ricorderemo a lungo l’anno 2020 per averci trasformato la vita. Forse, come non mai in passato, possiamo applicare l’antico detto che recita: “Anno bisesto, anno funesto”.
La pandemia denominata Covid-19 ha stravolto l’intero pianeta. Non sto qui a ripetere ciò che tutti conosciamo perfettamente e che ha avuto il suo inizio a febbraio inoltrato, quando ci fu la prima fase di lockdown, durato fi n oltre la metà di maggio. Dopo un alleggerimento delle restrizioni nel corso del periodo estivo, con il primo autunno, sono ripresi i contagi che proseguono tuttora.
Il nostro Comune di Bardonecchia si è dimostrato molto attento a fare applicare le norme emanate dal Ministero della salute, per evitare il più possibile l’espansione della pandemia. Si è rivelata indispensabile la collaborazione della Croce Rossa, della Caritas e del Gis, chiamati a sostenere i cittadini nelle loro esigenze. Anche le Forze dell’Ordine hanno vigilato affi nché tutti fossero rispettosi delle regole, soprattutto nella prima parte della pandemia, quando era concesso uscire di casa solo per estreme e motivate esigenze.
La stessa vita parrocchiale si é stravolta. Gli incontri di catechismo hanno dovutoessere bruscamente sospesi. Le celebrazioni della Prima Comunione e della Cresima rinviati. Per circa tre mesi le Messe celebrate senza la presenza dei fedeli. Le sepolture tenute direttamente al Cimitero con i soli parenti stretti. Processioni annullate. Battesimi e Matrimoni rinviati a data da stabilire. Si pensi che in tutto l’anno sono annotati sul Registro appena tre Battesimi e due Matrimoni, celebrati a fi ne agosto nel corso di una parentesi meno pericolosa.
In quei primi mesi, quando le Messe con i fedeli non erano permesse, avevo voluto fare sentire la presenza della famiglia parrocchiale impostando ogni domenica, sul blog della Parrocchia, una lettera per rincuorare all’ottimismo e alla fi ducia in Dio.
Questa pandemia ci ha fatto sentire fragili e, in qualche modo, toccare con mano la fi nitezza della condizione umana. Pensavamo che le epidemie di peste, di vaiolo, di tifo, di colera... fossero legate al passato, da menzionare come eventi storici e nulla più. Gli effetti micidiali delle antiche pestilenze avevano dato luogo a celebri descrizioni letterarie, come quella di Tucidide sulla peste di Atene del 430-429 a.C., quella del Boccaccio sulla peste del 1348, quella del Manzoni del 1630. Ai nostri giorni, dunque, è bastato un virus invisibile e terribilmente contagioso per sconvolgere la vita del mondo intero.
Anche Bardonecchia ha avuto i suoi ammalati. Alcuni hanno avuto bisogno di solide cure ospedaliere, altri, invece, sono stati curati direttamente a casa. Molti di loro, ringraziando Dio, sono gradualmente guariti, portando, tuttavia, a lungo nell’organismo, un costante senso di stanchezza, e nell’animo, come una ferita cagionata dalla paura per quanto sperimentato. Purtroppo alcune persone, già di una certa età, più fragili e con altre patologie pregresse, non ce l’hanno fatta e sono decedute.
Molti hanno trovato sostegno intensifi cando la preghiera personale e seguendo ogni giorno, alle sette del mattino, la Messa celebrata dal Papa, trasmessa in televisione, con la sua parola di speranza e di incoraggiamento.
Altri, invece, si sono trovati impauriti, smarriti, con l’animo trasformato, più chiusi, assaliti da sconforto e depressione.
Come conseguenza del lockdown è venuto a mancare per tanti il lavoro, causando seri problemi economici. Parecchie persone si sono ritrovate prive di stipendio. Non ho mai visto in passato, da parte delle volontarie Caritas, predisporre così tante borse alimentari, destinate a famiglie in difficoltà economica (indirizzate anche dal Comune), come in questo periodo. È tempo di solidarietà e di aiuto concreto. A questo riguardo sono numerosi coloro che manifestano grande generosità offrendo generi alimentari, attraverso i punti di raccolta predisposti in vari negozi, oppure portandoli direttamente in Parrocchia. Inoltre il Comune, con fondi ministeriali, interviene elargendo, a chi ne ha diritto, i “buoni alimentari”.
* * *
Si è sviluppato anche un senso di timore in parecchie persone circa la frequentazione della Messa festiva, per paura di venire eventualmente contagiati, pur essendo le chiese tra i luoghi più sicuri, con i posti distanziati, l’obbligo delle mascherine, igienizzazione dei banchi al termine di ogni celebrazione da parte di un nugolo di volontari/rie che, a turno, eseguono questo prezioso servizio. Le chiese sono, poi, luoghi spaziosi e arieggiati. È tuttavia subentrato un blocco psicologico che tiene rinchiusi in casa. La Messa viene abitualmente seguita in televisione, che, da un lato, è sicuramente un buon servizio offerto, ma, dall’altro lato, allontana i fedeli dalla vita parrocchiale e comunitaria.
Vi è il rischio, se questa scelta non verrà corretta a breve, di fare nascere una fede individualista senza contatti con la parrocchia e senza la ricezione dei Sacramenti.
Davanti al televisore non è possibile ricevere l’Eucarestia, nutrimento indispensabile per la vita cristiana. È come rimanere fuori dal ristorante anziché entrare e sedersi a tavola. Tornare a vivere la Messa in Chiesa è segno di un ritorno alla vita normale.
Mentre scrivo queste righe, un po’ ovunque, si è iniziato a inoculare il vaccino anticovid e, come da più parti sentiamo ripetere stiamo ormai intravedendo la luce.
Tutto questo caos sarà presto superato. Dobbiamo essere prudenti e osservare le regole di comportamento, mantenendo, però, la serenità dello spirito. “Siate ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere per un po’ di tempo afflitti da varie prove”
(1 Pt 1,6-7).
Non dobbiamo perdere la pace. Ricordate le parole di Gesù: “Vi lascio la pace... vi do la mia pace”. Si tratta della pace degli animi, posseduta da coloro che sanno di essere in buone mani. Il Signore non ci abbandona. “Non temere, io sarò sempre con voi” (Mt 28,20).
Un caro e cordiale saluto a tutti
don Franco Tonda, parroco
Lettera Pastorale
«Non temete Io sono con
voi»
dell’Arcivescovo Mons.
Cesare Nosiglia
La Lettera Pastorale dell’Arcivescovo Mons. Nosiglia. programmatrice
dell’anno pastorale 2020-21, è stata fatta pervenire a tutte le Parrocchie delle
Diocesi di Susa e di Torino e messa a disposizione dei fedeli, che l’hanno potuta
ritirare in Chiesa alle Messe domenicali. Qui desideriamo farne un semplice accenno,
essendo molto corposa e difficile da riassumere, consigliando coloro che non
l’avessero ancora letta di farne richiesta in Parrocchia, per poterla conoscere
nella sua interezza.
Prendendo spunto dal brano evangelico di Matteo 28,20, in
cui Gesù afferma: “Non Temete, io sono con voi”, invita ad accogliere la fede anche
quando, come in questo tempo di coronavirus, può essere messa alla prova e di “credere
senza riserve all’impossibile di Dio”. La preghiera é l’elemento decisivo per rinsaldare
la fede. La nostra fede si radica, si consolida e cresce a partire dalla preghiera
eucaristica, il Mistero per eccellenza della fede. Per alimentarla bisogna poi attingere
a fonti diverse: la Parola di Dio accolta, meditata e proclamata; l’insegnamento
della Chiesa; la preghiera delle Ore; il Rosario…
Nella seconda parte, la Lettera, al primo capitolo
tratta della famiglia “piccola chiesa domestica” che deve svolgere il suo compito
in collaborazione con la Parrocchia e la scuola.
L’Arcivescovo volge poi lo sguardo sui “giovani,
le sentinelle del mattino”. Si ravvisa la necessità di partire da un più mirato
impegno pastorale legato al sacramento della Cresima. I ragazzi di questa età esigerebbero
di catechisti giovani e capaci di intessere un rapporto meno scolastico e più ami-
cale e coinvolgente sul piano delle attese proprie dell’adolescenza… Questo è
il vero, incomparabile educatore che indica la via da seguire con la forza dello
Spirito per personalizzare i rapporti con i ragazzi, gli adolescenti e i giovani
e ristabilire con ognuno un rapporto ricco di umanità e di amicizie vere e profonde.
Il terzo capitolo porta il titolo “I poveri,
i nostri padroni”, in cui afferma che Gesù concretizza le Beatitudini nel farsi
prossimo ad ogni uomo, assumendone necessità, malattie…, coniugando giusti- zia
e carità. In una società giusta ci sarà sempre bisogno della carità. Nel più bisognoso
incontriamo Cristo e in Cristo incontriamo Dio. Il capitolo è arricchito da una
sorta di appendice in cui l’Arcivescovo sviluppa vari argomenti e afferma: “Desidero
mettere il mio cuore a fianco di chi ha fatto fatica a ‘stare a casa’, perché una
casa non ce l’ha…, a fianco di quello delle persone straniere…, a fianco di quello
dei carcerati…, a fianco di quello delle tante famiglie provate dalle fatiche economiche…,
a fianco di quello dei fratelli più emarginati”.
La Lettera Pastorale chiude con il capitolo
“Il lavoro e la dignità di ogni persona”, in cui approfondisce il concetto che il
lavoro fa parte della vocazione fondamentale della vita, che ogni persona riceve gratuitamente e gratuitamente dovrebbe restituire.
La professione e l’impegno lavorativo, nei diversi ambiti propri del lavoro, rappresenta
una frontiera difficile, ma decisiva, perché la Chiesa possa portare l’annuncio
di Cristo e la testimonianza del Vangelo dentro il vissuto concreto delle persone
e incidere positivamente per orientare in senso cristiano i cambiamenti culturali
e sociali in atto nel mondo. Il lavoro manca… e rappresenta una di quelle croci
che attanagliano l’esistenza di tante famiglie e singoli imprenditori e lavoratori.
Il lavoro é diventato per molti un incubo, perché precario o addirittura assente…
entrando sotto il peso della disoccupazione o di una estenuante ricerca, creando
frustrazione e senso di impotenza. Apriamo il cuore alla preghiera perché il Signore
e l’intercessione di Maria possano sostenere quanti si impegnano a rendere meno
dura la vita e il futuro di tanti lavoratori in difficoltà… e si possa promuovere
una rete di sostegno e solidarietà verso di loro.
Conclude la Lettera con un auspicio: “… che
il Signore ci doni occhi per vedere e orecchie per udire in profondità le opere
che egli compie anche oggi nel mondo per la salvezza di tutti”.
Nella “stanzetta“ alla stazione FF.
SS. l’Arcivescovo è accolto dai due mediatori culturali Mussa e Romeo, dalla
Presidente Caritas Teresa Garcin, dall’Assessore Piera Marchello e tutti i
volontari nel corso della visita fatta alla nostra Parrocchia sabato 22
febbraio (foto E. Barra).