceso, Poi viene l'epopea garibaldina e sui quattro mesi in Sicilia e in Italia intervengono personaggi diversi: citiamo soltanto il pittore e incisore Henri Durand Brager e il giornalista camicia rossa Ulric de Fonvielle. Il 1864 è l'anno del trasporto della capitale a Firenze: ecco l'inchiesta sui dolorosissimi fatti del 21 e 22 settembre a Torino.Sulla guerra del '66 sono inevitabili e polemiche. D'Azeglio considererà il conflitto prematuro e numerose critiche verranno espresse per l'infelice battaglia di Custoza.


Il risorgimento politico d'Italia si concluderà con il ricongiungimento di Roma al nuovo regno. Così l'opuscolo politico religioso di un anonimo cattolico analizzerà il comportamento di Pio IX esultando per la fine del potere temporale con la conquista italiana della città eterna. Questo il cammino della grande storia. Ma facciamo un piccolo passo indietro. 1864-69. Torino in questi ultimi anni ha subito il trauma della perdita del ruolo di capitale. Emigrati prima a Firenze poi a Roma enti pubblici e uffici, banche e società commerciali, industrie militari e la zecca, sembrava che nella città subalpina le diverse componenti sociali, commercianti e artigiani, funzionari grandi e piccoli e impiegati esprimessero un malcontento ormai stabilizzato a cui invano gli organi di informazione cercavano di opporre i loro premurosi e interessati interventi. Nella seconda metà dell'Ottocento i giornali si sono moltiplicati. Oltre alla Gazzetta del Popolo e alla Gazzetta Piemontese- che diverrà La Stampa- si pubblicavano il Risorgimento, il Fischietto, il Pasquino, la Campana, il Conte di Cavour, la Gazzetta di Torino, il Messaggero, la Nuova Torino, la Patria, il Po, il Nazionale, l'Educatore del Popolo. Infine il Velocipede, Gazzetta del giovane popolo. Quest'ultimo nasce nel 1869, l'anno in cui a Torino si inventa anche il primo grande periodico d'arte internazionale "L'Arte ili Italia" un mensile di qualità, originale per l'impianto tipografico ricco e curato, ma soprattutto per la novità delle sue scelte tematiche. Della pubblicazione abbiamo fatto un analitico racconto che, vivacemente attuale nel taglio storico e critico, ripresentiamo in questo libro," L'arte in Italia Anatomia di una rivista torinese dell'Ottocento" che ci porta con immagini e parole al momento chiave di quella Torino che ha guidato la realizzazione dell'Unità d'Italia. Quando, perso il ruolo di capitale trasmesso a Firenze, la città subalpina si impegnò a guidare il pubblico della nazione ad una conoscenza delle arti "belle" approfondita, sensibile e gustosa, per cinque lunghi anni i numeri mensili della rivista "L'Arte in Italia" dilettarono i lettori proponendo i messaggi d'arte dell'Italia unita.
Poi la tirannia dei costi prevalse e l'educazione all'arte che la rivista proponeva si interruppe. La rievocazione del suo importante impegno è il pregio di questa ripresentazione.
Alla ricerca del nuovo e del bello

II mensile nacque in quella Torino che, liberata dal peso dell'unificazione ma privata del ruolo di capitale nel 1864, si preparava ad affrontare il momento della verità determinato dall'industrializzazione avanzante con le sue dure leggi sociali. Per un bisogno di identificazione con i modelli europei dell'epoca - rappresentata da Arts and crafts - si proponeva allora nell'arte il nuovo e il bello.
In ogni numero della rivista che uscirà, dato l' alto costo editoriale e la totale mancanza di inserti pubblicitari, per soli cinque anni, il tema dell'arte applicata all'industria sarà attuale e apparirà illustrato con disegni e xilografie da abili incisori che cercheranno di dare, nelle immagini, il massimo risalto alle ricercate forme.
L'industria feconda sarà così ravvivata dalla scintilla dell'arte, come sostiene, nel primo articolo dedicato alla descrizione dell'arte applicata, un artista e critico torinese di notevole fama, condirettore del periodico stesso: Carlo Felice Biscarra.
All'epoca dunque, la guida degli artisti è ritenuta indispensabile poiché fornisce sana applicazione. di principi di ornamentazione all'industria, diffondendo la cultura dell'arte nelle tecniche discipline, fornendo lo strumento conduttore con lo studio non superficiale ma profondo dell'ornato profuso nella più ampia possibile applicazione. I principi enunciati sono ancora lontani dalle idee d'oggi, ma già una voglia di industria] design sembra profilarsi.
Il primo tema che viene proposto attiene alla fabbrica dell'oreficeria. Qui la citazione di Cellini, fra i numerosi artefici storici in prima linea, è d'obbligo. Nell'articolo di Biscarra viene rievocato con parole ornate il suo primato alla corte di Francesco I di Francia. Ma ad una rivista che vuol essere attuale non basta ricuperare l'onore antico. Occorre trovare nel presente un riscontro di esso. Ecco quindi la descrizione e la tavola a xilografia di un'opera di oggi degna del primato di ieri.
E' la tazza d'argento rappresentante il Risorgimento d'Italia.
L'opera vede la luce a Torino; è progettata da qualche anno ed ha un committente illustre: Sua Maestà Luigi I, re del Portogallo. Questi ne ha visto il modello in cera alla fine del 1865 e fin da allora ne ha ordinato all'argentiere la realizzazione nel prezioso metallo.
Con assoluta buona volontà il Biscarra si pone a descrivere la complessa ornamentazione del manufatto argenteo, che analizza nelle sue tre parti: sottocoppa, coppa, coperchio.
Con fantasia mitologica si parte dalle Stagioni e dalle Ore che l'ornato identifica con putti variamente atteggiati in rilievo, separati da clipei nei quali si riconoscono i busti di Carlo Alberto, Vittorio Emanuele, Camillo Cavour, Garibaldi, Ricasoli e Farini.
Una seconda fascia offre le immagini di animali selvatici, rettili, volatili tra fogliami. Al centro una corona di alloro e il genio della Diplomazia e della Guerra.
Sulla parete esterna della sottocoppa i titoli degli avvenimenti chiave del Risorgimento: Congresso di Parigi, Cernaja, Plombières, Montebello, Palestro, San Martino, Marsala, Ancona, Gaeta.
La coppa è sostenuta da un dado con quattro putti rappresentanti i quattro elementi circondati da un lungo serpe immagine dell'eternità. Poi gli emblemi delle città: Roma, Torino, Milano, Firenze, Venezia, Napoli, Palermo, Bologna, Genova, fra corazze e cimieri.
Nella fascia a rilievo più ampia, ecco l'Italia assisa fra Minerva e Mercurio, ecco le arti, l'agricoltura e l'industria.
Nel coperchio satiri e fauni, la scritta "All'Italia libera, forte, industre e sapiente 1865 Luigi Schieppati" Sopra la semplice firma dell'autore ancora emblemi, fasce, spade, tavole della legge e su tutti lo stendardo nazionale retto dal genio della Forza abbracciato con quello dell'Unione. Una piccola ed incerta immagine al tratto offriva una vaga idea di quanto l'opera fosse complessa e perfezionata.
Tutta la decorazione era però descritta in modo analitico e i particolari che si citavamo si prestavano a sostituire con efficacia di termini le raffigurazioni che solo la mente poteva a questo punto evocare.
Il mondo della rappresentazione figurata era ancora lontano e le parole sole si facevamo suggestioni di forme.
Il lettore era abituato a ricevere attraverso queste attente descrizioni lo stimolo per goderle. La civiltà delle immagini -oggi assolutamente invadente- era ancora molto lontana, ma la bellezza, la perfezione, la ricchezza inventiva e lo sfarzo necessari a rendere il manufatto argenteo pienamente godibile erano abilmente suggeriti. Così si immaginava, in un'opera di splendida e audace oreficeria alta un metro e mezzo e destinata alle sale di una corte, la allegoria di un momento cruciale della storia d'Italia. Un prodotto in linea con un gusto in trasformazione che circa 150 anni dopo è singolare rievocare come primario e vivace esempio descrittivo di un eccelso prodotto di arte applicata all'industria.
Una rivista d'arte per l' Italia Unita
  
L' "Arte in Italia", che presentava l'articolo citato, era dunque un prodotto editoriale assolutamente muovo, fuori dagli schemi che sostenevano gli altri periodici dell'epoca. Sostenuto e organizzato nell'entourage di istituzioni carloalbertine come l'Accademia di Belle Arti e di componente liberal­borghese come la Società Promotrice delle Belle Arti e il Circolo degli Artisti, ecco il mensile che tende a dischiudere muovo campo alla critica, alla storia dell'arte e alle sue applicazioni all'industria, a cui si promette la collaborazione di molti artefici e letterati delle principali province dell'Italia Unita. Gli scritti riguardano l'estetica, l'archeologia, l'esame di libri, le biografie, le notizie giornaliere concernenti l'arte...
Il periodico è stampato in splendida veste tipografica da Luigi Pomba: si presenta come un prodotto illustrato di grande prestigio completato con l'inserimento di acqueforti e litografie originali atte a renderlo prezioso e ricercato dagli abbonati che si fanno numerosi.
Sono intellettuali, collezionati, artisti, membri di sodalizi colti, Per cinque anni la rivista rappresenterà, oltre ai temi già citati l'architettura, l'arte contemporanea, la museologia, il restauro. Darà spazio alla monumentomamia ottocentesca, come quando difenderà il monumento a Cavour di Duprè, dove lo statista grave, vestito all'antica. si volge in piazza Carlina a Torino ad abbracciare un'Italia turrita.
Negli articoli dedicati all'attenzione encomiastica, palese nelle sculture, si coglie un "Risorgimento in diretta" espresso nei concorsi banditi, negli atti e nelle polemiche delle giurie, negli interventi passionali degli autori, nelle reazioni delle pubbliche autorità e infine nel pubblico colto destinatario di questi messaggi dell'arte del tempo. Per cinque anni, dal 1869 al 1873 la rivista "L'Arte in Italia" sarà una miniera di informazioni nella sezione "Cronache e varietà" dove si va dal "traforo delle Alpi Cozie", il Frèjus, allo scoprimento della nuova facciata del Palazzo Carignano, oggi Museo del Risorgimento. Vi si ricorda la costruzione ( ciò fece l'ing. Peyron in pochi mesi) dell'aula parlamentare per la Camera dei Deputati e la facciata eclettica nel gusto della rinascenza italiana realizzata da Domenico Ferri con vaghezza e nobiltà.
Di grande interesse nel periodico che si vuole internazionale e modernissimo, è la sezione dedicata all'Industria feconda ravvivata dalla scintilla dell'arte. Orefici, mosaicisti, vetrai, ceramisti, bronzisti offrono la propria individuale impronta mediante lo studio non superficiale ma profondo dell'ornato profuso nella più ampia possibile applicazione.
L'arte italiana si consacra nel suo messaggio edificante. Scopo della rivista è l'ammaestramento al gusto del bello attraverso il museo come luogo sacro per i sacerdoti dell'arte.
Il momento risorgimentale si fa ricco e propositivo. Ma la pubblicazione, così vivace ed animata, non è destinata a durare.
La morte di alcuni collaboratori importanti- Dall'Ongaro , Rayper- e di Luigi Pomba stampatore ed animatore, i forti costi di gestione, la defezione degli abbonati, ne minano la continuità che dopo cinque gloriosi anni viene meno, Raccolta in bellissimi volumi rilegati, la rivista "L'Arte in Italia" si trova oggi preziosa nelle biblioteche.
Resta a testimoniare un momento significativo per le arti nella bellezza delle illustrazioni, nella vivacità delle sue cronache capaci di offrirci, in una attenta lettura, tutto il fascino di un risorgimento in diretta.

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